Il dono di Jonathan
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Ma quando le raggiungiamo, ci rendiamo conto che non erano quelle che cercavamo e allora ce ne mettiamo altre e poi altre ancora.
È un continuo affannarsi alla ricerca di qualcosa, perché ogni volta non riusciamo a colmare il vuoto che c'è dentro di noi.
Non riusciamo a capire che la vera meta della nostra vita è Dio, è raggiungerlo e unirsi alla sua luce, perché è da Lui che noi veniamo.
Anche Jonathan è alla ricerca continua della "luce" e, quando la troverà, capirà cose della sua vita inimmaginabili.
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Anteprima del libro
Il dono di Jonathan - Salvatore Viola
JONATHAN
Introduzione
Forse un giorno mi capiterà di trovarmi in un luogo dove non sono mai stato e mi sembrerà di conoscerlo. Il mio cuore inizierà a pulsare in modo strano, emozionato, perché le cose che mi circondano mi saranno familiari, ogni mio respiro sarà quello di una vita già vissuta, ogni mio passo percorrerà una strada già fatta tante altre volte e, con la mente stordita da quelle nuove sensazioni, mi sforzerò di ricordare…
Ma sarà vano. Non riuscirò a capire il perché e mi porrò tante domande a cui non saprò dare risposta. Mi rimarrà, andando via, il desiderio di tornarvi, come se esistesse un legame tra il mio spirito e quel luogo.
Per tanto tempo, rientrato a casa, rimarrò a pensarci, ma poi la routine della vita mi porterà lentamente a dimenticare.
Mi capiterà? Forse no, non mi capiterà mai, lo vorrei ma è difficile che succeda. Ma quel che è certo è che a qualcuno di noi è capitato e non solo questo…
Esistono degli studi fatti su persone, nella gran parte bambini, che ricordano vite passate. Soprattutto bambini, perché i ricordi, che stanno nel nostro subconscio, sono più o meno nitidi nella mente di chi non è stato ancora subissato dai condizionamenti che caratterizzano la nostra vita. Platone asseriva che la nostra anima, prima di incarnarsi, passa attraverso il Lete, che è il fiume dell’oblio ed è per questo che, posto che esista la reincarnazione, rinasciamo senza ricordi che potrebbero influenzarci e traumatizzarci nel corso degli anni.
L’anima, nella sua incarnazione, ha necessità di essere pura e libera di intraprendere nuove esperienze che già la porteranno, come detto, ad essere subissata da condizionamenti e sarebbe traumatizzante aggiungerci la confusione mentale dovuta ai ricordi di altre vite vissute.
Eppure, malgrado l’oblio a cui è stata sottoposta la nostra anima, qualcuno ricorda.…
Altro argomento a sé merita il caso delle persone dotate di preveggenza. Persone che hanno previsto eventi che si verificheranno in un futuro immediato o in un futuro lontano, che vivono nel disagio di sentirsi proiettati avanti nel tempo e molte volte nell’angoscia di vedere
eventi dolorosi che accadranno.
Quasi tutti noi storciamo il naso nel sentire o leggere di casi del genere, perché non fa parte del nostro modo di vedere le cose e riteniamo inverosimili queste storie, frutto di immaginazione, allucinazioni e non spiegabili in modo razionale.
E se invece la verità fosse al di là delle nostre conoscenze? Se il nostro spirito dovesse veramente reincarnarsi diverse volte sulla terra per fare dei percorsi di vita che gli consentano di elevarsi sempre di più verso Dio? E se lo spazio-tempo non fosse come noi lo concepiamo e si potessero vedere cose che fanno parte del nostro futuro? Ricordiamoci che ogni spirito incarnato sulla terra è parte di Dio stesso, siamo tutti suoi figli e per questo dotati di poteri sovrannaturali datici dalla nostra stessa natura e sopiti nel nostro io terreno per volere divino. Solo gli spiriti scesi sulla terra con particolari programmi da portare a termine riescono a fare cose sovrannaturali (vedi santi, veggenti, guaritori). A noi semplici mortali non resta che fare il nostro percorso di vita cercando semplicemente di scegliere di stare il più possibile vicino a quello che Lui vuole da noi.
Capitolo 1
Jonathan si rigirò nel letto, accese la lampada posta sul comodino e guardò la sveglia. Erano le quattro del mattino. Un sogno lo aveva messo in agitazione e non era più riuscito a dormire perché la sua mente non gli concedeva di rilassarsi e riprendere sonno e lo aveva portato a riflettere a lungo su quella che, prima di svegliarsi, gli era sembrata realtà.
Rivolse il suo sguardo alla sua sinistra e osservò con tenerezza sua moglie Tania che dormiva profondamente.
Si erano sposati circa un anno prima e il loro amore era sempre più travolgente. Quando si erano conosciuti e avevano capito di amarsi, avevano deciso di sposarsi subito e di sfruttare ogni spazio del loro tempo libero per stare vicini. Fra qualche ora si sarebbe svegliata, sarebbero rimasti abbracciati a letto scambiandosi carezze e poi avrebbero fatto colazione insieme prima di andare al lavoro, lei come medico in ospedale e lui nell’agenzia di viaggi che gestiva insieme al suo amico Stefano.
Pensò a come si erano conosciuti e in un attimo ripercorse tutte le vicende della sua vita…
Da giovane il suo desiderio più grande era stato di entrare in Polizia ed era riuscito presto a realizzarlo. Ma durante un servizio d’ordine di una pacifica manifestazione, si era trovato coinvolto in disordini causati da black bloc e, per difendere un suo collega che, caduto a terra, stava per essere colpito con una spranga, aveva sparato per fermare il black bloc e lo aveva ucciso.
Non essendosi trovata la spranga sul luogo, era stato accusato di aver ammazzato un povero ragazzo inerme e, oltre ad essere stato sospeso dal servizio, era stato processato e condannato a tre anni di reclusione. Era stato durante i mesi di reclusione, mentre la sua mente cadeva nel baratro della depressione, che aveva conosciuto fra Giuseppe, che lo aveva risollevato dalle tenebre e gli aveva dato l’entusiasmo per sopportare quella sventura ed andare avanti. Sarebbe poi continuato ad essere il suo padre spirituale anche dopo la fine della sua prigionia e lo avrebbe aiutato nella sua opera verso i diseredati. Ancora dedicava parte del suo tempo libero ad aiutare fra Giuseppe e anzi, il gruppo si era rafforzato con sua moglie Tania che aveva accettato con grande entusiasmo di collaborare ed essere di supporto anche come medico per la povera gente che versava in condizioni pietose.
La fortuna aveva voluto che la sua prigionia fosse ridotta da un decreto svuota carceri emanato dal Governo e che non rimanesse a girovagare per lungo tempo in città senza un lavoro perché il suo amico Stefano lo aveva coinvolto nel suo progetto di aprire un’agenzia di viaggi. Jonathan aveva accettato con entusiasmo e era stato lui a sceglierne il nome, su richiesta dell’amico.
«Si chiamerà La casa dei sogni
», aveva pensato, «perché i clienti che la frequenteranno arriveranno con un sogno da realizzare e noi saremo ben felici di soddisfarli.»
E in effetti così era stato e non solo, perché Jonathan era riuscito a farsi apprezzare dai clienti per la sua capacità di comunicare confidenzialmente con loro, tanto che la gran parte si sfogava raccontandogli le ansie e le gioie, i problemi e i sogni della propria vita.
Si rigirò ancora nel letto. Ora erano le quattro e trenta. Pensò a quando aveva conosciuto il suo amico senegalese Seidu nei parcheggi di un centro commerciale. Era uno dei tanti extracomunitari che cercavano di sbarcare il lunario facendo i venditori ambulanti. Lo aveva preso in simpatia e, appena avuta l’opportunità, gli aveva procurato il lavoro in un’azienda agro-alimentare diretta da Giuliano Mossa, cliente della sua agenzia di viaggi. Così Seidu era riuscito, dopo qualche tempo, a far venire in Italia la sua ragazza Amina sposandola prima di partire dal Senegal. I due erano diventati amici di Jonathan e grande era stata la loro gioia quando Amina era stata anch’essa assunta nella ditta di Giuliano Mossa. Tutto sembrava andasse a meraviglia, quando purtroppo era arrivata a Jonathan la notizia della morte di Seidu, avvenuta nell’Azienda in cui lavorava, a causa del crollo di una catasta di cassette di legna, contenenti prodotti agro-alimentari, che lo avevano travolto mentre ci passava vicino. Era stata una tragedia che lo aveva scosso profondamente e che aveva fatto passare in secondo piano la gioia che aveva provato quando, qualche giorno prima, era stato riabilitato per quella vicenda del black bloc, in quanto era stato rintracciato un filmato che riprendeva la scena del momento in cui Jonathan gli sparava e che dava ragione alla sua versione dei fatti. La Polizia gli aveva poi comunicato che sarebbe stato reintegrato nel Corpo, ma lui aveva rinunciato in quanto nel frattempo aveva capito che il sogno che aveva cullato nella sua giovinezza e che poi aveva realizzato, non era quello giusto per la sua vita. Tutti quegli anni in Agenzia a contatto con tanta gente a farsi confidare le loro pene, a dare consigli e solidarietà, tutti quegli anni passati con fra Giuseppe a portare amore agli altri e riceverne amore, gli avevano insegnato che il suo sogno vero era di continuare a vivere in quel modo, che quella era la via giusta da seguire.
Amina, malgrado Jonathan si fosse adoperato in tutti i modi per aiutarla a superare il suo dolore, aveva deciso di rientrare al suo paese in Senegal. Ma prima di partire gli aveva accennato qualcosa che non aveva voluto continuare a dirgli e che lo aveva messo in apprensione, soprattutto dopo aver scoperto che, il giorno prima della sua morte, Seidu aveva inutilmente cercato di rintracciarlo e gli aveva lasciato un messaggio nella segreteria telefonica del telefonino in cui gli diceva con voce agitata che aveva bisogno di parlare con lui urgentemente per un consiglio. Jonathan aveva poi strappato la verità ad Amina andando a trovarla in Senegal e scoprendo che Giuliano Mossa aveva cercato di violentarla e, non riuscendoci, l’aveva minacciata di licenziare sia lei che Seidu. Poi, era riuscito a trovare le prove che la sua morte non era stata un evento casuale, ma un assassinio commesso dal suo principale, perché Seidu, venuto a conoscenza da Amina di quello che era successo, aveva avuto uno scontro con Giuliano Mossa minacciandolo di riferire tutto alla moglie, che era la proprietaria dell’Azienda e che sicuramente lo avrebbe cacciato e distrutto la sua vita. Grazie a Jonathan, Giuliano Mossa era stato arrestato ed ora marciva in una prigione scontando tutti i suoi misfatti, che non erano solo l’omicidio di Seidu, ma anche il tentato omicidio di Jonathan.
Già, Jonathan era stato, a causa di Giuliano Mossa, più vicino al cielo che alla terra. Quello era stato il suo secondo episodio di pre-morte in quanto precedentemente la sua vita stava per essere spezzata da un grave incidente automobilistico. Il suo spirito aveva percorso il tragitto verso il cielo ed aveva avuto l’esperienza di cui tanti altri nel mondo, tornati in vita, hanno dato testimonianza. Nel suo viaggio extraterreno aveva conosciuto fratel Emilio, uno spirito che lì in cielo lo aveva guidato e fatto vedere come sarebbe stata la sua vita se non avesse sparato al black blok. Gli aveva anche fatto capire che avrebbe riconosciuto il vero amore quando il suo spirito avrebbe provato certe sensazioni, le quali poi, tornato in vita, aveva provato per Tania, che ora era lì accanto a lui.
«Le cinque e venti!» pensò riguardando la sveglia.
Si alzò e andò in cucina, prese una bottiglia dal frigo e si versò dell’acqua. La sua bocca era secca come se avesse attraversato chilometri nel deserto. Quel sogno lo aveva messo in agitazione e solo il pensiero rivolto alla sua vita passata lo aveva momentaneamente distratto dalle sue riflessioni. Ma ora era prepotentemente