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Ci curiamo con la medicina integrata
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Ci curiamo con la medicina integrata
E-book184 pagine1 ora

Ci curiamo con la medicina integrata

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Info su questo ebook

“Se la Medicina è intesa come un complesso di atteggiamenti e di studi atti alla conoscenza e alla comprensione dei meccanismi patogenetici delle malattie e come Arte della cura e della guarigione, ogni tecnica terapeutica che è volta a tale comprensione va accettata e sviluppata. Non esistono, quindi, più Medicine (ufficiale, alternativa,...) ma un'unica e sola Scienza atta a conoscere e studiare tutti i meccanismi che conducono ad una malattia e di conseguenza ad una cura o ad una guarigione”.
LinguaItaliano
Data di uscita3 dic 2020
ISBN9791220231664
Ci curiamo con la medicina integrata

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    Anteprima del libro

    Ci curiamo con la medicina integrata - Osvaldo Sponzilli

    presente.

    Capitolo 1. Viaggio nel mondo della Medicina Omeopatica

    L’Omeopatia è il metodo terapeutico

    più avanzato e più raffinato

    che consente di trattare il paziente

    in modo economico e non violento.

    Come la mia non violenza,

    l’Omeopatia non fallirà mai,

    ma i suoi seguaci possono fallire,

    quindi è l’ignoranza della persona

    che deve essere condannata.

    Mahatma Gandhi

    La visione omeopatica dell’essere umano

    L’Omeopatia non va intesa come una tecnica che estranei il medico da una corretta visione della malattia e della terapia: essa ci permette di comprendere i complicati ingranaggi della malattia non legati soltanto a una visione puramente quantitativa, ma essenzialmente qualitativa. Se il medico e il paziente sono alla ricerca della comprensione di quel meccanismo che ha portato alla malattia, l’Omeopatia risponde loro; non soltanto come la mera ricerca di una patogenesi o l’eliminazione di un sintomo, ma attraverso la conoscenza globale dell’uomo a partire dal suo corpo fisico per arrivare alla comprensione della sua mente.

    La malattia non è intesa dal medico omeopata come un semplice ostacolo o un guasto corporeo, ma come un segnale, un campanello d’allarme che sta lanciando quell’organismo non più capace di mantenere l’equilibrio tra il mondo interiore e quello esteriore, tra sonno e veglia, tra concentrazione e rilassamento, cioè tra le varie opposizioni che coesistono nell’essere umano.

    Diventiamo malati quando non riusciamo più a bilanciare tali estremi, quando non manteniamo più un equilibrio tra le cose. La malattia altro non è che la nostra incapacità a leggere tali opposizioni, con il conseguente sconvolgimento di alcuni processi fisiologici. Da quanto sopra, si comprende il vero significato di salute, intesa come armonia, equilibrio e maestra di vita.

    La rottura di questo equilibrio instaura la patologia: a essa si rivolge il medico cercando la spiegazione anche nel coinvolgimento continuo del paziente. Davanti a una tonsillite non si cercherà di risolvere il problema scegliendo la soluzione più semplice e più lontana dalla risoluzione completa con la messa in atto di una antibioticoterapia; lo schema è il seguente: il paziente è malato, non ne è responsabile, sono io, il medico, a doverlo tirare fuori da questo vicolo cieco. Da qui l’onnipotenza del medico e di tutte le sue conseguenze: accanimento terapeutico, imposizione farmacologica, disumanizzazione, incomprensione… Quindi di fronte alla tonsillite in questione andremo alla ricerca delle cause che hanno indotto l’organismo a cedere a un’aggressione esterna: non è più il batterio la causa originale e fondamentale della malattia, ma soltanto quella scatenante. Il sintomo definibile, quantizzabile, riproducibile è da studiare e da catalogare: il paziente finisce con l’essere conglobato in questa visione: diventa soltanto un semplice o complesso caso clinico. L’Omeopatia si interessa dell’organismo in toto e delle sue funzioni, del terreno predisponente a specifiche malattie; il sintomo diventa, dunque, per l’Omeopata, un segnale, un allarme lanciato da un sistema organico, vitale, in preda a una disarmonia, le cui cause originano da motivi basati su una tipologia (studio di classificazione di un soggetto su base dinamica) ben definita, su un terreno costituzionale (momento statico di classificazione, di incasellamento delle diverse tipologie all’interno di gruppi omogenei che possono essere studiati come tali) ben specifico, su una diatesi (insieme dei sintomi presenti in una collettività nel loro trascorso personale ed ereditario e della loro variabilità futura in mancanza di cure specifiche).

    «Tale sintomatologia è a sua volta analoga alla patologia di alcuni fra i grandi rimedi e di conseguenza, questi ultimi, in virtù del ragionamento analogico, divengono omeospecifici di queste diatesi»³.

    Il farmaco omeopatico diventa, quindi, mezzo e non risoluzione assoluta, affinché si faccia strada nel paziente quell’autoguarigione che diventa una porta spalancata a una nuova armonizzazione, a un nuovo riequilibrio di tutto il suo essere. Quando Hahnemann definì i concetti base dell’Omeopatia, li fece in base a studi empirici su determinate reazioni di sostanze che, se assunte da un organismo sano, scatenavano gli stessi sintomi di una specifica malattia: era stata deposta la pietra miliare dell’omeopatia, ossia guarire la malattia con il suo simile. Iniziò un periodo fertile e febbrile che portò alla sperimentazione di innumerevoli sostanze attinte dal regno minerale, vegetale e animale su persone sane. Le descrizioni di questi sintomi più vari vennero registrate in maniera capillare in modo tale da cogliere analogie con le malattie conosciute. La scienza della similitudine, già preconizzata da Ippocrate, nel lontano mondo Ellenico, con il suo similia similibus curantur, cominciava a costituirsi.

    Ecco perché per l’omeopata ogni ammalato è un caso a sé: non si deve curare la malattia, ma l’organismo ammalato, dato che si è potuto verificare che sostanze diverse potevano essere utilizzate nella stessa malattia; poiché la sintomatologia presentava, pur nella permanenza di sintomi preponderanti, sintomi secondari che la rendevano diversa, si capiva come ogni essere umano ammalato rispondeva con una varietà di sintomi ben differenti da un altro ammalato con la stessa malattia. Per scoprire la moltitudine dei sintomi e la loro varietà in un particolare processo patologico, subentra da parte del medico un minuzioso e attento interrogatorio, che possa condurre a un’attenta spiegazione e comprensione di tutta la sintomatologia descritta dal paziente stesso. L’interessamento della sua problematica e dello scatenarsi della patologia conduce il paziente alla ricerca di un ascolto attento da parte del terapeuta, quell’ascolto che è andato perso da parte di una medicina ipertecnologica, interessata soltanto alla comprensione di meccanismi meccanici. La ricerca continua e inarrestabile di un vasto equilibrio e di una conoscenza totale del nostro microcosmo, posto alla luce di una visione dello spazio cosmico esterno, conduce, e sempre condurrà, ognuno di noi a contattare, attraverso il buon terapeuta, intermediario e artefice di questo collegamento, il nostro mondo

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