Giovani di ieri e adulti di domani - Generazioni a confronto in un mondo complesso
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Anteprima del libro
Giovani di ieri e adulti di domani - Generazioni a confronto in un mondo complesso - Filippo Delvecchio
AD
1. PERCHE’
La vita è fatta di tanti perché. Noi stessi siamo un continuo perché. Tutta la nostra vita è alimentata da tante domande a cui spesso non siamo in grado di rispondere. Eppure andiamo avanti; non ci perdiamo d’animo e cerchiamo in tutti i modi di raggiungere risultati apprezzabili, per noi e per i nostri cari, pur navigando a vista in un mondo non di rado ostile e duro da affrontare.
Anche dinanzi ad un libro da scrivere ci si pongono tante domande, che dovrebbero aiutare a dare una risposta, a trovare una motivazione che giustifichi un lavoro di questo tipo.
È quello che ho fatto prima di accingermi ad affrontare questa nuova avventura.
1.1 Perché un libro
Perché un libro? Bella domanda.
I motivi che spingono una persona a scrivere un libro sono diversi. Alla base possono esserci più cause; si scrive perché terminali di un preciso compito da svolgere. In questo caso, un autore riceve un incarico finalizzato a realizzare un lavoro da parte di un editore, che ritiene il soggetto capace di sviluppare un tema (scelto dall'editore) che può essere appetibile dal mercato e garantire ed entrambi risultati positivi in termini di vendite e critica.
Così, l'autore non dà sfogo a propri input, ma mette per iscritto ciò che l'editore chiede e riceve, in genere, precise indicazioni su come impostare e portare avanti il lavoro, perché risponda alle caratteristiche pensate, in modo da giungere ad un preciso traguardo.
Altrimenti, si scrive per abitudine; perché ad intervalli regolari deve essere pubblicato qualcosa di proprio; non si può stare tanto tempo senza dar notizie di sé. In questo caso, non sempre a tante parole corrisponde un messaggio, come non sempre scrivere è una buona idea, meditata, ragionata e valida. Spesso, poi, i risultati lo testimoniano.
Oppure si scrive perché si ha qualcosa da dire; qualcosa di particolare, di personale, ma ritenuto utile.
In questo caso, il desiderio di scrivere parte dall'intimo dell'autore, dalla necessità di dire la propria su un argomento specifico, in considerazione del fatto che su quell'argomento poco è stato detto, o ciò che è disponibile non corrisponde al alla realtà corrente, oppure tanto è stato scritto, ma non secondo quanto rispecchia i sentimenti di chi si accinge a produrre un nuovo lavoro sul tema.
Spesso il lavoro finale è sentito, anche sofferto, ma assolutamente personale e rappresenta la visione dell'autore, senza filtri, senza coinvolgimento di terze parti: in definitiva, è quanto meno un lavoro sincero e genuino.
Questo è ciò che intendo accingermi a fare. Produrre un lavoro che venga dal di dentro e possa essere sentito come senza veli, senza filtri e senza terzi fini.
Spero che il risultato possa essere apprezzato dal lettore; ma sono certo che le mie intenzioni siano chiare e anche questo possa essere visto come un aspetto positivo ed apprezzabile.
Infatti, quando decido di scrivere qualcosa, questo desiderio nasce dall'esigenza di portare il mio contributo ad un argomento che mi tocca profondamente ed è presente fin dentro i più reconditi anfratti del mio spirito e della mia mente. Spero, con la mia riflessione, di arrivare a rendere più completo il quadro di insieme che si compone, mettendo le mie idee insieme alle altre già presenti sui vari aspetti e pensieri dei partecipanti alla riflessione condivisa sul tema.
Mi auguro che tutto questo sia visto come un sincero contributo e non come un tentativo di scavalcare altre idee e riflessioni, sempre gradite e frutto di percorsi, cammini e provenienze personali.
1.2 Perché questo libro
Perché proprio questo libro? Domanda difficile, per una risposta complessa.
Questo è un argomento scomodo, che coinvolge tantissime componenti della società di oggi, spesso conflittuali tra loro e mai concordi su modalità, aspetti e condizioni riferite al modo di vivere, di rapportarsi e di integrarsi con gli altri, specie se questi altri non la pensano allo stesso modo.
Le componenti della società di oggi, più che le altre di periodi precedenti, che si sono susseguite su questo scomodo e problematico palco, che è il mondo, tendono più a scontrarsi che a incontrarsi e danno vita a situazioni spesso all'antitesi una rispetto all'altra, pur di far valere le proprie ragioni o si contrappongono anche solo per questioni di puro principio, senza valutare le motivazioni reali alla base dello scontro.
Tutto questo genera incomprensioni e porta gli uomini a faticare per portare a termine il vissuto quotidiano, senza valutare altri aspetti, che possono, invece, garantire una più pacifica e collaborativa convivenza. Ed è così che il mondo, piuttosto che essere il luogo di incontro di realtà diverse desiderose di aneliti di integrazione e condivisione, diventa un autentico campo di battaglia, in cui vince il più forte, colui che riesce a garantirsi la migliore capacità di penetrazione delle proprie idee, senza il minimo sforzo per confrontare le proprie ragioni con quelle degli altri.
I termini ragazzo
, giovane
o adulto
, al di là di un rarefatto significato cronologico e soprattutto anagrafico, spesso diventano l'emblema di una realtà specifica, di gruppi chiusi, il vessillo di una condizione di lotta e prevaricazione, che accomuna soggetti di retaggio e provenienza culturale diametralmente opposta o, comunque, profondamente diversa, che utilizzano questo tipo di aggregazioni per alzare muri, costruire barriere, che, col passare del tempo, tendono sempre più ad allontanare gli apparenti diversi
, facendo progressivamente emergere le differenze e spingendo sempre più lontano i punti di contatto che, invece, potrebbero avvicinare questi mondi apparentemente inconciliabili tra loro.
Eppure dovremmo tenere bene a mente una cosa molto semplice: le generazioni che ora si confrontano non solo non sono simili tra loro, ma nemmeno uguali a se stesse: né a come erano ieri e né a come saranno domani. Perché il cambiamento di ognuno di noi è continuo e costante nel tempo e dipende non solo da noi, ma anche da tutto ciò che ci circonda; e condividere spazi, idee e azioni, invece di portare ad allontanare mondi diversi, potrebbe, al contrario, spingere a mettere a risorsa comune le capacità di ognuno per trovare soluzioni condivise e durature.
Ed in tutto questo, anche la tecnologia che ormai invade la nostra vita, da un lato potrebbe essere fonte di immensi benefici, dall’altro potrebbe, invece, provocare ancora più fratture tra le generazioni a confronto.
Infatti, nata per migliorare ed allungare la vita dell’uomo, spesso si riduce ad un mezzo per allontanare i diversi gruppi ed isolare i singoli.
La copertina scelta vuole essere proprio un richiamo a questo problema. L’evoluzione dell’uomo verso il suo inarrestabile progresso, con l’uso massiccio della tecnologia, corre il rischio di portare, al contrario, verso una progressiva regressione dei rapporti interpersonali.
La tecnologia ci fa stare meglio rispetto a prima; ma, con l’uso errato e smodato, tende ad isolarci, a farci credere autosufficienti e a non considerare gli altri come parte del nostro progresso.
L’isolamento che ne deriva è parte fondamentale delle incomprensioni che si generano tra le generazioni e tutto questo lede spesso i tentativi di accorciare le distanze, frapponendo molto frequentemente muri insormontabili. E noi tendiamo ad essere sempre più chiusi a chi ci sta intorno e ci tuffiamo nella tecnologia, come àncora di salvezza per i nostri problemi e i nostri dubbi.
1.3 Perché io
Perché proprio io mi accingo a confrontarmi con questo tema, non certo facile da affrontare?
Perché la mia esperienza pregressa con il mondo dei giovani mi ha fatto capire tante cose, mi ha portato ad interrogarmi per