Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Elantion: Il risveglio delle Legioni
Elantion: Il risveglio delle Legioni
Elantion: Il risveglio delle Legioni
E-book549 pagine7 ore

Elantion: Il risveglio delle Legioni

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Dopo essere stati costretti a fuggire oltre i Monti Erosi a causa di una sanguinosa sconfitta, il Discendente, il suo gruppo e la ribellione tulvar devono impegnarsi per fare in modo che la convivenza con le Genti Libere della Baia funzioni.
Kaj ed i suoi amici saluteranno gli alleati tulvar dirigendosi in Sahelica, nella speranza di riuscire a trovare un altro pezzo della Piastra dell’Esilio. Affronteranno nemici pericolosi ed incontreranno amici preziosi, dovranno esporsi nella speranza di salvare la Sahelica dalla sua imminente disfatta.
Nel frattempo in Draelia, la faida interna alla famiglia di re Athal peggiorerà rischiando di distruggere i piani di conquista. La sete di potere di Zund lo condurrà alla sua definitiva consacrazione e molti inizieranno a tramare nell’ombra desiderosi di vendetta.
LinguaItaliano
Data di uscita26 giu 2019
ISBN9788834145821
Elantion: Il risveglio delle Legioni

Correlato a Elantion

Titoli di questa serie (1)

Visualizza altri

Ebook correlati

Fantasy per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Elantion

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Elantion - Valentina Massano

    Valentina Massano

    Elantion

    Il risveglio delle Legioni

    Elantion – Il risveglio delle Legioni

    Libro Secondo

    Valentina Massano

    Testi e disegni

    Copyright© 2019 di Valentina Massano

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in alcuna forma senza il preventivo assenso dell’Autore.

    Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi e avvenimenti sono interamente frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni riferimento a persone reali o avvenimenti è puramente casuale.

    UUID: 3031177a-0a12-11ea-ae76-1166c27e52f1

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    INDICE

    PERSONAGGI

    MAPPA DELLA DRAELIA

    MAPPA DELLA SAHELICA

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    X

    XI

    XII

    XIII

    XIV

    XV

    XVI

    XVII

    XVIII

    XIX

    XX

    XXI

    XXII

    XXIII

    XXIV

    APPENDICE

    GLOSSARIO

    PERSONAGGI

    UMANI

    Kaj Holden: discendente di Aidan III.

    Efren Melvin: mago illusionista di Olennon.

    Hormarg Orsobruno: prode guerriero, ha lasciato la guida della tribù Orsobruno per seguire Kaj.

    Hissfred: grande amico e capo di Orsobruno durante l’assenza di Hormarg.

    Gwen I la Saggia: regina dal 126 al 144 d.R, anno dell’abdicazione. L’ultimo sovrano ad essere ricordato come discendente di Aidan III.

    Aidan III il Riconciliatore: Re dalle numerose virtù, ricordato per la Grande Riconciliazione.

    Vernon Davey: Signore di Baia Nevosa.

    Jorgen: guerriero capace, caduto in disgrazia per la sua riottosità.

    Ellen Gifford: l’ultima Arcimaga di Olennon ancora in vita.

    Fagvald Lorwin: fabbro di Porto Scuro.

    Adelle Lorwin: figlia di Fagvald.

    Osbert II: Re della Sahelica, salito al trono nel 311, discendente diretto di Telowyn V.

    Edmund Krenir: Jarl di Boralis in Sahelica.

    Cewyn Ynniel: Jarl di Gwarlor in Sahelica.

    Telowyn I: Re della Sahelica dal 782 al 795 a.R.

    Telowyn V: Re della Sahelica dal 1050 a.R. al 5 d.R., antenato di Osbert II. Appose la sua firma sulla Grande Riconciliazione.

    Byne Ashaf: principe del Djazrem dal 1057 a.R. all’anno 11 d.R.

    Brenyll: Prima Sorella di ciò che resta dell’Ordine delle Carnefici.

    Gaeya: defunta sorella alchimista dell’Ordine delle Carnefici.

    Jory III: re della Sahelica dal 652 al 677 a.R., fondatore dell’Ordine delle Carnefici.

    Asgrim IV: re della Sahelica dal 275 al 289 d.R.

    Bylan Conwor: potente arcimago che fu incaricato di nascondere i pezzi della Piastra dell’Esilio, morto nel 29 d.R.

    Jandell: capo della tribù di Punta Squarciata.

    Sashder: figlio di Jandell.

    Berit: moglie dell’oste del Calamaro Ubriaco di Porto Gelido.

    Symond Maley: Generale dell’esercito e figlio primogenito di re Osbert II.

    Hecver: capo dei Contrabbandieri delle Isole Kalt.

    Netas: membro del gruppo dei Contrabbandieri delle Isole Kalt.

    Vifti: membro del gruppo dei Contrabbandieri delle Isole Kalt.

    Eoro: membro del gruppo dei Contrabbandieri delle Isole Kalt.

    Owen: malvivente di Porto Gelido.

    Kjeler: Alto Confratello del Velo, responsabile dei confratelli in Sahelica.

    Asios: confratello ed arcimago della Confraternita del Velo.

    Derlian I: re della Sahelica dal 35 al 70 d.R., bandì dal suo regno l’Alto Ordine di Magia e Alchimia.

    ELFI

    Clarice l'Errante: compagna di viaggio di Kaj.

    Cilna: giovane elfa amica di Kaj.

    Yenven Lamasilente: Re degli Elfi dal 247 d.R, l'ultimo di una lunga dinastia, uno degli elfi più longevi dopo i druidi.

    Ireid l'Accigliato: consigliere del Re degli Elfi.

    Fanyr Alatin: Generale dell'esercito elfico e fidato amico del Re.

    Atraed Talril: Capitano della Guardia Cittadina di Nidath.

    Gihnaan Taleln: nobile di Nidath, rampollo della famiglia Taleln, da sempre rivali dei Lamasilente.

    Radris Taleln: zio di Gihnaan.

    Imnar l’Ombroso: druido che fu il maestro di Efren.

    Tilwen la Sapiente: Alto Druido del Sacro Circolo.

    Fyar: Alto Druido del Sacro Circolo.

    Nelieth: Alto Druido del Sacro Circolo e consigliere di Yenven.

    Mannyr Garahil: Principe del Principato Elfico della Guglia.

    Gwyle Vanyll: sposa di Mannyr, Principessa del Principato Elfico della Guglia.

    Lenaer Fellnor: elfo di Piana della Guglia, incaricato di portare le provviste all’Eremita.

    Halash: re del regno elfico dell’Aldrethemiar dal 747 al 791 a.R.

    Etlir: re degli elfi dell’Elelreel al tempo della Guerra dei Popoli, dal 782 al 817 a.R.

    Filele: elfa membro del gruppo di Contrabbandieri delle Kalt.

    NANI

    Clan Asciardita di Yverrstad

    Oloice Calrek lo Spaccone: più giovane della famiglia, prode guerriero e buon amico di Clarice.

    Dreyn Calrek il Rissoso: fratello più vecchio di Oloice.

    Odrig Ditadoro Skàg: unico erede della famiglia Skàg, amministra gli introiti del Clan.

    Kalborg Bator: secondogenito della famiglia Bator, si occupa delle faccende politiche del Clan.

    Oran Bator: primogenito, fratello di Kalborg, fa parte del consiglio come membro anziano e conoscitore delle tradizioni naniche.

    Daryk: era capo dei criminali dei Bassifondi che si è riscattato ed abita a Yverrstad.

    Clan Martellodorato di Tetirstad

    Rargon Pugno di Ferro Tasild: fu re di Tetirstad dal 300 al 326 d.R.

    Rahla Tachros la Risoluta: Regina di Tetirstad dal 326 d.R.

    Urtar Tachros: generale, consigliere e cugino di Rahla.

    Bren Tasild: consigliere della regina Rahla.

    Clan Mazzaferrata

    Hisel Jokun: sposa di Baslic e amministratrice degli affari del Clan.

    Hrig lo Smidollato Jokun: unico figlio di Baslic e Hisel, conosciuto per la sua inezia.

    Tera Fertul: primogenita della famiglia Fertul.

    Rit Fertul: sorella secondogenita di Tera.

    Brohir Fertul: fratello terzogenito di Tera e Rit.

    Nani di Vetmark

    Slagrick dei Kartarg detto Dente di cristallo: fratello del Re di Vetmark.

    Galgren Kartarg Testa d’oro: re di Vetmark dal 312 d.R.

    TULVAR

    Casata Khelun

    Athal Khelun: re dei tulvar, conquistatore di Elantion, comandante della Guardia Reale e capo della casata Khelun.

    Bergir Khelun: fratello minore di Athal.

    Delthor Khelun: fratello maggiore di Athal.

    Zund Khelun: primogenito, principe ereditario e generale dell'esercito della Draelia, comandante della Guardia Nera.

    Sheera Khelun: secondogenita, comandante degli Arcieri porpora.

    Ziglan Khelun: terzogenito, comandante dei Guerrieri Furiosi.

    Auril Khelun: quartogenita, sacerdotessa della dea Th'ta.

    Ramil Khelun: quinto ed ultimo figlio reale, morto nella battaglia di Olennon.

    Ruar Khelun: membro della ribellione, appartiene ad un ramo secondario della casata Khelun.

    Casata Urgal-Khun

    Yvalee Urgal-Khun: Alta Sacerdotessa e moglie del Re, esponente di spicco della casata Urgal-Khun, da sempre braccio destro dei Khelun.

    Kyon Urgal-Khun: cugino di Yvalee unitosi alla ribellione dopo la morte di Enetor.

    Enetor Urgal-Khun: fratello di Kyon e cugino di Yvalee, decapitato da Zund.

    Berom Urgal Khun: zio di Yvalee ed Arconte della Casata dopo il tradimento di Kyon.

    Erlor Urgal-Khun: nipote di Berom, governatore di Puntacorno.

    Casata Irbhun

    Lokle Irbhun: arconte, comandante delle forze pesanti dell'esercito, fedelissimo di Zund.

    Rerik Irbhun: fratello di Lokle ed esperto commerciante, decapitato da Zund assieme ad Enetor.

    Deelnat Irbhun: figlia di Lokle e nipote di Rerik, amante di Zund.

    Belal Irbhun: Re dei Tulvar che guida l’esercito nella Seconda Invasione Tulvar di Elantion.

    Casata Naled

    Darno Naled: arconte della casata e padre di Zler, comandante della Guardia Reale.

    Vitar Naled: fratello di Darno e Zio di Zler, si occupa degli aspetti economici della Casata.

    Zler Naled: figlio di Darno e uno dei comandanti della Ribellione Tulvar.

    Melder Naled: lontana cugina di Zler e ultima esponente di un ramo secondario della famiglia.

    Casata Turag-Khalin

    Terke Turag-Khalin: capo della casata, comandante dei reggimenti di cavalleria.

    Gli Altri

    Lyrus: Sommo Negromante, il più anziano di tutti.

    Cormyr: negromante stanziato in Sahelica.

    Siha: prima Alta Sacerdotessa della storia.

    Snort: un uggar alle dipendenze di Lyrus.

    Rodvar: resva scelto da Zund come capitano della Guardia Nera.

    Gevtar: un resva, capitano degli Arcieri Porpora.

    Imben: resva unitosi alla ribellione.

    Clerdik: una delle spie che furono di Enetor.

    TUECA

    Xico: studioso e maestro di parola che creò l’incantesimo che diede vita alla Piastra dell’Esilio.

    Tik Al Cuetli: eremita, studioso e maestro di parola.

    ALTRE CREATURE

    Agna: è una Nemir, conosciute come donne-foca, alchimista formidabile e dalle capacità peculiari.

    Biksek: gabbiano magico, amico di Agna.

    Nalgr: potente drago che morì durante la Grande battaglia nella Piana degli Sterpi.

    Ihriin: tradotto dall’elfico significa spettri del gelo. Separati dall’essenza di ghiaccio e neve millenni addietro dal dio dell’inverno Silverlen.

    Bashok: mostri evocati dai druidi elfici dell’Aldrethemiar nel 654 a.R.

    MAPPA DELLA DRAELIA

    MAPPA DELLA SAHELICA

    " Poche sono le faccende che tormentano i Re tanto quanto il pericolo di perdere la corona ed il potere, se poi questo rischio viene da un tuo famigliare la preoccupazione diventa viscerale."

    Citazione dalle memorie di un Re.

    I

    Signorie Gemelle, Draelia, primavera del 327 d.R.

    Le ombre della sera si allungavano su Buonfrutto e le desolate colline coltivate a frutteti iniziavano a mostrare i sempre più evidenti segni della primavera. Le fronde dei meli e degli albicocchi mostravano orgogliosi le gemme preziose che racchiudevano i delicatissimi petali. Timide foglioline dal verde brillante adornavano temerarie le frasche affrontando il freddo vento che spirava dalle alte Vette Celesti.

    Gli uccellini tornavano ai loro nidi natii preparandosi per allevare i loro pulcini, ignari del fatto che quella primavera nessun umano sarebbe andato a disturbarli.

    Non c’erano più contadini a Buonfrutto.

    Gli attrezzi giacevano immobili nei capanni, cosparsi di polvere. I casotti stessi erano diventati i nascondigli preferiti di lepri e topolini. L’assoluto silenzio regnava in quel luogo.

    Zund stava cavalcando verso Alta Signoria accompagnato dai guerrieri della Guardia Nera e nella sua mente, miriadi di pensieri si affollavano, sempre più cupi. Quando vide finalmente la città, i tormenti svanirono e rimembrò l’uomo che aveva lasciato armato di spada ad affrontare la jorfang. Chissà cos’è successo, si chiese. Si diresse immediatamente lì, i soldati aprirono le porte, il Generale entrò nella sala e rimase meravigliato perché nonostante l’uomo fosse morto, soffocato dal suo stesso sangue a causa del profondo squarcio che aveva sul petto, davanti a lui giaceva il corpo inerme della bestia, trafitta molte volte dalla sua spada. Zund rimase immobile ad osservare la scena, riuscendo quasi ad ammirare l’uomo per essere riuscito ad uccidere la jorfang. Fu risvegliato dal suo torpore da un improvviso peso che lo colse allo stomaco a causa del penetrante odore di morte che permeava il palazzo. Un cenno con la mano bastò e alcuni tulvar si fecero avanti.

    «Prendete degli umani e fategli ripulire l’intero palazzo, che aprano le finestre, questo fetore è insopportabile», ordinò. Senza una parola i soldati eseguirono. «Capitano!» chiamò Zund.

    Rodvar accorse. «Mio Generale?»

    «Mi auguro che tu abbia con te il pezzo della Piastra», disse.

    «Stava per essere inviato all’Alta Sacerdotessa, ma quando ho saputo che vi avevano imprigionato ho requisito il manufatto», spiegò porgendo a Zund il sacchetto di cuoio.

    Il Generale lo aprì con cautela ed estrasse il pezzo di Piastra avvolto in un panno di velluto, senza mai toccarlo. Lo osservò risplendere illuminato dal sole e poi improvvisamente lo ricacciò nel buio borsello che l’aveva protetto per secoli. «Chi ha ordinato la mia liberazione?» domandò.

    Il tulvar fu stupito. «La Guardia Nera ha organizzato tutto…» spiegò indeciso.

    «Vuoi dire che nessuno, nemmeno mia madre, ha preso parte a questo?»

    «No, Generale», disse deciso Rodvar.

    «Perché Renwool?» domandò confuso Zund.

    «La notizia della vostra prigionia si è diffusa velocemente, il Governatore ci ha subito espresso il suo sostegno», spiegò.

    Il Principe non comprendeva, il tulvar che governava su Puntacorno era Erlor Urgal-Khun, un parente, si era convinto che sua madre lo volesse libero per permettergli di prendere la corona, ma se non era stata lei ad architettare la sua fuga, l’idea che Yvalee lo volesse imprigionato dopo tutto ciò che gli aveva detto per spingerlo a ribellarsi al padre, lo fece avvampare di rabbia. «Porta qui Deelnat Irbhun», comandò Zund.

    «Deelnat Irbhun?» chiese confuso il Capitano.

    «Sì, è ciò che ti ho comandato», ribadì a denti stretti Zund.

    «Perdonatemi, ma credete che verrà qui spontaneamente?»

    «Mi auguro proprio di no!» tuonò il Generale.

    «Eseguo immediatamente.» Rodvar si congedò rivolgendo a Zund un profondo inchino.

    Il Tulvar si accostò alla finestra, doveva preparare una strategia, muovere bene i suoi passi, non poteva permettersi di sbagliare ancora. Il suo sguardo era perso nel vuoto, poteva quasi vedere gli spiriti che popolavano i suoi pensieri prendere forma davanti a suoi occhi.

    Il Capitano della Guardia Nera si era occupato in prima persona di condurre Deelnat a Buonfrutto e quando le porte del palazzo di Alta Signoria si aprirono, Zund era seduto sul trono, rivolse lo sguardo ai soldati che avanzavano verso di lui, guidati da Rodvar. Dietro di loro, la giovane era stata imbavagliata e gli erano stati legati i polsi.

    «Deelnat Irbhun», esordì Rodvar. «Come avete comandato, Generale.» Fece un inchino e si scostò.

    Zund si alzò. «Ben fatto. Uscite tutti», comandò. Il portone della sala si chiuse con un tonfo e il tulvar si occupò della prigioniera.

    «Deelnat», iniziò lui. «Davvero non mi aspettavo che potessi essere così viscida», osservò.

    La tulvar emise dei mugolii e Zund le tolse il bavaglio.

    «Non è come pensi!» iniziò in sua discolpa. «Quel traditore di mio zio si è preso gioco di me!» sostenne.

    «Niente di ciò che dirai mi dissuaderà!» tuonò facendo raggelare Deelnat.

    «Ma io sono una vittima esattamente come te! Mettimi alla prova!» incalzò.

    «Ti sottoporrai alla Prova dell’Ombra?» chiese aitante lui.

    La paura colse Deelnat. Un brivido le percorse la schiena, ma era consapevole della sua innocenza. «Sì», rispose.

    Gli occhi di Zund brillarono per l’eccitazione, prese la tulvar per il collo, la osservò e lei non distolse lo sguardo neanche per un attimo. «Le ombre sono impietose…»

    «Bene. Ti daranno la risposta che cerchi», sostenne Deelnat con voce soffocata a causa della presa stretta del Principe.

    Due giorni dopo, il negromante che Zund aveva richiamato era giunto a palazzo. Il tulvar aveva subito offerto i suoi servigi al Generale, comprendendo la situazione e volendosi tenere ben cara la sua vita.

    Si trovarono il mattino successivo nei sotterranei, dove il negromante aveva individuato un luogo adatto al rituale.

    «Portate Deelnat», ordinò Zund.

    La giovane fu condotta nella cella e posizionata all’interno di un cerchio che il negromante aveva circoscritto utilizzando della terra, ai polsi le vennero assicurate le catene che pendevano dal soffitto. Un soldato azionò un piccolo argano attaccato alla parete che mise in tensione le catene sollevando leggermente da terra la giovane. Deelnat non distoglieva gli occhi da Zund, sapeva di essere innocente e nonostante il terrore la divorasse il suo folle sentimento per il Principe la rinvigoriva.

    «Posso procedere?» domandò il negromante.

    Zund diede il suo assenso con un semplice cenno della mano.

    Il tulvar si mise a tracciare dei contorti simboli sul pavimento con un gessetto bianco, pronunciando nel frattempo una nenia. Il torace della tulvar si gonfiava sempre più spesso e i battiti del suo cuore aumentavano. Quando il negromante terminò la scrittura circolare, la prima e l’ultima parola si toccarono, il tracciato di gesso si illuminò di azzurro. Deelnat, presa alla sprovvista guardò in terra distogliendo gli occhi da Zund, il negromante uscì dal cerchio di terra che avrebbe protetto tutti dall’entità che stava per evocare. Il tulvar iniziò con una nuova nenia, questa volta pronunciata con tono forte e chiaro. Inizialmente non successe nulla, fino a quando un sottile fumo nero iniziò a fuoriuscire dalle parole illuminate, aleggiava sulla pietra del pavimento e per un breve attimo sembrò un innocuo miasma. Più il negromante continuava la cantilena, più il fumo danzava ed iniziava a prendere forma trasformandosi in un’ombra, della quale si distinguevano solo le braccia e la sagoma della testa. Si mise di fronte a Deelnat e lei osservava quell’essere completamente nero sentendosi persa. Le mani dell’ombra la costrinsero ad aprire la bocca e tutto il fumo entrò nella giovane, gli occhi girarono all’insù e svenne. All’improvviso, il corpo inerme della tulvar iniziò a tremare come in preda a spasmi, la bocca si spalancò e l’ombra uscì da Deelnat come una cascata, tornando ad essere fumo aleggiante sul pavimento, lentamente veniva riassorbito dalle luminose lettere che stavano perdendo il loro bagliore tornando ad essere un semplice e bianco tracciato di gesso. La tulvar rimase vigile per un breve attimo per poi cadere in un sonno profondo.

    Zund aveva la sua risposta, Deelnat aveva detto la verità.

    *

    Il numeroso gruppo di ribelli si trovava a Baia Nevosa da due settimane e finalmente il campo che li avrebbe ospitati era stato completato. I tulvar avevano lavorato sodo e ad un’incredibile velocità, contando che avevano spesso incontrato resistenza da parte delle pattuglie delle Genti Libere della Baia. Vernon aveva infatti piazzato guerrieri non solo ad ogni accesso del villaggio, ma su ogni stradina e al limitare dei boschi.

    «Kaj!» chiamava Clarice a gran voce per l’accampamento. «Ha il dono di sparire sempre nei momenti sbagliati», borbottava. Quando infine lo vide, non riuscì a controllare le parole. «Kaj, maledizione non ti trovo mai quando ti cerco!»

    «Ma buongiorno anche a te, Clarice.» la apostrofò lui. «Che c’è?»

    «Alcuni uomini di Vernon ti aspettano all’ingresso, vuole parlare con te.»

    L’uomo fece per avviarsi. «Che fai, non vieni?» chiese.

    «Non sono invitata.»

    «E da quando questo ti ferma? Non ci vado se non mi accompagni», ribatté.

    I due raggiunsero la casa di Vernon dopo un giorno di viaggio e quando entrarono c’era Jorgen agitato che si lamentava a gran voce.

    «Quegli sporchi invasori hanno apertamente provocato i miei nel bosco! Bisogna prendere provvedimenti!»

    «Sono passate solo due settimane, diamogli il tempo di ambientarsi», lamentava l’arcimaga Ellen.

    «Sono anche troppe! Dovevamo rimandarli oltre i Monti Erosi a calci in culo!»

    «Smettila Jorgen!» lo rimproverò Vernon dando il benvenuto a Clarice e Kaj. «L’invito non si estendeva all’Errante, ma già che è qui potrà sicuramente prendere questo messaggio e mostrarlo a chi di dovere…» disse l’uomo porgendo all’elfa un foglietto con poche righe apparentemente scritte da Sheera.

    «Che significa?» domandò Kaj sbirciando il messaggio.

    «Lo chiedo io a voi. Non voglio prendere decisioni affrettate come Jorgen mi suggerisce», spiegò.

    L’uomo e l’elfa tornarono al campo dei ribelli convocando tutti nella tenda di Sheera che vedendoli arrivare baldanzosi rimase confusa. «Che volete?»

    «Cos’è questo?» chiese Kaj.

    La tulvar gli diede un breve sguardo rifugiandosi poi in una ben magra spiegazione. «Non l’ho scritto io e quella non è la mia firma.»

    «E come lo sappiamo?» chiese Clarice.

    La Comandante si schiarì la voce. «Appostatevi tra i cespugli e osservate i movimenti delle pattuglie, scoprite il loro punto debole. Attaccheremo al mio ordine. Sheera.» lesse solennemente. «Dubitate davvero che possa aver scritto una cosa così stupida? Nella lingua degli umani per di più! Se volessi, basterebbero dieci tulvar per sconfiggerne trenta di loro!» esclamò gettando il messaggio a terra.

    «Qualcuno ha scritto questo messaggio apposta» concluse Zler.

    «Mi sembra ovvio!» ribatté Sheera.

    «Posso immaginare chi è stato…Jorgen», sostenne Kaj.

    «Quell’umano è sicuramente pericoloso, dobbiamo fare molta attenzione, se stanno cercando battaglia non dobbiamo dargli modo di trovarla», commentò la tulvar.

    Tutti si congedarono e Sheera rimase sola a rimuginare su ciò che era appena accaduto e per un attimo la sfiorò l’idea di inviare un messaggero dal Signore della Baia con una lettera per spiegare le sue intenzioni. Tuttavia potrebbe pensare che sto cercando di accampare scuse, pensò rinunciando all’idea.

    Qualche giorno dopo un soldato irruppe nella tenda della tulvar affannato. «Comandante Sheera! Un centinaio di umani piantonano l’entrata del campo!»

    «Cosa?» esclamò lei. «Raduna gli altri e mandali alla torre!» ordinò precipitandosi sulla piccola torre d’osservazione accanto alla porta, dove fu raggiunta da Kyon, Zler, Kaj e Clarice. Quando videro i soldati di Jorgen in assetto da battaglia restarono confusi.

    «Ecco la Comandante di questi tulvar! La principessa Sheera, quella che ha ucciso e devastato le nostre terre!» urlò Jorgen facendosi strada dalle retrovie e infervorando gli animi.

    «Siamo qui in pace, perché venite a minacciarci?» parlò per primo Kaj.

    In lontananza scorsero Vernon giungere a cavallo. Il Signore fece portare un carro con il cadavere di un uomo. «Pretendo di conferire con tutti voi», proclamò.

    Sulla torre, gli interessati si osservarono l’uno con l’altro e poi uscirono dal campo determinati a capire il motivo di tanta agitazione.

    «Che significa?» domandò Sheera sulla difensiva.

    «Gli uomini sostengono che siete stati voi ad ucciderlo», spiegò Vernon.

    «E per quale assurdo motivo?» ribatté lei.

    «Perché stare a parlare invece di attaccarli?» si fece avanti Jorgen. «Ragiona Vernon! Hai letto il messaggio!»

    «Fa silenzio», intimò l’uomo.

    «Dovremmo parlare con chi ci minaccia?», domandò Zler.

    «Faremo ciò che il buon senso suggerisce, ovvero discuteremo per evitare un’assurda battaglia», puntualizzò Sheera imponendo la sua autorità.

    «Quindi?» stuzzicò Vernon.

    «Mi impegno a scoprire se quest’uomo è stato ucciso da un tulvar, ma ciò che è certo è che l’ordine non è partito da uno di noi», pronunciò la tulvar.

    «Indagherete tra i vostri soldati?» domandò il Signore della Baia confuso.

    Zler si avvicinò a Sheera bisbigliandole nell’orecchio. «Lo vuoi fare davvero?»

    «Certamente, hai un’idea migliore?» ribatté lei.

    «No, è solo che non mi fido di loro. Sai cosa hanno detto quelli che sono stati nei boschi a raccogliere legna, questi umani non hanno perso mai occasione per provocare le truppe seguendo ogni spostamento, pretendendo di controllare cosa trasportavano anche quando non ce n’era bisogno, ci hanno rallentato in ogni modo possibile nella costruzione del campo. Lo stanno facendo apposta!»

    «Lo so, Zler. Stando al gioco potremo capire quali sono le loro intenzioni, inoltre non possiamo sapere con certezza chi è l’assassino!»

    «Aspetta,» iniziò sospettoso. «Vuoi punire uno dei nostri apposta?» chiese. «Vernon sta giocando sporco, per non parlare di quel cane rognoso di Jorgen…»

    Proprio Vernon si schiarì prepotentemente la voce per attirare la loro attenzione e Sheera fece tacere Zler. «Confermo ciò che ho detto, indagherò personalmente tra i miei.»

    «Ma potremmo far analizzare il corpo ad Efren, con la magia potrebbe scoprire cose non visibili alla vista…» suggerì Kaj.

    «L’arcimaga Ellen l’ha già fatto ed è morto per le ferite», chiarì Vernon.

    «Ma lei non è qui per confermarlo», provocò Clarice.

    «Ero presente io quando l’ha esaminato!» esclamò Jorgen.

    Sheera stava per intromettersi quando Zler la tirò per un braccio facendole perdere il momento buono per ribadire le sue convinzioni.

    «Così sia,» concesse Vernon, consapevole di non aver più modo di replicare. «Voglio che il corpo venga restituito il più in fretta possibile e che non venga in alcun modo deturpato», proclamò.

    «Come puoi!» si scatenò Jorgen. L’uomo mosse con prepotenza verso Sheera. Lei bloccò chiunque volesse difenderla, restò ferma sprezzante, quell’uomo non la impensieriva minimamente. Jorgen fu sovrastato dalla tulvar e quando la osservò dritta negli occhi provò dapprima un irrefrenabile desiderio di ucciderla e in seguito si fece strada la paura. Nessuno dei due parlò, come anche tutti gli altri intorno a loro, in attesa di capire cosa sarebbe successo. Zler sapeva che se l’uomo avesse cercato di nuocerle lei avrebbe potuto sgozzarlo in un attimo.

    «Jorgen!» urlò Vernon. «Smettila immediatamente se non vuoi essere punito!» tuonò.

    Jorgen si allontanò dalla tulvar andando proprio da Vernon. «I miei rimarranno qui», impose.

    Poco dopo, all’accampamento, erano tutti nella tenda di comando e discutevano a gran voce di ciò che era appena successo. Quando arrivò Efren si zittirono e attesero che l’uomo esaminasse il cadavere. Prima di tutto gli esaminò la bocca, la lingua e la gola, per eliminare l’eventualità che fosse stato avvelenato ed uno strano colore scuro alla fine del palato lo fece sospettare. Passò ad osservare le estremità, ma mani e piedi non gli diedero indizi. Controllò le ferite e gli fu subito chiaro che erano state quelle a farlo morire, un colpo gli aveva bucato il fegato, un altro lo stomaco e l’ultimo, quello mortale, il cuore. Si concentrò per usare la magia e apponendo l’indice e il medio della mano sinistra sugli occhi del morto rivelò l’ultima immagine che aveva visto prima di morire. «Della birra!» esclamò infine colto da improvvisa sete.

    «Dicci cos’hai scoperto», lo pregò Sheera porgendogli un bicchiere.

    Con fare flemmatico bevve un sorso gustandolo. «Quel poveretto è stato avvelenato alla locanda con una birra e presumo in seguito ucciso dallo stesso uomo», disse.

    «Uomo? Lo sapevo che era stato quel bastardo di Jorgen!» esclamò subito Zler.

    «Non azzardiamo conclusioni», affrettò a dire Kyon.

    «Efren, secondo te l’Arcimaga l’ha esaminato davvero?» domandò Kaj.

    «Sono certo che non l’ha nemmeno saputo, altrimenti sarebbe stata presente quest’oggi», precisò il mago.

    «Vuoi ancora dare la colpa ad uno dei tuoi, Sheera?» chiese Zler battagliero.

    «Questo cambia tutto, ma non so come potremo riuscire a convincere Vernon…» ammise la tulvar.

    «Efren potrà spiegare la situazione», suggerì Kaj.

    «L’unica che avrà l’ultima parola sarà Ellen, dopo aver esaminato il corpo», chiuse il discorso Efren.

    «Soldati!» chiamò Sheera.

    «Rimettete il cadavere sul carro», ordinò. «Andiamo a sistemare questa faccenda.»

    Come promesso, Jorgen e i suoi piantonavano l’entrata dell’accampamento, non appena l’uomo vide il gruppo avvicinarsi allertò i soldati.

    «Qui c’è il vostro uomo morto», esordì Sheera. «Mandate a chiamare Vernon e l’arcimaga Ellen, non parleremo senza di loro», concluse.

    Il suo interlocutore rimase per un attimo immobile a fissarla e poi ordinò ad un guerriero di andare al villaggio. L’uomo tornò due giorni dopo in compagnia di Vernon ed Ellen.

    «Dunque?» iniziò il Signorotto.

    Efren prese la parola. «Ho esaminato attentamente il cadavere del poveretto ed è chiaro che è stato ucciso da un uomo e non da un tulvar, sicuramente Ellen sarà così gentile da voler esaminare ella stessa il corpo e confermare la mia versione», spiegò eloquentemente.

    «Chi è quell’uomo?» domandò confusa l’Arcimaga, facendo comprendere a tutti di essere allo scuro dell’intera faccenda.

    «Siamo stati accusati di aver ucciso un umano della Baia», illustrò Zler. «E ci hanno assicurato che voi avevate accertato il fatto esaminandone il corpo.»

    «Credetemi, io non ho nemmeno udito di quest’uomo deceduto», spiegò Ellen visibilmente alterata. «Non è cosa rara che dopo troppa birra ci scappi il morto alla locanda di Porto Scuro», precisò. La donna fece per avvicinarsi al carro con l’uomo.

    «Ellen, non siete obbligata», si affrettò a dire Vernon.

    «Lo sono eccome!» tuonò lei. Giunta dal cadavere, tolse il lenzuolo che lo copriva, lo esaminò nello stesso modo in cui aveva fatto Efren e quando terminò non perse tempo. «L’assassino è di certo un uomo, che si è anche premurato di avvelenarlo, per essere certo che non si ribellasse al suo fato», proclamò.

    Tutti restarono allibiti e il primo ad andarsene fu Jorgen ordinando ai guerrieri di seguirlo abbandonando la posizione.

    «Evidentemente Jorgen dovrà darmi delle spiegazioni e io mi scuso per non aver verificato le sue affermazioni prima di accusarvi», affermò Vernon incontrando l’approvazione di Sheera che gli riservò un veloce cenno del capo.

    I giorni seguenti la situazione non migliorò e se da un lato Jorgen continuava ad ordinare ai suoi di provocare i tulvar, Sheera implorava i soldati di non accettare sfide. Quel pomeriggio, dopo l’ennesima schermaglia, proprio la tulvar decise di convocare tutti nella tenda di comando.

    «Che succede?» domandò Zler a nome di tutti.

    «Guarda tu stesso…» rispose Sheera allungando la pergamena con il resoconto.

    Tutti si avvicinarono per sbirciare il documento scoprendo che un gruppo di soldati aveva per poco evitato un vero e proprio scontro con i guerrieri della Baia.

    «Non possiamo continuare così! Ci dev’essere qualche via d’uscita, tutto ciò è paradossale!» esclamò Kaj.

    «Paradossale è il fatto che dobbiamo subire e restare rintanati qui! Potremo facilmente sopraffarli», esternò Kyon.

    «Non dovresti nemmeno pensarlo!» lo rimproverò Sheera.

    «Devi ammettere che sarebbe più facile se avessimo fin da subito imposto la nostra autorità…» sostenne Zler facendola infuriare.

    «Ma vi sentite? Il nostro fine è ben differente!» sostenne la tulvar.

    «Non intendevo imporci con la forza! Anche se sta di fatto che questi uomini non ci vogliono qui! Stanno facendo di tutto per spingerci a combattere contro di loro! Nulla gli farà cambiare idea!» continuò Zler.

    «In realtà qualcosa ci sarebbe…» intervenne Clarice.

    «E sarebbe?» domandò sospettoso Kyon.

    «Le Genti Libere vivono qui da due anni, sono contadini e pescatori, ben pochi di loro hanno combattuto contro dei tulvar, molti sono fuggiti prima che l’esercito di Athal arrivasse ai loro villaggi…» spiegò.

    «Dove vuoi andare a parare?» chiese Sheera.

    «Mi sembra assurdo doverlo dire, ma sarebbe stato meglio se tuo padre avesse mandato dei soldati ad inseguirci…pensa a come avrebbero reagito nel vedere dei tulvar combattere contro altri tulvar.»

    «Non siamo certo al riparo da questo pericolo! Per quello che ne sappiamo ci potrebbe già essere una guarnigione che sta valicando i Monti Erosi», sostenne Kyon.

    «Non avete tutti i torti», ammise Sheera. «Non vedendo tornare le jorfang ad Eyjanborg penseranno che qualcuno è sopravvissuto.»

    «Quindi c’è il reale pericolo che Athal invii delle forze qui?» domandò allarmato Kaj.

    La tulvar annuì. «Credo proprio di sì.»

    Restarono tutti in silenzio pensierosi, finché Kaj non giunse ad una conclusione accettabile. «Fatemi andare a parlare con Vernon, sono sicuro che non ci ha detto tutto riguardo le sue intenzioni.»

    Ai presenti sembrò accettabile e così l’uomo salì in groppa al cavallo dirigendosi al villaggio. Quando un giorno più tardi giunse nei pressi del ponticello che lo avrebbe condotto tra le case, si stupì nell’incontrare l’indifferenza delle guardie, così come non ne trovò nessuna a controllare la porta della casa di Vernon.

    Senza farsi troppe domande sbucò dall’uscio e la sala consigliare gli si presentò deserta ad eccezione di Vernon che era seduto davanti al caminetto.

    «Mio Signore», esordì Kaj.

    L’uomo si voltò. «Ah, Discendente, cosa ci fate qui?»

    «Volevo parlare con voi, faccia a faccia.»

    «A che proposito?»

    Kaj fece un sospiro. «La situazione è complicata, sfortunatamente ho vissuto scene molto simili quando sono fuggito nell’Elelreel con i sopravvissuti di Lochbis. Gli elfi non volevano avere nulla a che fare con tutti gli umani che si erano riversati nelle loro terre e volevano insediarsi nei loro villaggi, ma per fortuna solo una piccola parte continuò a pensarla così quando udirono le storie che i sopravvissuti raccontavano…» narrò.

    «So bene cosa volete dire, cosa sperate di ottenere con questo vostro racconto. Non vieterò alle Genti Libere di sentirsi minacciati dal gruppo che vi portate appresso.»

    «Il vostro uomo, Jorgen, è molto più pericoloso dei tulvar di quell’accampamento, cospira alle vostre spalle senza ritegno. Inoltre dovreste preoccuparvi di quelli aldilà delle montagne…Clarice ve l’ha già detto, Baia Nevosa non rimarrà libera a lungo.»

    «Tutti voi continuate a sostenerlo a gran voce, mi chiedo se sia solamente una tattica concordata o se la semplice realtà», ammise il Signore. «Non ho prove di tutto ciò.»

    «Allora andate a vedere con i vostri occhi cosa succede dall’altra parte! Credetemi, vi farà sentire fortunato poter avere Sheera e la ribellione come alleati.»

    Kaj attese, ma Vernon non parlò per un po’. Volse di nuovo lo sguardo alle fiamme e ai ciocchi scoppiettanti. «Sono stato d’accordo con Jorgen fin dall’inizio, nonostante tutti voi mi abbiate incuriosito e continuiate a farlo. Ho cercato di tergiversare il più possibile con entrambe le parti, nella speranza che qualcuno facesse la mossa sbagliata, rendendo più semplice prendere la decisione di cacciarvi.»

    «Quindi eravate d’accordo nel provocare i tulvar?»

    «Sì, l’ho suggerito io a Jorgen…»

    «E che mi dite dell’uomo morto?»

    «Cosa dovrei dire, l’ha ucciso Jorgen, è ovvio. Credetemi, l’ho già punito per questo. Cercare di provocare i tulvar poteva starmi bene, ma arrivare ad uccidere uno di noi…questo è stato davvero eccessivo. Mi sono ingenuamente fidato della sua parola», confessò.

    Kaj cercò le parole giuste prima di ribattere. «Tutti sbagliamo, l’importante è rendersene conto», proclamò. «Sapete cosa mi disse Clarice quando anche io mi comportavo come voi e cercavo di eludere i miei problemi?»

    «Sono curioso di saperlo», ammise l’uomo.

    «Non so quale sia il tuo problema, ma qualunque esso sia ti consiglio di risolverlo», disse Kaj facendo aggrottare la fronte del Signore.

    «Cosa dovrebbe significare?»

    «Ci ho messo un po’ a capirlo, ma poi ho realizzato che significa che restare a rimuginare su problemi passati ci rende codardi e infelici.»

    «Suggeritemi voi la soluzione a tutto questo allora.»

    «La soluzione è semplice: smettete di infastidirci. Non abbiamo mai fatto nulla per offendervi o venir meno all’accordo che abbiamo stretto, sempre se lo ritenete valido…» spiegò Kaj.

    «Molto semplice», constatò Vernon pensieroso. «Datemi qualche giorno. Vi farò sapere cosa ho deciso.» Tese la mano a Kaj che la accettò stringendola con forza. «Questa volta nessun inganno», aggiunse.

    Kaj lasciò la casa del Signore felice per il risultato raggiunto.

    *

    Nel palazzo reale di Eyjanborg, il Re era furioso per la fuga di Zund. Il tulvar che l’aveva informato dell’accaduto aveva seriamente rischiato di finire condannato a morire appeso per i piedi alle mura del palazzo, se non fosse stato per il tempestivo arrivo di Ziglan che convinse il padre a non punire un semplice messaggero, anche se foriero di cattive notizie; il tulvar poté così lasciare il palazzo terrorizzato, ma vivo.

    «Com’è stato possibile?» urlò Athal.

    «La Guardia Nera di Zund ha organizzato tutto, nessuno li ha visti entrare in città e raggiungere la torre. L’unico indizio che abbiamo sono delle barche che si dirigevano verso Puntacorno», spiegò Ziglan. «Devo mandare delle truppe?»

    «No. So già dove si è rintanato, a Buonfrutto. Ho anche saputo che la parte di Piastra ritrovata laggiù non è mai stata consegnata a Yvalee.»

    «Quindi conferma le vostre previsioni, padre», constatò Ziglan. «Per quanto riguarda Sheera?»

    «Non è la mia priorità, in questo momento», tentò di liquidare il discorso il Re.

    «Ma le jorfang non sono tornate, significa che sono state uccise!» esclamò con troppo ardore.

    «Lamentati con tua madre, l’errore è stato suo!»

    «Qualcuno potrebbe essere sopravvissuto, magari proprio Sheera, Zler, Kyon e chissà quanti altri, potrebbero riorganizzarsi! Mandate me con una guarnigione!» continuò.

    «Non andrai da nessuna parte, Ziglan. Soprattutto non sprecherai le vite dei miei soldati in un folle inseguimento ai ribelli!»

    «Allora magari mia madre e le sacerdotesse potrebbero trovare un modo…» disse ancora il giovane.

    «Non nominare tua madre! Che se ne rimanga nel suo tempio! Ti invito a raggiungerla e di rimanerci tu stesso se intendi continuare a tediarmi!» tuonò. «Ho già discusso della questione con i negromanti. Troveranno una soluzione accettabile.»

    Ziglan non osò ribattere. Fece un profondo inchino e lasciò la sala del trono.

    Zund Khelun

    II

    A Baia Nevosa, a qualche giorno di distanza dalla piacevole discussione che Kaj aveva avuto con Vernon, nessuno aveva più saputo nulla del Signore della Baia, gli stessi abitanti di Porto Scuro non l’avevano più visto uscire dalla sua casa.

    Quella mattina il Discendente era seduto sulla branda nella sua tenda intento a spulciare i tomi trovati nei bauli di Gwen quando udì la voce di Clarice chiedere permesso.

    «Entra pure», le disse.

    «Ho pensato avessi fame», esordì.

    L’uomo posò il manoscritto e accettò la ciotola contenente una poltiglia spessa e poco invitante. «La mano di Hormarg è inconfondibile», commentò.

    «Da quando non ti piace l’orzo?» chiese sedendosi accanto a lui.

    «Mi piace eccome! Cucinato nel modo giusto però, magari come alla locanda di Fenan, con miele e noci…» spiegò. «Quale delizia!» esclamò ad occhi chiusi gustandosi quel ricordo.

    «Il migliore in assoluto lo cucinava un contrabbandiere che veniva dal Vetlag, non so cosa ci mettesse, ma era dolce e speziato», narrò.

    «Questo invece non sa proprio di niente…» disse Kaj sconsolato.

    «Hai trovato qualcosa di interessante nei manoscritti?» domandò lei.

    «In realtà ho trovato molte storie sulla vita di Aidan e Gwen, ma nulla che può essere utile per la nostra missione», ammise.

    «Troverai qualcosa», lo rassicurò lei posando a terra la sua ciotola vuota.

    «Clarice?»

    «Dimmi.»

    «Quello che è successo ad Olennon», iniziò l’uomo.

    «Te ne sei pentito?»

    «No, non ho mai smesso di pensarci», confessò.

    Clarice rimase in silenzio per un attimo. «Anche io», disse voltandosi verso Kaj.

    L’uomo si tuffò nei suoi profondi occhi gialli e travolto dal desiderio la baciò all’improvviso. Si strinsero, Kaj poteva sentire entrambi i loro cuori battere all’unisono. Le sue labbra erano schiacciate su quelle di Clarice e le loro lingue danzavano, umide e calde. Le braccia dell’elfa erano attorno al collo dell’uomo, lo avvolgevano in un delicato abbraccio, mentre quelle di Kaj stringevano i fianchi di lei. Ad un tratto la nalnir si ritrovò sdraiata con l’uomo accanto, sentì un’improvvisa vampata e le sue guance si arrossarono. L’iniziale bacio impetuoso si stava facendo sempre più lento e delicato, si trasformò in un susseguirsi di baci leggeri, dolci, lenti e carichi di sentimento. Kaj portò una mano alla guancia di Clarice e quando aprirono gli occhi sorrisero, felici come non mai.

    «Sai, mi sono chiesto se con tutto quello che dovremo affrontare non siamo dei pazzi a provare questi sentimenti.»

    «Non sono cose che si possono decidere, succedono e basta», ribatté lei. «Credo di non essere mai stata così bene con nessuno…»

    «Vale anche per me», ammise Kaj sorridendo.

    «Piuttosto,» iniziò l’elfa sedendosi sul bordo del letto. «Gli altri non perderanno occasione per lanciarci tutte le frecciate possibili, lo sai vero?»

    «Sì, sarà divertente,» sostenne Kaj dandole una leggera spinta facendola ridere.

    In quel momento, Oloice entrò nella tenda chiamando Kaj a gran voce. Vedendo i due in certi atteggiamenti, allargò i due piccoli occhi incerto sul da farsi.

    «Che c’è?» domandarono quasi all’unisono.

    Il Nano si schiarì la voce. «Brutte notizie: pare siano stati avvistati dei lalk…»

    Kaj e Clarice si scambiarono un veloce sguardo d’intesa, l’uomo scattò in piedi. «Chi li ha avvistati e dove?»

    «Dei tulvar che raccoglievano legna, hanno riferito di ululati e sostengono di averli visti», spiegò. «In ogni caso, Sheera ci aspetta tutti nella sua tenda.»

    Come promesso, Zler, Kyon, Hormarg, Efren e Cilna erano già con Sheera quando Kaj, Clarice e Oloice arrivarono.

    «La presenza

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1