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Fiumi
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E-book260 pagine3 ore

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Tramontata la presunzione del dominio sulla natura, abbiamo compreso che ne facciamo parte, che il nostro rapporto con essa deve essere efficace ma equilibrato. Nella cornice ambientale hanno un ruolo importante i fiumi, sorgenti di civiltà, benessere, energia, vita. Questo libro esplora i corsi d'acqua sotto diversi aspetti, la loro storia, la collocazione nel mondo e in Italia, considerando proprietà e problemi nel contesto climatico, riconoscendo ai fiumi utilità e valore economico, per ricordarli infine nelle arti.

Dobbiamo cominciare a pensare come
un fiume, se vogliamo lasciare un patrimonio
di bellezza e di vita per le generazioni future."
David Brower, ambientalista

LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2021
ISBN9788863458497
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    Anteprima del libro

    Fiumi - Guido Caroselli

    Capitolo 1

    Storia delle civiltà fluviali

    «Se poniamo a confronto il fiume e la roccia,

    il fiume vince sempre non grazie

    alla sua forza ma alla perseveranza»

    (Buddha)

    Una civiltà fluviale è una regione agricola o situata in una valle di un fiume, dal quale trae benefici, energia e sostentamento. Il fiume offre agli abitanti acqua potabile, energia, terreno fertile in seguito a periodiche inondazioni, prodotti agricoli, è fonte di pesca e facilita i trasporti.

    Ma c’è di più. Le antiche civiltà sono nate e si sono sviluppate nelle valli fluviali per diverse ragioni. La più evidente è, come detto, la disponibilità di una risorsa idrica in prevalenza utile e affidabile per le necessità umane. Inoltre una parte della civiltà ha potuto dedicarsi ad attività diverse dall’agricoltura, come la costruzione di edifici, la lavorazione dei metalli, i trasporti, il commercio, il culto religioso e l’organizzazione politica, strutturata in caste al fine di mantenere il potere attraverso il controllo esclusivo dell’accesso all’acqua.

    In sostanza, i fiumi offrivano queste caratteristiche:

    •acqua in abbondanza per l’irrigazione;

    •zone circostanti fertili e adatte all’agricoltura;

    •disponibilità di argilla per realizzare mattoni e vasellame, canne e altri materiali da costruzione;

    •clima temperato, con inverni miti per popolazioni che non disponevano di costruzioni affidabili e sistemi di riscaldamento. Le principali civiltà sono sorte a cavallo o appena a nord del Tropico del Cancro;

    •possibilità di trasporto di persone e merci.

    I fiumi, per contro, creavano gravi problemi per le piene e le inondazioni. Fu necessario creare argini e canali per contenere i fenomeni estremi e per sfruttare meglio le acque per le irrigazioni.

    Probabilmente la prima civiltà sorse intorno al 3500 a.C. lungo i fiumi Tigri ed Eufrate, nel Vicino Oriente. Il nome dato a quella regione, Mesopotamia, significa terra tra i fiumi, battezzata anche dall’archeologo americano James Henry Breasted, per la sua forma e caratteristiche, Mezzaluna fertile.

    In tempi successivi, la civiltà egiziana della valle del Nilo, anche se in precedenza sede di insediamenti agricoli già dal 5500 a.C., si sviluppò verso il 3100 a.C.

    Una terza civiltà nacque poi intorno al 2600 a.C. lungo il fiume Indo, in alcune regioni delle attuali India e Pakistan.

    La quarta grande sorgente di progresso ebbe luogo in Cina a partire dal 1700 a.C. lungo il Fiume Giallo, chiamata anche come civiltà del Fiume Huang He.

    Quella dell’antica Roma può essere accostata alle precedenti non certo per l’importanza geofisica del suo fiume, ma per la grandezza storica e culturale della città disposta ai fianchi del Tevere. Tenuto dunque conto dei precedenti popoli e insediamenti, si può senz’altro datare l’inizio di una quinta civiltà dalla fondazione di Roma, il 753 a.C.

    La Mesopotamia

    Il clima desertico domina i territori compresi tra il Golfo Persico e il Mediterraneo. Ma in questa regione arida è situato un arco di terra che ha reso fiorenti le civiltà che si sono succedute in quei luoghi del Vicino Oriente. I fiumi Tigri ed Eufrate bagnano la Mesopotamia prima di gettarsi nel Golfo Persico. Ogni primavera la fusione della neve delle vicine montagne turche, gonfiando i fiumi, allagava la pianura circostante. Quando l’acqua si ritirava, lasciava uno spesso strato di fango, il limo, che fertilizzava i campi. Gli agricoltori irrigavano la terra con l’acqua dei fiumi, coltivando grano e orzo in abbondanza e producendo benessere. Le eccedenze dei raccolti consentirono ai villaggi di crescere, fino a formare delle città, indipendenti l’una dall’altra. La civiltà nacque con il regolare commercio di relazioni e merci tra più città-Stato, la più importante delle quali fu Ur.

    Verso il 3300 a.C., i coloni Sumeri regolarono i rapporti tra le città e dettero inizio al loro dominio. Dovettero affrontare diversi problemi, tra i quali l’irregolarità dei periodi delle inondazioni (tra aprile e giugno), le siccità, la carenza di materiali da costruzione e di difesa dagli invasori. Scavarono canali di irrigazione e costruirono muri di cinta con mattoni di fango. Attraverso i commerci con i popoli delle montagne e del deserto, scambiarono il loro grano, i tessuti e gli strumenti artigianali con materie prime quali la pietra, il legno e i metalli.

    Il popolo sumero ha inventato la vela, la ruota e l’aratro e fu il primo a usare il bronzo. Ha sviluppato il primo sistema di scrittura su tavolette di argilla, e ha dato origine all’aritmetica e alla geometria, applicandole per costruire le sue strutture.

    Gradualmente i Sumeri entrarono in un periodo di decadenza, finché, intorno al 2500 a.C., il popolo degli Accadi invase la Mesopotamia e stabilì una nuova supremazia.

    Poi, intorno al 2000 a.C., subentrarono i Babilonesi, che raggiunsero il massimo splendore verso il 1700 a.C. con il re Hammurabi, il quale espanse il dominio su tutta la bassa Mesopotamia e fece della capitale Babilonia il centro di una rete di alleanze tra tutte le più importanti città della regione.

    Dopo un periodo governato dai popoli degli Ittiti, dei Cassiti e degli Hurriti, nel 732 a.C. gli Assiri conquistarono Babilonia, ricorrendo per la prima volta alla cavalleria al posto dei carri da combattimento. Al culmine del loro impero, gli Assiri dominavano su tutta la Siria, la Palestina, l’Egitto e Babilonia. La fine arrivò verso la fine del VII secolo a.C. a opera di un’alleanza fra il risorgente impero babilonese e gli iranici Medi.

    L’Egitto

    Il Nilo, secondo alcune controverse stime il fiume più lungo del mondo, scorre per 6.600 chilometri da sud a nord, dagli altipiani dell’Africa orientale al Mediterraneo. I primi insediamenti sorsero lungo queste acque su una stretta striscia di terra. Ogni anno a luglio, le piogge e la fusione delle nevi dalle montagne dell’Africa orientale gonfiavano il livello del Nilo, facendolo riversare oltre le sue sponde. Quando in ottobre il fiume si ritirava, lasciava dietro di sé un ricco deposito di fertile fango nero, il limo. Gli agricoltori coltivavano grano e orzo, alternandoli ai legumi, ma erano più fortunati degli abitanti della Mesopotamia, perché rispetto agli imprevedibili Tigri ed Eufrate, le inondazioni del Nilo erano molto più regolari. In autunno e in inverno i raccolti venivano irrigati con una rete di canali. L’abbondanza portata dal fiume era così grande che gli egiziani lo adoravano come un dio quasi al pari delle altre divinità del Pantheon di quella civiltà. I vasti deserti ai lati delle rive fungevano da barriere naturali tra l’Egitto e le altre terre, proteggendolo per secoli dagli invasori. Ma il Nilo comportava anche rischi e problemi. Quando il livello era basso, il limo e l’acqua per le colture erano notevolmente ridotti, causando la morte per fame di migliaia di persone. Quando invece avvenivano le piene, andavano distrutte le case e i granai, e perduti i semi preziosi.

    Il fiume consentiva anche i collegamenti tra i villaggi. Le barche dirette a nord erano trasportate dalla corrente, mentre quelle dirette a sud issavano ampie vele. In tal modo si promuovevano i commerci e si unificavano i villaggi dell’Alto e del Basso Egitto, finché entrambi, intorno al 3100 a.C., furono uniti in un solo regno. A capo era il faraone, non solo un re ma considerato anche un dio. Per i faraoni furono costruite colossali tombe, enormi piramidi fatte di massicci blocchi di pietra calcarea. Sotto i faraoni vi erano i ricchi che possedevano grandi quantità di terra, i sacerdoti e i capi del governo e dell’esercito. Poi vi erano i mercanti della classe media e gli artigiani. Alla base, infine, i contadini e poi gli schiavi.

    Gli Egizi, come i Sumeri, svilupparono una particolare scrittura, composta da ideogrammi, immagini per indicare caratteri e suoni che messi insieme componevano parole e frasi. All’inizio scrivevano sulla pietra, ma in seguito su papiro, una fibra ricavata da una pianta acquatica. Famosi nell’antichità per la loro sapienza medica, gli Egizi hanno anche inventato un sistema numerico scritto e un calendario, con l’anno composto da 12 mesi, ognuno dei quali formato da 30 giorni.

    Dopo il 2180 a.C. i faraoni persero potere. Seguì un periodo di crisi, poi ripresero il governo per quattro secoli, fino a quando, nel 1640 a.C. e fino al 1530 a.C., l’Egitto fu preda degli invasori, il feroce popolo asiatico degli Hyksos che introdusse i carri da guerra. In seguito e fino al 1070 a.C. tornò una nuova dinastia di Faraoni. Seguì fino al 525 a.C. un periodo di povertà e di decadenza. Subentrarono fino al 30 a.C. i Persiani e poi i Macedoni con Alessandro il Grande. La civiltà egizia si avviò al tramonto con il dominio di Roma e la morte di Cleopatra nel 30 a.C.

    La valle dell’Indo

    Il primo sito scoperto nel 1857 dagli archeologi si chiamava Harappa, ma la civiltà degli abitanti della valle dell’Indo rimase un mistero fino agli anni Venti del Novecento, perché fino ad allora non era stato decifrato il sistema di scrittura e non si conosceva nulla della storia dei popoli abitanti nelle regioni tra l’India, il Pakistan e il Bangladesh. Le montagne più alte del mondo a nord e un grande deserto a est aiutarono a proteggere la valle dell’Indo dalle invasioni ma la nascosero anche alla conoscenza della sua esistenza. Lì si stendeva per 2.700 chilometri un’enorme pianura fertile, solcata da due fiumi: l’Indo e il Gange.

    Come il Tigri, l’Eufrate e il Nilo, l’Indo dava non solo acqua per irrigare, ma anche il limo per fertilizzare i campi. Venivano coltivati, oltre ai cereali, i piselli, i datteri e il cotone. Di contro le inondazioni erano imprevedibili e il fiume a volte cambiava il suo corso. Anche il ciclo stagionale dei monsoni era irregolare, anch’esso imprevedibile. Se cadeva poca pioggia i raccolti erano magri e la gente soffriva la fame, se cadeva troppa pioggia, le inondazioni spazzavano via interi villaggi.

    A partire dal 2500 a.C., la popolazione degli Harappani costruì le prime città seguendo un’attenta pianificazione, creando una regolare griglia di strade con edifici, sistemi di trasporto dell’acqua e fognature. Le case erano per la maggior parte simili tra loro, per cui gli studiosi ritengono che la cultura dell’Indo non contemplasse nette differenze tra le classi sociali, e che la gente fosse pacifica, guidata da un forte governo centrale. Fino al 1800 a.C. prosperarono fiorenti commerci con le popolazioni della regione e con quelle lontane. Oro e argento provenienti dal nord dell’Afghanistan e pietre semi-preziose dalla Persia e dall’altopiano del Deccan furono lavorati e trasformati in gioielli. La Valle dell’Indo esportava anche cotone dai colori vivaci, monili, rame, legname. Oltre al fiume, i mercanti usavano le navi per muoversi nel Golfo Persico e, via terra, raggiungevano la Mesopotamia, la Persia e il Mar Caspio.

    Verso il 1750 a.C. le città iniziarono a mostrare segni di decadenza e la civiltà della valle crollò intorno al 1500 a.C., forse a causa di una serie di terremoti o per il cambiamento del corso dell’Indo, provocando la fine dei benefici effetti alluvionali e lo sfruttamento eccessivo delle terre fino a inaridirle del tutto.

    La culla della civiltà cinese

    Le prime tribù lungo il Fiume Giallo (lo Huang He) risalgono al 4000 a.C. Anche in questo caso l’agricoltura si sviluppò grazie alle irrigazioni del fiume. Ma le ricorrenti inondazioni erano devastanti e mortali, guadagnandosi il triste nome di dolori della Cina; dal 600 d.C. a oggi ne sono state contate 1.500. Il fertilizzante limo giallo, chiamato löss, non è depositato dalle acque fluviali, ma viene trasportato dal vento, particelle provenienti da depositi glaciali o desertici.

    L’organizzazione dell’agricoltura portò le tribù all’unione, anche per trovare una comune soluzione dei problemi. I territori circondati dal Fiume Giallo, dal Mar Cinese Orientale, dalle catene montuose, dai deserti e dall’altopiano ghiacciato del Tibet, sono rimasti a lungo isolati dalle altre popolazioni e civiltà. Ma non sono poi mancate le invasioni da parte di altri popoli e razze.

    Verso il 2000 a.C. si ebbe in Cina la prima dinastia dei sovrani. A quell’epoca i Cinesi costruirono muri di terra per difendersi dai nemici e dalle alluvioni, scavarono canali per irrigare i campi e fondarono le prime città popolate da case in legno. Intorno al 1500 a.C. iniziò a governare la dinastia Shang, che ha lasciato i primi documenti scritti e molti oggetti, trovati poi nei palazzi e nelle tombe. I simboli della scrittura erano migliaia e ciò rendeva difficile l’alfabetizzazione.

    Dopo il re e i nobili esisteva una gerarchia sociale, in fondo alla quale erano i contadini che vivevano in capanne fuori città. Il ruolo fondante della società era la famiglia, in posizione centrale anche della religione. I re non erano considerati infallibili ma venivano sostituiti se perdevano il favore degli dei. Nei secoli che seguirono (il tempo degli stati belligeranti) i nobili combatterono tra di loro per il potere e per la conquista delle terre, causando lutti e sofferenze al popolo cinese.

    La civiltà di Roma

    Il nome arcaico del Tevere, Rumon o Rumen, deriva forse dalla radice ruo che significa scorrere, ma l’opinione più comune degli storici collega il nome a Tiberino, re degli Albani, la confederazione dei precedenti popoli latini, abitanti di Alba Longa (o Albalonga), città fondata da Ascanio, figlio di Enea, e distrutta poi da Roma sotto il re Tullo Ostilio intorno al 673 a.C.

    Il ruolo del Tevere nello sviluppo della civiltà romana è stato certamente meno determinante rispetto a quello degli altri grandi fiumi. Non ci fu, per esso, lo sviluppo di una civiltà agricola. Tuttavia si trattò di un fiume e di una città strettamente connessi, tanto che insieme hanno dato origine a una delle più grandi civiltà del mondo. Da un punto di vista pratico, il Tevere fu al servizio di Roma, fu acqua potabile e cloaca, mosse i mulini del grano e la sua parziale navigabilità permise l’arrivo in città di derrate e di prede di guerra come i marmi e gli obelischi. Roma si collocava poi in un punto strategico, presso l’ultimo guado del Tevere, a poca distanza dal mare e dalle saline, che rifornivano le popolazioni dell’interno di un prodotto essenziale per la pastorizia e per la conservazione degli alimenti. Come scrisse lo storico Livio, quella gente era consapevole del fatto che le ragioni della scelta del luogo su cui sarebbe sorta la città erano di natura prettamente economica. Il commercio e il traffico fluviale raggiunsero la massima espansione nella Roma imperiale, quando da tutto il mondo conosciuto arrivavano le merci più varie, dalle spezie ai legni pregiati e ai marmi orientali. Lo scalo sul mare non era più sufficiente, perciò i Romani attrezzarono nuovi porti fluviali, quello dell’Emporio, quello di Ripa Grande e di Ripetta.

    Come nei casi degli altri mitici fiumi, anche questo portava non pochi problemi con le sue inondazioni. Le piene del Tevere hanno fatto parte della storia di Roma, dalla sua fondazione fino al XX secolo. Secondo la leggenda, fu il Tevere in piena a trascinare la cesta di Romolo e Remo, e a impigliarla in un ramo dove li trovò e li adotto la lupa. E la nascitura Roma deve forse il suo nome a quello etrusco del suo fiume, Rumon.

    Utile o leggendario, il Tevere fu anche considerato una vera e propria divinità, Pater Tiberinus, festeggiato ogni anno il giorno 8 dicembre nelle feste chiamate Tiberinaria.

    Le monete imperiali, da Traiano ad Antonino, hanno rappresentato spesso i soggetti fluviali.

    La civiltà di Roma entrò gradualmente in decadenza durante i secoli del periodo imperiale, crollando con le invasioni barbariche e, con l’Impero d’Occidente, arrivando alla fine nel 476 d.C., quando Odoacre, un generale di Attila, depose Romolo Augusto, l’ultimo imperatore romano.

    Oltre a queste, si potrebbero ricordare altre importanti civiltà fluviali.

    Il Grande Zimbabwe

    Collocazione storica: VII-XV secolo d.C. La fiorente civiltà Shona, chiamata l’impero di Monomotapa, situato tra i fiumi sudafricani Zambesi e Limpopo, si sviluppò nelle terre che, secondo un mito europeo, appartenevano al re Salomone e alla regina di Saba. In realtà si trattò di una civiltà prettamente africana, dedita all’allevamento del bestiame e al commercio sia con l’interno dell’Africa che con i centri lungo la costa dell’Oceano Indiano. I maggiori scambi riguardavano l’oro, il rame, il sale, l’avorio, ma anche le perle di vetro e le ceramiche persiane e cinesi.

    Cultura del Mississippi

    Periodo storico: VIII-XVII secolo d.C. Lungo la valle del Mississippi e dei suoi principali affluenti, si svilupparono centri urbani e strutture costruite in terra a piramide tronca. La popolazione, dedita alla coltura del mais, era organizzata secondo una netta stratificazione sociale guidata da una élite che aveva pieno accesso alle risorse alimentari e ai beni di prestigio.

    Civiltà amazzonica

    Periodo di sviluppo: XIII-XVI secolo d.C. Nella foresta amazzonica, lungo lo Xingu, affluente del Rio delle Amazzoni, è stata rinvenuta dagli archeologi a 3 metri di profondità la cosiddetta Terra Preta de Indios, una fertile miscela scura di carbone e sostanze organiche, forse il migliore terreno della foresta, esteso per 100 ettari, che avrebbe nutrito migliaia, forse centinaia di migliaia di persone che

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