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Lascia stare Dio e muori!: Il lamento di Giobbe al tempo della biotecnomedicina
Lascia stare Dio e muori!: Il lamento di Giobbe al tempo della biotecnomedicina
Lascia stare Dio e muori!: Il lamento di Giobbe al tempo della biotecnomedicina
E-book174 pagine2 ore

Lascia stare Dio e muori!: Il lamento di Giobbe al tempo della biotecnomedicina

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Info su questo ebook

Nella sua offerta di salute e di guarigione da tutti i mali, la BioTecnoMedicina, erede della tradizione giudaico-cristiana, è la religione del tempo attuale. Solo quando fallisce si ricorre alle pratiche medicali “alternative” e, come Giobbe, ci si lamenta e ci si interroga sulla giustizia e sulla bontà divina innanzi all’esperienza delle atroci sofferenze che caratterizzano l’umana esistenza.
Questo libro si occupa dei lamenti dei tanti “Giobbe che popolano l’universo della BioTecnoMedicina. Pazienti che provano un dolore “inspiegabile” che non passa nonostante il potente armamentario farmacologico a disposizione, che sperimentano strani sintomi di una malattia “rara” e “orfana di diagnosi” o che rimangono incastrati in situazioni iatrogene di “cadavere a cuore battente”, di “morto a livello cerebrale”, di “stato vegetativo permanente”, di “locked-in” e di altre “condizioni infernali in terra” sospese tra la vita e la morte.
 
LinguaItaliano
Data di uscita24 dic 2020
ISBN9788894548518
Lascia stare Dio e muori!: Il lamento di Giobbe al tempo della biotecnomedicina

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    Anteprima del libro

    Lascia stare Dio e muori! - Luca Nave

    9.

    INTRODUZIONE.

    La BioTecnoMedicina (BTM) è l’esito supremo del processo di sviluppo della medicina biologica e organicista contemporanea, avvenuto grazie al profondo connubio che si è instaurato tra la moderna scienza sperimentale, la tecnica e la tecnologia in un ambiente altamente tecnologizzato e organizzato in apparati tecnicamente gestiti dalla bio-politica e dalla bio-economia. La BTM nasce in età moderna quando l’antica arte medica greca e romana, che si è contaminata con elementi della cultura araba e giudaico-cristiana durante il Medioevo, incontra la nascente scienza sperimentale e la nuova visione scientifica del mondo. Il connubio medicina-scienza-tecnica è vincente, l’idea che genera il connubio è geniale: il sapere è potere!.

    L’antica scienza aristotelica che si limitava alla contemplazione della natura e l’impotente medicina ippocratica e galenica che invocava la natura per ottenere la guarigione dei pazienti, intraprendono un processo di metamorfosi che genera un sapere teso al dominio (Gadamer, 1994, p. 166) con l’obiettivo di penetrare nei segreti della natura scritta con il linguaggio della matematica e, con il contributo della produzione tecnica di artefatti, di trasformarla in vista degli scopi umani. È un sapere poco contemplativo e tutto indirizzato all’attuazione, equipaggiato da un armamentario tecnico che consente un controllo consapevole e una trasformazione razionale della natura cosmica e umana.

    Il potere che la triade scienza-tecnica-tecnologia offre all’uomo per dominare e modificare le dinamiche naturali a proprio favore ha profonde conseguenze nella lotta alle malattie e al dolore. Rispetto all’insipiente e impotente antica techne-therapeia medica che non poteva che affiancare e assecondare le dinamiche naturali per auspicare la restitutio ad integrum del paziente - guarigione che dipendeva dalla natura e non dalla techne del medico, visto che " medicus curat, natura sanat" - la BTM dispone di strumenti tecnici per intervenire direttamente sui meccanismi naturali che generano la malattia, per prevederne gli esiti e le evoluzioni, per arrestarne il decorso e ottenere direttamente la salute, al di là dell’andamento più o meno naturale e/o spirituale della patologia. Fortemente ammaliata dal sapere-potere assicurato dall’alleanza con la scienza sperimentale e con le annesse tecniche e tecnologie applicate al corpo umano, la medicina abbandona l’antica alleanza con la filosofia. È simbolica questa affermazione del medico Salvatore Tommasi (1813 – 1888), quasi un monito lanciato alla comunità medica del tempo e dei tempi a venire:

    Noi rispettiamo il cielo della filosofia e serbiamo fede nelle scienze morali; ma, in quanto medici, negheremmo noi stessi se non fossimo materialisti. […] Il nostro sguardo, d’ora innanzi, non oserà più levarsi sino al mondo dello spirito. Guai a quel medico che osasse penetrare lì dentro, e rinnovare gli antichi amori coi filosofi (1913, p. 65).

    La necessità per la medicina di non rinnovare gli antichi amori con i filosofi è ribadita da Claude Bernard, che nella sua Introduction à l’étude de la médicine expérimental (1865) - la Bibbia della medicina sperimentale - ammette che è necessario,

    sottrarsi alla tentazione di lasciarsi guidare, nella ricerca medica, dalla filosofia; bisogna abbandonare ogni ipotesi metafisica nello studio dell'anatomia e della fisiologia. È necessario rinunciare all'indagine, chimerica ed estranea alla scienza, sui principi primi e tendere solo alla conoscenza dei rapporti costanti, e quindi assoluti e necessari, tra i vari fenomeni. Bisogna insomma scoprire il rapporto numerico tra causa ed effetto, che solo permette di predire le modificazioni di questo fenomeno in qualsiasi circostanza. […] La medicina ha abbandonato i sistemi filosofici per acquisire […] i metodi d’indagine delle scienze sperimentali (1973, p. 87). [1]

    E così, grazie alla nuova alleanza tra la medicina, la scienza sperimentale, la tecnica e la tecnologia, dopo secoli di approssimazione e di insuccessi […], dopo le confusioni con la magia e l’alchimia, i medici riuscivano per la prima volta a fornire spiegazioni attendibili intorno alle cause di tante malattie, e attraverso questa conoscenza trovavano rimedi idonei per curarle o almeno controllarle (Perozziello, 2008, p. 252). In un clima trionfalistico d’ispirazione positivistica che trasogna un progresso inarrestabile e senza fine che giungerà un giorno a debellare tutte le malattie e a lenire tutti i dolori, la BTM si autoafferma perentoriamente sia nel campo speculativo, con una conoscenza sempre più approfondita della realtà fisiopatologica della salute e della malattia, sia nel campo operativo con la realizzazione sempre più vasta delle possibilità di guarigione del paziente. Nei primi decenni del Novecento si celebrano Le vittorie della medicina (Aubery, 1950) e I prodigi della medicina moderna (Spencer , 1960).

    La BTM, nella sua promessa messianica di salute per tutti entro l’anno 2000 [2], assume le sontuose vesti della religione del tempo attuale (i termini salute e salvezza condividono lo stesso etimo, salus). Eredita, secolarizzandola, la tradizione giudaico-cristiana e la sua missione salvifica dell’umanità, in aperta rottura con la visione della malattia e del dolore degli antichi. Se per la cultura greca il pathos è costitutivo dell’esistenza ed è la cifra della caducità e della precarietà della condizione umana rispetto alla quale non c’è speranza di salvezza, per la tradizione giudaico-cristiana il dolore è la conseguenza di una colpa che chiede la riparazione e la speranza della redenzione. Jahvé è la speranza, speranza di salvezza dal male, dal dolore e dalla morte. [3]

    Assunte le vesti della religione del tempo attuale, la BTM svolge le principali funzioni delle religioni storiche quali dispositivi di senso in termini di offerta di una spiegazione, di uno stile di vita e di uno scenario collettivo che offrono appunto un senso al dolore e al male nel mondo, in base alle seguenti peculiari credenze:

    1) La religione è praticata dai membri di un movimento che sono insoddisfatti del mondo così com’è perché lo giudicano intrinsecamente male organizzato;

    2) i membri del movimento sono convinti che salvarsi da questo mondo è possibile;

    3) la salvezza da questo mondo non è garantita a tutti perché solo gli eletti e i fedeli si possono salvare;

    4) la salvezza si può realizzare entro una generazione;

    5) la salvezza dipende da alcune azioni tecniche;

    6) le azioni tecniche sono prerogativa di alcuni iniziati i quali ne monopolizzano la speciale formula.

    Tutte questa credenze religiose si ritrovano, punto per tutto, alla base dell’organizzazione sociale della medicina tecnologica (Voegelin, 1970, p. 98). Come ogni religione, anche la BTM è simbolica e mitica: il medico offre al paziente-credente la salute, la salvezza e la speranza di guarigione dal male se, e solo se, egli segue pedissequamente la dottrina, i precetti e i riti ecclesiali sotto forma di regolari visite mediche, assunzione di farmaci e attività di prevenzione delle malattie tramite condotte prescritte. Attraverso un rigido impianto morale la BMT dà un contenuto al bene e al male, definisce ciò che è normale, giusto o desiderabile e dà un nome e un ruolo a chi è anormale, a chi esula dagli schemi, dai parametri e dalle regole tanto da doverlo evitare, reprimere, espellere, o quanto meno lasciare ai margini del sistema. [4]

    Come religione del tempo attuale, la BTM si dichiara come regolatrice di tutti i mali e come la retta via e l’unica verità che garantisce, o almeno promette, con il sostegno della scienza e della tecnica, la salute del malato e la guarigione dalla malattia. La gente finisce così col credere che la BTM possa mutare la condizione umana in funzione di qualunque progetto o disegno che essa stessa rende desiderabile e perseguibile.

    La BTM è persuasiva, non tanto perché guarisce da tutti i mali ma perché fa apparire tutti gli altri discorsi e le altre pratiche terapeutiche come irreligiosi, irrazionali, eretici, esotici, non assennati. Anche la persona più religiosa del mondo oggi si convince che se la BTM non salva non c’è rimedio al male. Nel momento in cui si prova dolore o si manifestano i sintomi di una malattia, prima che il sacerdote, lo sciamano, il guru, e prima di fare affidamento alla preghiera, al rito propiziatorio, alla corsa sui carboni ardenti o alle altre numerose e variegate forme di cura del dolore delle medicine alternative, il paziente-credente afflitto dal dolore consulta e si affida al medico esperto rappresentante della BTM. E se in tempi antichi, nella disperazione, l’ultima chance era la preghiera, oggi si ricorre alla preghiera solo quando si sono consumate tutte le chance della BTM e non si può credere neanche più ai suoi miracoli.

    Oggi - scrive Ivan Illich – la corporazione medica viene reclamando il diritto di operare i miracoli. La medicina rivendica a sé il paziente anche quando l’eziologia è incerta, la prognosi sfavorevole e la terapia puramente sperimentale. In circostanze del genere, solo puntando sul miracolo medico ci si può premunire dall’insuccesso.

    E a proposito dell’inedito fenomeno che definisce come la medicalizzazione del miracolo aggiunge:

    Legato con le cinghie al suo lettino e controllato come un’astronauta, il paziente viene esibito in televisione, e l’eroica impresa di cui egli è oggetto costituisce per migliaia di persone una sorta di danza della pioggia, una liturgia in cui le speranze realistiche di una vita autonoma si tramutano nell’illusione che la salute ce la porteranno i medici dallo spazio (Illich, 2005, p. 92).

    Solo quando la BTM fallisce si ricorre alle pratiche medicali alternative, sincretistiche, orientaleggianti oppure olistiche che dir si voglia, si mette in dubbio la religione del tempo attuale e, come Giobbe, ci si lamenta e ci si interroga sulla giustizia e sulla bontà divina innanzi all’esperienza delle atroci sofferenze che caratterizzano l’umana esistenza. Naturalmente, anche la religione della BTM ha una sua teodicea e una serie di risposte al perché del dolore e della malattia; la causa è per lo più localizzata nel corpo-organismo, mentre la cura dei nefasti effetti del male rimanda a terapie biologiche-organiche. Non fanno eccezione le cosiddette malattie della psiche, dall’ansia alle gravi psicosi, tutte classificate sul Manuale Diagnostico Statistico e (quasi) tutte curabili in farmacia. Il malessere che non trova riscontro nella catalogazione medica è escluso come simulato o illusorio.

    Questo libro si occupa dei lamenti dei tanti Giobbe che popolano l’universo della BTM. Pazienti che provano un dolore inspiegabile che non passa nonostante il potente armamentario farmacologico a disposizione, che sperimentano strani sintomi di una malattia rara e orfana di diagnosi perché inclassificabile nei testi sacri della BTM (che oggi si chiamano Evidence Based Medicine e Big Data), e che non possono essere ospitati, perché incasellabili, nei suoi santuari-ospedali. Ma ci riferiamo anche a coloro che rimangono in qualche modo incastrati in situazioni iatrogene inedite nella storia dell’umanità e create dalla stessa BTM. [5] Si tratta di condizioni patologiche, non facilmente comprensibili al grande pubblico, di cadavere a cuore battente, di morto a livello cerebrale, di " stato vegetativo permanente", di "locked-in e di altre condizioni infernali in terra" sospese tra la vita e la morte che possono rendere preferibile il decesso del paziente rispetto alla prosecuzione di un’esistenza biologica senza biografia. Nel disperato tentativo di salvare la vita biologica si proietta il paziente in situazioni cliniche appunto sospese tra la vita e la morte, in situazioni cioè in cui ha luogo il prolungamento della sopravvivenza biologica del corpo-organismo ( Körper) con il progressivo annullamento della vita biografica ( Leib) o addirittura con la perdita della coscienza e di ogni contatto con il mondo esterno. Le condizioni infernali in terra, la faccia oscura dei prodigi della BTM, mandano in crisi il vitalismo medico, un baluardo della medicina di tutti i tempi e di tutti gli spazi, che ravvede come un preciso dovere del medico fare tutto il possibile, sempre e comunque, per prolungare la vita del paziente e ritardare l'evento della morte con tutti gli strumenti che si hanno a disposizione. A questo proposito sono emblematiche le parole rivolte da Piergiorgio Welby al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per implorare la sospensione

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