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Semplicemente scandalosa (eLit): eLit
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E-book179 pagine2 ore

Semplicemente scandalosa (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Il ricco viceprocuratore distrettuale Logan Montgomery deve assolutamente rovinarsi la reputazione, altrimenti il padre lo costringerà a scendere in politica e lui detesta i discorsi retorici e gli inevitabili compromessi. La sua unica speranza? Avere una relazione molto pubblica con una donna appartenente a una famiglia poco raccomandabile. Catherine Luck è sexy e seducente, e chi vuole dividere una notte con lei deve mettere in conto di rinunciare alla propria reputazione. La famiglia da cui proviene è, infatti, scandalosamente sbagliata. Insomma, Catherine è la donna perfetta per Logan... in tutti i sensi.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2017
ISBN9788858973844
Semplicemente scandalosa (eLit): eLit
Autore

Carly Phillips

Dopo gli studi, ha iniziato la carriera di avvocato, ma ha capito subito che amava la teoria e non la pratica. Così si è dedicata all'altra sua grande passione, la scrittura, e ha avuto subito successo.

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    Anteprima del libro

    Semplicemente scandalosa (eLit) - Carly Phillips

    successivo.

    1

    «Obiettivo donna!»

    Logan Montgomery ascoltò la nonna ottantenne e gemette. «Hai guardato di nuovo James Bond!»

    «Sì, ma soltanto Sean Connery. Quel Pierce Brosnan è troppo giovane per me. Non saprebbe soddisfare una vera donna nemmeno se le facesse...»

    «Nonna!» Sbalordito, Logan lanciò un'occhiata all'anziana signora. Il suo sguardo era malizioso, di chi ormai ha imparato a stupire gli altri a proprio vantaggio. «Adesso basta.»

    «Non ti ricordavo così pudico.»

    Lui soffocò una risata. «E tu non eri mai arrivata a tanto. È meglio che ti controlli.»

    La donna dai capelli bianchi sbuffò in modo molto poco signorile. «Se non stai attento, finirai come tuo padre, uno stupido borioso.»

    «Con la tua influenza? È assolutamente impossibile.» Logan bevve un goccio di champagne da cento dollari, assaporando bollicine e poco altro. Un inutile spreco di soldi. Avrebbe gradito di più una birra fredda, soprattutto in un pomeriggio di maggio così caldo e afoso.

    «Allora, spiegami perché mi hai convocato al Garden Gala annuale.»

    Aveva sperato di poter declinare l'invito, che gli era stato consegnato a mano, così come a decine di altre persone. Il Garden Gala era ormai una tradizione consolidata dei Montgomery, così come non poteva esserci primavera senza rondini, ma lui non aveva alcuna voglia di vedere i genitori e i loro amici. Quanto a sua nonna, era tutta un'altra faccenda. L'adorava.

    «Ecco la ragione» spiegò Emma agitandogli un dito davanti agli occhi. «Vicino all'albero di sanguinella. Ha organizzato tutto da sola. Un vero talento.»

    Lui socchiuse gli occhi. Non riuscì a vedere molto, oltre al mare di vestiti a fiori delle ospiti e alle uniformi bianche e nere del personale assunto per l'occasione. «Vedo solo un mucchio di pinguini» borbottò.

    «Il termine corretto è cameriere o cameriera» gli fece notare la nonna.

    «Non potresti lasciarmene passare almeno una, per favore? Quei poveretti hanno l'aria di partecipare a un funerale, non a un cocktail.»

    Amava le feste, ma non tutta quella formalità, e se fosse stato per lui avrebbe scelto un modo diverso di passare il sabato pomeriggio.

    «Tuo padre ha i suoi standard» spiegò Emma con voce altezzosa imitando il figlio, il giudice Montgomery. «Crede che la servitù debba vestirsi così. Ridicolo» borbottò poi. «Quell'uomo do vrebbe decidersi a entrare nel ventunesimo secolo. Comunque abbiamo parlato abbastanza di Edgar. Guardati in giro. Che cos'altro vedi?»

    Logan avanzò di due passi sulla destra, in modo da notare una delle amiche della madre che si proteggeva la pelle da un sole inesistente con un assurdo parasole.

    «Allora?»

    Guardò ancora una volta e fu finalmente gratificato da ciò che vide al bar allestito vicino alla piscina, sul prato ben tenuto: una creatura in uniforme dall'aspetto delizioso. Il cielo era quasi tutto coperto di nuvole, ma quella donna irradiava una luce solare. Nemmeno la brutta uniforme da cameriera riusciva a nascondere le sue morbide curve.

    La ragazza iniziò a togliere i bicchieri vuoti dal banco e Logan poté così ammirarla da dietro. Una vista altrettanto piacevole... Scarpe da ginnastica nere, ovviamente usate per stare comoda, e calze nere che mettevano in risalto le gambe ben modellate. Sporgendosi a pulire la superficie del banco con uno straccio umido, la minigonna le si sollevò ancora di più.

    Ormai interessato più che incuriosito, Logan ebbe l'impressione che la temperatura esterna si fosse alzata di qualche grado. Così come quella di alcune parti strategiche del suo corpo. S'infilò un dito nel colletto della camicia bianca per respirare meglio.

    Lei si raddrizzò. Non era molto alta, forse un metro e sessanta, e portava i capelli castani raccolti in cima alla testa. Avendo una sorella che gli aveva sempre riempito la casa di amiche di tutti i tipi, lui si riteneva un esperto in materia.

    E quella femmina era davvero intrigante. Indugiò con lo sguardo sulla camicia bianca aderente che sottolineava il seno generoso, poi sulla vita sottile e per finire sui calzini bianchi sopra le calze. Non era certo la tipica cameriera.

    Da qualunque angolazione la guardasse, quello che vide gli piacque. Accennò un sorriso.

    «Smettila di parlare a vanvera e dimmi che cosa vedi» insistette intanto la nonna.

    «Un pinguino maledettamente sexy.»

    «Chiamala come vuoi, ma è lei la soluzione ai tuoi problemi!»

    «Non sapevo nemmeno di averne.» Lui diede un'altra occhiata alla ragazza e sogghignò. Se avesse avuto un problema, non gli sarebbe certo dispiaciuto farselo risolvere da quella donna.

    «Vuoi mettere fine una volta per tutte alle aspettative dei Montgomery o vuoi che i tuoi genitori e i loro amici illustri continuino a tormentarti perché ti candidi a una carica pubblica? Addio pace e tranquillità. E addio al tuo posto di difensore d'ufficio. A partire da sabato prossimo, non avrai più il controllo della tua vita.»

    «Hai l'aria di trovarlo divertente» borbottò Logan. Ma l'istinto gli suggerì che la nonna ora non stava soltanto cercando di scuoterlo. Emma viveva in quel mausoleo con il figlio e la nuora, per cui doveva essere al corrente di dettagli che lui ignorava.

    «Puoi continuare a rifiutarti» riprese lei sistemandosi lo chignon. «Ma tuo padre è da quando portava i pannolini che è testardo come un mulo e insiste per averla vinta.»

    Logan soffocò di nuovo l'impulso di ridere. La nonna non aveva certo bisogno di un pubblico. «Devi stare attenta a come parli.»

    «Sciocchezze. L'età mi dà il diritto di dire e fare quello che da giovane mi era proibito. Di solito, si dice giovane e stupido, non vecchio e stupido.»

    Logan sorrise. «Adesso capisco perché papà vuole metterti in una casa di riposo.» Guardò la donna che era stata per lui e la sorella la sola fonte di amore, la donna che aveva scalzato l'autorità del figlio e della nuora per impedire che i due giovani venissero trasformati in loro cloni perfetti. Con la sorella era riuscita nel suo tentativo.

    Ma con Logan, l'unico maschio, le cose erano state più difficili. Pur avendo seguito la propria strada, molte delle sue scelte, quali il college, la facoltà di legge e il periodo in cui era stato procuratore distrettuale, si erano rivelate le stesse compiute a suo tempo dal padre.

    Nessuno voleva credere alla grande determinazione di poter decidere del proprio futuro. Nemmeno i due anni dedicati alla difesa dei deboli e degli emarginati avevano smosso le convinzioni della famiglia. Per tutti i Montgomery, Logan rappresentava la generazione successiva ed era destinato a seguire la via già tracciata.

    Fatta eccezione per l'adorata nonna. Per lei, era il nipote che aveva cresciuto, un uomo con le proprie opinioni.

    Logan riportò l'attenzione a quello che Emma aveva detto alcuni minuti prima. «Forza, sputa il rospo. Che cosa succederà sabato?»

    «Temevo che non me lo avresti mai chiesto.» La nonna gli diede una gomitata, esortandolo ad accompagnarla. Rassegnato, lui seguì il fruscio del suo vestito di taffetà finché giunsero a destinazione. Emma indicò il patio dove il giudice stava tenendo banco. «Fra una settimana, tuo padre e i suoi amici conservatori intendono annunciare la tua candidatura a sindaco della nostra bella città. Hampshire ha bisogno di sangue giovane e hanno scelto te. Il figlio ideale della stimata famiglia Montgomery, destinato al grande passo verso cariche ancora più alte.»

    «Non succederà mai.»

    «Esatto. E ti dirò io perché. Ti getteremo la vergogna addosso, t'impediremo di vivere al di fuori della realtà, ignorando le difficoltà quotidiane dei poveri comuni mortali, per fare parte di un mondo finto dove i sentimenti non hanno diritto di esistere.»

    Lui inspirò a fondo e s'impose di non roteare gli occhi a quel tono melodrammatico. «Non mi serve uno scandalo per liberarmi della mia famiglia. Possono anche parlare di politica fino al giorno del giudizio, ma senza un candidato consenziente non otterranno nulla.»

    «Hai fatto un lungo viaggio per venire fin qui, adesso stammi almeno a sentire.»

    Come sempre, la nonna aveva ragione. Inoltre, da quella postazione si godeva uno splendido panorama.

    Logan incrociò le braccia sul petto. «Hai detto di avere un piano. Allora, come potrà salvarmi quella ragazza?» chiese, indicando la bionda di fronte a loro.

    Emma annuì. «Chi meglio di una ragazza nata povera e con una storia familiare di prostituzione alle spalle potrebbe rovinarti la reputazione?»

    Lui rischiò di soffocare con le bollicine dello champagne. «Non starai esagerando?»

    La donna aveva lasciato il bar e ora camminava con passo leggero fra gli invitati, parlando tranquillamente con il collega che serviva gli antipasti. La sua aria autoritaria la distingueva dal resto della servitù, e il farfallino nero sotto il mento accentuava il suo visino a cuore. Come mai gli era sfuggita prima che la nonna gliela facesse notare?

    «È la titolare della Pot Luck, una società che organizza banchetti e pranzi ufficiali. Di solito, non gestisce personalmente ogni fornitura, ma io ho insistito perché in questo caso lo facesse.»

    «Dovevo immaginarlo» borbottò Logan.

    «Mi piace molto. Ricordi il centro estetico che i poliziotti hanno fatto chiudere l'anno scorso?»

    «Vagamente. Ero fuori città.» Dopo essersi laureato alla prestigiosa Columbia Law School, si era trovato un posto presso la procura distrettuale di Manhattan, dove era rimasto fino all'anno prima, quando la nonna aveva avuto un attacco di cuore. A quel punto aveva preferito tornare a casa per starle vicino. A parte Grace, la sorella, con cui aveva diviso l'appartamento a New York, Emma era l'unica della famiglia a cui tenesse veramente.

    «Be', lei e sua sorella» continuò la donna, «hanno ereditato l'attività. Pare che il titolare precedente, lo zio, gestisse un traffico di ragazze squillo.»

    «Ma lei non era coinvolta.»

    «No, non mi pare, ma è comunque uno scandalo di famiglia. E, a migliorare le cose, lei lavorava già per loro quando era al college.» La nonna batté le mani per la crescente eccitazione.

    «Era una prostituta

    «Attento a come parli. Teneva lezioni di sesso. Tutto pulito. Però, pensa alla reazione dei tuoi genitori se portassi in casa una donna la cui famiglia è stata coinvolta in un caso di prostituzione. Una donna che ha insegnato agli uomini come darsi da fare...»

    Certo che la ragazza non avesse fatto niente di simile, Logan si rifiutò di commentare. «Io non porto donne in casa» obiettò invece.

    Perché mai avrebbe dovuto? I genitori lo avrebbero preso come un segno che il figliol prodigo era pronto a sistemarsi. Logan non poteva negare di avere voglia di una relazione fissa, di trovare qualcuno ad aspettarlo dopo una giornata di lavoro. Ma ancora non aveva conosciuto una donna che lo interessasse al punto da fargli rinunciare a tutte le altre, per non parlare di una che riuscisse a immaginare seduta davanti a lui a tavola per ogni giorno della vita.

    «Se incontrassi quella giusta, lo faresti» osservò la nonna con una luce negli occhi che quasi lo preoccupò.

    L'anziana signora aveva qualcosa in mente. Lui rimpianse soltanto di non saperne di più. Il fatto che Emma ammettesse ad alta voce di avere un piano non significava tuttavia che intendesse rivelarglielo. La conosceva troppo bene, ma decise comunque di assecondarla. «La mia vita sociale è piuttosto intensa, nonna. Troppo intensa per dedicarmi a una donna sola.» Era vero, era molto occupato nel lavoro e non disdegnava certo la compagnia femminile. Ma una bugia non avrebbe fatto male a nessuno, soprattutto a Emma, che aveva bisogno di crederlo felice e in cerca della futura signora Montgomery.

    Pur uscendo spesso con donne diverse, come qualsiasi uomo, non vedeva nel suo futuro una relazione a lungo termine. Le donne che conosceva sul lavoro o quelle che si trovava come antagoniste in un'aula di tribunale erano più interessate ai benefici che avrebbero potuto ricavare da un Montgomery che non a lui come persona. Lo stesso valeva per quelle che facevano parte della sfera sociale dei genitori. Pensavano solo a sposarsi e a conservare il loro status. Una volta scoperto che lui si manteneva soltanto con il proprio stipendio e non divideva i beni familiari, restavano tutte deluse e perdevano ogni interesse nei suoi confronti.

    Non voleva un matrimonio per salvare le apparenze, come era stato quello dei suoi genitori. Nessuno traeva beneficio da un'unione senza amore... soprattutto non i figli, venuti al mondo solo per essere messi in mostra. Bambini cresciuti dalla servitù e ignorati dai genitori.

    «Apri gli occhi, figliolo. Non saprai mai quello che hai davanti. Ora, come stavo dicendo a proposito di tuo padre e delle sue idee di farti candidare alla carica di sindaco, se dichiarare in privato ciò che pensi non dovesse bastare, potremmo sempre ricorrere ai titoli dei giornali. Il figlio del giudice Montgomery esce con un'ex prostituta. Non che sia favorevole a un simile metodo... Catherine non se lo merita.» Gli indicò la ragazza nell'angolo.

    Almeno adesso aveva un nome. Gli serviva per poterla conoscere meglio.

    «Sai come i giornali esagerano

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