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La base 74
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E-book194 pagine2 ore

La base 74

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Info su questo ebook

Giulia studia medicina a Cuba ed è completamente all’oscuro dello tsunami piombato sulla sua famiglia. A Torino, infatti, Anna e Gianni, genitori di Giulia, vengono coinvolti in un evento che sconvolgerà le loro esistenze fino a cambiare identità. 
Giulia si mette sulle tracce dei genitori, attraversando tre continenti, aiutata dal fidanzato, dal suo professore e da quelle precognizioni che le hanno sempre reso la vita difficile ma anche emozionante.
Il colpo di scena finale costringerà anche il lettore a rivedere molte delle credenze sul concetto di realtà e libero arbitrio.
LinguaItaliano
Data di uscita15 ott 2023
ISBN9791222459752
La base 74

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    Anteprima del libro

    La base 74 - Osvaldo Sponzilli

    Capitolo 1

    Un fastidioso calore sale verso la testa: gocce di sudore freddo riempiono la fronte, brividi ripetuti attraversano le braccia, Gianni la sorregge avvolgendole la vita in un abbraccio. Così si aggirano per la nuova casa. Hanno entrambi la sensazione di vivere un sogno, un incubo. Anna ha la gola secca e la voce roca, cercano la cucina, bevono uno, due, tre bicchieri d’acqua. Poi un pianto dirotto, Anna non riesce a fermarsi, le gambe vacillano, le lacrime luccicano sul suo bel viso invecchiato dal rigonfiamento delle occhiaie, su cui scivola il nero del trucco ormai disciolto, una dopo l’altra bagnano la seta verde della sua camicia. Gianni l’aiuta a sedersi. La testa tra le mani, i gomiti poggiati sul tavolo, uno straziante lamento: Perché tutto questo! Non bastava quanto abbiamo faticato per affermare il nostro amore!.

    Gianni è accanto a lei seduto, poggia il gomito destro sul tavolo tondo di marmo, il braccio sinistro intorno alle spalle di Anna, le accarezza la nuca e i bellissimi capelli rosso fuoco. Anche lui è sconvolto ma cerca di nascondere le sue emozioni per dar forza ad Anna. L’ansia e lo stress per lo tsunami che li ha travolti sembra far perdere ogni riferimento alla razionalità.

    Come facciamo a comunicare con Giulia, non possiamo telefonare, non possiamo più chiamarla in videochiamata, e lei come può mettersi in contatto con noi?, dice Anna singhiozzando.

    Dobbiamo avere pazienza, vedrai che piano piano tutto si risolverà, nostra figlia sta sicuramente bene e prima o poi riusciremo in qualche modo a sentirla. Domani chiediamo come fare ai Servizi di Sicurezza, la rincuora Gianni.

    E come spiegheremo a Giulia quello che è successo? Avremo altri nomi, altri volti? Come reagirà a tutto questo?, ancora Anna.

    Un’angoscia profonda risale nel corpo, l’identità si sgretola, tutto vacilla, è incerto: la vita si è interrotta e precipita in caduta libera verso il nulla. L’unico filo che alimenta la voglia di farcela è Giulia, che ora è a Cuba per studio. La paura che quelli della Base 74 possano farle del male li tormenta, e l’impossibilità di comunicare muove fantasmi nelle loro menti distrutte dal succedersi continuo di eventi inaspettati. Nessuno sa di questa figlia tenuta segreta per anni, pensano, ma questo non basta ad allontanare le paure.

    Suona il campanello della porta di ingresso. Il sangue si gela nelle vene, si stringono tremanti. Anna si sente di svenire, ma si fa forza, sorretta da Gianni. Hanno l’ordine di non aprire a nessuno. Possono solo rispondere a un cellulare ricevuto dagli agenti, ma non possono per nessun motivo chiamare.

    Chi bussa, chi può essere, siamo stati scoperti? Si sussurrano all’orecchio, ma rimangono immobili vicino all’ingresso, trattenendo il fiato.

    Il campanello suona ancora tre volte, cercano di regalarsi un sorriso attraverso gli occhi senza fare alcun gesto. I muscoli delle cosce e delle gambe si contraggono, vorrebbero muoversi, andare alla porta, vedere attraverso lo spioncino, ma la paura li paralizza. Poi un fruscio e qualcosa nella penombra fuoriesce da sotto la porta. Gianni stringe la mano di Anna. Finalmente sentono i passi del misterioso individuo allontanarsi e la porta dell’ascensore aprirsi e richiudersi. Quasi in punta di piedi vanno alla finestra e vedono un uomo di spalle, dal suo gilè intravedono la sigla DHL, è un fattorino, ha un pacco con sé, che riporta indietro.

    Cos’era, perché lo portavano lì? Vanno alla porta e Gianni con la pantofola destra fa scivolare verso l’interno una specie di ricevuta che spunta da sotto la porta blindata, si china, la raccoglie. Leggono: Avviso di consegna per Maria Carletti, telefonare al numero.... Scrutano attraverso lo spioncino il pianerottolo. Non c’è nessuno. Aprono, guardano il campanello e la scritta: Carletti.

    Quando gli agenti dell’Interpol li hanno portati lì non avevano fatto caso a niente, tantomeno alla scritta sulla porta.

    Iniziano ad aggirarsi per la nuova casa. Dall’ingresso si accede a destra e a sinistra a due corridoi che portano da un lato alla zona notte con tre stanze e due bagni e dall’altro alla zona giorno con due studi, una cucina abitabile e un bagno di servizio, anche se dotato di tutte le comodità, di lato il locale lavanderia. Di fronte all’ingresso si apre un enorme salone diviso in tre aree: sulla sinistra quella del pranzo con tavolo di marmo e sedie trasparenti, al centro dei divani con un tavolo basso a vetrina per contenere oggetti e sulla destra lo spazio camino, centrale, di metallo, sospeso al soffitto: tutt’intorno sedili di marmo di Carrara con morbidi cuscini. Il salone si apre con sei ampie vetrate su un grande terrazzo arredato con piante esotiche, tavolo e statue, alcune un po’ kitsch: a destra e a sinistra altri terrazzi più stretti che circondano tutta la casa.

    Un senso di smarrimento stringe la gola. Non hanno più i loro cellulari. Non possono comunicare con la figlia.

    Capitolo 2

    Erano stati senza dubbio generosi quelli della sicurezza a dargli un così bell’alloggio. Non ne avevano avuto mai uno simile, lo avevano sempre desiderato, ma non potevano permetterselo. E ora erano lì, ma la situazione era completamente cambiata.

    Decidono di non mangiare e andare a dormire. Una camera da letto bellissima e molto calda per arredamento, tessuti e mobilio. Un bagno privato, a cui si accede dalla camera, con doccia e bagno turco che potrebbe contenere quattro persone. Si guardano allo specchio, poi l’uno di fronte all’altro si accarezzano e poi ancora allo specchio: non sanno come il giorno successivo i loro visi cambieranno. Un brivido di paura attraversa il corpo, come potranno riconoscersi? L’alternativa? Una morte quasi certa. È necessario seguire il protocollo messo a punto dai servizi per evitare che la Base 74 riesca ad identificarli.

    L’indomani saranno portati in segreto in Svizzera. Non sanno in quale clinica, né in quale località.

    Anna ha difficoltà a immaginarsi diversa e a immaginare un altro Gianni. Si accarezzano e si spogliano, le mani di Anna sfiorano il viso di Gianni, i polpastrelli scivolano su una vecchia cicatrice dietro l’orecchio destro, un sorriso ricordando le tante battute sulle orecchie a sventola. Gianni tocca il naso e le palpebre di Anna, sentendo la pelle vellutata e le forme che da sempre lo attraggono ed eccitano. Sfiora ed accarezza le labbra. Poi lo sguardo cade su quello strano ombelico estroflesso, come un piccolo essere che ad ogni respiro vuol far capolino da quella pancia coronata in basso da una folta peluria rossastra.

    Il riconoscersi nel toccarsi è come se facesse rimontare energia e forza: si accarezzano seni, glutei, capezzoli e perdono la sensazione dello spazio e del tempo. Entrano nella cabina doccia nudi e si avviano nel bagno turco che in pochi minuti si riempie di fumo.

    Si abbracciano e sentono i loro corpi nudi scivolare l’uno sull’altro, il sudore confondersi, il membro di Gianni diventa sempre più turgido ed incontra, in quell’idillio nebuloso e caldo, la vagina ed il clitoride di Anna. Si muovono ritmicamente nel calore del bagno turco fino a sentire il desiderio e l’amore salire lentamente lungo la colonna vertebrale fino all’apice del capo, fino all’orgasmo, immediatamente seguito dai singhiozzi e dal pianto di Anna. Rimangono così, seduti all’interno del bagno turco. Si sentono privi di forza in uno strano stato di ebrezza. Si addormentano mentre il bagno turco va spegnendosi. Il respiro di Anna si fa via via più regolare quasi a tranquillizzare Gianni che la guarda con occhi pieni di passione e di ricordi.

    D’un tratto Gianni apre gli occhi, si fa forza, e con le gambe che vacillano, prende in braccio Anna e la porta a letto.

    Anna si sente risucchiata in una spirale nera che ruota vertiginosamente, fa resistenza, non vorrebbe lasciarsi andare, vede suo padre, suo nonno che ci ruotano dentro ridendo, i loro visi si frantumano come tessere di un mosaico per poi ricomporsi in figure diaboliche. Vorrebbe gridare, ma la gola è secca, non riesce ad emettere che un flebile rantolo. Suona il telefono: Anna si sveglia di soprassalto. È mattina.

    Capitolo 3

    Da un’altra parte di mondo è sera. Le dita di Giulia sfiorano quelle di Lorenzo, l’auto procede sul lungo mare de L’Avana verso Santa Fe. La Scuola di Medicina è vicina, un nodo allo stomaco toglie il fiato ad entrambi. Le mani timidamente si congiungono, si stringono. La macchina si ferma sul ciglio della strada, Giulia ruota il corpo, l’abito bianco scollato apre parzialmente alla vista due splendidi seni, il ginocchio sinistro è sul sedile, i visi uno di fronte all’altro. Non ci sono parole, ma un bacio ha in sé tutta la magia di quel momento. Il sapore delle labbra di Giulia accende un desiderio irresistibile. Un brivido attraversa la colonna vertebrale, Lorenzo l’abbraccia stringendole la vita. Si accarezzano ed ancora un bacio pieno di passione. Vorrebbero rimanere così in eterno, ma la residenza della Scuola di Medicina chiude i battenti di lì a poco. Giulia deve andare. Lui riavvia il motore, ancora un chilometro, la testa sulla spalla destra di Lorenzo, una mano sulla leva del cambio. Sono stata benissimo.

    Sei meravigliosa, vorrei rimanere con te! Non so se potrò tornare a L’Avana prima di sabato, non ci fanno uscire durante la settimana, ma forse giovedì con una scusa riesco a venire.

    Lorenzo, italiano anche lui, di Fiesole, è assistente alla Escuela Internacional de Cine y TV, fondata da Gabriel García Márquez. Nove anni più di Giulia, dopo aver completato il triennio nella scuola, ora guadagna qualcosa come aiutante del professore di Documentario Cinematografico. Si erano conosciuti per caso in un fine settimana a L’Avana, in un locale di Salsa, si erano notati fin dal primo giorno. Dopo la quarta lezione, seduti davanti ad un Cuba Libre, Lorenzo le propose di unirsi al suo gruppo per andare la settimana seguente alla spiaggia di Maria la Gorda. Giulia che aveva spesso sentito parlare di questa spiaggia meravigliosa accettò di buon grado. Lorenzo si era fatto prestare la macchina dal suo direttore in cambio di piccoli favori.

    Erano stati tutti molto bene, avevano fatto amicizia con una coppia di pescatori caraibici, dormito sotto le stelle, parlato a lungo delle loro vite, mangiato intorno a un falò acceso per cucinare e poi canti in italiano, tedesco e spagnolo accompagnati da una vecchia chitarra di una ragazza austriaca della scuola di cinema. Non mancarono anche le storie e le leggende locali narrate dai pescatori, come quella da cui prese il nome la spiaggia Maria la Gorda. Maria era una giovane venezuelana rapita dai pirati e poi abbandonata su un’isola. Per sopravvivere la donna aprì proprio su questa spiaggia un piccolo ristorantino di piatti prelibati, ma non essendo lei affatto magra la soprannominarono la Gorda.

    Giulia e Lorenzo avevano mangiato dallo stesso piatto, ballato sotto le stelle, dormito vicino, non si toglievano mai gli occhi di dosso, lei sentiva un’attrazione crescente verso quel ragazzo che le ricordava il padre. Era molto stupita perché fino a quel momento si era sentita attratta più dalle donne che dagli uomini, tanto che da anni avrebbe voluto dirlo ai suoi genitori, ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Nell’ultimo anno di liceo classico al Gioberti di Torino si era innamorata di Flaminia, una sua compagna di classe, si erano messe insieme ed avevano sperimentato la sessualità. Ancor prima di Flaminia, Giulia aveva preso una cotta per Giovanna, una ragazza siciliana conosciuta in un’estate in Sardegna, ma era stato un amore non corrisposto. Queste esperienze avevano fatto maturare in Giulia la convinzione di essere gay, anche se a quattordici anni aveva avuto un rapporto con un amichetto, però assai poco soddisfacente e in buona parte doloroso.

    Mentre tutti questi pensieri le affollano la mente, un rullo di batteria le muove velocemente il petto riportando Giulia alla realtà. Le gambe vacillano sempre più come per una forte sbornia e delle strane vertigini attraversano il corpo dal basso verso l’alto. Sensazioni che ricordano le serate di fumo a Katmandù dove era stata con le amiche del liceo dopo

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