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Soluzione Carrero: Serie Carrero. Volume 3, #3
Soluzione Carrero: Serie Carrero. Volume 3, #3
Soluzione Carrero: Serie Carrero. Volume 3, #3
E-book554 pagine8 ore

Soluzione Carrero: Serie Carrero. Volume 3, #3

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Info su questo ebook

SINOSSI

Un nuovo inizio

Capitolo finale della trilogia dedicata a Emma e Jake.

Jake Carrero ed Emma Anderson, il capo e la sua assistente, sono passati dall’essere colleghi e amici a innamorati. Ora stanno soffrendo molto a causa dello stupido errore commesso da Jake.

Nella loro relazione c’è così tanto che non è stato ancora risolto o detto. E nessuno dei due sa se il danno potrà essere riparato e se troveranno un modo per tornare insieme.

Non solo la loro relazione è imperfetta e ha bisogno di basi migliori, ma su di essa incombe ancora un problema di nome Marissa Hartley. E infine, ci sono i loro amici dal cuore spezzato e la madre di Emma che non fa altro che deluderla.

Questa è l’ultima puntata della storia di Emma e Jake. Sarà la fine della loro relazione?

I personaggi di questo romanzo vi faranno ridere, piangere, sussultare e forse proverete nei loro confronti anche un po’ di affetto.

I contenuti e il linguaggio sono adatti a un pubblico adulto.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita5 gen 2023
ISBN9781071573396
Soluzione Carrero: Serie Carrero. Volume 3, #3

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    Anteprima del libro

    Soluzione Carrero - L.T. Marshall

    Jake & Emma

    Soluzione Carrero

    Un nuovo inizio

    L.T. Marshall

    Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio. Qualunque somiglianza con fatti, luoghi o persone reali, viventi o defunte, è del tutto casuale.

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in alcuna forma, elettronica o meccanica, incluse fotocopie, registrazioni o qualsiasi sistema di archiviazione o recupero di informazioni o redistribuita senza l’espressa autorizzazione scritta dell’autore.

    La Serie Carrero

    Jake & Emma

    Effetto Carrero ~ La Promozione

    Ascendente Carrero ~ Ridefinizione delle Regole

    Soluzione Carrero ~ Un nuovo inizio

    Arrick & Sophie

    The Carrero Heart ~ Beginning

    The Carrero Heart ~ The Journey

    The Carrero Heart ~ Happy Ever Afters

    Bonus Books

    Jake’s View

    Arrick’s View

    Altri romanzi di L.T. Marshall

    Just Rose

    Ringraziamenti

    Ci sono così tante persone che vorrei ringraziare ed elencare per la realizzazione di questo libro; così tante persone che sento di dover davvero ringraziare e che hanno in qualche modo contribuito al mio viaggio nella scrittura di un romanzo pronto per la stampa.

    Ma così facendo, sento che non riuscirei a esprimere tutto il mio apprezzamento per coloro che sono andati davvero oltre quando ho iniziato a pensare alla pubblicazione del mio primo libro.

    Quindi sì, voglio ringraziare tutti voi che siete nella mia vita, che sapete chi sono. Vi ringrazio per la vostra pazienza e l’incoraggiamento che mi hanno permesso di non interrompere questo viaggio. Tuttavia, so che ognuno di voi capirà il motivo per cui farò solo alcuni nomi. Quindi, per non dare più importanza a una persona che a un’altra, le elencherò nell'ordine in cui si sono unite al mio viaggio nella scrittura.

    Ringrazio Ross, la mia metà che soffre da tanto tempo. La tua pazienza, il tuo alzare gli occhi al cielo e il tuo sostegno mi hanno permesso di cominciare. Mi hai lasciata scrivere per giorni interi senza disturbarmi, hai tollerato il disordine in casa e le cene al microonde, oltre che l’infinita assenza di calzini puliti. Ti ringrazio per avermi detto che sei orgoglioso di me e avermi comprato un PC in modo da poter scrivere alla mia scrivania! E no, continuerai a non poter leggere, perciò guarda da un’altra parte!

    Grazie alla mia editor e pubblicista, la mia spalla e amica materna, Grace Bell che si è unita a me per il mio finale. Ti ringrazio per la passione che hai verso i miei personaggi e il genuino amore per la loro storia, per le infinite notti passate a parlare delle mie folli idee dandomi spunti come lettrice e consulenza come editor.

    Per le lezioni di grammatica e le ramanzine. Sei il mio braccio destro Carrero e il terzo libro non sarebbe arrivato così lontano senza la tua pacata razionalità che mi ha impedito di impazzire durante la conclusione della storia.

    Alla mia autrice gemella, Elle Harvey, per le interminabili conversazioni, i brainstorming e i sorrisi. Le infinite confezioni di torte e di tè e la pazienza di un santo. Abbiamo condiviso un viaggio nella scrittura e anche se ognuna di noi ha scelto di seguire il proprio percorso in modo autonomo, è stato quel viaggio insieme che ha affinato le nostre capacità rendendoci compagne di libri per la vita. Sei lo Yin del mio Yang! Faremo quel tour del libro a New York e condivideremo un banco un giorno.

    Ci sono molte persone che hanno contribuito in qualche modo. Vi ringrazio immensamente per aver reso possibile la nascita di questo libro, per avermi dato il coraggio e l'incoraggiamento necessari a perseguire il mio obiettivo. Non mi sono dimenticata di voi.

    Leanne xxx

    Per tutte le mie fan che mi hanno spinta a continuare.

    Capitolo 1

    Sono rannicchiata a letto, intorpidita dal continuo singhiozzare e da un dolore lacerante. Non so da quanto tempo sono qui mentre il sangue defluisce dalla mia testa e il cuore auto implode nel mio corpo. Sono solo un guscio vuoto e silenzioso, stanco e dal cuore spezzato, infranto all’inverosimile. Gli ho urlato contro, l’ho colpito, spinto con ogni briciolo di forza che avevo in corpo, ma lui cercava sempre di toccarmi.

    Il mio Jake, il mio corpo, la mia anima, è diventato il mio distruttore. Gli ho detto di non toccarmi, di non sfiorarmi mai più, di andare via, di sparire. Ho urlato e pianto e sono andata in pezzi ai suoi piedi. Le sue parole mi risuonavano intorno come un rumore che non riuscivo a comprendere, essendo consumata dal dolore.

    È stato solo dopo che ho pianto e l’ho implorato di lasciarmi in pace che mi ha ascoltata, andandosene via e io mi sono rifugiata nella solitudine della mia stanza... la nostra stanza. La sua.

    L’ho escluso e tagliato fuori. Non posso più permettergli di starmi accanto, di toccarmi o guardarmi.

    Ciò che avevamo è andato perso; il suo tradimento ha segnato il nostro destino e il mio mondo è andato in frantumi in modo devastante. Penso che non sarò mai più la stessa.

    Penso continuamente alla sua bocca su quella di lei, e questo mi strazia il cuore. Lui ha baciato la donna che più odio al mondo e non immagina neanche il danno profondo che ha fatto tradendomi con lei. Non ha idea di quanto mi abbia ferita.

    Ha baciato un’altra. Non una persona qualsiasi, ma lei, la causa del mio odio e della mia sofferenza negli ultimi mesi. La donna che un tempo possedeva il suo cuore, l’unica donna che lui abbia mai amato in passato e che ora porta in grembo suo figlio. Marissa Hartley. Come posso passarci sopra o credere che i suoi sentimenti per lei siano chiari come pensavo?

    Il suo nome è una freccia nel mio cuore, una ferita che brucia e mi fa male e dalla quale non mi riprenderò mai.

    Perché Jake? Perché? Perché eri così sicuro che ti avrei tradito? Forse eri insicuro a causa del mio rifiuto di venire a vivere con te o di accettare la tua proposta?

    Forse sono stata una sciocca a farti credere che ti avevo tradito dopo un banale litigio?

    Eravamo così fragili che è bastato una cosa così banale per separarci?

    C’è un’ombra accanto alla porta, il respiro mi si blocca e il battito mi si ferma. La sua vicinanza continua ad affliggermi anche a distanza, e il mio corpo lo sente nell’aria e trema.

    «Emma?» La voce di Jake, roca e selvaggia, mi provoca un dolore acuto al petto. Scivolo dalla mia parte del letto per scacciarlo via, mi copro le orecchie e mi rannicchio, travolta da una nuova ondata di dolore opprimente. Lacrime silenziose mi rigano il viso. Vorrei che questo dolore la smettesse di divorarmi.

    «Emma, per favore. Lasciami entrare,» mi supplica, la sua voce è così diversa da quella del mio Jake, diversa dal solito e questo mi dilania l’anima. Anch’io mi sento diversa e ho paura che non riuscirò più a riprendermi. Chiudo gli occhi e li strizzo forte con la speranza che lui sparisca. Non riuscirei a parlare neanche se lo volessi. È così duro e doloroso che è difficile da mandare giù dopo aver pianto come una disperata.

    C’è un lieve bussare alla porta che cigola sotto la pressione di un corpo. Il rumore di qualcosa di leggero e pesante scivola piano a terra dall’altra parte.

    «Non andrò da nessuna parte, piccola. Resterò qui finché non mi permetterai di vederti. Voglio vederti, Emma. Sto impazzendo qui fuori.» La tristezza nella sua voce mi addolora. Sembra affranto quanto me. La sua voce baritonale e roca sembra stanca e afona; l’emozione traspare da ogni parola dolorosa.

    Mi ha lasciato in pace per permettermi di calmarmi, ma non potrò chiuderlo fuori per sempre. Questo è il suo appartamento. Non più il mio. Devo alzarmi, prendere le mie cose e lasciarlo. Lui non mi ha lasciato altra scelta se non quella di andarmene. Qui non c’è più nulla per noi.

    Una nuova ondata di emozioni mi colpisce, squarciando il mio silenzio con un singhiozzo. Non ce la faccio a pensare di lasciarlo, non ora, non quando il mio corpo vorrebbe restare e morire qui. Il dolore è così forte che non riesco a respirare.

    «Ti prego. Ti prego, piccola. Mi uccide stare qui fuori e sentirti piangere. Fammi entrare. Fatti abbracciare.» La sua voce si spezza; l’emozione è travolgente. Non riesco a immaginarlo accasciato contro la porta, con le ginocchia sollevate e le braccia strette intorno al corpo, forse a reggere la testa, mentre è affranto e devastato quanto me. Provo a scacciare la sua immagine dalla mia testa, le lacrime mi consumano; quel pensiero mi addolora in un modo inimmaginabile. Non riesco a sopportare l’idea che lui sia addolorato quanto me, che stia soffrendo fuori dalla porta della sua camera. Sono confusa, ma non riesco a tollerare l’idea di farlo avvicinare. Pensare al suo tocco mi fa pensare a lui e lei, a Jake che la tocca, che la guarda negli occhi e la bacia. Quell’immagine mi colpisce come un attizzatoio rovente, torturandomi nel profondo.

    Che cosa ci ha fatto?

    «Io... Io... non posso,» ansimo tra le lacrime, incerta se lui mi abbia sentita.

    La mia voce è flebile e fragile, un’eco del tono che ho di solito.

    «Emma, non ti toccherò. Lo giuro. Mi terrò a debita distanza. Ho solo bisogno di vederti... di guardarti,» mi implora. Lo sento spostarsi verso la porta per ascoltare la mia risposta e questo mi fa stare ancora più male.

    Non mi piace vederlo così. Lui è il mio Carrero forte e autoritario, sempre così sicuro, determinato e controllato.

    Non sopporto questa versione silenziosa e triste che mi implora mentre se ne sta seduto lì fuori e mi chiede di poter entrare in una stanza del suo appartamento.

    Questo non è il mio Jake. Lo rivoglio indietro. Voglio il Jake di una settimana fa, quello che non mi avrebbe mai tradita o lasciata in questo modo. Il Jake che avrebbe smosso mari e monti per proteggermi, e non questo qui fuori che è così diverso da quello che pensavo di conoscere.

    «Non ci riesco. Non ce la faccio ad alzarmi.» È la verità, poiché non ho la forza di arrivare alla porta. Piagnucolo sommessamente, le lacrime scendono liberamente e fuori controllo. Riesco a stento a sollevare la testa, mi sento così svuotata che non ce la faccio a muovermi. La stanchezza fisica ed emotiva mi sta prosciugando. Non so che ore sono, mi sembra di essere qui da giorni.

    «Dimmi solo se posso aprire la porta e lo farò.» La sua voce è tesa, lui sta aspettando e sperando che io non lo lasci fuori, sta ancora chiedendo il mio permesso.

    Ma, anche se desidero ardentemente lasciarlo lì fuori, non posso farlo. Lui è la causa del mio dolore lacerante, ma anche l’unica persona che vuole aiutarmi. È la mia tortura. Il mio salvatore e il mio aguzzino. Quando sono devastata, il mio cuore spezzato cerca l’unica persona che mi protegge e mi fa sentire al sicuro.

    «È casa tua,» sussurro, non decidendo al suo posto. Dopo qualche minuto sussulto sorpresa e mi stringo le braccia intorno al corpo, perché lo vedo aprire la porta con un calcio, esercitando una forza naturale. Il telaio si squarcia e i cardini cigolano violentemente; la luce filtra dall’altra camera e la sua forte corporatura si staglia sulla soglia.

    Mi rannicchio ancora di più su me stessa come quando ero una bambina, coprendomi il viso con le braccia per difendermi. Il dolore che mi causa la sua vicinanza è più straziante di qualunque cosa abbia mai provato. Lo sento avvicinarsi, sento il materasso affondare sotto il suo peso ma si tiene a distanza. Sospira pesantemente. Riesco a sentire ogni grammo della sua forte energia vibrare da lui; sento la sua disperazione, il rimorso e che ha il cuore spezzato come me.

    «Ti amo, piccola. Posso sistemare tutto. Voglio farlo. Voglio che tu... Quello che ho fatto mi sta uccidendo. Mi fa male averti ferita, sapere che ti ho perso.» La sua voce trasuda dolore e trema, il bisogno di voltarmi e rintanarmi tra le sue braccia forti mi travolge, ma so che non troverei il sollievo che cerco disperatamente.

    Il suo tocco causerebbe solo altra devastazione al mio cuore.

    Marissa, con la sua espressione cattiva e gli occhi malvagi si palesa nella mia mente e sogghigna, mi deride. Riesco quasi a sentire la sua soddisfazione. Ha vinto. È riuscita a portarmelo via nel peggiore dei modi.

    «Non so se potrò superarlo. Mi serve tempo per respirare, pensare,» sussurro per paura che dicendolo ad alta voce, la mia anima potrebbe lacerarsi ancora di più.

    «Non voglio che tu te ne vada,» gracchia provando a guardare il mio viso avvolto dalla penombra, si avvicina ancora e io sento il suo calore corporeo inondarmi. Mi sta intrappolando senza toccarmi, e io trattengo il fiato.

    «Non posso restare.» Mi rannicchio ulteriormente su me stessa nascondendomi dall’uomo che ho amato di più al mondo; l’unica persona che ha cambiato in meglio la mia vita ma allo stesso tempo ha distrutto tutto in un colpo solo.

    «Farò qualunque cosa, tutto ciò che vuoi, Emma, ma ti prego, non lasciarmi.» La sua voce è flebile, lui sembra senza fiato.

    Tira su col naso, e so che le lacrime gli rigano le guance. Sto male, ma nonostante quello che mi ha fatto, non voglio che lui soffra. Non l’ho mai visto piangere e non voglio vederlo ora, non riuscirei a sopportarlo.

    «Devo andare. Ho bisogno di stare un po’ di tempo lontano da te. Mi fa troppo male averti accanto. Non so se posso perdonarti adesso che la situazione è così ingarbugliata ed è successo tutto di recente. Ho bisogno di tempo e spazio per pensare.»

    Vorrei sembrare convinta della mia richiesta, invece sembro solo patetica e fragile; è come se gli stessi chiedendo il permesso di andarmene.

    Esala un respiro strozzato nel tentativo di soffocare le emozioni che minacciano di consumarlo, cerca di non perdere il controllo, ma mi accorgo di tutto ciò che fa. Il suo rimpianto è l’unica cosa che mi impedisce di impazzire ora, il dolore evidente per ciò che ci ha fatto è l’unico balsamo nel disastro che resta della nostra relazione. L’unica cosa che tiene a bada la mia rabbia. Lui resta in silenzio, sento il letto muoversi mentre stringe le lenzuola, le sue mani si aggrappano disperatamente a esse mentre riflette. Vedere Jake in subbuglio mi devasta l’anima.

    «Dirò a Jefferson di accompagnarti nel Queens o dovunque tu voglia andare,» pronuncia quelle parole ansimando, come se l’avessi appena pugnalato al cuore.

    Se è successo, allora devo aver pugnalato anche il mio e ora sto morendo dissanguata.

    «Penso che sia meglio che vada appena mi sarò ripresa.» Non credo che sia possibile in questo momento, il mio corpo è distante e fuori uso, si muove a stento per nascondere il mio dolore, figuriamoci se riesco ad alzarmi. Il cuore mi fa male così tanto che mi rimbomba nel petto e nello stomaco. Sto male. Mi sento la testa leggera e annaspo per lo sforzo di respirare. Non riesco più a farlo attraverso il naso e ho la gola secca e irritata.

    «Non posso. Non ci riesco, Emma!» La sua voce ha riacquistato improvvisamente la sua potenza, le sue mani mi attirano a sé in un battibaleno facendomi gridare per la sorpresa. Affonda il viso tra i miei capelli e mi avvolge nel suo abbraccio esternando il dolore che sta trattenendo. Non avrei mai immaginato di vedere Jake piangere ed è la cosa più orribile che io abbia mai visto. Ho il cuore diviso in due. È lo stesso sentimento che si prova nel vedere uccidere qualcuno che ami mentre tu non puoi fare nulla per salvarlo.

    Piango stretta al suo corpo mentre cerco disperatamente di scacciare via l’idea di andarmene che continua a tormentarmi. Mi irrigidisco, perché ho paura che lui riesca a trattenermi o mi lasci andare via, che il pensiero di loro due insieme mi faccia impazzire. Ho paura di abbandonarmi a lui o che ciò che è successo possa consumarmi.

    «Per favore, lasciami andare,» piango sommessamente, supplicandolo di non peggiorare la situazione. Lui non immagina neanche l’agonia che mi provoca o il dolore che mi infligge quando mi tocca. Quando percepisce la mia rigidità, si ricompone e allenta la presa, lasciandomi andare. Si alza e si volta, respirando a fatica. La sua postura indica sconfitta e disperazione.

    «Ti lascio andar via, Emma, ma ti prometto che non rinuncerò mai a te, anche se dovrò inseguirti per il resto della mia vita. Non smetterò mai di volerti riconquistare.» Si ritrae lentamente. Credo che tema di fare qualcosa che possa allontanarmi ulteriormente. Si ferma vicino alla porta gettando un’ultima occhiata alla mia figura scarmigliata che giace immobile sul letto. Quando i nostri occhi si incontrano, provo un dolore lacerante poiché vedo nei suoi tanta tristezza e la mia stessa sofferenza.

    Perché devi uccidermi così?

    «Se dovrò passare i prossimi sessant’anni implorandoti, lo farò, Emma. Sei l’unica donna per me. L’unica! Ti amo con tutta la mia anima, piccola. Non smetterò mai di rivolerti nella mia vita, di riconquistare il tuo cuore, perché ho bisogno di te.» Gettandomi un’altra occhiata dolorosa, lascia la stanza e attraversa l’appartamento dirigendosi in una delle tante camere per gli ospiti inutilizzate per lasciarmi un po’ di spazio. Vorrei che le sue parole mi dessero un po’ di conforto, ma non è così, anzi fanno in modo che il mio cuore addolorato venga sopraffatto dalla rabbia.

    Se significavo così tanto per lui non avrebbe dovuto toccarla.

    * * *

    Quando finalmente il mio corpo è in grado di stare in piedi, mi alzo e mi vesto rapidamente. Non ce la faccio a gironzolare per l’appartamento. Non voglio vedere Jake. Afferro tutti i vestiti che posso ed esco dall’appartamento premendo il tasto dell’interfono per chiamare Mathews all’interno dell’appartamento. Lui appare nella sua mise da Men in Black, informandomi che Jefferson arriverà tra pochi minuti. Sembra sapere ciò che voglio, e scommetto che Jake l’ha incalzato come al solito. Lui non si vede in giro, ma so che è qui. Riesco a sentire la sua presenza. Provo a non pensare a lui altrimenti non ce la farò. Ho bisogno di essere forte per riuscire ad andar via.

    Mathews ha annuito quando gli ho detto che avrei fatto preparare il resto dei miei bagagli a Nora, e me li spedirà domani. Devo prendere solo quello che ho sottomano e andare via. Ho bisogno di schiarirmi i pensieri, tornare a casa da Sarah e prendermi del tempo per riflettere su ciò che è accaduto. È un piano, ed è tutto ciò che mi impedisce di andare in pezzi; è la vecchia Emma assistente che preme affinché io faccia chiarezza nei miei pensieri, e mi aiuta ad affrontare il momento peggiore della mia vita. È tutto così composto e calmo. Faccio le mie richieste a Mathews come se fossi una persona sana che sta organizzando un piccolo viaggio, quando in realtà sono sopraffatta dall’agonia e provo a non mostrare la mia anima tormentata. È ciò di cui ho bisogno in questo momento perché ogni emozione mi farebbe cadere ai suoi piedi.

    Mathews se ne sta educato e impassibile mentre lo istruisco su alcuni oggetti che non voglio o non tollero di avere con me. I suoi capelli neri sono spruzzati di grigio, i suoi dolci occhi azzurri sono contorniati da rughe, forse è prossimo ai cinquant’anni. Mi è sempre piaciuto nel suo ruolo di onnipresente protettore silenzioso. Capisco il motivo per cui Jake ha talmente tanta fiducia in lui da affidargli la gestione della sicurezza sia dentro che fuori casa. Ha l’aspetto e la pacata gentilezza di un militare, sottolineata da una punta di pericolosità. Non ho dubbi che lui sia il genere di uomo che si beccherebbe una pallottola per Jake. Mi piace l’idea che ci sia Mathews a prendersi cura di lui ora che io non potrò più farlo.

    Provo a ritrovare la vecchia parte di me, la Emma in versione assistente, per proteggermi dai miei sentimenti. Lei solleva il mento e indossa la maschera dell’impassibilità. La mia forza di volontà impedisce al mio corpo di crollare mentre Mathews si occupa della mia valigia e mi accompagna all’ascensore fuori dall’attico. Mi guardo in giro un’ultima volta. Ho il cuore pesante non perché sto lasciando questo appartamento, visto che non è mai stato mio, ma per ciò che significa uscire da esso. Ho perso tutto, proprio come pensavo, non perché ho permesso a Jake di sedurmi in un’avventura di una notte ma perché mi sono innamorata di lui. Ho abbassato così tanti paletti che mi tenevano al sicuro, eppure il risultato è stato lo stesso quello di perdere lui, il mio lavoro e la nostra relazione, e ora eccomi qui mentre esco dalla sua vita per la seconda volta.

    Capitolo 2

    È passato solo un giorno da quando l’ho lasciato, ma sembra un’eternità. L’appartamento è stranamente silenzioso poiché Sarah e Marcus, il suo ragazzo, saranno via per i prossimi sei giorni per far visita ai genitori di lui. Ho tutti gli apparecchi tecnologici staccati, perciò lui non può contattarmi, e io sto morendo poco a poco perché non appartengo più a questo posto, a questo appartamento. Non dovrei più essere nel Queens.

    La rabbia serpeggia dentro me seguita dal dolore e infine dal lutto. Non riesco a calmarmi, ogni fibra del mio essere è sopraffatta continuamente dalle emozioni. Mi sembra di essere intrappolata in un incubo dal quale non riesco a svegliarmi e tutto ciò che mi circonda è surreale. Ho i palmi freddi e il mio corpo trema, ma mi sento bollente e malata. Ho provato a fare altro oltre a giacere a letto e singhiozzare, ma non ne sono capace. In passato quando gli uomini mi avevano ferita e picchiata, avevo sempre trovato la forza di ribellarmi. La rabbia mi aveva sempre spronata a essere migliore. Invece Jake mi ha lasciata disperata e vuota. In me è rimasta solo una disperazione agonizzante e disperata mentre giaccio fiacca e senza forze a letto. Non ho voglia di mangiare, non riesco nemmeno a bere, e il pensiero di alzarmi è insopportabile. Ho vomitato così tante volte da quando sono qui come reazione al trauma emotivo. Ripenso continuamente a Jake e Marissa. La mia immaginazione è fervida, non sta mai ferma e me li fa vedere mentre si baciano appassionatamente, mentre lui le fa scorrere le mani lungo il corpo spingendosi oltre.

    Non riesco a non pensarci e ogni nuova immagine diventa sempre più dettagliata e straziante dell’ultima. Sto torturando me stessa fino a impazzire. Non so quanto si siano spinti o se abbiano persino cominciato a farlo, ma la mia mente mi tormenta. So che se resterò qui continuando a farmi questo, impazzirò lentamente o morirò di fame. Devo alzarmi e farmi una doccia, mangiare e non starmene a letto fino a dimenticare tutto. Devo cominciare a essere più razionale per facilitare il processo di metabolizzazione di quanto è accaduto.

    Devi rimettere insieme i tuoi pezzi e dimenticare. Sei migliore di così!

    Alla fine mi metto a sedere e guardo la pioggia che cade fuori dalla finestra appoggiata alla testiera grigia imbottita. Sembra l’eco del mio stato d’animo. Il cielo grigio scuro incupisce tutto ciò che mi circonda nella mia camera da letto moderna. Non ho idea di che ora sia, si è fermata nel momento in cui lui mi ha detto cosa aveva fatto.

    Mi alzo in piedi vergognandomi di indossare ancora la sua maglietta e i pantaloncini da corsa mentre osservo la mia immagine scarmigliata. Non voglio avere il suo odore addosso o il suo ricordo così vivido. Devo ricompormi e provare ad affrontare la mia vita, e forse facendo così ritroverò la mia vecchia determinazione.

    Mi costringo a entrare nella piccola doccia dell’appartamento. I confini di questo bagno rosa sgargiante che Sarah ha insistito per decorare mi danno un po’ di comfort, un piccolo sprazzo di felicità in mezzo a un mare di oscurità; il volto felice di Sarah rimpiazza per un momento quello di Marissa regalandomi un po’ di calma.

    * * *

    Mi sento leggermente meglio mentre i duri getti di acqua bollente mi penetrano nelle ossa distraendomi dalla realtà. Resto sotto l’acqua finché mi sento le gambe molli; sembro un burattino che si muove con l’autopilota.

    Indosso degli abiti puliti e mi spazzolo i capelli prima di sistemare le mie cose nell’armadio vuoto.

    Il suono del campanello distoglie la mia attenzione, esito e lo stomaco si annoda per la paura. Sarah tornerà tra un paio di giorni e non aspetto nessuno. Sento un po’ di paura quando penso che potrebbe essere lui, che forse non vuole concedermi lo spazio per pensare, ma non posso vederlo così presto. Sento le mie viscere diventare molli, liquefarsi, le gambe si trasformano in gelatina e mi sudano i palmi. Sto quasi per svenire quando subentra la razionalità.

    Aspetta!

    La mia mente si concentra. Deve essere Mathews con i miei effetti personali! Gli ho chiesto di portarmeli il prima possibile perché volevo affrontare rapidamente il dolore. Mi sento ridicola e provo a recuperare un po’ di stabilità.

    Datti una calmata, Emma. Respira, conta, respira.

    Mi dirigo alla porta barcollando e la apro con esitazione senza guardare nello spioncino; voglio ritrovare il mio coraggio e provare a nascondere il mio subbuglio interiore.

    Ho ragione: è Mathews insieme a un altro uomo vestito anche lui di nero con in mano le mie valigie e un’espressione seria sul volto. So che mi sta guardando per capire come sto senza chiedermelo. È ciò che lui fa: valuta immediatamente le persone, le analizza con una semplice occhiata.

    «Signorina Anderson, devo portarle dentro?» La sua profonda voce roca è confortante. Faccio un sorriso tirato e mi sposto di lato indicando che possono farlo. La Emma assistente prende per un po’ il controllo del mio corpo senza vita.

    Non ci mettono molto a portare dentro le valigie e le scatole, e ogni volta la mia testa e il mio cuore mi fanno male un po’ di più.

    Non mi ero accorta di quanta roba avessi accumulato trasferendomi da Jake: era sempre generoso, mi riempiva di vestiti tramite Donna o mi faceva trovare piccole sorprese tra i miei gioielli o le scarpe; persino i libri che leggevo, me ne faceva trovare sempre uno nuovo sul comodino quando ero sul punto di finire il precedente. Non cessava mai di anticipare i miei bisogni e sapeva esattamente cosa mi piaceva. Non mi ha mai fatto regali enormi o eclatanti, ma doni che sapeva non mi sarei mai sentita in imbarazzo ad accettare e li infilava tra gli oggetti che usavo quotidianamente per farmeli trovare quando ero da sola. Non li ho mai rifiutati quando me li donava in quel modo, anzi mi scaldava il pensiero di quei piccoli gesti che lui faceva per me.

    Dio, mi manca così tanto. Sapeva sempre quello di cui avevo bisogno. Mi manca.

    Dopo che gli uomini hanno finito, Mathews accompagna l’uomo alla porta e mi rivolge un affettuoso sorriso paterno.

    «Signorina Anderson, il signor Carrero mi ha chiesto di darle questa.» Il suo sguardo deciso osserva la gamma di emozioni che attraversano il mio viso mentre mi porge la sottile lettera color crema col mio nome scritto con la bellissima grafia di Jake. Il cuore mi si stringe e si contrae alla sua vista. Mi mordo immediatamente il labbro per frenare le lacrime, ma il pesante deglutire per placare le mie emozioni non passa inosservato. Mathews mi getta un’occhiata comprensiva e mi fa scivolare la lettera nel prima, mi dà una piccola pacca sulla spalla e mi rivolge uno sguardo carico di compassione.

    «Lui la ama, signora. Gli uomini sono idioti quando si tratta di amore e relazioni. Tutti commettiamo degli sbagli. Non rinunci a quello che avete senza rifletterci. Lei è il suo universo, signorina Anderson.»

    Osservazione interessante fatta da un uomo che fa caso a tutto pur essendo una presenza fugace nelle nostre vite.

    Mi fa un sorriso gentile e io annuisco sentendo un groppo che stringe dolorosamente la mia gola. Le lacrime mi pungono gli occhi e la gola pulsa.

    «Per favore, dica a Jake che ho bisogno di stare un po’ di tempo da sola. La ringrazio per aver portato le mie cose, signor Mathews. Grazie davvero.» Faccio un sorriso tirato. Lui capisce che lo sto congedando prima di andare in pezzi. Sentire il nome di Jake mi provoca un dolore insopportabile che mi dilania l’anima. Lui annuisce e mi saluta prima di andarsene chiudendosi la porta alle spalle.

    Resto lì rigida e stordita a fissare la maniglia della porta per qualche minuto, persa nei miei pensieri. Poi torno alla realtà e abbasso lo sguardo sulla lettera che ho in mano. La sto stringendo così forte che ho sgualcito la superficie liscia. Raggiungo il divano e mi siedo posandola davanti a me come se fosse un oggetto che non conosco e col quale non voglio avere niente a che fare. Resto seduta a lungo a fissarla, il cuore mi pulsa nel petto e ho il respiro erratico. La sua bellissima grafia nitida distrugge ciò che rimane della mia forza, ciò che ho dentro, e ha la capacità di provocare un’altra ondata di lacrime, singhiozzi e dolore lacerante che non sono pronta ad affrontare. Mi alzo, attraverso la stanza e mi siedo davanti allo specchio. Ho bisogno di tempo per ricompormi prima di leggerla.

    Jake ha baciato un’altra donna; tra tante persone ha baciato Marissa! Riuscirò mai ad accettarlo?

    Per qualcuno il suo gesto è scusabile, persino comprensibile considerando tutto ciò che l’ha causato. Ma non posso cambiare il fatto che mi abbia ferito. Si tratta di fiducia, tradimento e sicurezza. Questo gesto fa più male che se avesse avuto con lei un rapporto completo. L’ha toccata e le ha dato qualcosa che dovrebbe appartenere solo a me sin dal momento in cui mi ha dato il suo cuore. L’ha toccata pur sapendo che il suo gesto mi avrebbe distrutta. Ha toccato la donna alla quale sarà legato eternamente a causa di un bambino. So che quando è ubriaco Jake può essere irrazionale e impulsivo, rabbioso, ma c’è una parte di me che scuote mestamente il capo.

    Se fosse stato innamorato di me, non mi avrebbe accantonata, non mi avrebbe trattata con tanta crudeltà baciando quella donna e comportandosi in modo così vendicativo nei miei confronti.

    Forse è questo che merito dalla vita? Forse è ciò che merito per essere un miscuglio confuso e insicuro di strane emozioni che l’ha tartassato per così tanto tempo, tuttavia non dubito che Jake sia innamorato di me. Lui ha cambiato la sua vita per me, e penso che si sia pentito di ciò che ha fatto. Sarei cieca a non averlo notato, ma non è questo che mi trattiene qui.

    È la consapevolezza che potrei non essere più capace di fidarmi di lui, di permettere alle mie insicurezze di manifestarsi senza controllo; è la consapevolezza che avrò sempre dei dubbi ogni volta che lui mi lascerà sola e che penserò sempre che lui provi qualcosa per Marissa. Questa è una macchia nella nostra unione quasi perfetta, una cicatrice orrenda che sarà sempre con noi. Lui è la dimostrazione che tutti gli uomini, persino quelli innamorati, possono ferirti facilmente.

    So che anch’io ho delle colpe e forse è per questo che non riesco a odiarlo, forse è per questo che sto morendo dentro. Lui è tutto ciò che voglio. La causa del mio dolore è anche la mia unica cura, e anche se lo detesto per ciò che ha fatto e provo rabbia e dolore, non riesco a smettere di consumarmi per lui, e questo mi rende ancora più confusa e incapace di pensare lucidamente.

    * * *

    Ho passato gli ultimi giorni immersa nella mia solitudine, sono uscita solo per comprare qualcosa da mangiare e poi sono tornata a casa. Sono rimasta seduta così tante ore davanti alla TV a guardare programmi del daytime e orribili film d’amore che mi hanno fatto solo venire voglia di scagliare dei libri contro lo schermo. Sarah dovrebbe ritornare presto e non voglio che lei veda come sono diventata un disastro, una ragazza stupida e piagnucolona che vive immersa in un mare di cibo spazzatura, involucri di cioccolata e fazzolettini usati.

    Che classe, Emma! Hai davvero bisogno di ricomporti.

    Dopo un discorso d’incoraggiamento necessario e una lunga occhiata agonizzante allo specchio, finalmente, sono stufa del mio umore deprimente e del mio comportamento disgustoso. Mi sforzo di alzarmi e la smetto di girovagare per casa come uno zombie dal cuore spezzato, facendo qualunque cosa per non pensarci.

    Mi tengo occupata pulendo l’appartamento sporco dopo ore passate a piangere a letto e mangiare cibo spazzatura; non riesco a guardare il mucchio di vestiti sul pavimento, poiché tutto mi ricorda lui. Ho bisogno di ricompormi e mostrare a Sarah che posso essere la ragazza di un tempo. Posso far finta di stare bene, che nulla sia cambiato e che io stia solo pulendo il nostro appartamento. Non voglio che la persona che sono diventata diventi un peso per lei al suo ritorno. Mi vergogno di me stessa.

    Lui mi ha mandato messaggi ed e-mail che però non ho aperto, e ho mandato indietro i mazzi di fiori e i regali che mi ha fatto arrivare a casa. Jake ce la sta mettendo tutta a penetrare attraverso il mio muro di silenzio, ma su ogni bigliettino dei regali che ho rifiutato gli ho scritto:

    Lasciami in pace, dammi tempo. X

    Ogni volta che ci penso, sono pervasa dal dolore del tradimento. Ogni bellissimo mazzo di fiori, uno più costoso dell’altro, i cioccolatini, i gioielli e persino un pupazzo a forma di orso mi ricordano il mio cuore spezzato. Ognuno di essi provoca un fiume di lacrime e mi spezza il cuore. È doloroso dire ai corrieri di riportarli indietro, che non li voglio. Quando pur vedendomi singhiozzante, nervosa, piagnucolona e stordita, sono tanto coraggiosi da consegnarmi i regali di Jake, agito le mani e ordino loro di riportarli indietro. È un dolore troppo grand da sopportare e ora ho staccato il citofono, perciò penso che essi credano che non ci sia nessuno in casa.

    Non posso impedire a Jake di mettersi in contatto con me e non passa un giorno senza che lui ci provi, ma non sono ancora pronta ad affrontare la situazione o lui. La mia testa è incasinata; il mio corpo è in subbuglio; le mie emozioni sono confuse. Mi sento come se fossi alla deriva. Non riesco a concentrarmi su una singola cosa. Non ho mai sperimentato questo genere di tormento. Dopo che Jake mi aveva mandata a lavorare alle dipendenze di suo padre, avevo pensato che quella fosse l’esperienza più brutta della mia vita, invece questa la supera. È straziante.

    La notte dormo a malapena e ogni volta allungo la mano per cercarlo. Sogno lui, ma ogni volta il sogno si trasforma in un incubo, mi sveglio in preda al panico e mi tiro su a sedere appoggiando la schiena contro la testiera. Sollevo le coperte fino al petto e cerco di allontanare le ombre che vogliono avvolgermi prima di uscire fuori dalla mia follia e svegliarmi in preda alla disperazione. Le notti peggiori sono quelle in cui mi sveglio sudata e impaurita, in cui annaspo in preda al panico mentre scaccio via i fantasmi che mi circondano. Mi sveglio con la speranza che si sia trattato solo di un incubo e che io sia ancora nel suo appartamento, prigioniera del suo corpo, e che lui sia qui accanto a me per farmi sentire al sicuro, ma ogni volta che mi rendo conto in cui mi trovo, il mio corpo è squassato dai singhiozzi.

    Ho pianto così tanto che penso di aver esaurito le lacrime, anche se a quanto pare ne ho una scorta infinita solo per lui. La stanchezza è l’unica cosa che mi aiuta a placare il mio dolore e a dimenticare quello che è successo.

    * * *

    «Emma?» Sento la voce preoccupata di Sarah mentre pulisco il piano cottura per la cinquantesima volta. Appena mi vede mi abbraccia. Non mi ero accorta che fosse entrata. Ci eravamo sentite per telefono un paio d’ore fa prima che lei si mettesse in viaggio verso casa e le avevo raccontato il motivo per cui ero qui. Non ero riuscita a dirle tutto perché piangevo, ma lei aveva capito.

    «Oh, mio Dio! Mi sono agitata per tutto il volo, non vedevo l’ora di tornare da te.» Mi culla tenendomi stretta e io mi rilasso nel suo abbraccio, mi ricompongo e dico a me stessa di non andare in pezzi, di non essere il genere di ragazza che si dispera quando la sua migliore amica le chiede come sta.

    «Sto bene, Sarah. Meglio di quanto sia stata negli ultimi giorni.» È la verità: la maggior parte del tempo sono sopraffatta da un torpore che mi permette di svolgere piccole faccende quotidiane in uno stato quasi simile a quello di uno zombie.

    Mi giro tra le sue braccia e vedo Marcus che porta le valigie in camera sua. Come ogni uomo non vuole assistere al crollo emotivo di una donna. Un vero seduttore. Jake avrebbe asciugato le mie lacrime e mi avrebbe chiesto di raccontargli cosa era successo, infine avrebbe pulito il pavimento col corpo di Marcus e il suo comportamento evasivo. Scaccio via quel pensiero e mi mordo il labbro.

    Non posso continuare a torturarmi in questo modo. Smettila di pensare a lui.

    «È vero? Te ne sei andata?» Mi guarda accigliata. «Lui ha sbagliato, Emma. È umano.» La sua dichiarazione mi coglie di sorpresa, smetto di fare quello che sto facendo e la guardo.

    «Prima al telefono mi hai detto di prenderlo a calci nelle palle se ricordo bene,» le ricordo. Sono sorpresa e un po’ ferita.

    «Sì, ma ho avuto il tempo per sbollire la rabbia e pensare, Ems. Jake ti ama davvero. Non penso che lo farà di nuovo.» Sembra incredibilmente sincera in questo momento.

    Perché sono così scioccata? Lei ha dato così tante possibilità a Marcus in passato ed eccolo di nuovo qui. Lei è solo un’altra versione di mia madre che prima permette a un uomo di ferirla e poi lo perdona.

    «Non so cosa fare, sono molto confusa,» ammetto abbassando lo sguardo sul modo in cui stringe saldamente le mie mani. Mi assale la voglia improvvisa di attirarla tra le mie braccia e piangere sulla sua spalla. Non mi manca la vecchia Emma che detestava questo genere di contatto, poiché lo sento confortante e necessario in questo momento.

    «Emma, se ci pensi Jake avrebbe potuto fare anche altro oltre a baciarla. Avrebbe potuto accompagnarla in hotel e scoparla, invece subito dopo averla baciata, si è reso conto del suo sbaglio. Non è così?» Mi guarda con i suoi occhi azzurri colmi di speranza, ma io faccio finta di niente. Non posso negare che il vecchio Jake non ci avrebbe pensato due volte a scoparsi una ragazza rimorchiata in un bar e si sarebbe scopato persino Marissa se fosse stato abbastanza ubriaco. Era già capitato in passato e il bambino ne era la prova. Scaccio via l’immagine del suo corpo avvinghiato a quello di Marissa; la bile mi risale in gola ogni volta che ci penso

    «Quindi, pensi che dovrei dimenticare ciò che ha fatto, cancellarlo come se non fosse mai accaduto?» sbotto divincolando le mie mani dalle sue. Pensavo che Sarah fosse dalla mia parte.

    Ma non stavolta!

    «Certo che no, lui ti ha ferita, Emma, ma penso che puoi gettarti alle spalle ciò che è accaduto e tornare con lui appena sarai pronta.» Sembra così giovane e accondiscendente. Non mi piace questa Sarah. Voglio sentirla scherzare sui modi in cui lo mutilerebbe nel tentativo di dimostrarmi la sua lealtà; vorrei che lo prendesse a parolacce usando tutti i nomignoli possibili e immaginabili. Invece lo sta giustificando, e questo riaccende la rabbia che ho tenuto a bada negli ultimi giorni.

    «Non è solo per il bacio, ma per la persona a cui l’ha dato!» sbotto allontanandomi, mi dirigo al divano e mi ci accascio sopra per placare l’ondata di irritazione che sta crescendo nelle mie viscere. «Era lei... Marissa. L’unica persona che odio più di chiunque altro, la sola che può distruggere sul serio quello che c’è tra noi.» Le lacrime mi pungono gli occhi quando sento il nome della stronza, ma le ricaccio indietro. Non voglio farlo.

    Quella stronza non avrà mai la soddisfazione di farmi piangere.

    «Probabilmente non si è trattato di una scelta, Emma, ma solo di una coincidenza. Quella donna gli si è buttata tra le braccia mentre era ferito, e per quanto lui sia stato uno stupido, non credo che sia ancora attratto da lei.» Agita le mani in preda all’agitazione, ma si scontra col mio cipiglio furioso.

    Come puoi essere così sicura Sarah mentre io non lo sono?

    «Se Jake fosse innamorato di me, non l’avrebbe baciata,» sputo fuori. Sarah non si muove, tiene le braccia conserte come se stesse avendo a che fare con una bambina petulante. La sua voce è ferma e decisa, il suo sguardo è simile a quello di una maestrina.

    «Se non fosse innamorato di te, non avrebbe fatto nulla, Emma. Invece si è comportato da stupido perché aveva il cuore spezzato. Vi siete feriti a vicenda. Lui l’ha scoperto solo in un secondo momento che tu stavi bluffando, ma hai continuato a tenerlo alla larga.» Viene a sedersi accanto a me e mi guarda implorante prendendomi la mano, ma volto la faccia offesa dal fatto che lo stia difendendo.

    «Lui avrebbe dovuto sapere che non avrei mai fatto una cosa del genere, e poi non l’ho tenuto alla larga, ma gli ho solo detto che era troppo presto.» Una calda lacrima rotola lungo la mia guancia, sono di nuovo confusa. A quanto pare non sono mai in grado di stabilire di chi sia la colpa. Forse se mi fossi comportata in modo diverso, ora non ci troveremmo in questa situazione.

    «Gli uomini sono proprio stupidi, specialmente quando sono ubriachi e in balia delle emozioni. Jake si sentiva ferito perché lo tenevi a distanza, e questo credo che sia devastante per un uomo con un ego come il suo, Ems. E dulcis in fundo, quando hai fatto quel commento sull’altro ragazzo, lui ha perso la testa, pensando forse che tu non lo volessi più.» Lei ha un tono pacato, invece io sono furiosa.

    «E allora è un idiota perché è lui tutto ciò che voglio e di cui ho bisogno. Lo seguirei fino in capo al mondo.» Scoppio a piangere; è un pianto liberatorio, struggente e così intenso che persino Sarah rimane in silenzio per lo shock. Mi guarda con i suoi occhioni azzurri e le trema il labbro.

    «Emma...» comincia a dire dopo avermi lasciata sfogare, «...se Jake è tutto per te, allora perché non vuoi andare a vivere con lui?» Mi guarda attentamente, ha un’espressione confusa e dolce.

    «Perché ho paura,» ammetto alla fine. «Ho paura di non riuscire a tenere al mio fianco un uomo come lui. Ho paura di cedere a un’altra persona il controllo della mia vita e perdere tutto ciò che ho conquistato. Ho paura che la vita che lui mi sta offrendo possa scomparire da un momento all’altro.» Mi rendo conto di non aver mai avuto fiducia in me stessa, ho sempre pensato che sarei riuscita a tenermi Jake per un paio di mesi, non che lo avrei sposato o che sarei riuscita a tenerlo al mio fianco per tutta la vita. Non ho mai pensato di essere in grado di dargli le stesse cose che lui cercava di dare a me, e che anche ora penso di non meritare.

    Devo ringraziare mia madre e i suoi amanti se sono così; se dubito così tanto di me stessa che sono troppo spaventata dall’idea di essere felice. Jake ha ragione quando dice che non so lasciarmi andare e

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