Onolaim: Il mondo, a volte, non è ciò che sembra
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Anteprima del libro
Onolaim - Letizia G. Maggi
LETIZIA G. MAGGI
ONOLAIM
Il mondo, a volte, non è ciò che sembra
ONOLAIM
Il mondo, a volte, non è ciò che sembra
Un romanzo di LETIZIA G. MAGGI
Prima edizione luglio 2020
Isbn 9788833432595
Questa è un’Opera di fantasia, ogni riferimento
a persone, cose o fatti è puramente casuale.
LFA Publisher
Lello Lucignano Editore
Via A. Diaz, 17 -80023-
Caivano -Napoli, Italy
Partita Iva 06298711216
www.lfaeditorenapoli.it --- info@lfaeditorenapoli.it
Distribuzione cartacea Libro Co. Italia -Firenze -
Mappa a cura di Michela Baraldo
FAMIGLIE DI ONOLAIM
REGNO DI AMOR:
Morgan - Signore di Amor
Sofi – Moglie del Signore di Amor
Gladiel – Prima figlia
Ariel – Seconda figlia
Abitanti di Amor
Manuel – Segretario/Consigliere di Morgan
Don Cristian – Segretario generale del Consiglio dei regni
Stefan – Cavaliere fidanzato di Ariel
Paol – Fattore alle porte di Amor (Nano)
Mari – moglie di Paol (Nana)
Giovann – Lavorante presso Paol
Battist – Lavorante presso Paol
Abitanti ad Idol
Marc – Proprietario Locanda del Lupo
Carl – Proprietario magazzino/emporio
Giuli – Lavorante presso la fattoria di Andre
Desire – Moglie di Giuli
Mirel – Figlia di Giuli
Tobi – Lavorante presso la fattoria di Andre
Michel – Fratello di Tobi
I SENSITIVI
Andre – Vive in una fattoria fuori Idol
Ann – Moglie di Andre
Angel – Figlia di Andre
Milen – Vive ad Idol alla Locanda del Lupo
Mariano / Marian
Deborah / Debora
Maya – femmina di lupo
REGNO DI NIROT
Margot – Signora di Nirot
Gabriel – Fratello gemello di Margot
Oscar – Fratello di Margot e Gabriel
Silvi – Moglie di Oscar
Leonard – Figlio di Oscar
Daniel – Padre di Margot, Gabriel e Oscar
Abitanti di Nirot
German - Resposabile scuderie
Claudi (Sette) – Nipote di German
Stell – Cavaliere ed amica di Margot
Matti - Comandante guardie Nirot
Elen – governante
REGNO DI INATAC
Minuel – Signore di Inatc
Maddalen – moglie di Minuel
Robert – Figlio di Minuel
Isabel – seconda figlia di Minuel
Abitanti di Inatac
Patrick – cavaliere di Robert
Massim – Comandante e amico di Minuel
Cesar – Comandante e amico di Minuel
Michel – Comandante Campo su territorio di Amor
Armand – Comandante Campo su territorio di Nirot
Vittori – Capo squadra cavalieri
Donna Antonel – dama di compagnia di Maddalen
Donna Manuel – dama di compagnia di Isabel
Mastro Valentin – Sarto per donna ad Inatac
I TRAGHETTATORI - MUSICI
Raffael – Anziano capo dei traghettatori (Violino)
Susan – moglie di Raffael (violino)
Domenic – figlio di Raffael (violoncello/violino/organo)
Loren – figlia di Raffael (cantante)
Lucian – Direttore Orchestra
Severin – traghettatore (flauto traverso)
Antoni - traghettatore (violino)
David – traghettatore (tamburo/percussioni)
LE LOCANDE
Locanda del Lupo – Idol (Marc)
Locanda del Pesce Grasso – Amor (lago verso Nirot)
Locanda del Pesce Magro – Nirot
Locanda dell’Alce Amor – verso Inatac
Locanda del Pino Solitario Inatac (lago verso Amor)
Locanda dell’Acquila Inatac - Orep
Locanda del Rododendro -Inatac - Etasor
Locanda Verso il Mare -Verso Nirot
Capitolo 1
Milano marzo 2020
E anche questa giornata è finita
pensava così Mariano mentre usciva dalla piscina dove d’abitudine si recava almeno tre volte alla settimana per mantenersi in forma. Passava parecchio tempo seduto in ufficio e sentiva il bisogno di scaricare la tensione facendo un’attività che gli era sempre piaciuta.
Del resto, a venticinque anni con l’aiuto del nuoto, il suo fisico era decisamente invidiabile, asciutto e muscoloso senza eccesso, alto, capelli neri mossi, un paio di occhi chiari e un sorriso che affascinava moltissimo le ragazze.
Erano le ventuno e trenta di una sera di marzo, l’aria era ancora fresca, si strinse meglio il cappuccio della tuta e si avviò sulla strada per andare al parcheggio. Arrivato vicino all’auto, improvvisamente, si sentì urtare dietro la schiena da qualcuno che giungeva dalla parte opposta. Rimase sorpreso e non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di chi fosse, che già si era allontanato.
Ma che diamine? Potresti almeno chiedere scusa?
Non fece tempo però a girarsi verso la sua auto che si sentì improvvisamente strano, cercò di reagire ma la testa girava e le gambe non volevano saperne di muoversi, finché crollò a terra svenuto.
Al suo risveglio il sole era alto e sentiva una leggera brezza che gli accarezzava il viso, sentì freddo e soprattutto percepì l’umidità dell’erba su cui era sdraiato; lentamente si sollevò e mentre era seduto, schermando gli occhi dalla luce forte del sole, si guardò intorno. Era sopra una altura che dominava il mare, alle sue spalle il prato dove si trovava digradava verso un bosco. Faceva freddo nonostante il sole, non riusciva a capire come fosse arrivato lì. La piscina, la strada e i palazzi intorno non esistevano più. Ma dove sono? Fa freddo. Non riesco a capire cosa mi è successo, mi sento strano
cercò di alzarsi, la testa girava, ma decise di respirare a fondo per cercare di recuperare energie a sufficienza per alzarsi.
Quando finalmente si alzò, la sua mente si rifiutava di credere a ciò che vedeva Sto sognando, sicuramente. Come può essere diversamente. Un posto così non l’ho mai visto, sembra di essere sulle scogliere di Dover con il mare in basso che rumoreggia contro gli scogli, e dietro di me? Un bosco che mi ricorda le montagne del Trentino, assurdo, sto proprio sognando. Il sole è alto, deve essere tarda mattina
, guardò l’orologio al suo polso e vide il vetro rotto e l’orologio che segnava le 21,35 a quanto pare si è fermato quando sono caduto. Si, sono caduto quando quel tipo mi ha urtato ma poi, non ricordo nulla. La mia borsa della piscina?
Si guardò intorno e si rese conto che non c’era. Si trovava solo con ciò che aveva addosso e null’altro. Faceva davvero freddo però. Bisogna che mi muova e cerchi di capire dove sono finito, magari trovare anche qualcosa per proteggermi meglio dal freddo.
Così si lasciò alle spalle lo splendore del mare e si diresse verso il bosco, avvicinandosi intravide un sentiero e cominciò a percorrerlo. Uccelli volavano tra i rami e intravide anche qualche scoiattolo. Farfalle dai colori sgargianti si inseguivano nel sottobosco.
Arrivò ad una radura dove scorreva un ruscello e vide una donna con un cesto che stava raccogliendo delle erbe, si avvicinò Scusate signora, sapete dirmi dove sono?
la donna presa alla sprovvista sussultò, Mi scusi non volevo spaventarla, capisce quello che dico?
Si certo capisco, ma non vi aspettavo proprio, da dove venite?
Bella domanda! Vengo da Milano, in Italia, ma non so come sono arrivato qui e non ho la più pallida idea di dove sia qui.
La donna, una ragazza, giovane, con lunghi capelli biondi raccolti in una treccia laterale, occhi marrone scuro, vestiva in modo strano, sembrava una contadina di inizi ‘900, una gonna lunga e larga, una camicetta che si intravedeva sotto la mantella di lana pesante, un paio di guanti senza le dita, zoccoli con il pelo ai piedi e un cesto dove si trovavano sistemate alcune erbe.
Scusatemi ancora, io mi chiamo Mariano, voi?
Io sono Angel. Ma voi avete freddo? Come siete vestito? Venite vi accompagno alla fattoria.
Grazie di cuore, in effetti sono un po’ congelato, ma intanto ditemi dove mi trovo, per favore.
Lei non rispose e lo invitò a seguirla.
S’incamminarono lungo il sentiero che ora affiancava il corso del torrente e dopo circa 10 minuti di cammino e di silenzio in cui si formavano nella mente di Mariano mille domande, arrivarono al termine del bosco. Il sentiero scendeva verso una valle e nella valle si poteva vedere la fattoria, alle spalle della fattoria, in lontananza, si scorgeva un altro bosco e ancora più avanti delle montagne coperte di neve.
La fattoria era simile a quelle che si vedono ancora oggi nelle campagne fuori Milano, con un cortile dove da un lato c’erano le abitazioni e dall’altra le stalle degli animali, qualche campo lavorato intorno e un recinto dove si intravedevano dei cavalli. A Mariano sembrava di vivere in un altro tempo, ma forse pensò È proprio quello che mi sta succedendo spero di avere delle spiegazioni da qualcuno una volta arrivati in casa
.
Angel arrivò sulla soglia di casa ed entrò, Ciao Angel sei già di ritorno? Ma non sei sola? Chi abbiamo qui?
L’apostrofò al suo ingresso Ann.
L’ho incontrato alla radura blu, veniva dalla scogliera e si chiama Mariano.
Buongiorno signora, mi scusi se disturbo, oserei dire di essermi perso, non so esattamente come ho fatto ad arrivare qui né come ci sono arrivato, fa freddo e Angel è stata cortese ad invitarmi per un riparo al caldo. In effetti quel camino è davvero invitante.
Disse osservando il camino Ma non avete il riscaldamento qui?
La donna lo guardò assai perplessa, ma rispose gentilmente Non so cosa sia il riscaldamento ma il camino è fatto apposta per scaldare le membra intirizzite dal freddo, del resto non mi sembra siate vestito adeguatamente per queste temperature. Accomodatevi vi preparo qualcosa di caldo e vado a vedere se ho qualche abito da prestarvi per coprirvi meglio. Scusatemi, sono sbadata, io sono Ann.
Grazie per l’ospitalità ma potreste dirmi dove sono?
Angel nel frattempo era andata nella stanza accanto e mentre Mariano si accostava al camino tornò insieme ad un uomo. Buongiorno io sono Andre, mia figlia Angel mi ha detto di avervi trovato nel bosco e che venite dalla scogliera.
Si è così e forse voi sapete dirmi dove sono.
Andre un uomo non giovanissimo ma sicuramente prestante, alto con i capelli brizzolati e gli occhi chiari come quelli di Mariano, invitò il nuovo arrivato a sedersi con lui sulla panca vicino al camino.
Dunque venite dalla scogliera, come ci siete arrivato?
Mariano guardò Andre negli occhi, quegli occhi del suo stesso colore, era turbato da questa similitudine ma non volle approfondire e rispose ad Andre Speravo che me lo diceste voi, io ricordo solo che ero a Milano, avevo appena terminato di farmi la mia nuotata in piscina e stavo andando a prendere la macchina per rientrare a casa, quando mi sono scontrato con un uomo, almeno mi sembrava un uomo, ma per quel che è stato poteva anche essere una donna, non ci ho proprio fatto caso, subito dopo ho cominciato a sentirmi strano e devo aver perso i sensi. Quando mi sono svegliato ero sdraiato sull’erba e quando mi sono guardato intorno, tutto quello che doveva esserci non c’era più ed ero qui. Mi scusi, ma
qui dove è? Dove siamo?
Andre, sospirò, si alzò e andò alla credenza, aprì un cassetto e prese un libro lo guardò ma lo ripose nel cassetto, poi tornò a sedersi accanto a Mariano con aria pensierosa. Angel intanto aveva aiutato sua madre ed era rientrata con una tazza fumante di latte, del pane e del formaggio. Sedetevi a tavola e mangiate qualcosa, starete sicuramente meglio.
Mariano si accomodò al tavolo e si rese conto solo allora di essere effettivamente affamato, il calore che emanava il camino riusciva a scaldare l’ambiente e cominciava a riprendersi dal freddo patito fino a qualche minuto prima. Mentre mangiava si rivolse ad Andre, e stava anche perdendo un po’ la pazienza di questa assenza di risposte precise alle sue domande Grazie per il cibo, ma per favore volete dirmi qualcosa di questo posto?
Andre, sospirò nuovamente, e infine si decise a parlare Non sono sicuro, ma il modo in cui mi dite che siete arrivato mi fa pensare che il mio tempo è forse finito
Mariano non capiva Come dite? Cosa significa?
Cercherò di spiegartelo ma non è stato facile per me e temo non lo sarà nemmeno per te. Ti racconterò qualcosa di me per cercare di spiegarmi. Io ho 200 anni, non sembra, vero? Mia moglie Ann ne ha 44 e mia figlia Angel 23. Ann non è la mia prima moglie, ho avuto un’altra moglie nella mia lunga vita e anche due figli maschi, e purtroppo nessuno di loro è più qui. I nipoti che ho avuto dai miei figli li ho persi di vista ormai da troppo tempo. La mia condizione fisica è quella di un uomo di 40 forse 50 anni circa ed è così da quando sono arrivato a quell’età e poi non si è più modificata. Il tuo arrivo segnerà sicuramente un cambiamento in questo. Ma torniamo alla mia storia. Io vivevo a Milano nel 1820 e una sera, mentre stavo rincasando, qualcuno mi ha urtato e mi sono ritrovato qui proprio come è successo a te. Questo qualcuno viene chiamato il mietitore e io e te siamo il suo raccolto. Non temere, non c’è nulla di crudele in questo se non il fatto che non potrai tornare più da dove sei venuto. Forse, dovrei dire che io non ci sono riuscito, magari per te potrebbe essere diverso, il libro non dice nulla in proposito. Quando ti sarai rifocillato a dovere, ti porterò a fare un giro qui fuori per vedere di spiegarti ancora qualcosa di questo mondo che si chiama Onolaim. Nel frattempo ho visto che Ann è andata già a procurare qualche capo d’abbigliamento più adatto alle nostre temperature… È davvero una storia lunga da raccontare e devi avere pazienza, ho anche un libro, un giorno potrai leggerlo se vorrai e forse potrà aiutarti.
Mariano era sconvolto da tutto questo e non riusciva ad immaginare cos’altro ci fosse ancora da capire e conoscere. Mangiò volentieri e si rese conto che, nonostante dovesse essere spaventato da tutto questo, si sentiva tranquillo e rilassato, perché tutto intorno, dal posto alle persone che aveva conosciuto, contribuiva a metterlo in una condizione di benessere ed ora che si era anche riscaldato sembrava pronto a qualsiasi cosa.
Ann si presentò con in braccio dei vestiti, dovreste accomodarvi nell’altra stanza e cambiarvi, con questi starete più caldo
.
Mariano si alzò e andò nella stanza vicino, una grande camera con un letto matrimoniale, un armadio, un cassettone con cinque cassetti e una cassapanca, nell’angolo un altro camino acceso rendeva la stanza accogliente. C’era una finestra sulla parete e Mariano si mise a guardare fuori: era davvero un paesaggio bellissimo, notò ancora le montagne in lontananza e dietro il bosco scorse del fumo, diversi fili di fumo, pensò che potessero essere i camini di altre abitazioni; poi iniziò a spogliarsi, gli avevano dato dei pantaloni di tela pesante, calze di lana che subito mise da parte preferendo tenere le sue di spugna, tenne anche la sua maglietta e la giacca della tuta, sopra infilò una specie di casacca dello stesso tessuto dei pantaloni, e infine vide che c’era una sorta di mantello, un tabarro forse e un cappello di feltro. C’erano anche degli stivali che incredibilmente calzavano a pennello. Tutto rigorosamente nero. Le donne di casa vestivano in modo colorato da quel che gli era sembrato, ma in effetti Andre indossava solo capi neri. Quando fu pronto, sistemò i suoi pantaloni e le scarpe sulla cassapanca ai piedi del letto e con in mano il mantello tornò nel soggiorno.
Sono sicuro che il freddo sarà più sopportabile ora
gli disse Andre appena lo vide. Vieni, usciamo a fare due passi, ho ancora molto da raccontare. Angel tu aiuti tua madre con le erbe che hai raccolto vero?
Si certo padre, poi faccio il giro delle stalle, doveva venire Giuli ma non si è visto.
Non ti preoccupare, accompagno Mariano in paese e chiederò notizie di Giuli, a dopo, Ciao Ann
.
Arrivederci
salutò Mariano e mettendosi il mantello, tirò su il cappuccio della felpa e sopra ci appoggiò il cappello. Andre lo osservò e non poté fare a meno di sorridere Mariano, fa freddo ma mi sembra che sei un tantino esagerato, vedrai che non è così fastidioso e con il tempo ti ci abituerai.
Cosa vuol dire con il tempo? Sei proprio sicuro che io debba rimanere sempre qui, non credo. I sogni non durano mai più di una notte, tra un po’ mi sveglio e vado al lavoro.
Hahahahahah Mariano, mi ricordi proprio me, anch’io continuavo a pensare adesso mi sveglio, adesso mi sveglio. Purtroppo, come ti ho detto per me non è andata così, ma credimi non si sta poi male qui. Vieni, avviamoci sul sentiero per il paese.
Il sentiero partiva dalla cascina sul lato opposto e si dirigeva verso un altro bosco. Andre indossava anche lui un mantello e aveva un bastone alto, Mariano pensò che sembrava uno di quei druidi nelle storie di Merlino e di Artù. Si avviarono e Andre, dapprima silenzioso poi tirando un gran respiro, disse Scusa se prima ti chiedo notizie da dove vieni. Come ti ho detto per me è stato nel 1820, Chissà quante cose sono successe!
Mariano, lo guardò perplesso, non sapeva come incominciare, dal 1820 erano successe un milione di cose e tutte purtroppo brutte in prevalenza. Andre lo osservava in attesa di risposte ma prima che Mariano potesse parlare No, aspetta, ho sbagliato, tanto non posso e non voglio tornare, qualunque cosa sia successa è meglio che io non sappia. Almeno per ora. Scusami magari un’altra volta mi racconterai, ora è più urgente che tu capisca dove sei e cosa sei
. Mariano si sentì in parte sollevato di non dover raccontare così tanto e al tempo stesso preoccupato per quello che lo aspettava. Si stava convincendo che forse non era proprio un sogno quello in cui si trovava.
Capitolo 2
Idol
Finalmente arrivarono in vista del paese, un cartello all’inizio ne indicava il nome Benvenuti a Idol
. Mariano pensò che assomigliava a un paese medioevale con tante piccole case vicine, la gente che camminava per le strade, qualcuno a cavallo e qualche carretto trainato da cavalli. Botteghe di vario genere e su una piazza delle bancarelle che vendevano frutta e verdura.
Vicino alle varie bancarelle, un bidone di ferro con dentro la legna scaldava un po’ il venditore e gli acquirenti che si avvicinavano per comperare la mercanzia.
Tutti salutavano Andre con rispetto e lui rispondeva con calore. Mariano si sentiva osservato ma capì che il fatto di portare il cappello sopra il cappuccio non era proprio un’idea che passava inosservata, si sfilò il cappello, abbassò il cappuccio e si rimise il cappello.
Mentre si stavano avvicinando ad un portico, Mariano intravide la scritta Locanda del Lupo e Andre andò proprio dritto verso la locanda.
Entrarono, era ormai pomeriggio inoltrato e c’erano quattro persone all’interno sedute ad un tavolo.
Buongiorno Andre, cosa ti porta oggi a Idol?
Buongiorno Marc, sto cercando Milen, ho bisogno del suo aiuto.
Marc, il proprietario della locanda era un omone di circa un metro e novanta, decisamente robusto e tendente al pingue; mentre stava asciugando dei bicchieri, che provvedeva a sistemare su uno scaffale dietro il bancone, chiamò a gran voce Milen, Milen ti vuole Andre, vieni di qui per favore!
Da dietro una tenda si sentirono dei rumori ed ecco apparire Milen, una donna anziana piccola, con i capelli bianchi portati legati in una crocchia sulla testa, magra e dai movimenti decisi nonostante l’età che sembrava avere, il viso solcato da diverse rughe e lo sguardo assente. In quegli occhi non c’era vita, erano velati e sicuramente era priva della vista. Andre si avvicinò a Milen e prendendola per mano la accompagnò ad un tavolo, dove la fece accomodare su una sedia, poi prese posto accanto lei ed invitò Mariano a sedersi con loro.
Arrivò subito Marc con una caraffa di vino e tre bicchieri Andre,va bene così o preferisci che mandi gli altri clienti a fare un giro e tornare più tardi?
Hai ragione, ti ringrazio della tua sensibilità ci penso io
Così dicendo si alzò e si rivolse ai quattro uomini che erano seduti ad un tavolo non lontano dal loro Scusate signori, mi perdonerete, ma ho proprio bisogno di parlare da solo con donna Milen.
Gli uomini non diedero alcun segno di fastidio, si alzarono, si misero i cappelli e i mantelli, portarono la mano al cappello per un saluto e uscirono Ci vediamo dopo Marc
, disse uno di loro.
Appena furono soli con Milen, anche Marc si recò sul retro per lasciarli