I disastri del cuore

Di Kylie Scott

Dall'autrice bestseller del New York Times

Violet ha una missione: rimettere in sesto la sua vita. O almeno quello era il piano. Andare a letto con il suo nuovo capo super sexy però è decisamente un errore. E non ha intenzione di ripeterlo. Alex ha un bar e dopo un divorzio tremendo ha finalmente ripreso in mano le redini della sua libido. Non ha nessuna intenzione di lasciarsi scappare l'oggetto dei suoi desideri. Possono avere una relazione senza che influisca sul loro lavoro. Certo che possono. Perché sicuramente non le metterà le mani addosso nell'ufficio sul retro, e decisamente non si metteranno a folleggiare in magazzino...
Violet non vuole ripetere il passato, ma non è l'unica ad avere una missione.


Kylie Scott
Autrice bestseller del «New York Times» e «USA Today», è da sempre appassionata di storie d’amore, rock’n’roll e film horror di serie B. Vive nel Queensland, in Australia, legge, scrive e non perde troppo tempo su internet. La Newton Compton ha pubblicato Tutto in una sola notte, È stato solo un gioco, Nessun pentimento e Doppio gioco. 

• Lingua: Italiano
• Editore: Newton Compton Editori
• Data di uscita: 10 lug 2017
• ISBN: 9788822712585

Kylie Scott

Kylie is a long-time fan of erotic love stories and B-grade horror films. Based in Queensland, Australia with her two children and one husband, she reads, writes and never dithers around on the internet. Her New York Times bestselling novels include Lick, Play, Lead and Deep, which make up the Stage Dive series.

Anteprima del libro

1741

Titolo originale: Heart’s a Mess

Copyright © 2013 by Kylie Scott

All rights reserved

Traduzione dall’inglese di Clara Serretta

Prima edizione ebook: agosto 2017

© 2017 Newton Compton editori s.r.l.

Roma, Casella postale 6214

ISBN 978-88-227-1258-5

Realizzazione a cura di The Bookmakers Studio editoriale, Roma

www.newtoncompton.com

Kylie Scott

I disastri del cuore

Newton Compton editori

Indice

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 1

Brisbane, Australia

Il sole splendeva alto e gli uccellini cantavano. Forse, soltanto forse, se Alex avesse premuto la faccia abbastanza forte contro il cuscino, sarebbe riuscito a soffocarsi e porre fine al martellare nella sua testa. Valeva la pena provare.

Era un peccato, perché il resto del suo corpo si sentiva stranamente in splendida forma. Ma madre santa, che mal di testa! Sovrastava abbondantemente la beatitudine che provava dal collo in giù, sensazioni che faticava a registrare, a parte per un certo torpore muscolare. Forse era solo molto rilassato, difficile a dirsi.

Non era così ingenuo da lasciare che suo fratello minore gli insegnasse come dare una festa e di certo non era così ingenuo da bere tanto. A trentasette anni e con un divorzio alle spalle era troppo vecchio per queste cose. Tuttavia per quanto la situazione lo infastidisse, non aveva scuse.

Alex si rotolò sulla schiena e si mise un braccio davanti al viso per ripararsi dai raggi abbaglianti del sole. Qualcosa di morbido e liscio gli scivolò sul mento e si impigliò nella sua barba corta. Lanciò una rapida occhiata, sbattendo le palpebre per via della luce accecante, e riuscì a mettere a fuoco la seta e il pizzo grigio scuro, dietro di lui. Un reggiseno. Una spallina infatti gli si era attorcigliata al polso.

Ma che diavolo...?

Non c’erano stati travestimenti al party, almeno non che lui ricordasse. E se ne sarebbe ricordato.

A letto era solo, ora. A un certo punto della notte doveva essere finito nel centro del materasso. Andava sempre a dormire sul lato destro, per abitudine, visto che Jane preferiva il sinistro. Ma ogni mattina si risvegliava spaparanzato al centro, da solo come sempre.

Gli eventi della notte precedente, da un certo punto in poi erano come una foschia confusa nella sua mente. Era stato più o meno quando avevano incominciato con gli shot di vodka. La sua preferita era la Ciroc, così dannatamente buona. Verso l’ora di chiusura la gente aveva invaso il Southern Cross Bar e l’appartamento privato al piano di sopra. A quanto pareva la fama delle feste di Duncan dopo l’orario di chiusura si era magicamente diffusa in lungo e in largo. Anziché mandare via la gente a fine serata, erano finiti per farla entrare. A pensarci bene non era stata una grande idea, perché poi avevano iniziato con gli shottini di vodka.

Insieme ai suoi due fratelli, aveva ereditato dai genitori il Southern Cross Bar and Restaurant dieci anni prima. Alex condivideva l’appartamento con suo fratello minore Duncan, l’altro barista, da quando, l’anno prima, aveva sorpreso la sua amata moglie nel loro letto con un altro. Cercò di scacciare quel pensiero prima che i ricordi riprendessero il sopravvento, mettendolo di nuovo nei casini.

Cos’era successo la notte precedente?

A dirla tutta, Duncan era un po’ troppo festaiolo, non esattamente il miglior coinquilino che si potesse scegliere. Ma il fratello maggiore John, il loro capo-cuoco che viveva a pochi isolati da lì, era talmente fissato con l’ordine che in confronto a lui un maniaco ossessivo-compulsivo sarebbe sembrato di ampie vedute. Non avrebbe potuto stare da lui senza rischiare di commettere un fratricidio. Era già stata abbastanza dura dover crescere con quel pignolo isterico. Normalmente riusciva a schivare le feste di Duncan, ma quella sera aveva dovuto soccombere. Forse era stato ricevere le carte del divorzio a convincerlo, ma lasciarsi andare gli era sembrata la cosa migliore da fare.

Ma come diavolo ci era arrivato quel reggiseno suo letto?

Alex si girò sul fianco e annusò il cuscino accanto a sé. Un vago profumo floreale gli colpi le narici e il cuore gli fece un balzo nel petto.

No. Impossibile. O forse sì?

Si sollevò su un gomito e si guardò in giro. Sul comodino accanto al letto c’era l’involucro strappato di un preservativo.

Oh. Wow.

«Evvai!». Sferrò un pugno nell’aria, facendo roteare il reggiseno e sorridendo al punto di sentire male alle guance. Diamine, aveva voglia di cantare. L’evidenza era inconfutabile e la gioia nel suo cuore infinita. La sua ex non era riuscita a castrarlo, dopotutto. La carestia era finita, e la sua erezione ne era la prova evidente.

Grazie a Dio.

Stava incominciando a preoccuparsi. Anzi, ne era terrorizzato. Non c’erano stati segnali di vita da parte della sua libido per più di un anno. Bionde, more, alte, basse, non faceva differenza, nessuna reazione. Niente. Zero. Almeno fino a quella notte.

Sprofondò sul materasso con un sospiro di sollievo. Che bella giornata.

Se la sua compagna di letto misteriosa fosse rimasta, l’avrebbe succhiata, leccata e scopata dappertutto di nuovo, più volte. Poi le avrebbe preparato la colazione e scritto per lei una pessima poesia.

Prese il reggiseno e lo ispezionò con attenzione. A giudicare dalla taglia, la sua ragazza del mistero doveva essere formosa. Aveva un