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La Vendetta della Speranza: Silrith, #1
La Vendetta della Speranza: Silrith, #1
La Vendetta della Speranza: Silrith, #1
E-book564 pagine7 ore

La Vendetta della Speranza: Silrith, #1

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Info su questo ebook

La libertà potrà mai essere per tutti? Come salvi una nazione dalla tirannia?

Quando il Re di Bennvika muore in circostanze misteriose ed un usurpatore straniero di nome Jostan Kazabrus s'impadronisce del trono, imponendo spietatamente la sua volontà sulla popolazione, un triumvirato disunito di leader e dei loro seguaci deve tentare di resistergli.

La prima è Silrith, la spodestata Principessa filantropa che ci si aspettava salisse al trono. La seconda è Ezrina, una ribelle vendicativa che desidera disperatamente ribaltare gli anni di oppressione etnica del suo popolo, gli Hentani. Il terzo è Zethun, un piccolo nobile che crede che l'unico modo di lottare per la gente comune sia abolire del tutto la monarchia.

Mentre le varie fazioni affrontano la minaccia della tirannia e della persecuzione religiosa, ogni condottiero deve essere pronto a compiere l'estremo sacrificio per la loro causa.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita14 gen 2021
ISBN9781071583838
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    Anteprima del libro

    La Vendetta della Speranza - P.J. Berman

    LA VENDETTA DELLA SPERANZA

    di

    P. J. BERMAN

    Biografia dell’autore

    P. J. Berman è cresciuto a Hemel Hempstead, nell’Hertfordshire, Inghilterra. Successivamente, dopo un breve ma piacevole periodo trascorso vivendo a Plymouth, si è sistemato nel Carmarthenshire, circondato dal bellissimo paesaggio della sua nazione adottata, il Galles, dove vive con sua moglie e sua figlia.

    Dato il posto in cui è vissuto, P. J. Berman è probabilmente una delle poche persone che tifa sia per lo Stevenage Football Club che per gli Scarlets. Quando non scrive, a parte guardare questo sport, gli piace portare a spasso il cane, viaggiare con la sua famiglia ed anche leggere.

    Per ulteriori informazioni sui prossimi libri di P. J. Berman, controllate le seguenti pagine web:

    P. J. Berman Books official Facebook page -

    www.facebook.com/pjbermanbooks

    Twitter/Instagram - @pjbermanbooks

    Sito web ufficiale – www.pjbermanbooks.com

    Per Nikita. Sei mia moglie, la mia anima gemella, la mia migliore amica e, francamente, sei fantastica. Non ce l’avrei mai fatta senza il tuo amore e il tuo supporto.

    Per Nora, la nostra meravigliosa bambina.

    Ringraziamenti speciali anche ai miei genitori, Anni e Mark Berman, e al Watling Street Writers Circle, al Verulam Writer’s Circle, a Chris Perera, Tina Ellis, Jonny Lee, Jonathan Grewcock, Andrew Houseman, Sarah Kennedy e Suzanna Hart. I vostri aiuti e i vostri consigli sono stati immensamente preziosi.

    Per Evie, il nostro pazzo Labrador, che ad ora avrà probabilmente fatto a pezzi la prima copia di questo romanzo!

    E infine per Bailey, il nostro tenero Cavalier. Che la sua bellissima, dolce e amorevole anima possa riposare in pace.

    I personaggi descritti in questo libro e nei seguenti sono fittizi. Ogni somiglianza tra questi personaggi e qualsiasi persona reale, vivente o defunta, è puramente casuale.

    Glossario

    Arciprete – Il capo della fede Hentani.

    Arco Lungo – Un grande arco di struttura semplice, ma con un raggio molto lungo nelle giuste mani.

    Balestra – Un’arma ad una mano a corto raggio che utilizza un sistema di puleggia per scoccare la freccia.

    Comandante Invicturione – Un ufficiale in carica di tutte e dieci le sue Divisio della provincia. Il Comandante Invicturione guida personalmente la Divisio Uno. Viene spesso fatto riferimento ad esse allo stesso modo degli Invicturioni subordinati.

    Congressato – Un concilio di politici con titoli ereditari che assistono il monarca attuale nell’amministrazione di Bennvika.

    Congressore – Un membro del Congressato.

    Corpralis – Un ufficiale che assiste un Comandante Invicturione o un Invicturione. Il Corpralis del Comandante Invicturione è il secondo rango più alto di soldato nell’intera provincia.

    Demokroi – Un politico di basso rango il cui ruolo è rappresentare la gente comune di Bennvika.

    Divisio – Un’unità di soldati bennvikani professionisti. Ogni provincia ha dieci Divisio, la prima delle quali ha un’unità di cavalleria pesante, con le altre a svolgere il ruolo di fanteria pesante.

    Divisiano – Un soldato professionista che serve all’interno delle Divisio.

    Lunganave – Una rapida nave da guerra con uno scafo superficiale e una sola vela.

    Milizia – Un gruppo di soldati temporanei che può venire creato in tempi di guerra e sciolto in tempi di pace.

    Miliziano – Un membro della milizia.

    Pilum – Un’arma da lancio simile ad un giavellotto.

    Vascello di battaglia – Una grande e pesante nave da guerra, con vele multiple e armata di cannoni.

    Lista dei personaggi

    Casata degli Alfwyn

    Silrith – Principessa di Bennvika ed apparente erede dopo la morte di Fabrald.

    Lissoll – Re di Bennvika.

    Fabrald – Fratello maggiore deceduto di Silrith.

    Gidrassa – Madre deceduta di Silrith, Regina di Bennvika.

    Monissaea – Sorella deceduta di Lissoll, moglie di Yathrud Alyredd e madre di Bezekarl e Yathugarra.

    Bastinian il Grande – Il precedente Re di Bennvika. Era il padre di Lissoll e il nonno di Silrith.

    Aebrae – La prima moglie di Bastinian, madre di Lissoll e Monissaea e nonna di Fabrald, Silrith, Bezekarl e Yathugarra.

    Tefkia – Una Principessa Defroni che era sorella di Capo Faslo. Seconda moglie di Bastinian, madre di Turiskia e nonna di Jostan.

    ––––––––

    Casata dei Kazabrus

    Jostan – Cugino di Silrith, nipote di Lissoll e Governatore della provincia verusantiana di Bruskannia.

    Dionius – Padre deceduto di Jostan, precedente Governatore di Bruskannia.

    Turiskia – Madre di Jostan e sorellastra minore di Lissoll.

    ––––––––

    Casata degli Aethelgard

    Oprion – Governatore di Hazgorata. Secondo marito di Haarksa.

    Haarksa – Moglie medrodoriana di Oprion.

    Jorikssa – Figlia di Haarksa e figliastra di Oprion.

    ––––––––

    Casata degli Alyredd

    Yathrud – Governatore di Bastalf e zio di Silrith.

    Bezekarl – Figlio adolescente di Yathrud e Monissaea.

    Yathugarra – Giovane figlia di Yathrud e Monissaea.

    Kintressa – Seconda moglie di Yathrud.

    ––––––––

    Casata dei Rintta

    Feddilyn – Governatore di Asrantica.

    ––––––––

    Casata dei Tanskeld

    Aeoflynn – Governatore di Ustenna.

    ––––––––

    Casata degli Haganwold

    Lektik – Governatore di Hertasala.

    ––––––––

    Casata dei Froilainn

    Shappa – Principe di Etrovansia.

    Kessekla – Re di Etrovansia.

    Ravla – Principe di Etrovansia e fratello minore di Shappa.

    ––––––––

    Casata dei Vaaltanen

    Accutina – Principessa di Medrodor come figlia del Re Spurvan e Regina di Bennvika come moglie di Re Lissoll.

    Spurvan – Re di Medrodor.

    ––––––––

    Casata dei Dronnareidius

    Graggasteidus – Imperatore dell’Impero verusantiano.

    ––––––––

    Nobili minori e Congressori

    Zethun Maysith – Un giovane nobile minore proveniente da Asrantica.

    Hoban Salanath – Un Congressore esperto proveniente da Kriganheim.

    Dongrath – Un Congressore di Kriganheim.

    ––––––––

    Soldati

    Gasbron l’Iroso – Comandante Invicturione di Bastalf.

    Candoc di Rildayorda – Corpralis di Gasbron.

    Yortha, Telvaen, Kinsaf e Laevon – Divisiani di Rildayorda.

    Ostagantus Gormaris – Guardia del corpo di Jostan e comandante delle Guardie Lanciere verusantiane di Bennvika.

    Vinnitar Rhosgyth – Comandante Invicturione di Asrantica.

    ––––––––

    Gli Hentani

    Ezrina e Jezna – Danzatrici.

    Hojorak – Capo degli Hentani.

    Kivojo – Principe degli Hentani e fratello di Hojorak.

    Blavak – Interprete Hentani.

    Jakiroc – Un sacerdote Hentani risiedente a Rildayorda.

    Askorit – Arciprete Hentani di Rildayorda.

    ––––––––

    Rilaniani

    Voyran Attington – Capitano di una nave.

    Emostocran – Primo Ufficiale di Voyran.

    Viktana – Una interprete bennvikana.

    Hozekeada IV – Imperatrice di Rilana.

    Janissada Attington – Un esperto ammiraglio e madre di Voyran.

    ––––––––

    Defroni

    Faslo – Capo dei Defroni.

    ––––––––

    Divinità

    Lomatteva – Dea bennvikana.

    Vitrinnolf – Dio bennvikano.

    Bertakaevey – Dea Hentani.

    Ursartin – Compagno di Bertakaevy, che prende la forma di un orso.

    Estarron – Dio verusantiano.

    Ibbez – Dea rilaniana.

    ––––––––

    Personaggi vari

    Jithrae di Sevarby – Un contadino della provincia di Asrantica.

    Vaezona di Sevarby – Figlia maggiore di Jithrae e Mirtsana.

    Mirtsana – Moglie di Jithrae.

    Kanolia – Sorella di Mirtsana.

    Naivard – Marito di Kanolia, un chierico magistrato con sede a Kriganheim.

    Capaea – Una serva della famiglia reale bennvikana.

    Lyzina – Domestica di Accutina.

    Afayna – Domestica di Silrith.

    Taevuka – Giovane domestica di Silrith.

    Ridenna e Avareseae – Serve della Casata degli Alyredd.

    Braldor – Guardia del corpo di Salanath.

    ––––––––

    Elmi dei Ranghi della Divisio

    Comandante Invicturione – Una singola cresta trasversale, grande e bianca, con strisce nere.

    Invicturione – Una singola cresta piccola di metallo che percorre l’elmo dall’inizio alla fine. L’Invicturione indossa anche una fascia bianca lungo il petto.

    Corpralis – Una singola cresta piccola che percorre l’elmo dall’inizio alla fine.

    Portabandiera standard e Divisiani – Nessuna cresta.

    Madre di molti, Madre di nessuno, una Regina cadrà ed un Guerriero verrà.

    Un’antica profezia di discussi origine e significato.

    Capitolo 1

    KRIGANHEIM, REGNO DI BENNVIKA, 1520 ANNI DOPO L’UNIFICAZIONE – PRIMAVERA

    Afayna rinvenne con un sussulto quando dell’acqua gelida le colpì il viso, presto seguita da un pungente schiaffo sulla guancia. Distesa sulla schiena, tentò di alzarsi, ma si rese conto con terrore che ciascuno dei suoi arti era legato con una rozza e ruvida corda.

    «Aiuto! Dèi! Dove sono?»

    Una risata risuonò dall’oscurità. Solo il più piccolo guizzo del fuoco del braciere illuminava la stanza attraverso una finestrella nella porta, ma quando i suoi occhi si abituarono, lei scorse le figure di due uomini.

    «Siamo di nuovo svegli, mia dolce Afayna? Brava ragazza.»

    «Perché sono qui? Ditemelo» implorò lei. I due uomini ghignarono alla sua disperazione.

    «Quanto dev’essere strano per te» disse uno di loro, i suoi lisci capelli biondi e gli zigomi scolpiti ora più visibili. «Un momento prima, sei solo un’altra serva che svolge i suoi compiti quotidiani nel palazzo. Un momento dopo, ti risvegli qui.» Afayna osservò la stanza, cercando disperatamente di controllare il suo panico. Era a braccia e gambe divaricate su un cavalletto di tortura, ed ora poteva vedere che le pareti avevano numerosi scaffali e ganci appesi, disseminati di varie lame di forme e grandezze differenti. Ciononostante, non erano le armi a terrorizzarla, ma il tono calmo eppure sinistro dell’uomo. Ogni parola spediva una paura paralizzante attraverso il suo corpo.

    Stranamente, qualcosa riguardo i suoi modi fiduciosi e la sua voce educata le ricordarono di Lord Jostan, ma non era lui. Dal suo profilo scuro, poteva dire che quest’uomo peccava della virilità esotica da nobiluomo straniero e della rude beltà.

    «Lasciatemi andare. La Principessa Silrith lo verrà a sapere e, quando succederà, lo andrà a dire al Re e voi ve ne pentirete.»

    «Pensi davvero di essere nella posizione di minacciarci?» L’interrogatore annuì verso il suo complice e costui, un tipo massiccio e nerboruto con capelli corti, aggirò il cavalletto per porsi dietro la testa di Afayna. Tirò il cilindro e tese saldamente le corde, cacciando un ululato disumano dalla ragazza.

    «Le persone sono sempre così arroganti all’inizio. Dimenticano chi ha il potere qui. Vedi, Afayna – e mi sorprende che tu non lo sappia già -, il Re sta morendo, e la Principessa, come te, è una traditrice.»

    La sua ultima parola trasformò il sangue di Afayna in ghiaccio, eppure la sua paura era intrisa di confusione.

    «Che cosa? No. Non è vero.»

    «Neghi di aver servito al Re il suo ultimo pasto?»

    «No, ma...»

    «Oh! Quindi sapevi che quello sarebbe stato il suo ultimo pasto, eh?»

    «No! Intendevo dire...»

    «Ed è vero che hai rubato l’Amuleto di Hazgorata?»

    «No! Perché avrei dovuto? Come avrei potuto?»

    Afayna gridò di dolore quando il torturatore tirò di nuovo il cilindro, allungando i suoi arti mentre la corda dilaniava la sua pelle.

    «Sei stata vista con esso, Afayna. Una delle tue compagne ha testimoniato contro di te. Ora, te lo chiederò ancora una volta. Hai rubato l’Amuleto di Hazgorata?»

    La risposta di Afayna fu di sputargli in segno di disprezzo, lanciando una discreta quantità di saliva ad almeno tre piedi in direzione della faccia dell’interrogatore, sebbene essa colpì solo la sua spalla.

    «La tua difesa appassionata è impressionante» rise lui. «Ma temo che la domanda resti ancora valida.»

    «Non l’ho rubato.»

    «Allora perché sei stata vista con esso poco prima che il Re avesse un malore, trasportandolo, per poi svitare il coperchio e versare i contenuti sul pasto del Re?» Gli occhi di Afayna si spalancarono d’orrore quando si rese conto di ciò che aveva fatto.

    «Mi era stato dato. Mi era stato detto che conteneva un qualche nuovo aroma che sarebbe piaciuto al Re.» Capì di essere stata incautamente fiduciosa.

    «Be’, sfortunatamente per te, ne hai lasciato un po’ dentro l’Amuleto e, successivamente, si è scoperto essere cicuta velenosa. Mortale. Per di più, ne hai versata abbastanza da ucciderlo senza che fosse istantaneo, dandoti una possibilità di fuggire. Se solo non fossi stata vista. Adesso tira una brutta aria per te, vero?» Le rivolse un sorriso disturbante. «Quindi, se era un dono, come hai affermato, chi te l’ha dato?»

    «Lord Jostan» disse infine Afayna, ancora respirando a fatica. Si rese improvvisamente conto che il suo corpo era ora madido di sudore.

    «Non prendermi in giro. Conosco Lord Jostan. Non è lui.» Annuì affinché lei venisse allungata di nuovo. Afayna digrignò i denti, ma cionondimeno non riuscì a trattenere un urlo animalesco.

    «È vero!» gridò disperata. Lo sforzo di ogni respiro spediva un dolore lancinante in tutto il suo corpo.

    «Io ero... al seguito della Principessa Silrith quando... lei e gli altri l’avevano accolto... nel Palazzo» annaspò.

    «Quindi stai dicendo che Lord Jostan Kazabrus, il nipote del nostro stesso Re, è salpato dalle sue terre attraverso il mare, ha marciato da Asrantica fino al palazzo sotto scorta, solo perché potesse complottare con una qualche serva irrilevante? Lo trovo oltremodo difficile da credere. Dubito che se lui avesse tramato di intraprendere un regicidio, avrebbe scelto te come complice, invece di una persona di rango e importanza.»

    «È stato lui! Mi aveva notata... subito dopo essere arrivato la scorsa estate.»

    «Quindi dici che è stato un opportunista?» chiese l’interrogatore.

    «Sì. Si era... interessato a me. Pensavo... Pensavo che gli importasse di me. Ha detto che mi avrebbe sposata se io...»

    «... Ha detto che ti avrebbe sposata? Una serva? Non ci credo. Non sprecare il mio tempo. Solo perché ti ha usata a suo piacimento non significa che gli importi di te. Il Re è sul suo letto di morte a causa del tuo tradimento. Ora, chi ti ha dato l’Amuleto? Che mi dici della Principessa Silrith? Voleva essere Regina, vero?»

    «No! Come puoi dirlo?» Afayna non riusciva a credere che lui stesse lanciando delle accuse così implausibili.

    Gli sfuggì ancora una volta una risata.

    «Aveva tutto da guadagnare dalla sua morte, e tramite te ha avuto la possibilità di realizzarla. Comunque, sei stata sentita da una delle tue compagne serve solo pochi giorni fa, mentre parlavi con lei riguardo ciò che avrebbe fatto quando fosse stata Regina.»

    «Lei non stava parlando di quello.»

    «Davvero?»

    «Sì. Lei... lei stava parlando del Re di Gilbaya... e di come lui disonora... la sua Regina. Stava parlando... stava parlando di ciò che avrebbe fatto se... se lei fosse stata la Regina di Gilbaya!» Utilizzò tutta la forza che riuscì a raccogliere e, ciononostante, le sue parole fuoriuscirono solo a rantoli mentre il suo corpo sopportava le ondate di dolore straziante.

    Il torturatore cominciò ad allungarla di nuovo. Le corde scavarono più in profondità, strappandole la pelle dal corpo, tirando le giunture cosicché le sue ossa minacciassero di dislocarsi.

    «Una storia verosimile. È interessante che tu sia stata così rapida con una spiegazione. Comunque, tu hai preparato il pasto del Re e tu eri l’assaggiatrice. Dovevi sapere che il cibo era avvelenato. È difficile credere che, per puro caso, tu abbia assaggiato una parte che il veleno non aveva toccato.»

    «Ma è ciò che è successo» piagnucolò Afayna.

    «Mi spiace, non ti credo. Ora, la Principessa Silrith ti ha dato il veleno? Dèi. Mi disgusti.»

    Un puzzo acre riempì la camera. Nel suo terrore, Afayna aveva perso il controllo della sua vescica e parte del cavalletto era ora inzuppato di urina.

    «No» disse lei alla fine, sopraffatta dall’umiliazione.

    «Risposta sbagliata.»

    Un altro allungamento. Afayna lo sopportò, silenziando forzatamente il suo urlo. Le corde si allentarono nuovamente un po’ e lei sentì il suo intero corpo sussultare involontariamente, facendola tossire e biascicare mentre si era quasi strozzata col suo stesso vomito, prima che le scorresse lungo la guancia.

    «Te l’ha dato?»

    «No.»

    «Proprio non ci arrivi, eh?» L’interrogatore rivolse un altro cenno col capo ed il torturatore la allungò di nuovo. Questa volta Afayna sentì il dolore come non l’aveva mai provato prima, mentre le sue spalle venivano dislocate. Un urlo innaturale sfuggì alla sua bocca e trapassò l’aria prima di vacillare mentre lei scivolava nell’incoscienza.

    Venne riportata di scatto alla realtà e guardò dritto negli occhi del suo interrogatore. La morte era davvero vicina?

    «Non ho sentito una risposta. Te l’ha dato?»

    «No» sbottò lei in un ultimo tentativo di radunare la forza dei dannati.

    Lui la allungò ancora.

    E ancora.

    E ancora.

    Delirante di dolore, un piagnucolio a malapena flebile le sfuggì mentre le sue giunture andavano in pezzi.

    «Fermi. Vi prego. Confesso. Confesso.»

    «Era ora. E chi ti ha istruita?»

    «Silrith» scivolò dalle sue labbra. L’interrogatore sorrise al torturatore in macabra soddisfazione. Andò alla porta e l’aprì.

    «È fatta, ragazzi. Domani torniamo a Asrantica. Abbiamo la nostra confessione.»

    Alle sue parole fu corrisposta un’allegra esultanza.

    «Slegatela e portatela alla sua cella» disse in modo diretto mentre rientrava nella stanza, seguito da due guardie. «Morirà domani.»

    Capitolo 2

    «Sire, dovete nominare un erede.»

    Re Lissoll di Bennvika, terzo di quel nome, giaceva sul suo letto di morte, circondato dai suoi più fidati cortigiani. Alla sua destra, Sankil, un vecchio rinsecchito in abiti scuri, Gran Sacerdote di Bennvika, si chinò su di lui.

    «Sire, se non nominate un erede, il Regno precipiterà nella guerra civile.»

    Era tarda sera e la grande stanza affollata, scarsamente decorata per essere la camera da letto di un Re, era illuminata da candele, sebbene il letto a baldacchino giacesse ancora nell’ombra.

    Molti dei cortigiani erano ancora vestiti dei loro abiti più splendidamente stravaganti, proprio come lo erano stati per la loro udienza col Re precedentemente quel giorno. Come risultato, tutti loro erano piuttosto pittorescamente abbigliati rispetto al Sacerdote, e l’unica figlia superstite di Lissoll, la Principessa Silrith, non era da meno.

    Era una donna di ventitré anni. I suoi lunghi, fluenti capelli color nocciola, i penetranti occhi scuri e la pelle delicata erano in netto contrasto con il velluto di smeraldo scuro e la fodera d’oro scintillante del suo abito. Più in basso, i suoi sotto-pantaloni bianchi destrutturati spuntavano da sotto il lembo, mentre i piedi erano avvolti in raffinati sandali d’oro. Le sue ancelle avevano detto che sembrava gloriosamente regale, sebbene lei stessa si sentisse sempre in imbarazzo e troppo in tiro in un tale splendore.

    Indossava questi abiti di stile orientale come un gesto politico d’amicizia verso suo cugino, Lord Jostan, che aveva salpato i mari alcuni mesi prima dalla sua madrepatria, l’Impero Verusantiano, per trascorrere l’anno con i suoi parenti bennvikani. Naturalmente, nel momento in cui Silrith era stata vista in questo abbigliamento, tutte le dame di corte avevano seguito l’esempio ed ora era l’ultima moda del paese.

    Ma in questo momento particolare, Silrith si curava poco di certe cose triviali. Era sopraffatta dalla preoccupazione, eppure una vita passata a venire istruita su come comportarsi con dignità l’aveva aiutata a sopprimere l’impulso di sfrecciare attraverso i corridoi per raggiungere suo padre alla notizia della sua malattia. Ora poteva solo guardare in silenzio, trattenendo le proprie emozioni dietro la sua maschera esteriore.

    «Vostra Grazia, potrei parlarvi in privato?» I suoi turbolenti pensieri vennero interrotti dalla voce di un servo.

    «Sì, certo.»

    Lo seguì fuori dalla stanza e le doppie porte si chiusero dietro di lei. Immediatamente, notò la sua espressione preoccupata.

    «Cos’è successo?»

    «Be’, è difficile esserne sicuri a questo punto, Vostra Grazia.»

    «Va’ avanti.»

    ––––––––

    Nella camera da letto, quando divenne chiaro che il Re era ai suoi ultimi spasmi, tra i molti dignitari presenti ce n’erano alcuni che erano fin troppo felici di speculare su ciò che sarebbe accaduto dopo. Questi includevano due uomini anziani in piedi in fondo alla stanza affollata. Il primo era il pesantemente ma ordinatamente barbuto Lord Feddilyn Rintta, il quale indossava una tunica e un cappello viola. Era accompagnato dal rugoso Congressore dai capelli ondulati Hoban Salanath, risplendente nei suoi abiti blu d’uffizio. Hoban era profondamente preoccupato.

    «Ebbene, questo non fa sorgere alcuni interessanti domande, mio Lord Rintta?» ponderò questi in un tono sommesso.

    «Perché porre domande, quando le risposte diventeranno presto evidenti? Possiamo solo osservare l’evoluzione degli eventi» rispose Feddilyn.

    «Ditemi: non siete curioso?»

    «Da mero mortale, certo che sì» disse Feddilyn. «Tuttavia, solo gli Dèi possono decidere del destino degli uomini. Eppure alcune cose possono essere previste, anzi,  avrebbero dovuto esserlo. Qui vediamo il rischio di posticipare la possibilità di risposarsi quando hai solo due figli superstiti. Sono anni che la Regina Gidrassa è spirata. Voi e i vostri amici Congressori lo scoraggiaste dal risposarsi in fretta e questo è il risultato.»

    «Io non vi vidi incoraggiarlo» ribatté Hoban.

    «Le mie responsabilità sono molteplici. Quella concessami dal Re nel mio ruolo come Governatore soprassiede di gran lunga a qualsiasi cosa domandatami da chiunque nel Congressato.»

    «Il Congressato può consigliare ma mai pretendere niente da un Re» disse Hoban. «Questo non poteva essere anticipato. Due figli superstiti erano abbastanza, quando uno di essi si trattava di un forte ed incontrastato erede come il fu Principe Fabrald. L’urgenza di costruire una chiara linea di successione oltre a ciò non era stata sentita dal Re fino alla morte del Principe. Fino ad allora, il Re era più interessato nel trovare un pretendente per la Principessa Silrith piuttosto che una spasimante per sé, sebbene questo si fosse dimostrato più complicato del previsto.»

    Feddilyn sospirò.

    «Ciononostante, il fatto rimane; contare sulla sopravvivenza di un singolo figlio è sempre un rischio.»

    «Sì, quella fu una battuta di caccia fatidica» concesse Hoban.

    «Davvero, anche se sono sicuro che voi e i vostri alleati foste molto soddisfatti con voi stessi quando convinceste il re a fissare un’alleanza matrimoniale con Medrodor dopo la morte di Fabrald.»

    Feddilyn fissò tristemente il letto di Lissoll. Alla sinistra del Re sedeva la graziosa, lamentosa figura di Accutina, la giovane moglie di Lissoll.

    «Guardatela» disse. «Una mera ventenne che ora porta in grembo il figlio del Re. La sua posizione è altamente vulnerabile. Quest’intera alleanza matrimoniale con i medrodoriani si basava sull’idea che il Re avrebbe vissuto abbastanza da vedere suo figlio raggiungere l’età adulta, ovviamente presumendo che il bambino sia maschio.»

    «Non convenite che fino ad oggi l’idea che lui avrebbe vissuto tanto a lungo sia stata riconosciuta da tutti come l’esito più probabile?» si sforzò di dire Hoban attraverso i denti stretti, facendo del suo meglio per evitare che qualcuno attorno ad essi origliasse la loro conversazione.

    «Ovviamente, ma quella visione sembra minacciata ora, vero? A meno che il Re sopravviva, tutto si basa sulle alleanze di un certo numero di persone potenti. Per il bene del futuro di questa nazione, Accutina deve risposarsi in fretta e con un uomo di condizione adeguata. In quel modo, lui può venire nominato Lord Protettore fino a che il bambino non diventi maggiorenne.»

    «Credo che vi siano più possibilità di ciò, mio Lord Rintta» disse Hoban. «Non possiamo scegliere un Lord Protettore e nemmeno un erede, se il Re stesso ne nomina uno, e lui può selezionare chi più gli aggrada. Potrebbe conferire il titolo ad Accutina stessa. Detto ciò, le cose potrebbero essere più semplici se lui dovesse scegliere la Principessa Silrith come sua erede. Lei è la prossima nella linea di successione, dopotutto. Ma anche così, la sua posizione verrebbe senza dubbio contestata.»

    «Sì, ed in tal caso, gli avvoltoi si avventeranno molto presto. Non possiamo permettere che accada. Ci vuole la mente e il comando di un uomo per eliminare tali minacce. Mettere una donna al governo sarebbe un grave errore.»

    «Dissento fortemente» disse Hoban. «Specialmente nel caso della nostra Principessa. Le persone la amano, e vi è una forza in lei che pochi uomini possiedono. È perfettamente plausibile che il Re la selezionerà come sua erede.»

    «Non lo accetto. Non sarò governato da una donna. Il Re deve nominare un Lord Protettore in vista di un figlio maschio. Quello sarebbe inaudito, ma perfettamente legale se il Re lo ordina» insistette Feddilyn.

    «Quello potrebbe essere ancora pericoloso. Potrebbe scegliere suo nipote, Lord Jostan. Ma questi sarebbe soddisfatto nel ruolo di Lord Protettore, oppure perseguirebbe il suo proprio diritto al trono?»

    «Se dovesse accadere, dovremo tutti fare ciò che dobbiamo per il bene del Regno.»

    «Del regno o di voi stesso, Lord Rintta? Onestamente, la vostra ambiguità non smette mai di sorprendermi, e non sarebbe la prima volta che la vostra lealtà venga chiamata in causa.»

    «È tutto in difesa dell’onore e dei principi» disse Feddilyn. «Ma sono più di ostacoli politici. In realtà, dobbiamo tutti scegliere una parte. Dopodiché, dobbiamo semplicemente pregare gli Dèi affinché abbiamo scelto quella giusta. In ogni caso, temo che il tempismo non avrebbe potuto essere peggiore. Forse gli Dèi ora ricorreranno alla malizia, o forse guideranno la mano di un mortale i cui interessi sono al di sopra del Lignaggio Reale.»

    ––––––––

    Silrith rientrò nella stanza.

    «C’è stato qualche cambiamento?» chiese ad Accutina, sedendosi sul letto vicino a lei, posando gentilmente una mano sulla spalla della ragazza.

    «Non toccarmi» rispose astiosamente lei come una bambina petulante, scacciando la mano di Silrith.

    Silrith si era arresa nel provare a capire perché Accutina non si fosse mai fidata di lei. Inizialmente l’aveva attribuito alla timidezza, ma ora era passato più di un anno. Si sentiva minacciata?

    Silrith guardò suo padre. Era disteso lì da un po’ di tempo, ma ora era chiaro che si stava indebolendo rapidamente. Stava a malapena respirando, ed i suoi occhi  erano vetrati e vacui. Il Gran Sacerdote si chinò ancora una volta sul suo Re.

    «Sire, dovete nominare un erede» ripeté.

    Un altro servo entrò e stavolta parlò a Lord Jostan, sussurrando nel suo orecchio. Silrith osservò, intrigata, mentre il suo cugino straniero annuiva semplicemente la sua comprensione del messaggio del servo, poi si spostò dietro Sankil al capezzale.

    Accutina scosse il capo.

    «Deve essere veleno» disse, quasi in un sussurro, alzando lo sguardo su Jostan. «Quando scoprirò chi ha fatto questo, chi me l’ha portato via...»

    Venne interrotta quando Lissoll afferrò Sankil per il braccio con quello che rimaneva della propria forza, cercando di dire qualcosa, ma non uscì alcun suono. Con ciò, la forza gli mancò e il braccio cadde, pendendo mollemente dal lato del letto.

    Per un attimo, tutti rimasero in silenzio.

    «È morto?» chiese qualcuno in fondo al gruppo.

    «P-padre?» sussurrò Silrith, il suo labbro che stava cominciando a tremare ed i suoi occhi che stavano riempiendosi di lacrime. Lottò disperatamente per tenere a freno le proprie emozioni, ma sapeva che era una battaglia che era destinata a perdere. Lentamente, si allungò per toccare tremante la mano di suo padre. Nessuna risposta. Ritrasse di nuovo il braccio, le prime lacrime che cominciavano a cascare dai suoi occhi e a scorrere lungo le guance. Si ricordò di nuovo di riprendersi e di reagire alla tempesta di emozioni.

    Da quando gli aveva detto che non vi era nient’altro che potesse fare, il medico si era tenuto in disparte, non volendo ostacolare gli ultimi attimi di Lissoll con coloro attorno a lui, ma ora l’uomo dall’abito spento si fece di nuovo avanti e, dopo un rapido controllo, dichiarò formalmente morto il Re.

    «Perché? Era così in salute» chiese Accutina.

    «Pare che i vostri sospetti fossero esatti, mia Regina» disse il medico. «Penso che ci sia una forte possibilità che sia stato avvelenato, molto probabilmente da qualcuno che ha avuto accesso al suo ultimo pasto.»

    «Non è compito vostro accusare» lo rimproverò Silrith, sebbene sottovoce. «Ora, per favore, lasciateci piangere in pace.»

    Lui si inchinò e se ne andò. Silrith rimase scioccata dalla mancanza di rispetto dell’uomo, ma rimase ancor più sorpresa dalla sua diagnosi. Suo padre non aveva nemici o, almeno, sicuramente non qualcuno che potesse raggiungerlo qui. Fu allora che notò la più strana delle espressioni sulla faccia di Accutina. I suoi occhi erano fissi su Silrith; il suo volto reticente. Sembrava quasi ignara di quelli attorno a loro, tanto intenso era lo sguardo fisso su di lei.

    «Mi aveva detto che stava avendo dei dolori di stomaco dopo aver mangiato. È stata quella tua ancella» disse Accutina.

    «Cosa?»

    Silrith cominciò a sentire i peli sulla nuca rizzarsi nell’inquietante silenzio, mentre percepiva gli altri occhi nella stanza posarsi su di lei.

    «Una tale immagine di innocenza» sogghignò Jostan.

    Aveva trent’anni, era alto, muscoloso, con folti capelli corvini e un mento sbarbato. Orecchini tempestati di gioielli pendevano quasi fino alle sue spalle. Spiccava persino in questo gruppo estremamente abbigliato, con due fasce dorate avvolte in direzioni opposte sopra una tunica lustrata di zaffiro che scendeva fino alle sue ginocchia. Perfino gli stivali erano costellati di cristalli.

    «Devo ammetterlo, Silrith, ci eri quasi riuscita. Non pensavo che l’avresti fatto.»

    Silrith gli scoccò un’occhiataccia, esterrefatta, mentre la tristezza e la paura lasciavano temporaneamente il posto alla rabbia e all’offesa.

    «Fatto cosa? Spiega la tua impudenza. Mio padre ha appena lasciato questo mondo e tu già lo insulti comportandoti in questo modo?»

    Jostan roteò teatralmente gli occhi e continuò con una cupa risata.

    «Onestamente, il tuo impegno nell’atto della figlia innocente, la dignitosa e nobile principessa con nessuna ambizione personale, è altamente impressionante, ma, ahimè, pare che alcuni di noi presenti abbiano capito tutto. È interessante, vero, che nessun’altra voce sia giunta in tuo soccorso? Temo che tu ti sia tradita nella tua fretta di denunciare qualsiasi accusa di avvelenamento. Sono sicuro che l’anima di tuo padre perdonerebbe ogni insulto in vista di ciò che ora farò a suo nome.»

    Gli occhi di Silrith si assottigliarono, un feroce odio ardente dentro di lei. Non le piaceva dove questo alterco sembrava stesse andando a parare.

    «Seguiranno le corrette procedure e il colpevole verrà catturato. Ma mio padre verrà trattato con un po’ di dignità nella morte» sibilò lei.

    «Il che ti farà guadagnare tempo» disse Jostan. «Io non sono pronto a darti quell’opportunità. Per il beneficio degli altri presenti e per la giovane Principessa qui che sembra totalmente inconsapevole della sua stessa trama...»

    «Che significa?» gridò Silrith balzando in piedi, ma venne trattenuta da quattro forti braccia. Rimase sbalordita nel vedere che erano state le due Guardie Lanciere verusantiane di Jostan, nelle loro distintive armature nere, ad essere scattate in avanti da dove attendevano a un lato della stanza. Nessuna delle due indossava l’elmo, e quando Silrith guardò prima l’una e poi l’altra, vide una malvagia espressione di avvertimento su entrambe le loro facce sfregiate.

    «Che comportamento signorile. Signori, signore, abbiamo qui il vero carattere della nostra cara, dolce Principessa. In realtà, lei è alimentata solo dall’ambizione.»

    «Feccia pestifera. Accetti la nostra ospitalità di questi ultimi mesi e questo è il ringraziamento? Guardie!»

    Silenzio. Silrith si guardò disperatamente attorno.

    «Ti stai chiedendo perché non vengono di corsa?» chiese Jostan. «Be’, è perché le mie guardie hanno preso il comando, e chi fra i tuoi soldati non si unirà ai loro ranghi verrà opportunamente punito. È per la sicurezza della nazione, capisci? Sto salvando Bennvika dall’essere governata da un’assassina. Come testimonia la stessa Regina Accutina, è stata la tua ancella ad avergli servito l’ultimo pasto. Ciò combacia esattamente con quello che ha detto il medico, non pensi? Qualcosa da cui tu volevi distanziarti il prima possibile mandandolo via.» La fissò con uno sguardo gelido.

    «Afayna ha servito mio padre molte volte nel corso degli anni» ribatté Silrith. «Perché avrebbe dovuto farlo?»

    Jostan si fece più vicino a lei, quasi vicino da baciarle le labbra.

    «Promesse reali, cugina, e tradimento reale.»

    «Ora, come stavo dicendo,» continuò, allontanandosi di nuovo, «per coloro che ancora vedono una Principessa e non un’assassina sfarzosamente vestita con ambizioni reali, lasciate che vi illumini. Ricordiamo tutti il nobile Principe Fabrald. Ancora oggi lo compiango, anche se sembra essere sfuggito a tutti il fatto che nell’intera battuta di caccia, solo la graziosa Principessa Silrith fosse nelle immediate sue vicinanze quando lui cadde da cavallo. O venne fatto cadere, Silrith? Chi può dirlo? Mi è stato detto che la tua solita precisione con l’arco quel giorno fu piuttosto imprecisa. Forse la tua mente era su qualcos’altro, pianificando qualcos’altro?»

    «Anche tu sai che è assurdo» disse Silrith. Aveva sempre saputo che Jostan fosse ambizioso e senza scrupoli, ma questo? Così presto?

    «Davvero? Ne sembri proprio convinta. Ora, a causa delle legioni di bambini nati morti del nostro amato e defunto Re, l’incidente di Fabrald ti pose prossima in linea al trono.» Cominciò a passeggiare per la stanza. «Ciò fino a quando la nostra nuova Regina annunciò di essere incinta, e quest’improvvisa rivelazione minacciò tutto, vero? Dovevi agire in fretta.»

    «Bugiardo. Intendi diffamarmi. Intendi incriminarmi e reclamare la corona per te.»

    «Certo che no. D’altronde, non possiamo dare il trono ad un’assassina, giusto?»

    «Sciocco impudente. Non c’è nulla che non diresti per infangare il mio nome?»

    «È finita, Silrith. Puoi smetterla con la recita, ora. Guardie! Questa ragazza sta cominciando ad irritarmi. Portatela via.»

    «Io sono Silrith Alfwyn! Io sono la vostra legittima Regina!» gridò lei mentre veniva trascinata via.

    «Fermi» disse una voce dal fondo. «Questo è sbagliato. Io non lo permetterò.»

    Le guardie si fermarono. Silrith analizzò la folla di facce per vedere chi avesse parlato. Era stato Hoban Salanath. Calò il silenzio e Silrith smise di lottare.

    «Difendereste il regicidio, Congressore Salanath?» lo sfidò Jostan.

    «Certo che no. Ma non crederò che la Principessa l’abbia orchestrato.»

    «Sfortunatamente per voi e la Principessa, mentre noi eravamo qui, la sua ancella è stata sotto interrogatorio. Ora abbiamo una confessione. Una che implica specificamente la Principessa. Interessante. Specialmente dato che, come tutti sanno, l’ancella di una Dama conosce la sua signora come nessun altro. Siete pronto a contestare ciò? Le persone potrebbero cominciare a chiedersi il perché.»

    Hoban rimase in silenzio.

    Silrith era sicura che Jostan stesse bluffando. Di sicuro sarebbe stato impossibile ottenere una confessione così rapidamente, persino sotto tortura. Ma poi dubitò che questi Lord avrebbero creduto che un’ancella potesse durare a lungo sotto interrogatorio. Guardò Hoban implorante, ma qualcosa nei suoi occhi disse che non v’era altro che potesse fare, e il suo sguardo si abbassò.

    «Non farebbe bene a nessuno di voi opporsi a me. Posso dirvi con assoluta certezza che se le voci di qualsiasi divisione all’interno di questo paese raggiungessero Verusantium, l’Imperatore non esiterà ad invadere» ammonì Jostan. «Unitevi a me e proteggete Bennvika da quel fato. Siete stati tutti sotto il sortilegio della Principessa. Spezzatelo. Non lasciatevi incantare dal suo ben pensare. Ora, guardie, portatela via.»

    «Io sono la legittima Regina!» gridò Silrith, lottando per liberarsi. «Jostan è l’assassino. Non vedete? Non vedete?»

    Ma era inutile. Le enormi doppie porte si chiusero dietro di loro e Silrith non sentì più nulla da dentro la camera da letto di suo padre. Lottò ancora per liberarsi dalla presa delle guardie ma apparentemente invano, fino ad un piccolo errore. Fu tutto ciò di cui lei ebbe bisogno. Liberando il braccio da una guardia, le diede un calcio tra le gambe, un punto debole nonostante la sua armatura, prima di affondare i denti nella mano dell’altra. Questa imprecò ad alta voce, ma la sua presa si allentò quanto bastava perché Silrith corresse per la sua vita. Le guardie la inseguirono, sebbene ovviamente una di loro riuscisse a malapena a correre, e il peso della loro armatura diede a Silrith un cruciale vantaggio. La Principessa corse giù per l’enorme scalinata e raggiunse il salone sul fondo. Fortunatamente si erano trovati a solo un piano più su.

    «Guardie. Guardie» urlò Jostan, che era uscito sulla galleria superiore, e pochi istanti dopo, da qualche parte, un corno suonò una singola nota.

    «Vostra Grazia.» Una delle guardie reali di Re Lissoll corse verso Silrith, indossando un’armatura completa dal collo al ginocchio ed un elmo con una cresta trasversale bianca e nera, seguita da due soldati bennvikani.

    «Nalfran. Aiutami. Uccidi quegli uomini» disse Silrith disperatamente.

    «Sì, vostra Grazia. Ora correte. Correte per la vostra vita.»

    Disarmata com’era, non discusse. Al suono sferragliante di lama su lama, scattò attraverso la soglia più vicina, quasi volando lungo il corridoio, e passò sotto un’arcata e in uno dei molti salotti del palazzo.

    Il corno doveva essere stato una chiamata per ulteriori guardie di Jostan, in quanto almeno cinque, nelle loro armature nere, apparvero sulla porta dall’altra parte della stanza. Vedendo la propria via bloccata, Silrith aprì una finestra e fu in procinto di issarsi sul davanzale, quando una guardia la raggiunse e le afferrò la gamba. Altri uomini arrivarono e tutti quanti la sopraffecero, tirandola giù dal cornicione, nonostante la sua tenace presa, e facendola schiantare al pavimento.

    Silrith scalciò e si dimenò selvaggiamente mentre gli uomini cercavano di tenerla giù, finché uno non si erse sopra di lei. Sfoderò la spada, la rigirò, poi la alzò sopra la testa prima di abbattere con forza il pomolo su di lei, e il mondo di Silrith si oscurò.

    ––––––––

    La cosa successiva che Silrith percepì fu che stava venendo scossa con una forte e sgraziata presa.

    «Silrith?»

    Conosceva quella voce. Aprì immediatamente gli occhi, ma fu costretta a richiuderli quando sentì un dolore lancinante percorrerle la testa. Costrinse le sue palpebre ad aprirsi una seconda volta. Nella luce fioca, vide il volto di un uomo, piuttosto vicino, eppure i suoi tratti erano ancora confusi.

    Sbattendo le palpebre, vide una carnagione pallida, dei rossi capelli ricci, una barba incolta ed un appariscente cappello giallo piatto con una piuma bianca.

    «Silrith, stai bene?»

    «Oprion. Perché sei qui?» Sorrise quando riconobbe il suo amico d’infanzia, che era ora il Governatore di Hazgorata e il Lord più ricco di Bennvika. Poi guardò i muri in pietra, la porta di metallo, la piccola finestra sbarrata e il braciere spento al muro. Lord Oprion sembrava il più fuori luogo qui, nella sua tunica giallo chiaro.

    «E perché sono in questa cella?» aggiunse. Ma dopo un istante tutto riaffiorò.

    «Cella? Questa è piuttosto piacevole, per essere una cella. Ritieniti fortunata che tu abbia muri robusti attorno a te e non delle semplici sbarre a separarti dai poveri disgraziati da tutte le parti.»

    «Non è il momento per gli scherzi. Perché sei qui? Perché non eri presente ieri?»

    «Ho ritardato lungo la strada. Ma ora che sono qui, voglio aiutarti. Ho corrotto le guardie, ma non abbiamo comunque molto tempo. Devo sapere che sta succedendo. In nome degli Dèi, come hai fatto a farti arrestare? Ci dev’essere di più di quanto sono stato portato a credere.»

    «E penso di sapere che cosa ti abbiano raccontato» disse Silrith. «È stato uno shock. Mio padre si era ammalato. Così, all’improvviso. Poi il medico ha detto che era veleno e quel bastardo di Jostan mi ha accusata di aver commesso il crimine. Io! Per la morte del mio stesso padre.»

    Silrith si sollevò goffamente per alzarsi e Oprion indietreggiò leggermente per farle spazio.

    «Non so che cosa farò senza di lui» disse lei scuotendo la testa. Voleva disperatamente piangere, ma sapeva che questo l’avrebbe solo fatta sembrare debole e sconfitta.

    «Come farò ad uscire da qui? E che ne sarà dell’Invicturione Nalfran?» disse Silrith.

    «Credo che il buon Invicturione e i suoi soldati siano stati passati a fil di spada dalle guardie di Jostan» disse Oprion con tono beffardo, confermando i sospetti di Silrith. La Principessa sentì un’acuta fitta di dolore per coloro che avevano dato le loro vite per lei invano.

    «Ma non preoccuparti» continuò Oprion. «Puoi ancora uscirne. Sosterrò la tua causa al processo. Posso corrompere chiunque vogliamo per sostenerci.»

    «Oh, non essere così stupido» disse Silrith, aggredendolo. «Suppongo che Jostan abbia preso il trono per sé, vero?»

    «Sì. Tuo padre non ha nominato un Lord Protettore per il nascituro, perciò Jostan è stato libero di perseguire la sua rivendicazione. Ha persino iniziato ad usare il reale noi

    Silrith annuì lentamente. «Be’, in questo caso, non ci sarà un processo. Lui è un oratore leggendario. Trasuda autorità, come sono sicura tu abbia visto. Tutto ciò che deve fare è preparare un discorso convincente davanti al Congressato per far sì che loro lo accettino come Re. Dopodiché, gli lasceranno fare ciò che vuole con me e non ci sarà nulla che tu o i tuoi soldi potrete fare per fermarlo.»

    «Ne dubito.»

    «Ne sei sicuro? Potrai anche essere l’uomo più ricco di Bennvika, ma Jostan non proviene da Bennvika, giusto? Hai visto Verusantium? Vai alla sua residenza a Bruskannia e troverai una provincia abbastanza ricca da svergognare qualsiasi Regno indipendente fuori dall’Impero. Apprezzo l’offerta, ma il denaro non funzionerà. Rilanceranno semplicemente più di te.»

    «Quindi cosa suggerisci?» chiese Oprion.

    Silrith cominciò a camminare per la stanza, cercando di apparire sotto controllo mentre Oprion stava a guardare.

    «L’azione militare è l’unica opzione rimasta, se devo impedire l’esilio o l’esecuzione. Se riesci a tirarmi fuori da qui e

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