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Innocenza (eLit): eLit
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E-book192 pagine2 ore

Innocenza (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Per Logan Black, Jaiven Rodriguez e Zair al Ruyi, New York è come il Giardino dell'Eden, e nessuno conosce il dolce sapore del frutto proibito meglio dei miliardari più seducenti d'America! Pensano di aver ormai visto tutto, ma la tentazione ha qualcosa di nuovo in serbo per ognuno di loro...
Nelle vene di Zair al Ruyi scorre il sangue di un guerriero, e il guerriero ora sta cercando la sua prossima preda! Non importa quanto sia innocente Nora, lui non vede l'ora di insegnarle tutto ciò che sa sul sesso...
LinguaItaliano
Data di uscita1 ago 2019
ISBN9788830503168
Innocenza (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Innocenza (eLit) - Caitlin Crews

    Immagine di copertina:

    caracterdesign / E+ / Getty Images

    Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

    The Billionaire’s Innocent

    Harlequin Presents Trade

    © 2015 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Elisabetta Frattini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-316-8

    1

    Zair al Ruyi salì sullo yacht e vedendolo, Nora Grant pensò di avere le allucinazioni. Non poteva essere altrimenti, perché era impossibile che lui fosse davvero lì.

    Non Zair. E soprattutto non .

    Eppure era lui, scortato dalle sue guardie del corpo, che sorridendo stringeva mani, con sullo sfondo il mare di Cannes che brillava alla luce della luna. Nora chiuse gli occhi nel tentativo di scacciare l’immagine, ma quando li riaprì, lui era ancora lì. E appariva più rilassato di come lei lo avesse mai visto. Sembrava perfettamente a suo agio, come tutti gli altri uomini potenti e straordinariamente ricchi presenti sullo yacht.

    Non sai che cosa mi stai chiedendo, ragazzina, le aveva detto sei anni prima, in quella che era stata la serata più brutta della sua vita. I suoi occhi verde scuro, dallo sguardo sicuro, avevano lasciato il segno. Torna dove l’acqua è più bassa, se non vuoi affogare.

    «Prostitute e clienti» osservò una delle ragazze accanto a lei. «Dio li fa e poi li accoppia.»

    «Meno male per noi» replicò Nora ridendo come ci si aspettava che facesse.

    Sperava ancora che, quando avesse guardato di nuovo in direzione dell’uomo dai capelli scuri, avrebbe capito che non si trattava di Zair e che la sua mente l’aveva materializzato perché in realtà era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel luogo.

    Ma quando si voltò, lui era ancora lì. Ed era proprio Zair al Ruyi, il tormento della sua vita. L’unico uomo da cui era stata respinta. L’ultimo uomo che avrebbe voluto vedere in quel frangente.

    E dal momento che era Zair, era anche il soggetto più bello presente sullo yacht, per quanto ricchi e potenti fossero gli altri. Era un uomo carismatico dal quale era impossibile distogliere lo sguardo. Salendo sullo yacht aveva creato un vortice di energia. Indossava un abito scuro di alta sartoria e la camicia bianca era aperta sul collo forte. Accettando il bicchiere che un cameriere gli offrì, Zair rise. La sua risata era la stessa che Nora conosceva bene e che aveva il potere di scatenarle uno strano sfarfallio nello stomaco. Poco importava quante volte si era ripetuta che lui non le piaceva.

    Deve essere un incubo, pensò disgustata. Era possibile che si trovasse lì come ospite per valutare le donne raggruppate e scegliere quella che preferiva, esattamente come tutti gli altri?

    È uno di loro.

    Il che significava che lei non lo conosceva affatto, nonostante in un certo senso facesse parte della sua vita. Dopo l’umiliazione subita la sera della festa del suo diciottesimo compleanno, aveva incominciato a detestarlo, ma non riusciva a credere che potesse essere coinvolto in un traffico tanto ignobile.

    Bello, misterioso, incredibilmente sexy, dagli occhi verdi e freddi, dai capelli corvini e dal corpo da atleta, risultato del duro allenamento a cui si era sottoposto per difendere il suo paese prima di abbandonarlo a diciotto anni, Zair non poteva far parte di quel circolo di uomini meschini e disgustosi. Non è possibile, pensò. Zair era uno dei migliori amici di suo fratello Hunter, era l’ambasciatore negli Stati Uniti di un sultanato situato in Medioriente e governato da più di un decennio dal suo fratellastro. Senza contare che Nora era stata pazzamente innamorata di lui. Fino a quando lui non l’aveva respinta tanto platealmente.

    Non può essere uno di loro, si ripeté.

    Eppure era lì. E il fatto che un uomo che lei conosceva, che aveva toccato con le sue mani, con cui aveva ballato, condiviso pasti e che aveva pregato di baciarla, potesse essere come gli altri presenti sull’imbarcazione ebbe su di lei l’effetto di un calcio nello stomaco.

    Fu allora che Zair la vide.

    I suoi occhi verdi e profondi che erano sempre riusciti a leggere il suo animo, la trovarono in mezzo a tutte le belle ragazze che tra risa e ammiccamenti, si mettevano in mostra per attirare l’attenzione dell’agiata clientela.

    Per una frazione di secondo il mondo si fermò. Zair si raggelò e il suo sguardo si fece duro nonostante le sue labbra restassero incurvate in un sorriso pericoloso.

    Il cuore di Nora smise di battere.

    Lo sguardo di Zair scivolò oltre lei sulle altre ragazze sorridenti che mettevano in mostra la loro merce assumendo pose ammiccanti. Come se non l’avesse riconosciuta. Come se fosse stata un articolo in vendita e niente di più.

    E in realtà quella notte lei lo era.

    Il cuore prese a batterle all’impazzata, tanto da farle girare la testa mentre Zair interagiva con il gruppo di uomini intorno a lui, di cui pareva far parte. Sembrava il benvenuto, come se quella gente disgustosa lo conoscesse bene. Non aveva senso. Nora non riusciva a trovare una spiegazione a quello che vedeva.

    Non riusciva ad accettare, anzi si rifiutava di accettare l’idea che Zair fosse lì per la stessa ragione per cui c’erano tutti gli altri. Era già abbastanza brutto che ci fosse lei lì.

    Animata dalle migliori intenzioni, si era imbarcata in quella missione kamikaze, scartando la lontana possibilità che la polizia britannica avesse ragione e che la sua amica Harlow potesse non voler essere rintracciata dopo essere sparita da Londra qualche settimana prima.

    C’è la fondata possibilità che la signorina Spencer abbia fatto quello che molte giovani donne fanno in occasione del loro primo viaggio all’estero, le aveva spiegato l’impaziente detective inglese quando lei lo aveva contattato. È più che probabile che voglia divertirsi con un uomo senza che nessuno a casa lo venga a sapere e dubito che quando tornerà, apprezzerà che abbiate cercato di violare la sua privacy.

    Ma le supposizioni non erano bastate a Nora. Non quando in gioco c’era la vita di Harlow.

    E quando la registrazione delle telecamere di sicurezza del porto di Nizza l’avevano filmata scortata da un energumeno dall’aspetto minaccioso, Nora aveva avuto la certezza che la sua amica non si era allontanata di sua spontanea volontà.

    Harlow aveva scritto una tesi sul traffico di esseri umani e, grazie all’amicizia con Addison Treffen e alle sue insistenze affinché realizzasse qualcosa di importante nella vita, Harlow aveva accettato di fare uno stage nel prestigioso studio legale Treffen, Smith e Howell a Londra. Il primo passo verso la professione che le avrebbe permesso di salvare il mondo. Poi, però, qualche mese prima era esploso lo scandalo Treffen. Il padre di Addison era stato incriminato per sfruttamento della prostituzione. Dietro la copertura di famoso avvocato, gestiva un giro di prostitute di alto bordo nella città di New York ed era responsabile di una lunga serie di crimini odiosi, compresa la morte della compagna di università di Hunter, il fratello di Nora. Evidentemente, dopo la morte di Jason Treffen, ucciso da uno sconosciuto davanti agli occhi di sua figlia Addison, Harlow non era riuscita a resistere alla tentazione di recarsi a indagare a Londra per capire se anche lì, dietro la facciata rispettabile di uno studio legale, si nascondesse del marcio.

    Grazie a una semplice ricerca in rete sul traffico del sesso correlata al sud della Francia, Nora aveva trovato una serie di disgustose informazioni riguardo alle yacht girl, le ragazze che arrivavano a frotte a Cannes in occasione del famoso festival del cinema per esercitare la professione più vecchia del mondo sui panfili che costellavano le baie della Costa Azzurra, lungo i viali, negli alberghi opulenti a ridosso delle spiagge famose e nelle ville sulle colline. Alcune erano vere e proprie prostitute, alcune attricette in cerca di soldi facili e magari di un ingaggio, altre ragazze dell’alta società annoiate, che volevano divertirsi guadagnando anche qualche spicciolo.

    Nora era pronta a scommettere tutto quello che aveva che Harlow si era diretta lì per indagare. Il che significava che lei doveva trovarla perché nessuno sapeva quello che sapeva lei. Quello che riusciva a malapena ad ammettere a se stessa.

    La colpa di quello che era successo era solo sua.

    Perciò era sua precisa responsabilità sistemare le cose.

    Osservò Zair conversare con due gemelle molto eleganti dall’altra parte della sala, felici di essersi accaparrate la sua attenzione. Lui le guardava con occhi freddi e distaccati. Non stava flirtando con loro. Sembrava piuttosto ispezionare la merce.

    Posso giocare a qualsiasi gioco tu voglia, gli aveva detto lei la sera del suo diciottesimo compleanno. Un senso di disperazione che non aveva mai provato prima, l’aveva attanagliata mentre aveva guardato Zair sul terrazzo buio sopra Manhattan, facendola sentire ubriaca e instabile pur non essendolo. Posso fare qualsiasi cosa vuoi che faccia.

    Zair l’aveva guardata con la stessa espressione che sfoggiava in quel momento. Dura. Da predatore. Scaltra.

    Davvero? Qualsiasi cosa è una parola impegnativa, Nora, copre una moltitudine di peccati.

    Qualsiasi cosa, aveva ripetuto lei credendo di apparire invitante e seducente.

    Il genere di peccati che lasciano il segno, specificò lui. Non sai che cosa mi stai chiedendo, ragazzina.

    Nora trasalì quando una mano le afferrò il braccio, riportandola bruscamente al presente. Si trovava su un grande yacht fingendo di essere una prostituta e Zair era ancora dall’altra parte della sala, circondato da un mare di donne, presumibilmente con l’intenzione di comperarne una.

    Fornendole la prova che aveva avuto ragione sei anni prima. All’epoca non aveva idea di che cosa gli avesse chiesto. Non aveva idea di chi fosse. E non c’era ragione di vergognarsi ora, di sentire la gola chiusa, come se lui gliela stesse stringendo con le mani, quando non stava nemmeno guardando verso di lei.

    La mano sul suo braccio strinse la presa e voltandosi Nora si trovò a guardare il viso ingannevolmente dolce della donna che aveva organizzato la serata, Laurette Fortin. Con la quale era stato più che facile mettersi in contatto al suo arrivo in Francia. Troppo facile. Nora aveva contattato una vecchia compagna di liceo che non vedeva da tempo, l’aveva incontrata una sera e le aveva raccontato di quanto si sentisse annoiata e di come fosse pronta a fare qualsiasi cosa pur di vivere un’avventura folle, ed eccola lì. Un’ora prima, sulla terraferma, Greer, la sua ex compagna, l’aveva presentata a Laurette.

    «È una che sa il fatto suo» l’aveva introdotta Greer rivolgendosi a Laurette mentre salivano sul motoscafo insieme a un gruppo di ragazze dirette sullo yacht. «È una mia vecchia amica e suo fratello è Hunter Grant. La stella del football americano.»

    Il fatto che Laurette avesse riconosciuto subito il nome di Hunter, fece sentire Nora a disagio. Laurette l’aveva squadrata soffermandosi sull’abitino corto e leggero che scendeva su una spalla e le scarpe che facevano sembrare le sue gambe nude chilometriche.

    Svolge semplicemente il suo lavoro, pensò Nora che, irritata dall’ispezione, incominciava a sentirsi un po’ stordita. Anche se, tutto considerato, un certo intontimento poteva anche essere una benedizione.

    «Sono Nora» si era presentata per rompere il silenzio e Laurette le aveva rivolto un sorriso che le aveva fatto gelare il sangue nelle vene. Si era dovuta trattenere dal rabbrividire e Laurette se ne era accorta, ma a quanto pareva la cosa le era piaciuta.

    «Il tuo nome non è così importante, chérie, quanto tutti quei bei soldoni americani che hai stampati in faccia. A loro piace pensare che vieni da una famiglia ricca mentre ti scopano in ogni modo degradante immaginabile e possibile. Li fa sentire come le divinità che credono di essere.» La donna aveva indicato il motoscafo con un cenno del capo. «Sali, vediamo che cosa sai fare.»

    Niente di speciale, a giudicare dall’espressione sul viso di Laurette in quel momento.

    «Ti senti bene?» le chiese, preoccupata. «Soffri di mal di mare? Povera cara.»

    «No, no» si affrettò a tranquillizzarla Nora sforzandosi di sorridere. «Che cosa te lo fa pensare?»

    «Questa è una festa» mormorò Laurette in tono suadente, ma brutale. «Sono tutti qui per divertirsi, per fare amicizia e per spassarsela. Tu sai come ci si diverte? Te lo chiedo perché nessun altro se ne sta seduto in un angolo, con gli occhi bassi.»

    Nora per poco non scoppiò a ridere, ma non perché trovasse le parole d Laurette divertenti. Dopo quella sera dubitava di poter trovare divertente ancora qualcosa.

    Datti un contegno, si ordinò. Pensa a Harlow. Non riuscirai a rintracciarla se non trovi il modo di compiacere questa donna. Sai esattamente che cosa devi fare, perciò smettila di startene seduta qui ad autocommiserarti perché l’uomo di cui ti sei innamorata da adolescente è diventato un maiale disgustoso.

    Sì, sapeva quello che doveva fare. Ci aveva pensato a lungo, si era preparata ed era pronta a entrare in azione. Lo doveva a Harlow. Se la sua amica se ne era andata da New York, la colpa era solo sua. E ora le veniva concessa la possibilità di rimediare.

    «Mi stavo alzando» spiegò Nora scattando in piedi e per poco non perse l’equilibrio. Per minimizzare la sua goffaggine sorrise a Laurette. «Per mischiarmi con gli altri.»

    «Bene» approvò Laurette con quella voce suadente in superficie, ma brutale alla radice. «Mescolarsi con gli altri è meglio che starsene sedute in un angolo con lo sguardo basso, rischiando di ricordare agli uomini presenti i guai che venendo qui vogliono dimenticare.»

    Nora annuì e passandosi le mani sul vestitino troppo corto, si guardò intorno, imponendosi di evitare di incrociare lo sguardo di Zair. Non voleva vedere quali ragazze avesse scelto, non voleva sapere altro riguardo alle sue tendenze.

    Perciò non si sarebbe dovuta sentire delusa quando non lo vide da nessuna parte. Aveva già fatto la sua scelta? Aveva già selezionato una ragazza come se fosse stata un bell’oggetto e si era appartato per provare la merce?

    Nora si rifiutò di pensare a lui. Non sei qui per lui. Sei qui per Harlow.

    Concentrando l’attenzione sulla sua missione, si guardò intorno. Le costava restare lì sotto gli occhi avidi di quegli uomini. Avrebbe di gran lunga preferito gettarsi in mare e tornare a riva a nuoto, invece sorrise, fingendo di essere felice e di divertirsi.

    Quasi subito si accorse che Zair non era l’unica persona presente che conosceva. Riconobbe un famoso regista elogiato per i suoi film intellettuali, incisivi

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