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Le variabili dell'amore
Le variabili dell'amore
Le variabili dell'amore
E-book86 pagine1 ora

Le variabili dell'amore

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Info su questo ebook

Su uno dei tratti di costa laziale più suggestivi sbarca la storia di Saim, giovane kashmiri spinto in Italia dalle conflittuali circostanze politiche nel suo Paese. Approda al lido balneare di Elsa, studentessa figlia dei “padroni”, dove si prende cura della natura del luogo e matura un forte sentimento per questa giovane, che lo ricambia innescando uno scontro con la sua famiglia. Sullo sfondo resta una delle manifestazioni più belle della macchia mediterranea, in grado di suscitare e diffondere emozioni tali da lasciar naufragare ogni risentimento del passato e sfiducia nell'avvenire, lasciando spazio all'ammararsi dell'amore. D'altro canto è così anche per Lino e Lucia che, sullo stesso tratto di sabbia, mentre osservano il sentimento di Saim ed Elsa farsi grande, s’imbarcano nella relazione alla quale avevano rinunciato anni prima.
 
LinguaItaliano
Data di uscita27 mag 2021
ISBN9788833468464
Le variabili dell'amore

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    Anteprima del libro

    Le variabili dell'amore - Pasquale Scipione

    esistenza.

    Lettore, bucolico, sobrio

    uomo ingenuo e dabbene getta via questo mio libro...

    tutto venato di malinconia

    C. Baudelaire – Epigrafe per un libro condannato

    «Lino, buongiorno!».

    Mi voltai incuriosito dall’uso di quel diminutivo al quale non ero più abituato; nella vita che conducevo si passava dal dottore al direttore e quel nomignolo non aveva più trovato spazio.

    A pronunciarlo era stata la mia amica Lucia. Non la sentivo da molto tempo dopo la constatazione del suo fallimento teso ad avviare una relazione con me. Naturalmente l’ho accolta con un sorriso accompagnato da un buon giorno e, siccome stavo gustandomi il tradizionale caffè mattutino, la invitai al mio tavolino.

    Dopo i convenevoli di rito – «come stai?»; «da quanto tempo non ti vedo!» e altri banalità consuete – le proposi di gustare un caffè. Accettando si sedette di fronte a me e presto ci ritrovammo a sorseggiare le calde tazzine che la barista ci aveva portato. La conversazione subito intavolata sfociò sulle solite lamentele relative al lavoro a scuola ed il rientro ormai imminente con un settembre ormai alle porte: presidi autoritari e spesso incompetenti usciti dall’ultimo concorso, alunni sempre più ignoranti e privi di interesse per gli insegnamenti decisamente diversi dal passato e, quindi, giù con un sequela di altre considerazioni alle quali io rispondevo con qualche – «eh….purtroppo!». Ad un certo punto mi decisi ad invitarla a raggiungere il mio ombrellone in spiaggia per far poi una passeggiata lungo il bagnasciuga in attesa che l’acqua del mare si riscaldasse e poterci finalmente immergere per un bagno rinfrescante.

    Lasciammo le nostre borse e ci avviammo a piedi nudi sulla sabbia già rovente.

    Il lido era molto lungo e ad ovest era delimitato da uno scoglio che dal bagnasciuga si protendeva in mare e faceva quasi da barriera con un altro lungo tratto di sabbia occupato da una spiaggia per nudisti. L’avevo attraversata un paio di volte in passato e non mi aveva entusiasmato la visione di peni pendenti e seni afflosciati esibiti al pubblico. Ci ritornai per via del mio amico Marco, il proprietario del lido dove stavamo. Lo feci per constatare quanta ragione e successo ci fosse nella sua idea di acquisirla per attrezzarvi appunto l’ opzione nudisti tanto diffusa su molti litorali italiani e di gran successo soprattutto tra i turisti stranieri spesso in vacanza anche fuori dall’estate.

    In effetti, giunti allo scoglio divisorio, anche la stessa Lucia manifestò il desiderio di andare oltre e prolungare tra i nudisti la nostra passeggiata.

    Non so perché mi scelse come accompagnatore in quella sua esperienza visiva, ma non seppi dirle di no, anche per evitare di fare la figura del secchione moralista.

    Così mentre procedevamo tra come natura crea con assoluta disinvoltura facevo notare a Lucia la bellezza della falesia coronata da arbustelli la quale a strapiombo sovrastava la spiaggia, non senza rischi di frane, rievocando ad ogni passo i personali ricordi di quelle ben più spettacolari viste anni fa nel mio viaggio in Bretagna. Mentre tentavo di interessarla al paesaggio, mi accorsi che lei era piuttosto distratta dalle natiche abbronzate, bruciate dal sole, distese su teli, o dagli arti eretti a monumenti in attesa di mani impudenti che incrociavamo camminando lungo il bagnasciuga.

    Non percorremmo tutto il tratto nudista. Sotto un sole sempre più ardente, rinfrescati solo dai riflussi ormai quieti che lambivano le nostre gambe a metà, ritornammo al nostro lido un po’ sudaticci. Senza pensarci un attimo mi sbarazzai dei calzoncini che ancora avevo sul costume e mi diressi dritto dritto in acqua per godere di un po’ di refrigerio con una lunga nuotata.

    Lucia fece altrettanto e me la ritrovai inaspettatamente accanto.

    Superata la piccola duna iniziale, arrivai all’acqua alta e mi tuffai allungandomi in un paio di bracciate verso il largo. Mi allontanai da Lucia convinto che non volesse avventurarsi in acque più profonde, ma mi sbagliavo. Una manina ferma mi afferrò una caviglia. Sorpreso mi girai pancia in alto afferrando a mia volta il suo braccio libero e attraendola a me per spruzzarle un po’ d’acqua sul viso. Non so se si aspettasse la mia reazione o l’avesse provocata per scelta, ma i nostri corpi si avvinghiarono erotizzandosi senza ritegno fino all’amplesso. La performance non fu delle più esaltanti, ma sicuramente ci entusiasmò e mi sembrò di avvertire ancora a lungo il battito clitorideo di Lucia in lento declino, Fragilità il tuo nome è donna! – pensai senza ricordare chi lo avesse scritto, ma nella convinzione che si sbagliasse o che fossero semplicemente altri tempi.

    Rimanemmo a mollo ancora per un po’, in silenzio, smaltendo la nostra residua eccitazione.

    Quasi inconsapevoli di aver scavallato la timidezza della nostra età non più giovanile, lentamente ci dirigemmo verso riva.

    Lucia mi precedeva di qualche passo e per la prima volta prestai attenzione alle forme del suo corpo accorgendomi che, nonostante l’età matura, avevano ancora da farsi ammirare: spina dorsale eretta, anche contenute, natiche non esplosive, ma ben tornite. Pelle liscia e omogeneamente abbronzata. Era davvero desiderabile.

    Avevo sempre preferito osservare, da quando le donne mettevano frequentemente pantaloni molto aderenti ed elasticizzati, le impronte vaginali piuttosto che il cosiddetto lato B. Mi sono un po’ smarrito soffermandomi dietro a questo profilo di dietro che mi induceva a considerarlo frutto della finita giovinezza. La memoria in quegli attimi non funzionava più solo come recupero delle pulsioni sessuali ma mi riattivava la percezione consapevole della mia condizione imponendomi la necessità di reinterpretare quanto ero cambiato negli anni vissuti. Avevo superato la fase acuta del coito ergo sum e davanti al profilo mozzafiato di Lucia mi dovetti ricredere.

    Arrivammo a riva, ci rinfrescammo con una bella doccia e ci sdraiammo sui lettini all’ombra in attesa del pranzo. Quelle goccioline d’acqua ruscellanti sul mio corpo rimossero anche le residue scorie di pensieri poco piacevoli concentrandomi a godere di quella giornata diversa partita bene e rivolta al meglio.

    Lucia volle pranzare insieme a me e ne fui felice: ci concedemmo un bel piatto di spaghetti con cozze, vongole e qualche calamaretto, abbelliti da spicchi rossi di pomodoro pachino, annaffiati da un bel sorso di vino bianco freddo.

    Scorticavo una triglia fritta per cospargerla di gocce di

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