Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Forever With You
Forever With You
Forever With You
E-book298 pagine6 ore

Forever With You

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Bestseller del New York Times, USA Today e Wall Street Journal

Forever Series

Quando si è trasferita a New York con il suo ragazzo, Ellery pensava che avrebbero vissuto per sempre felici e contenti nel loro appartamentino nella Grande Mela. Non avrebbe mai immaginato che lui avrebbe fatto i bagagli e se ne sarebbe andato perché aveva “bisogno di spazio”. Così da un giorno all’altro Ellery si è ritrovata single e, per combattere la solitudine, si è rifugiata nella sua arte e nei suoi dipinti. Finché un incontro fortuito non cambia tutto: una notte Ellery aiuta un ubriaco a tornare a casa sano e salvo. Quello che non sa è che il misterioso sconosciuto altri non è che il milionario Connor Black. Quando, il mattino dopo, Connor trova Ellery nella sua cucina, pensa che quella ragazza abbia violato la regola numero uno: nessuna può restare a dormire dopo essere stata a letto con lui. Vorrebbe mandarla via, ma suo malgrado si sente attratto dalla sua ostinazione, dalla sua aria di sfida, dalla sua dolcezza…
Connor Black, emozionalmente ferito, uscito da una tragedia personale, si è ripromesso di non innamorarsi mai più di una donna, ma poi Ellery Lane è piombata per sbaglio nel suo mondo e lui ha iniziato a provare emozioni nuove. Vale la pena di lasciarsi andare? Il coraggio e l’amore bastano davvero a salvare una vita?
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2016
ISBN9788854196407
Forever With You

Correlato a Forever With You

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica contemporanea per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Forever With You

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Forever With You - Sandi Lynn

    Capitolo 1

    Mentre Kyle faceva le valigie, rimasi sulla soglia della camera da letto.

    «Ho solo bisogno di un po’ di respiro», disse gettando alla rinfusa i vestiti nel borsone della Nike.

    «Tutto questo ha qualcosa a che fare con quella troia che hai conosciuto da Zoe l’altra sera?»

    «Elle, dài, ti ho detto che non è successo nulla».

    Alzai gli occhi su di lui esasperata. «Mi dici tante cose, Kyle».

    Gettò gli ultimi vestiti nel borsone della Nike e si voltò a guardarmi. «Sapevamo entrambi che saremmo arrivati a questo punto; è da un po’ ormai che la situazione è tesa, e tu sai perché».

    «Tesa per te dal momento che sei alla ricerca di qualcosa che non esiste».

    Fece un profondo sospiro. «Mi dispiace, Elle. È solo che non riesco più ad andare avanti così».

    Lo seguii verso l’angusto ambiente che chiamiamo soggiorno e intanto posò il borsone a terra. Dalla tasca dei jeans prese dei soldi e li gettò sul tavolo. «Sono per i prossimi due mesi, così potrai pagare l’affitto». Mi baciò sulla fronte e si diresse verso la porta.

    Incrociai le braccia e lo fissai. «Non voglio i tuoi soldi; voglio che resti. Ti prego, Kyle, continua a credere nella nostra storia».

    Adesso mi stavo comportando come la persona più patetica al mondo, a supplicare il mio ragazzo, che era uno stronzo, di rimanere; non lo facevo perché pensassi di essere innamorata di lui, ma perché avevo paura di stare da sola, e stare da sola era una cosa che conoscevo fin troppo bene.

    Tirò su da terra il borsone e se lo mise a tracolla. «Abbi cura di te, Elle». E, senza aggiungere altro, uscì. Rimasi in mezzo al soggiorno a guardare la porta chiusa e intanto cominciarono a scendermi le lacrime.

    Io e Kyle stavamo insieme dal secondo anno di università. Avevamo frequentato entrambi la Michigan State University e ci eravamo incontrati a una festa della confraternita studentesca Delta Sigma Phi quando lui ne era membro. Kyle era un ragazzo attraente con il suo metro e ottanta di altezza e una corporatura media. Non era un vero e proprio fico, ma era carino. I suoi capelli nerissimi erano sempre pettinati alla perfezione, e i suoi occhi marrone scuro mi facevano venire in mente la cosa che più amo al mondo: il cioccolato. Kyle era il genere di persona che illuminava il posto in cui stava con la sua sola presenza. Il suo fascino e la sua indole romantica sono state le cose che mi hanno fatto subito innamorare di lui. Studiava contabilità, mentre io studiavo arte. Poco dopo esserci laureati, suo cugino gli trovò un lavoro presso l’importante società di revisione contabile dove era impiegato. Così finimmo per trasferirci dal Michigan a New York. Kyle lavorava a tempo pieno e guadagnava piuttosto bene, così io potei prendermi un lavoro part-time presso una casa discografica e finire di dipingere i quadri che avevo promesso a una galleria d’arte.

    Affittammo un piccolo appartamento con una sola camera da letto, che è stato la nostra casa nell’ultimo anno, e che ci ha reso felici – o almeno era quello che pensavo. Con gli occhi pieni di lacrime andai a sedermi sul divano, mi raggomitolai e piansi fino ad addormentarmi.

    Dormivo da poco quando trasalii sentendo bussare alla porta. Mi misi a sedere e mi guardai attorno, con gli occhi gonfi e arrossati.

    «Elle, sei in casa?», sentii dire dalla voce familiare di colei che stava bussando con forza. Mi alzai dal divano e mi precipitai ad aprire. Peyton sembrava che sapesse sempre quando avevo più bisogno di lei. Alzò le mani.

    «Elle, era ora. Pensavo di dover sfondare la porta». Mi abbracciò e mi strinse forte. Le feci segno di entrare e subito si fece largo e andò a posare un grosso sacchetto di carta marrone sul tavolo.

    «Sono venuta a portare il cibo del ragazzo stronzo». Sorrise mentre frugava nel sacchetto. Tirò fuori i contenitori di cibo cinese e li mise sul tavolo.

    «Abbiamo manzo alla mongola, fagottini di lattuga, riso saltato con pollo, wonton in zuppa, e gelato al cioccolato come dolce».

    Fece un largo sorriso che le si spense subito quando abbassai la testa e mi raggomitolai di nuovo sul divano. Peyton fece un profondo sospiro avvicinandosi e sedendomisi accanto.

    «Kyle mi ha mandato un messaggio dicendo che era andato via. Voleva che venissi a vederti per assicurarmi che stessi bene».

    Sollevai la testa dalle braccia. Chi cazzo pensava di essere per mandare la mia migliore amica a vedere se stessi bene?, pensai mentre la rabbia mi bruciava dentro.

    «Ha detto che se n’è andato per incompatibilità di carattere».

    «Cosa siamo, sposati?», ringhiai.

    Peyton mi sorrise comprensiva e andò in cucina a prendere i piatti e le posate per il cibo che era sul tavolo. Non riuscivo a smettere di pensare a Kyle e al modo in cui se ne era appena andato. Non ci eravamo mai separati per più di un paio di giorni, e adesso saremmo stati separati per sempre. Restavo sola, di nuovo. Sapevo perché aveva deciso di andar via, e proprio per quello, lo detestavo. Gli avevo dato l’opportunità di dirmi la verità, ma non lo aveva fatto e non era neanche riuscito a guardarmi negli occhi. Era un vigliacco, e nella mia vita non c’era posto per i vigliacchi. Sebbene avessi la nausea, mi alzai e mi avvicinai al tavolo, mentre Peyton mi serviva del cibo nel piatto.

    «Ascolta, Elle, Kyle è uno stronzo, e mi dispiace che tu abbia sprecato gli ultimi quattro anni della tua vita con lui. Devi concentrarti su qualcos’altro. Devi finire i tuoi quadri e li devi portare alla galleria d’arte, così che la gente possa rendersi conto di chi è veramente Ellery Lane», disse, agitando in aria la forchetta. Sorrisi perché sapevo che aveva ragione; se esisteva un modo che mi permettesse di sfuggire al dolore e alla solitudine, questo era rappresentato dai miei quadri. Si avvicinò, mi mise un braccio attorno alle spalle e mi strinse. «Non ti preoccupare, potrai contare su di me».

    Avevo conosciuto Peyton alla galleria d’arte il giorno in cui ero andata a parlare con il proprietario riguardo alla possibilità di esporre i miei quadri. Nell’istante in cui disse: «Posso aiutarla?», entrammo in sintonia, e da allora siamo l’una la migliore amica dell’altra. Una cosa particolare di Peyton è la sua personalità; va ben al di là del suo metro e cinquantotto, e della sua taglia 36. Ha sempre un aspetto perfetto con i lunghi capelli castani lisci e il trucco che valorizza i suoi intensi occhi azzurri. Penso di non averla mai vista indossare i pantaloni della tuta. Per lei, lo stile impeccabile consiste in gonne e graziosi piccoli top. Non mancano i ragazzi quando Peyton è nei paraggi. Ci provano sempre con lei, ma deve ancora trovare l’uomo giusto del quale innamorarsi sul serio.

    Non me la sentivo di mangiare, ma sapevo di dover fare quello che voleva Peyton, o non mi avrebbe lasciata in pace.

    «Vuoi che rimanga con te stanotte?».

    Posai la forchetta. «No, voglio solo stare per conto mio. Penso che mi farò un bagno».

    Mi alzai da tavola e andai in bagno. Aprii l’acqua e vi versai un tappo di bagnoschiuma. Mi arrotolai i lunghi capelli biondi appuntandomeli in modo da non farli bagnare. Entrai nella vasca piena di schiuma e scivolai giù fino ad appoggiarmi al poggiatesta alle mie spalle. Rimasi sdraiata, chiusi gli occhi, e cercai di pensare a un piano, ma ero troppo distrutta dal dolore, e avevo bisogno del tempo necessario per crogiolarmi nell’autocommiserazione prima di voltare pagina e proseguire con la mia esistenza di donna single.

    Quando uscii dalla vasca, Peyton aveva già messo tutto in ordine. Mi aveva lasciato un messaggio che diceva, "Elle, riposati e chiamami se hai bisogno di qualcosa. Ti telefono domani. Ti voglio bene come sempre".

    Sorrisi perché Peyton era praticamente la sola famiglia che mi fosse rimasta. Mia madre era morta di cancro quando avevo sei anni, e mio padre era morto poco prima del mio diciottesimo compleanno. Avevo una zia e uno zio in Michigan, ma era dalla morte di mio padre che non li vedevo né avevo loro notizie. Ho sempre considerato i genitori di Kyle come la mia famiglia, ma adesso che abbiamo rotto, sarebbe alquanto imbarazzante parlare con loro.

    Dopo essermi assicurata che la porta fosse chiusa a chiave, spensi le luci e mi accoccolai nel letto, mettendo la testa sotto le coperte per sfuggire alla realtà della mia vita – almeno per quella notte.

    Capitolo 2

    Nei giorni seguenti non feci altro che restarmene in pigiama a finire i quadri. Chiamai la casa discografica dove lavoravo per avvisarli che avevo l’influenza. Mi dissero di prendermi il resto della settimana per rimanere a casa, il che non era certo un problema per me. Avevo paura di non potercela fare, ma dovevo finire i quadri per portarli alla galleria d’arte. Ad ogni modo non sarei stata di buona compagnia per nessuno.

    Mi feci il terzo bricco di caffè della giornata e controllai il telefonino per vedere se avevo messaggi. Kyle non aveva provato a contattarmi nemmeno una volta da quando se n’era andato. Come fa una persona a dimenticarsi dell’altra, come se niente fosse, dopo essere stati insieme per quattro anni? Mi sentii ribollire il sangue al solo pensiero. Per come mi apparivano le cose, avevo due scelte: potevo mettermi a sedere nel mio minuscolo appartamento lasciando che la vita si consumasse così, oppure potevo farmi una ragione di quello che era accaduto, uscir fuori, e vivere. Scelsi di uscir fuori e vivere. Non ero ancora pronta per morire; c’erano troppe cose che volevo fare.

    Mi misi a pulire l’appartamento in modo frenetico, cosa che avrei dovuto fare già da un pezzo, e mi vergognai di averlo ridotto in quello stato. Presi una busta della spazzatura e iniziai a buttarvi tutto quello che mi ricordava Kyle. Ero decisa a far scomparire dall’appartamento ogni sua traccia. Quando ebbi finito, il mio appartamentino era praticamente spoglio. Le mensole della libreria che avevano ospitato le foto mie e di Kyle adesso erano vuote, e mi facevano venire in mente il vuoto che sentivo nel cuore.

    Alla fine mi feci una doccia e rimasi in piedi davanti allo specchio del bagno. Con una mano pulii il vapore che vi si era formato sopra. Mi guardai per la prima volta da giorni. I miei occhi color ghiaccio – che di solito Kyle mi diceva gli ricordavano il mare – sembravano stanchi e sotto si erano formate delle borse. Mi spazzolai i lunghi capelli biondi e vi passai la spuma con le dita in modo che asciugandosi risultassero ondulati. Mi truccai un po’ per tentare di nascondere la tristezza dei giorni passati e il fatto che ero chiusa in casa da una settimana. Mi infilai i jeans preferiti e fui sorpresa che mi stessero larghi in certi punti dove non lo erano mai stati prima. Il mio corpo, con un’altezza di poco superiore al metro e settanta, e di taglia 40, sembrava si fosse un po’ ritirato dopo la fine del mio rapporto amoroso. Mi affrettai verso l’armadio per prendere la mia camicetta rosa preferita. Una volta pronta, feci un profondo respiro e chiamai un taxi. Era giunta l’ora di mettere il naso fuori e di ricominciare a vivere.

    Manny fermò il suo taxi giallo sul ciglio del marciapiede del mio appartamento proprio mentre uscivo dalla porta. Vedendo che ero un po’ in difficoltà a causa dei tre quadri che portavo, scese dal taxi per aiutarmi.

    «Ciao Elle, lascia che ti aiuti».

    «Ciao Manny, grazie».

    Manny era il mio tassista preferito, e lo conoscevo da quando mi ero trasferita a New York. Quando chiamo un taxi, chiedo sempre di Manny; a volte è disponibile, altre no. Era alto quasi un metro e ottanta, con una corporatura muscolosa. Portava sempre i capelli neri raccolti in una coda di cavallo, e gli brillavano gli occhi marroni ogni volta che gli chiedevo dei suoi bambini. Era un uomo tutto casa e famiglia e una delle persone più gentili che abbia mai conosciuto. Fu sul suo taxi che montammo io e Kyle non appena arrivati a New York. Mi sedetti nel taxi accanto a lui sul sedile anteriore in modo da poter sistemare comodamente i quadri su quello posteriore.

    «Elle, come sta il signor Kyle?»

    «Kyle se n’è andato una settimana fa, Manny», sospirai. Mi mostrò comprensione.

    «Mi dispiace così tanto, Elle. Stai bene?». Lo guardai e accennai un sorriso.

    «Sto bene. La settimana scorsa sono stata da schifo, ma adesso mi ci sto abituando». Lo stavo facendo davvero? O ero solo una brava attrice?

    Si fermò alla galleria d’arte e mi aiutò a portare i quadri fuori dal taxi. Gli pagai la corsa e lo ringraziai dell’aiuto.

    «Se hai bisogno di qualcosa, chiamami, Elle, parlo sul serio», disse puntando l’indice verso di me. Poi, salì sul taxi e si allontanò lentamente.

    Peyton mi vide dalla vetrina della galleria e uscì per aiutarmi a portar dentro i quadri. Chiamò il proprietario, Sal, e gli disse che ero arrivata. Lui scese dal suo ufficio e mi baciò sulle guance.

    «Ah, fammi un po’ vedere cos’hai fatto, Ellery», disse mentre prendeva i quadri uno per volta e li adagiava contro la parete.

    In base al contratto stipulato, dovevo sottoporgli come prova tre quadri per la galleria. Un quadro rappresentava una scena romantica con un uomo e una donna che ballavano al chiaro di luna, avvolti nella nebbia. Il secondo quadro rappresentava un giardino con una fontana circondata da bei fiori. L’ultimo quadro rappresentava una bambina seduta in un campo di fiori con un vestito bianco mentre tre angeli la guardavano dal cielo. Tutt’e tre i quadri avevano qualcosa a che vedere con me.

    «Caspita, Ellery, sono proprio belli! Sono sicuro che non avrò difficoltà a venderli». Sal fece un sorriso.

    Mi sentii leggermente imbarazzata perché era la prima volta che stavo per mostrare il mio lavoro in pubblico. Mi portò davanti a una parete piccola e spoglia.

    «Ecco dove saranno esposti i tuoi quadri. Ti chiamerò non appena ne venderemo uno o tutti». Lo ringraziai, e quando se ne fu andato, Peyton iniziò a fare salti di gioia, battendo le mani.

    «Usciamo a festeggiare stasera!», urlò.

    Uscire era l’ultima cosa che avevo in mente. Non ero pronta a fare la parte della ragazza single che esce la sera, ma Peyton insistette, e sapevo che non l’avrei spuntata con lei. Quindi, esitante accettai.

    Lasciai la galleria e iniziai a camminare per strada. Mi misi a frugare nella borsa grande in cerca del cellulare che squillava. Lo afferrai e guardai il numero che ben conoscevo e che negli ultimi tempi era comparso un po’ troppo spesso sul mio telefonino. Schiacciai il tasto ignora e decisi di farmi a piedi i sei isolati che mi separavano da casa Non passò molto e un nuovo segnale della segreteria telefonica illuminò il telefonino. Quando arrivai a casa, ero esausta. Gettai le chiavi e la borsa sul tavolo vicino alla porta e ascoltai il messaggio che, alquanto fastidioso, era rimasto sullo schermo.

    «Salve, Ellery, sono il dottor Taub. Ho visto che ha cancellato i due appuntamenti che dovevano seguire alla sua ultima visita. Voglio assicurarmi che continuerà a venire. È fondamentale che ne parliamo. La posso aiutare, Ellery. La prego, chiami il mio studio per prendere un appuntamento quanto prima». Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa mentre schiacciavo il tasto elimina.

    Andai in camera da letto e decisi di stendermi un po’ dal momento che non era stata una buona idea farmi sei isolati a piedi per tornare a casa. Stavo dormendo da circa un’ora quando fui svegliata dal suono del telefonino che squillava.

    Capitolo 3

    «Pronto», risposi assonnata.

    «Stavi dormendo?», chiese Peyton a voce piuttosto alta.

    «Stavo solo facendo un sonnellino». Sbadigliai.

    «Alzati! Sono per strada e sto venendo da te perché dobbiamo prepararci per andare in discoteca».

    Feci un profondo sospiro. «Discoteca? Hai detto che saremmo andate a festeggiare. Pensavo che significasse andare a cena, non in discoteca». Quella sera non me la sentivo di andare in una discoteca assordante e piena di gente.

    «Elle, torna alla realtà! Hai seguito il solito tran tran da quando quello stronzo di Kyle è andato via. Riprenditi la tua vita e divertiti come eri abituata a fare; sei la persona più divertente che io conosca».

    «Non so, Peyton; stasera non ho molta voglia di andare in discoteca».

    «Ti verrà voglia quando arriverai là, e chissà, forse conoscerai il tuo principe azzurro stasera».

    Aveva detto il principe azzurro? Non voglio un principe azzurro. Non voglio niente che abbia a che fare con gli uomini, punto e basta. Era importante per Peyton che festeggiassimo, quindi acconsentii ad andare.

    «Va bene, Peyton, penso che verrò, ma non voglio far tardi; sono stanca».

    «E vai!», esultò. «Oh, il mio amico Caleb passerà a prenderci da te. Ciao!».

    «Aspetta, chi è…» Clic. Feci una smorfia in silenzio e saltai nella doccia. L’esuberanza di Peyton attraeva un sacco di persone diverse. Credo che sia per questo che siamo andate d’accordo così velocemente.

    Non appena uscii dalla doccia, Peyton entrò in casa e mi lanciò un sacchetto di Forever 21.

    «Cos’è?», chiesi sbirciando dentro al sacchetto.

    Mi guardò e sorrise mentre schizzava in bagno. «È soltanto un pensierino che ti ho comprato per tirarti su, da indossare stasera».

    Peyton era generosa fino a questo punto. Ci compravamo sempre reciprocamente cose che pensavamo potessero piacere all’altra. Aprii il sacchetto e tirai fuori la più incredibile canottiera fatta a maglia, argentata e luccicante.

    «Peyton, la adoro!», sorrisi.

    «Lo sapevo che sarebbe stato così. Ho pensato che avresti potuto indossarla con i leggings neri e gli stivali neri», borbottò lavandosi i denti.

    Andai in camera da letto e mi misi la canottiera. Era lunga abbastanza da coprirmi il sedere, il che la rendeva perfetta per i leggings. Mi diressi in bagno dove Peyton si stava sistemando i capelli. Mi guardò dallo specchio e fece un fischio. «Guardati, che gran fica che sei. Tutti i ragazzi in discoteca vorranno allungare la mano su quel tuo sedere sexy». Sorrise e mi ci diede una pacca leggera.

    Alzai gli occhi al cielo. Peyton è una di quelle persone che non hanno filtri; dice quello che ha in testa al momento e non ci riflette mai sopra due volte. La bocca sputa fuori prima che il cervello riesca a pensare.

    Sorrisi e la abbracciai. «Grazie, è perfetta».

    «E vai, è bello vederti sorridere di nuovo, Elle». Riprese a stirarsi i capelli.

    Chiesi a Peyton di Caleb, e mi disse che era l’amico di un amico e che erano usciti insieme un paio di volte. Lo trovai strano dal momento che era la prima volta che sentivo il suo nome. Disse che aveva iniziato a vederlo proprio quando Kyle mi aveva lasciata. Aveva pensato che non fosse opportuno parlarmi così presto delle sue uscite. A dire il vero, fui colpita dalla sua delicatezza per non aver voluto accennare alla cosa, ma allo stesso tempo, ero incavolata che non lo avesse fatto.

    Mi guardai allo specchio un’ultima volta prima di uscire. Decisi di lasciarmi qualche ricciolo morbido fra i capelli che avevo già stirato, e tolsi un po’ dell’ombretto che mi aveva messo Peyton. Cominciavo a sentirmi contenta di aver deciso di uscire quella sera; avevo bisogno di divertirmi un po’.

    Caleb arrivò alla porta e non appena Peyton l’aprì fece un fischio a entrambe. Baciò lei dolcemente sulla guancia e si diresse verso di me, porgendomi la mano.

    «Sono Caleb. Piacere di conoscerti».

    Gli strinsi la mano e gli dissi che era un piacere anche per me. La sua stretta fu energica, e da quello che potei immaginare, lo era anche il suo corpo. Portava i capelli castani corti e spettinati ma in modo affascinante, e gli occhi neri erano penetranti. Potevo capire perché Peyton fosse attratta da lui. Ci infilammo tutti e tre nel taxi che ci stava aspettando fuori. Peyton prese a braccetto Caleb e intanto strofinavano il naso l’uno contro l’altra. Improvvisamente, mi sentii il terzo incomodo.

    «Allora, in quale discoteca andiamo?», chiesi. Caleb distolse lo sguardo da Peyton e mi guardò.

    «Ho pensato di andare al Club S.».

    Aggrottai la fronte, cercando di pensare a come facessi a conoscere quella discoteca, e poi mi venne in mente: Frankie, il mio amico della mensa dei poveri, ci lavorava come buttafuori. Rimasi senza fiato.

    «Non è una discoteca a luci rosse?».

    Peyton mi guardò e sorrise. «Elle, è una discoteca come le altre; può capitare, però, che certa gente ci vada per trovare qualcuno con cui fare sesso», lo disse in modo così naturale da sembrare che non fosse niente di che. Alzai gli occhi al cielo e feci un sospiro.

    «Correggetemi se sbaglio, ma la S non sta per sesso, come in una discoteca a luci rosse?». Peyton e Caleb mi sorrisero. «Perfetto, adesso dovrò stare sulla difensiva tutta la serata».

    «Spassatela un po’, Elle». Rise lei.

    Incrociai le braccia e guardai fuori dal finestrino mentre loro cominciarono a pomiciare. Non avevo intenzione di spassarmela un po’ grazie all’avventura di una notte con un ragazzo qualunque; io non ero fatta così. Ero andata a letto solo con un ragazzo in tutta la mia vita, ed era stato Kyle.

    Capitolo 4

    Il taxi ci lasciò davanti alla discoteca, e mi stupì la fila di persone che si snodava attorno all’edificio dividendosi in due blocchi. Sorrisi perché per quella sera sapevo che non ci sarebbe stato modo di entrare, e a

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1