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Un accordo sconveniente (Cesare e Kate): Match Point, #2
Un accordo sconveniente (Cesare e Kate): Match Point, #2
Un accordo sconveniente (Cesare e Kate): Match Point, #2
E-book263 pagine3 ore

Un accordo sconveniente (Cesare e Kate): Match Point, #2

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Info su questo ebook

Dietro la personalità estroversa e acuta di Kate Blansky si nasconde una donna diffidente e cinica in amore. Per lei, lei sola priorità è ottenere l'impiego dei suoi sogni in un'importante rivista fotografica. Non ha bisogno di complicazioni, ma questo è esattamente ciò che implica la presenza di un italiano attraente e caparbio che stravolgerà la sua vita. Lei è decisa a non fidarsi più degli uomini. Tuttavia, ignorare le scintille che sprizzano ogni volta che il suo sguardo incontra quello di Cesare Ferlazzo sarà complicato, soprattutto quando scopre che si tratta di un uomo molto determinato.

Cesare Ferlazzo è un rinomato tennista e uomo d'affari. Il suo successo con donne è innegabile, ma non gioca con loro, e nemmeno si compromette. Impossibile farlo, quando il passato e il senso di colpa glielo impediscono. Ma Cesare non tiene conto che sua determinazione di espiare il dolore in solitudine sarà influenzata dall'attrazione elettrizzante che prova quando incontra Kate Blansky. Lei lo commuove in un modo che lo spinge a mostrare il suo lato protettivo e territoriale. Conquistare il suo cuore sarà un obiettivo difficile da raggiungere, perché Kate lo evita a tutti i costi, e lui dovrà anche risolvere un inaspettato dilemma.

LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2020
ISBN9781393552789
Un accordo sconveniente (Cesare e Kate): Match Point, #2

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    Anteprima del libro

    Un accordo sconveniente (Cesare e Kate) - Kristel Ralston

    Fai il primo passo con fede. Non c’è bisogno di vedere tutto il percorso, basta che tu faccia il primo passo.

    Dr. Martin Luther King, Jr.

    Dedico questo romanzo a una donna che ha dovuto superare delle prove difficili, dei momenti agrodolci, ma che nonostante tutto non si è mai data per vinta. Una donna capace di continuare a sognare il lieto fine, pur essendo consapevole che forse lei non avrebbe potuto averlo. Con il suo coraggio, il suo perenne sorriso e il suo desiderio di andare avanti, è per me un esempio di vita e di miglioramento.

    Ana Munguia Robles, questo romanzo è tuo. Grazie per aver fatto del mio passaggio in Messico una delle esperienze più belle e memorabili. È stato un vero onore conoscerti. Per dei lettori come te, vale la pena continuare questa esperienza come scrittrice.

    Con tutto il mio affetto e la mia ammirazione,

    Kristel Ralston.

    Un accordo svantaggioso.

    ©Kristel Ralston 2018.

    Tutti i diritti riservati.

    2do della serie Match Point.

    Titulo originale: Un acuerdo inconveniente ©Kristel Ralston 2016

    SafeCreative N. 1804306814540.

    Disegno di copertina: Karolina García Rojo.

    Traduzione: Cinzia Novi.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, memorizzata in un sistema o trasmessa in qualunque forma, o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico, fotocopia, registrazione o altro, senza la previa autorizzazione scritta del proprietario del copyright.

    Questa è un’opera letteraria di narrativa. I luoghi, i nomi, le circostanze, i personaggi sono prodotto dell’immaginazione dell’autore e il loro uso è fittizio; qualunque somiglianza con la realtà, negozi, situazioni o eventi è puramente casuale.

    INDICE

    INDICE

    PROLOGO

    CAPITOLO 1

    CAPITOLO 2

    CAPITOLO 3

    CAPITOLO 4

    CAPITOLO 5

    CAPITOLO 6

    CAPITOLO 7

    CAPITOLO 8

    CAPITOLO 9

    CAPITOLO 10

    CAPITOLO 11

    CAPITOLO 12

    CAPITOLO 13

    CAPITOLO 14

    CAPITOLO 15

    CAPITOLO 16

    CAPITOLO 17

    EPILOGO

    SULL’AUTRICE

    PROLOGO

    ––––––––

    Palermo, Sicilia, Italia.

    Anni prima.

    Mentre la bara veniva calata nella terra, una parte del suo cuore si spegneva. L’incidente aveva stroncato la vita di una donna meravigliosa e piena di vita. Non c’era speranza.

    Il cuore di Cesare era pesante come un’ancora gettata in mare. Si sentiva le mani macchiate di sangue. L’aveva pressata troppo, pur conoscendo la natura timida e prudente di Elizabetta. Lei era stata la sua colonna portante in ogni torneo, una fonte di conforto, nelle dure competizioni mondiali, al suo rientro in Italia. La sua migliore amica. Lui, però, l’aveva spinta verso la morte. Non se lo poteva perdonare.

    I genitori di Elizabetta sembravano essere invecchiati di cinquant’anni in due giorni. Cesare aveva cercato di spiegare che la colpa era sua, ma Gianette, la gentile signora Vitale, gli aveva detto che non doveva colpevolizzarsi, che si era trattato di un incidente. Thangus, il marito di Gianette, lo aveva ringraziato perché, almeno, sua figlia non era rimasta sola negli ultimi istanti di vita. Entrambi ignoravano il fatto che l’assassino di Elizabetta era tra loro. Ignoravano che non solo gli avevano permesso di essere presente al funerale, ma che lo avevano anche abbracciato, chiedendogli di ripetere le ultime parole, gli ultimi momenti di vita della loro figlia maggiore.

    —Sei un nostro amico fidato, Cesare— gli aveva detto Gianette quando lui si era recato in casa Vitale, il giorno in cui aveva dovuto raccontare i particolari della tragedia. —Questa situazione è molto difficile, ma lo sarà ancora di più se continui a colpevolizzarti.

    —Signora Vitale...—aveva pronunciato con voce rotta—, per favore, mi permetta almeno...

    —Lascia stare, figliolo. Non è necessario che ti faccia carico di nulla. So che hai promesso a Elizabetta di firmare le carte per acquisire i vigneti. Ce la caveremo. Riusciremo a pagare l’ipoteca e a ottenere il prestito in banca. Non vogliamo disturbarti in nessun modo. Quando ti riposerai, tra un torneo di tennis e l’altro, per favore, vieni a farci visita. Sarai sempre il benvenuto.

    —Forza, ragazzo —era intervenuto Thangus, contenendo le lacrime—, abbiamo già abbastanza dolore, non aggiungiamoci anche la preoccupazione di doverti far capire che la morte della nostra bambina non è tua responsabilità. 

    Il momento straziante in cui avevano chiuso la fossa con l’ultima palata di terra aveva quasi distrutto Cesare. Avrebbe preferito schiantarsi con la sua auto e morire, invece di trovarsi a osservare una scena che non avrebbe mai immaginato. Si sentiva impotente, ma soprattutto colpevole. Una colpa che assomigliava al grido dei morenti sul campo di battaglia, che chiedevano al nemico di stroncare le loro vite per porre fine alla sofferenza.

    Il freddo vento siciliano colpì il cappotto nero di Cesare invitandolo a tornare al presente, a quel duro momento al cimitero. Lui era l’ultima persona davanti alla tomba. Assorto nel suo dolore, aveva notato appena quando gli altri amici e i familiari di Elizabetta avevano abbandonato il cimitero.

    Il cielo era grigio, lugubre, proprio come l’inverno che sentiva sulla pelle. Un inverno considerato dai metereologi come uno dei più intensi vissuti dall’Italia negli ultimi dieci anni.

    Nonostante il vento gelido, la mente di Cesare era altrove, su un’altra scena. Una scena nella quale poteva ricordare chiaramente gli occhi color caffè e i capelli neri, morbidi; i lineamenti delicati sulla pelle abbronzata, ma soprattutto la risata... Poi, il sangue e un urlo strozzato. Alla fine, il lacerante silenzio.

    Le foglie degli alberi frusciavano intorno, trascinate da una bufera di vento. Un piccolo mulinello. Cesare si inginocchiò, poggiò la mano sulla lapide sistemata di recente e accarezzò l’iscrizione con dita tremanti.

    Elizabetta Maria Vitale.

    Amata figlia e sorella. Indimenticabile amica.

    —Mi dispiace... Mi dispiace tanto... —mormorò. Rimase ancora un po’, fino a quando il cielo iniziò a scurirsi promettendo una tempesta imminente.

    L’unico modo per mettere a tacere la sua coscienza era aiutare la famiglia Vitale. Cesare non poteva permettere che perdessero i vigneti, quindi c’era solo un modo per impedirlo senza ferire l’orgoglioso sangue italiano di Thangus e Gianette...

    CAPITOLO 1

    ––––––––

    Lago Tahoe, Nevada, Stati Uniti.

    La casa era situata in Kent Way, a un’altezza considerevole, in modo che la privacy fosse assoluta. Con sei ettari e mezzo di terreno e una vista panoramica del lago, della montagna e della città, la proprietà era un posto perfetto lontano dalla folla. La casa di legno a due piani era arredata modernamente e con finestre impressionanti, e aveva una piscina coperta nella zona posteriore nonché una vasca idromassaggio sul terrazzo con il barbecue.

    In un primo momento, Virgil aveva pensato di trasformare la proprietà in un hotel, ma Rowena, sua moglie, lo aveva convinto a metterla in affitto a scopo di villeggiatura. Per questo motivo Kate Blansky, la figlia, si trovava lì con un bel vestito verde, leggins neri, stivali di pelle intonati al vestito e i capelli biondi che le ricadevano sulle spalle, mentre cercava di guardagnarsi il venti per cento del valore totale dell’affitto che le avevano promesso, qualora fosse riuscita a chiudere quel contratto.

    —Che ve ne pare se vi accompagno nella camera da letto principale? — chiese Kate alla coppia di novelli sposi che era andata a vedere la casa quel pomeriggio.

    —Naturalmente —rispose la donna dagli occhi celesti.—Ci hanno raccomandato molto questo posto. Mi piacciono il profumo del legno, la natura che ci circonda e la tranquillità. Sembra tu stia cucinando qualcosa, giusto? —chiese Tina, portandosi una mano all’addome con un sorriso. Suo marito, Rupert, la guardò adorante. —Mi dispiace, non volevo essere... Stiamo aspettando il nostro primo figlio —confessò emozionata.

    Kate sorrise.

    —Congratulazioni! Sono sei mesi che affittiamo la casa a diverse famiglie che vogliono fare delle vacanze. Voi siete i primi interessati che diventeranno genitori per la prima volta.

    —Stiamo progettando un sacco di cose e questo silenzio ci farà più che bene —intervenne Rupert, accarezzando la mano di sua moglie.

    —Sto preparando dei muffin approfittando della cucina professionale che abbiamo a disposizione. Nel caso in cui decidiate di rimanere qui per le due settimane di cui mi parlavate, sappiate che vivo nella suite adiacente alla casa principale. Per cui, qualora vi servisse qualcosa, sono sempre a vostra disposizione —disse Kate, e Tina annuì. —Il sistema di riscaldamento è in ottime condizioni. La proprietà è stata ristrutturata con impianti idraulici moderni, una revisione completa dei sistemi di ventilazione e l’installazione di un sofisticato programma di sicurezza digitale.

    Kate aprì completamente le tende della camera matrimoniale che si trovava al secondo piano. Usava quel trucco con chiunque chiedesse di affittare la casa, poiché al tramonto, sul letto matrimoniale king-size dalle lenzuola bianche, si creavano dei raggi di luce, arancioni e gialli, che davano vita ad uno spettacolo quasi magico.

    —Wow! —esclamò Tina senza potersi trattenere.

    —Proponiamo questo prezzo vantaggioso per l’inizio della stagione—continuò Kate. —Come avrete sentito, la zona offre molte possibilità. I turisti vengono a sciare, ci sono gare e anche molti posti dove godere di una buona cioccolata calda. E le notti, beh, sono meravigliose. Il cielo stellato a Tahoe è impareggiabile.

    —Siamo di Chicago, e siamo stanchi di vedere solo costruzioni— disse Rupert, mentre si muoveva sul parquet. Tina, affascinata, passò la mano sulla pietra del caminetto della stanza. Aprì la porta adiacente e soffocò un’esclamazione. Si trovava davanti a una stanza da bagno molto fornita.

    — È tutta una sorpresa! —disse la rossa guardando Kate. —Hai lasciato il gioiello della casa per il gran finale. —Kate sorrise pensando a come il venti per cento, guadagnato grazie a quell’affitto, sarebbe finito direttamente sul suo conto bancario. Immaginava già di comprare una macchina fotografica Nikon professionale.

    —La zona massaggi funziona perfettamente —disse. —E abbiamo accordi con la SPA Opal, così ogni volta che i nostri inquilini lo richiedono, ci inviano i migliori dipendenti per servirli gratuitamente. —Quello era un bluff, ma avrebbe fatto di tutto, anche pagare la massaggiatrice del resort, Daisy Morgan, una sua amica che viveva sul Lago Tahoe, pur di ottenere che quella coppia firmasse il contratto d’affitto. —Dalla vasca si può guardare il lago, non abbiate paura che vi vedano— sorrise, —voi potete guardare da dentro, ma siamo a un’ottima altezza, quindi nessuno potrà spiarvi, nemmeno volendo.

    —Ci ripeti il prezzo per il soggiorno di due settimane? —chiese Tina.

    Kate glielo comunicò, e la coppia Thornton si guardò, indecisa.

    —Posso lasciarvi soli per un po’, in modo che possiate prendere una decisione. Io sarò al piano terra a preparare un po’ di cioccolata calda. Ne avete voglia?

    L’espressione compiaciuta della donna la fece sentire trionfante. Quel contratto era suo!

    —Sì, grazie, Kate.

    —È un piacere.

    Scese le scale con un sorriso che andava da orecchio a orecchio. L’inverno era duro in Nevada, ma il Lago Tahoe era un posto bellissimo nonostante il freddo penetrasse nelle ossa. Kate avrebbe preferito rimanere a Orange County o forse a Santa Monica, ma sua madre aveva ragione: era ora di cambiare aria. Non poteva continuare ad accettare dei lavori che non la rendevano felice.

    I suoi lavori come dipendente in una paninoteca, dog sitter, bambinaia, e la sua professione più recente —intermediaria immobiliare della famiglia— non avevano niente a che vedere con la carriera che amava tanto: quella di giornalista. Non importava che si trattasse di Numeri, la rivista di economia, Contorni, la rivista di politica, o Fundraiser, la rivista di reportage sulle cause sociali che riflettevano la situazione dei paesi in via di sviluppo e gli eventi che avevano luogo nell’alta società e a livello accademico per migliorare le condizioni di vita in quei luoghi; lei non concepiva sé stessa in una redazione.

    Kate aveva bisogno di viaggiare per il mondo, di conoscere gente stravagante, esotica e con storie favolose da raccontare, storie da mettere sulla carta per catturare i lettori con la sua narrativa. Cavolo, amava scrivere, ma amava molto di più l’idea di incontrare le persone e intervistarle; raggiungere quei pensieri che altri non riuscivano a portare a galla; conoscere quelle storie e trasformare un luogo comune in qualcosa di nuovo. Innovare. Proprio come faceva con il suo guardaroba ogni tanto.

    Nonostante si trovasse bene ad avere degli uomini come amici, nella sua vita sentimentale aveva problemi a stringere legami stretti con il sesso opposto. In particolar modo non riusciva a portare avanti delle relazioni che andassero oltre ad un bacio e a delle carezze senza importanza, proprio perché non voleva coinvolgersi al punto tale da sentirsi in pericolo.

    Non permetteva mai che le si avvicinassero tanto da poterla ferire. La sua ingenuità le era costata troppo. Otto anni prima, la sua vita si era trasformata in un inferno. Era ancora viva solo grazie a un permesso speciale dell’universo. E questo non doveva mai dimenticarlo.

    —Kate?

    Lei si voltò con un piccolo vassoio di ciambelle in mano, mentre guardava il volto dei Thornton. Entrambi sembravano poco propensi all’esercizio fisico, ma molto interessati a mangiare dolci. Quella era una cosa che Kate condivideva: lei amava i dolci, ma andava a correre tutte le mattine e, se era cattivo tempo, restava in casa e utilizzava la palestra che c’era vicino alla piscina. Quando viveva a Santa Monica con la sua migliore amica, Colette, di solito andavano a correre in primavera. Stare in movimento era una necessità. Non per una questione di vanità, ma perché le piaceva molto sentirsi in buona salute.

    —Spero che questo vi aiuti a sentirvi più a vostro agio con l’ambiente — disse porgendo a ciascuno, una tazza di cioccolata fumante con un pizzico di cannella. Proprio come sua nonna Tessa le aveva insegnato quando era piccola.

    Tina e suo marito si guardarono con un’espressione colpevole, ma accettarono l’invito, e terminarono le otto ciambelle. Parlarono un po’ dei loro piani per le vacanze, in modo da godersi il loro primo anniversario di nozze. Raccontarono a Kate di come si erano innamorati e, inoltre, le chiesero dell’altra cioccolata calda.

    Kate li assecondò in tutto, e non smise di pensare nemmeno per un attimo al fatto che aveva visto la Nikon dei suoi sogni, a prezzo scontato, in uno dei negozi che si trovavano a un paio di miglia di distanza. Aveva venticinque anni e due genitori molto ricchi, che però le avevano anche insegnato a cavarsela da sola. Anche dopo la tragedia familiare, entrambi si erano astenuti dal dimostrarle pietà. Anche nelle circostanze più terribili, l’avevano spinta a lottare, a non darsi per vinta. E lei non li aveva delusi. Cercava di vivere al meglio, come se fosse l’ultimo giorno, perché già una volta era stata sul punto di morire.

    —La cosa certa è che Rupert e io amiamo cucinare insieme— disse Tina, pulendosi il bordo delle labbra con un tovagliolo bianco. —Ci è piaciuta la casa...— guardò Kate tristemente, —ma purtroppo il nostro budget è un po’ limitato e vogliamo anche visitare altri luoghi in questa zona del paese.

    —Mi piacerebbe farvi uno sconto, davvero, ma avete visto la casa... Mi dispiace —disse cercando di nascondere la delusione. Proprio come aveva imparato alle lezioni di teatro durante la sua carriera giornalistica, riuscì a mantenere intatto il suo sorriso.

    —Anche a noi...—intervenne Rupert mestamente. Lui lavorava come venditore di ricambi per auto di lusso, e guadagnava bene, ma non al punto da poter spendere metà stipendio annuale per delle vacanze. —Spero che tu non ti senta offesa dal fatto che abbiamo mangiato tutto prima di darti una risposta, Kate... Penserai che siamo maleducati —disse lui arrossendo.

    —Ho preparato tutto principalmente per voi, quindi sono contenta che vi sia piaciuto —disse sinceramente. —In effetti, mi avete fatto un favore. Immaginate cosa avrei fatto con tutte queste calorie solo per me? Un peccato! Avrei divorato tutto. —Almeno ho i loro numeri, pensò, e per un eventuale reportage sulle auto di lusso, Rupert sarebbe stato una perfetta fonte di informazioni. Lei non smetteva mai di pensare a come alimentare la sua già splendida lista di contatti. Il suo livello di curiosità era tale che Colette Weston spesso la prendeva in giro. La sua amica si era sposata da poco con Jake Weston, un famoso tennista che si era ritirato e che per lei faceva qualunque cosa.

    Kate accompagnò i Thornton alla porta.

    —Il posto è perfetto e tu ci hai mostrato mille meraviglie —disse Rupert. —Ci dispiace averti fatto perdere tempo. Ma ti raccomanderemo ai nostri amici, in modo che passino da qui quando vorranno andare in vacanza.

    «Addio macchina fotografica Nikon», fu l’unica cosa a cui pensò Kate.

    —Grazie. Mi è piaciuto molto ascoltare la vostra storia. Sono un’inguaribile romantica —mentì. Lei era tutto tranne che romantica. Infatti, nei giorni di San Valentino era solita andare nei ristoranti dove le coppie festeggiavano la ricorrenza vestita di nero, e di solito aveva sulla camicetta l’immagine di un angioletto ucciso da alcune frecce e con una corda intorno al collo. Un dettaglio per tutti quegli innamorati ridicoli—. Spero di vedervi in un’altra occasione.

    Quando fu certa che i Thornton fossero spariti dalla sua vista, Kate chiuse sbattendo la porta. Un’ora e mezza persa, che avrebbe invece potuto sfruttare andando con Daisy a prendere qualcosa in un bar alla moda. Ma per accogliere la coppia aveva annullato l’appuntamento. L’unica cosa che le rimaneva da fare era andare a fare una passeggiata sulla spiaggia e salutare la signora Milliseth. L’anziana era un’amica di sua madre ed era buddista. Anche se lei non si interessava di religione e di tendenze spirituali, l’idea di meditare le andava sempre bene.

    Percorse il corridoio che collegava la casa principale con la suite indipendente dove viveva lei. Un luogo caldo e accogliente. Si diresse verso la doccia. Si spogliò e si sentì felice quando l’acqua calda avvolse il suo corpo dalle curve proporzionate ed eleganti. Sapeva di richiamare l’attenzione degli uomini, anche quando quella non era la sua intenzione. I suoi seni erano delicati e rivolti all’insù, la vita era stretta e grazie all’esercizio fisico costante le gambe si mantenevano slanciate.  

    Uscendo dalla doccia si guardò nello specchio a figura intera che si trovava sul lato della stanza da bagno. Con un sospiro si passò le dita sulla cicatrice spessa che aveva sulla pancia. Suo padre le aveva suggerito di fare un intervento di chirurgia plastica per migliorare le condizioni del taglio. Lei aveva rifiutato.

    La cicatrice era un ricordo della sua incoscienza, della sua stupida convinzione che gli uomini sapessero andare oltre il fisico e oltre le conoscenze di suo padre per avvicinarsi a lei. Kate aveva pagato un prezzo molto alto.

    Tempo prima, il solo vedere la ferita sul ventre le provocava una profonda tristezza e le si riempivano gli occhi di lacrime. Tuttavia, il passare degli anni le aveva dato coraggio. Quella cicatrice era diventata un promemoria del fatto che non poteva più aprire il suo cuore a nessuno

    Con un sospiro iniziò a vestirsi.

    A Kate piacevano i colori vivaci. Scelse un vestito fucsia che le metteva in risalto i capelli biondi e gli occhi color miele. Poi indossò dei leggins neri, pesanti, e si sedette davanti alla TV mentre si sistemava gli stivali. La accese e iniziò a fare zapping. Mancavano un paio d’ore al notiziario principale, ma quel giorno

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