Dolce tentazione (eLit): eLit
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"Belli e dannati"
1)C'era una volta la seduzione
2)Il fascino della sfida
3)Dolce tentazione
4)Il tempo del piacere
5)Bacio chi mi pare
Janelle Denison
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Dolce tentazione (eLit) - Janelle Denison
successivo.
Prologo
«Trentacinque anni di matrimonio. Pazzesco, non credi?»
La voce profonda e baritonale che le mormorava all'orecchio provocò a Brooke Jamison un fremito in tutto il corpo. Si voltò a fronteggiare l'uomo che aveva quella voce sexy... il suo ex cognato, Marc Jamison. Occhi grigi incorniciati da ciglia scure e una bocca incurvata in un sorriso sensuale, spontaneo come la sua personalità socievole. I capelli neri e folti erano mossi dalla leggera brezza che rinfrescava la serata di agosto. Nel tentativo di mantenere un'immagine adatta al suo ruolo dirigenziale, portava i capelli corti, ma le punte gli si arricciavano sopra il collo della giacca sportiva.
Trasalendo all'inaspettato formicolio di consapevolezza al ventre, Brooke si concentrò sulla sua domanda e la risposta da dare. «Il matrimonio dei tuoi genitori è incredibile, e illuminante.»
Infilando le mani nelle tasche dei pantaloni marrone scuro, Marc lanciò una breve occhiata agli ospiti che si erano radunati nel giardino dei genitori per festeggiare il trentacinquesimo anniversario di Kathleen e Doug. «Allora, ti stai divertendo?»
«Sì» ammise lei, contenta di avere accettato l'invito alla festa. Dapprima, aveva esitato, considerando che il divorzio fra lei ed Eric era stato pronunciato due settimane addietro, ma Kathleen e il resto della famiglia Jamison l'avevano fatta sentire la benvenuta, incluso il suo ex marito. Eric manteneva ancora un rapporto amichevole con lei, cosa piuttosto rara fra le coppie divorziate. Tuttavia, l'invito l'aveva colta alla sprovvista.
«Devo confessare di essere rimasta sorpresa dall'invito di tua madre, visto che tecnicamente non faccio più parte della famiglia.»
Marc si accigliò. «Ehi, una volta che sei una Jamison, lo resti per tutta la vita. Non lo sapevi?»
Brooke sorrise, l'idea non le dispiaceva affatto. Purtroppo, sapeva per esperienza che quando le coppie si separavano, le famiglie si sfasciavano. Ricordava bene com'era finita quando suo padre aveva chiesto il divorzio, distruggendo fragili legami familiari, costringendo Brooke a maturare in fretta e lasciando l'altra figlia ferita e disillusa.
«Non è così che va di solito» ribatté, sorseggiando il suo drink.
«Hai divorziato da Eric, non da noi» insistette Marc. «I miei genitori ti adorano, per mia madre sei la figlia femmina che non ha mai avuto e anch'io ti trovo piuttosto speciale.»
Quei complimenti erano semplici e sinceri, eppure lei si sentì d'un tratto ipnotizzata dal suo sguardo carico di affetto. Ignorando il battito accelerato del polso, distolse lo sguardo e vide il suo ex marito intrappolato in uno degli interminabili monologhi di zio George, un uomo chiassoso che amava dominare la conversazione.
Eric incontrò i suoi occhi al di sopra della testa calva dello zio e le lanciò un'implorazione silenziosa. «Abbi pietà di me, per favore.» Le rivolse uno di quei suoi irresistibili sorrisi che l'avevano conquistata all'inizio della loro conoscenza, ma che ora non riuscivano a suscitare in lei alcun desiderio né a spingerla ad andare in suo aiuto.
Marc seguì la direzione del suo sguardo e gemette. «Eric ha l'aria infelice e sappiamo tutti e due come può essere noioso lo zio, in certe situazioni. Pensi che dovremmo salvarlo?»
Lei rifletté un paio di secondi, prima di rompere il contatto visivo con Eric. «No, io no. Non tocca più a me andare in aiuto di Eric o recitare la parte della moglie adorante.»
Marc studiò con attenzione la sua espressione. «Allora, te la stai cavando bene?»
«Più che bene» lo corresse Brooke, annuendo. «Anche se, dopo due anni di matrimonio, sembra strano trovarsi di nuovo single e disponibile.»
«Sono certo che non lo resterai a lungo.» Marc si sporse verso di lei, che poté così cogliere un debole profumo di menta nel suo alito. «Che resti fra noi, Eric non è mai stato bravo a capire le persone. Speravo davvero che tu fossi quella giusta.»
Brooke batté le palpebre, non del tutto sicura di avere capito. «Quella giusta?»
«Già, l'unica donna in grado di fargli mettere la testa a posto.»
Brooke si accigliò, notando una luce di delusione nel suo sguardo. «Sono soltanto una donna. Ed evidentemente a Eric non bastava.»
Eric aveva cercato di essere un buon marito, ma alla fine si era reso conto, e lo aveva ammesso, di non essere capace di impegnarsi con una sola donna. Un difetto genetico, le aveva detto, passato di padre in figlio. Solo che il padre di Eric, Doug, aveva scelto di far funzionare il suo matrimonio dopo la sua unica scappatella. E guardandolo accanto a Kathleen ora, sembrava proprio che il loro rapporto fosse ormai solido.
Marc assunse un'espressione rassegnata. «In questo caso, non mi lasci molte speranze.»
Mettendo il bicchiere vuoto sull'angolo del bancone, Brooke decise di averne abbastanza di parlare di anniversari e matrimoni e arrivò all'assurda conclusione che l'effetto che il cognato aveva su di lei era del tutto fuori posto. Si sforzò di sorridere. «Si sta facendo tardi. Sarà meglio che saluti e me ne vada.»
Annuendo, lui sorrise. «Ti accompagno alla porta.»
Mezz'ora dopo aver salutato l'intero clan familiare, Marc la condusse in anticamera, mettendole una mano alla base della spina dorsale, emanando un calore che penetrò attraverso i pantaloni di lino nero che lei portava. Il cuore le martellava nel petto e Brooke non poté non chiedersi come un semplice tocco di Marc potesse provocare una simile reazione.
Quando furono alla porta principale, si scostò da lui per evitare quel contatto. Certo, era da un anno che non frequentava uomini e Marc era molto attraente, ma non aveva mai pensato a lui se non in termini di fratello del marito.
Fino a quel momento...
Lui la guardò, serissimo in viso. «Non dimenticarti di noi, d'accordo?»
Soffocando un improvviso moto di emozione, lei sussurrò: «D'accordo».
Marc l'abbracciò e, chiudendo gli occhi, lei inalò a fondo il suo odore virile. Si appoggiò a lui, assimilando il calore del suo abbraccio, riluttante ad andarsene.
Pur avendo ormai superato il dolore del divorzio da Eric, l'anno passato era stato difficile e, a volte, di grande solitudine. Si era trasferita nell'appartamento di Jessica, ma la compagnia della sorella non le bastava. Stretta fra le braccia di Marc, si rese conto di quanto le fosse mancata la vicinanza di un uomo, il tocco di un uomo. Eric non era mai stato molto espansivo, trovando poco virile esprimere i propri sentimenti, mentre Marc era sempre stato prodigo di gesti d'affetto.
Lui si scostò e Brooke si alzò in punta di piedi per dargli un casto bacio sulle guance... proprio nel momento in cui Marc voltava la testa. Le loro labbra si sfiorarono, facendo trasalire entrambi per un attimo. Negli ultimi quattro anni, lei aveva scambiato molti baci platonici con suo cognato, e quello era cominciato innocente come gli altri.
Ora, però, le sue labbra indugiarono un po' più a lungo e d'istinto esercitarono una leggera pressione che andava oltre gli affettuosi baci che si erano dati in passato. Scioccata, lei si lasciò sfuggire un gemito e Marc le passò la lingua sul labbro inferiore in un'esitante esplorazione.
Le girò la testa, i sensi vacillarono e lei lottò per mantenersi lucida. Lo sentì emettere un suono gutturale, poi le sue mani sui fianchi la guidarono all'indietro... finché non andò a sbattere contro la parete e loro due si ritrovarono riparati in un angolo buio.
Non protestò quando lui le prese il viso fra le mani, non obiettò né lottò quando si chinò a baciarla di nuovo. Senza preamboli, le socchiuse le labbra con la lingua e la sedusse in uno dei baci più sensuali e intimi che avesse mai sperimentato.
Fu una sensazione liberatoria, eccitante... fino a quando la coscienza le ricordò chi stava baciando... suo cognato, il cattivo ragazzo che viveva alla giornata.
Presa dal panico, rovesciò la testa all'indietro, mettendo così fine a quel bacio voluttuoso, ma non poté fare nulla contro il lento pulsare nel suo corpo che le faceva venire voglia di cose primitive, erotiche, mai provate con Eric. Purtroppo, l'ex marito non le aveva mai ispirato una tale libidine divorante, una voglia così lancinante.
E fu quella consapevolezza a spaventarla più di tutto.
Freneticamente, lo respinse e lui subito indietreggiò. Respiravano entrambi a fatica e, a giudicare dalla sua espressione confusa, Marc era stordito quanto lei dall'improvvisa fiamma di desiderio che si era sprigionata fra di loro. E incuriosito... riconobbe la luce di sfida nei suoi occhi.
Lei corse fuori e inspirò la fresca aria notturna, dandosi della stupida.
«Brooke, aspetta» la chiamò lui, seguendola.
Scossa da quello che era appena accaduto, Brooke corse alla sua macchina, si mise al volante e partì con uno stridio di pneumatici. Per quanto potesse desiderare Marc, non ci teneva proprio a innamorarsi di un altro Jamison.
1
Tre mesi dopo...
«Brindiamo al tuo nuovo status di single, Brooke.» Stacey Summer alzò il suo bicchiere di margarita per dare il via alla loro settimana tutta al femminile sulle Montagne Rocciose del Colorado.
Brooke sorrise alla sua migliore amica e collega. Facendo tintinnare il suo bicchiere con quello di Stacey e poi della sorella, bevve un lungo sorso. «Che ne dite di brindare a sette giorni di sci, idromassaggio e chiacchiere fra donne, mangiando tutto quello che ci fa male?» Al negozio di alimentari, dove si erano fermate prima di raggiungere lo chalet che ancora divideva con Eric, avevano comprato abbastanza da soddisfare ogni loro voglia... il cibo spazzatura era decisamente all'ordine del giorno.
«Oh, sì» concordò Jessica, gli occhi azzurri che brillavano di malizia. «Sarà stupendo.»
Stacey si adagiò sul divanetto e incrociò le lunghe gambe. «Sette giorni passati a fare tutto quello che vogliamo.»
«E a rilassarci» si intromise Brooke, pensando a tutti i romanzi ancora da leggere che le si erano accumulati in quegli ultimi sei mesi.
«Oh, Brooke, non sei per niente divertente» si lamentò Stacey. «Avevamo deciso di essere spontanee e prive di inibizioni per festeggiare il tuo ritorno fra i single, no?»
Distogliendo lo sguardo dal fuoco che crepitava nel caminetto, Brooke bevve un altro sorso del suo potente margarita. Sì, ricordava la predica che Stacey le aveva fatto durante il viaggio, ma lei era sempre stata la quintessenza della brava ragazza - responsabile, affidabile e virtuosa - quella che rifletteva sempre prima di agire. Aveva persino accettato il suo lavoro di contabile alla Blythe Paints proprio perché era un posto fisso e sicuro.
Essere inquieta non faceva parte del suo carattere... certo, non contando quel bacio molto spontaneo e inibito con Marc tre mesi prima. Per quanto si sforzasse di dimenticare quell'episodio, le tornava sempre in mente. E di notte... be', non aveva mai fatto sogni così erotici, non si era mai svegliata così tesa.
Da quella sera, non aveva più avuto notizie di Marc. I Jamison erano fatti così, coglievano al volo l'occasione e poi passavano ad altro prima che la situazione si facesse complicata. In quel caso, era stato probabilmente meglio così.
Ignorando la vampata di calore, dovuta all'effetto combinato del margarita e dei ricordi sensuali di Marc, incontrò lo sguardo di Stacey. «Sei tu quella