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Amore all'improvviso
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E-book237 pagine3 ore

Amore all'improvviso

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Info su questo ebook

Ubriaca persa, ricoperta di brillantini e con indosso il vestito più brutto della storia.

Questa ero io la sera in cui sono finita a letto con un Fairfield.

Cohen non è per niente il mio tipo. Voglio dire, oltre ai suoi geni leggendari e un sorriso che mi lascia sempre senza fiato.

Una sola notte... è tutto quello che voglio.

Quando sorge il sole, desidero soltanto dimenticarmi di lui, ma c'è un problema... la nostra notte insieme è stata indimenticabile.

A dire il vero, ci sono due problemi.

Adesso mia sorella vuole che io sia la sua surrogata ma... sono già incinta.



* * *

Ubriaca, con il post sbornia o con quel vestito orrendo, non c'è una versione di Juliet che io non trovi bellissima. Persino quando è incinta.

Sono un burlone immaturo ma, per diverse ragioni, non sono il suo tipo.

Tuttavia, ringrazio Dio per gli ormoni. Juliet ha bisogno di qualcosa, e io posso dargliela... in cento modi diversi.

Le prometto che il nostro accordo si baserà soltanto sulla nostra attrazione fisica.

Sono un bugiardo.

LinguaItaliano
Data di uscita11 gen 2020
ISBN9781071519646
Amore all'improvviso

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    Anteprima del libro

    Amore all'improvviso - Piper Lennox

    Per le mie sorelle

    Capitolo 1

    Juliet

    I matrimoni sono un inferno quando sei single.

    Sto per cedere. Continuo a rigirare l’anello attorno al mio pollice quando il pastore dice: «E adesso, gli anelli.»

    Viola si volta verso di me. Sta sorridendo, è raggiante. Ricambio il sorriso e le passo la fede. Mi ringrazia con un sussurro.

    Si baciano e il pastore li dichiara marito e moglie.

    Gli invitati applaudono.

    E adesso è arrivato il momento di scendere dall’altare e percorrere la navata. Per tutto il tempo, continuo a sorridere, mentre la mia sorellina e il suo nuovo marito scompaiono dietro la porta, verso il loro lieto fine.

    Il testimone dello sposo è ubriaco e non riesce a stare al mio passo. Non appena raggiungiamo la fine della navata, scappo via.

    «Sei felice che sia finita?» chiede il fotografo, seguendomi verso il giardino.  «Sembri esausta.»

    Lo sono. Tuttavia, questa giornata non è ancora finita.

    Sono felice per Viola. Marco è un bravo ragazzo con un buon lavoro, molto diverso dai traditori e disoccupati che di solito portava a casa. Una volta ci ha persino presentato un piromane.

    Sono innamorati. Perfetti l’uno per l’altra. Persino il più grande dei cinici sarebbe felice per loro.

    Tuttavia, sotto quella felicità nascondo due strati di stress e quattro di autocommiserazione. Dopo essere stata la damigella d’onore per più di un anno, aver mediato le liti tra le damigelle che non hanno nemmeno l’età per bere e aver sopportato tutti i tu sei la prossima... è impossibile non essere un po’ dispiaciuta per me stessa.

    Falla finita. Questa giornata è di Viola... voglio rendere il suo matrimonio perfetto, anche se dovrò fingere di sorridere per tutto il tempo. Questa mattina, mentre mi truccavano nella stanza d’albergo, cercando di ricreare il trucco naturale che avevo richiesto, ho promesso a me stessa che avrei messo da parte tutto il resto e mostrato soltanto felicità.

    Ecco perché mi sforzo di nuovo di sorridere e dico al fotografo: «Non finisce fin quando qualcuno non va via verso il tramonto, giusto?»

    La sala del ricevimento dista venti minuti con l’auto, ma il fotografo continua a scattare ogni foto immaginabile.

    Viola e Marco non si rendono conto dell’ora. Continuano ad adularsi, come se non vivessero insieme da un anno.

    «Ehi, uh, Vi?» Raccolgo il mio vestito, che è di un sfumatura assurda di acquamarina, e vado verso la baia, dove Viola e Marco stanno facendo le foto, mentre gli invitati li guardano da un piccolo ponte. Da dove prende ispirazione il fotografo?

    «Vi,» ripeto.

    Ha il viso rosso quando si volta verso di me. «Hmm?»

    «Non voglio farvi fretta, ma il ricevimento sta per cominciare,» dico gentilmente. Ha pianto per tutto il giorno, anche se adesso sembra che stia bene. Tuttavia, non voglio disturbare il can che dorme.

    Sospira. «Lo so, Jules. Ma il fotografo...» Scrolla le spalle, come se non ci sia niente che possa fare. Grandioso.

    Guardo Marco. «Dobbiamo darci una mossa.»

    Controlla l’orologio, uno scintillante Rolex che mia sorella gli ha regalato per il matrimonio. Le altre damigelle e io abbiamo ricevuto dei gioielli della stessa tonalità del vestito, delle borsette con un monogramma che dice: Viola e Marco: per sempre, sotto i nostri nomi; oh, e dei piccoli flaconi di una lozione. So che non è bello lamentarsi, ma perché i regali di matrimonio per le damigelle non sono allo stesso livello?

    «Farete tardi,» aggiungo.

    Controlla di nuovo l’orologio. «Merda.»

    Ecco fatto. Marco è il re della puntualità.

    Ritorno dentro, prendo la mia borsa e vado nel parcheggio. Mentre gli altri stanno ancora lasciando la baia, io ho già messo in moto. Suppongo che nessuno di loro potrà aiutarmi a rintracciare i posti degli invitati. Soltanto mia sorella assumerebbe dei baristi, un fotografo, un a make-up artist, il miglior servizio di catering in città e persino un ragazzo dello zucchero filato ma nessun organizzatore. Sarebbe stata una spesa eccessiva e non necessaria.

    Beh, ovviamente. Ci sei tu.

    Questa è la parte peggiore. Non ho nessuno da biasimare per questo matrimonio infernale. Il problema è che non riesco mai a dire di no a Viola.

    Papà è davanti alla porta sul retro della sala quando arrivo. Nasconde una sigaretta dietro la schiena, non appena mi vede.

    «Sono troppo occupata per farci caso.» La lancia comunque per terra. «Aiutami a portare questi dentro. L’ora dell’aperitivo è già passata.»

    «Se può consolarti, non sembra che importi a qualcuno. La frutta e il formaggio li hanno tenuti impegnati.»

    «L’alcol non farà male a nessuno.» Apro il portabagagli. Dentro ci sono delle assi di legno con frasi di canzoni incise. Una richiesta di Viola. Non c’è niente di meglio di una smielata canzone romantica per farti rimuginare sul perché tu sia ancora single.

    «Wow, Julie,» papà fa un fischio e prende Living on a Prayer. «Sono fantastiche!»

    «Grazie.»  Prendo il resto delle assi e chiudo il portabagagli. Mi brucia il labbro perché ho passato tutto il giorno a morderlo e veder quell’enorme edificio di mattoni mi fa venir voglia di ricominciare.

    Papà si volta verso di me mentre camminiamo. «Si tratta di Marco?»

    «Dio, papà.» Alzo gli occhi al cielo. «No.»

    Non è la prima volta che mi fanno una domanda del genere e forse non dovrei sorprendermi. Marco era stato destinato a me, quando mia sorella Abigail, che, adesso che ci penso non sta facendo niente per aiutarmi, mi aveva combinato un appuntamento al buio con lui. Alla fine della serata, invece di baciarlo, gli avevo dato il numero di Viola.

    «Marco e Vi sono perfetti insieme,» dico.

    «Lo so. Sto soltanto dicendo che, se è questo che ti disturba, non devi nascondermelo.»

    «Papà, non si tratta di Marco, sul serio. È...»

    Chiudo gli occhi, non voglio vedere la sua reazione quando ammetterò la mia debolezza.

    «È soltanto che, sai, è difficile vedere la mia sorellina sposarsi prima di me. È stato difficile con Abby ma adesso... sono l’unica rimasta.»

    Quando apro gli occhi, mio padre mi sorride.

    «Parli come se fossi un’anziana signora dei gatti,» ride. «Hai ventisei anni. Hai ancora tempo. Io avevo trent’anni quando ho sposato tua madre. Ormai non ci si sposa più a una così giovane età.» Fa una pausa e, quando ci colpisce una leggera brezza, sento l’odore della sigaretta. «E ricorda che hanno avuto più tempo e libertà per frequentare persone diverse, rispetto a te.»

    Prendo un respiro profondo.

    «E a chi importa dell’ordine di nascita? Incontrerai l’uomo giusto a tempo debito.»

    Questa è proprio una risposta da papà: frasi scontate ma nessun reale consiglio. Un po’ aiuta, però.

    Mi dà una mano a sistemare le citazioni all’ingresso. C’è un’atmosfera strana. Carica di aspettative. Forse è la pista da ballo, piena di luci. O forse è la folla che riesco a sentire attraverso le porte, pronta ad accogliere la mia sorellina.

    Sembra quasi di trovarsi dietro le quinte, prima di andare in scena. È la stessa sensazione che si prova quando trovi una pagina bianca in un libro al posto sbagliato, prima del grande finale.

    Ed è in questo momento che mi rendo conto di una cosa importante. Non sono triste perché Viola si è sposata.

    «Ho paura di perderla.» L’epifania mi colpisce come il merlo che ha sbandato contro la finestra dalla stanza d’albergo questa mattina, rischiando di farmi accecare dal mascara che la make-up artista stava applicando.

    «Non succederà,»  dice, e quasi gli credo. Questo scambio di ruoli è strano. Non dovrei essere io a confortarlo? A dirgli che Vi avrà sempre bisogno di lui?

    «Certo,» sussurro, raddrizzando le spalle. Non piangerò oggi. Posso essere triste, infastidita e posso lamentarmi di ogni aspetto della mia vita mentre bevo abbastanza alcol da riempire un Oktoberfest, ma non piangerò.

    Abigail mi trova non appena apro le porte e la folla comincia a entrare. Passo a ognuno il biglietto su cui c’è scritto il posto a loro assegnato e sorrido.

    «Uno dei fornitori è in ritardo,» canticchia Abby con voce strana, come se stesse aspettando di vedermi esplodere.

    «Se non si tratta del catering, non m’interessa.» 

    «Bugiarda.» Prende un cubetto di formaggio e lo poggia sul suo piatto. «Ami rispettare i programmi.»

    «No, odio essere in ritardo.» Quando tutti gli invitati sono dentro, eccetto che per qualche fumatore, le chiedo: «Di chi si tratta?»

    «Il tipo dello zucchero filato.»

    Mi guardo intorno e dico: «Okay. Troverò... una soluzione. Devo solo controllare che il barista sia riuscito a portare i flûte di champagne sani e salvi.»

    Mi afferra un braccio. «Jules,» ride, incredula. «Hai fatto abbastanza. Rilassati.»

    Dato che sei così preoccupata, perché non mi aiuti? Mi sento in colpa soltanto per averlo pensato. Abigail è incinta e indossa i tacchi. Inoltre, non è obbligata ad aiutarmi con il matrimonio. Non è colpa sua se mi sono assunta questa responsabilità e non sono in grado di gestirla.

    «Lionel ha bisogno di te,» dico. Suo marito e loro figlia la stanno aspettando all’ingresso. Non appena si volta, vado via. Devo trovare i calici per lo champagne e il ragazzo dello zucchero filato.

    Cohen

    «Lo dirò un’ultima volta: niente barattolo delle mance.»

    Allontano il cellulare dall’orecchio, perché la voce di Levi sembra diventare sempre più forte. «Niente barattolo delle mance,» ripeto.  «Ho capito.»

    Comincia a parlare di nuovo, ma io riattacco e poso il cellulare nel porta bicchiere, dove intendo lasciarlo per il resto della serata.

    Dopo, prendo il barattolo della mance, vado sul retro del furgoncino e apro lo sportello.

    «Sei in ritardo.»

    Una damigella, o almeno credo che lo sia, dato che nessuno indosserebbe mai un vestito come il suo a meno che qualcun altro non l’abbia costretta a farlo, viene verso di me con una cartella tra le mani.

    «La macchina si è rotta e sono tornato indietro per prenderne un’altra,» le spiego mentre infilo le mani in tasca «Ecco qui, per il disturbo. Dalli alla sposa da parte mia.»

    Il suo volto si addolcisce quando le passo il rimborso che Levi ha autorizzato e mi rendo conto di quanto sia bella, vestito a parte.

    «Oh... grazie.» Mi aiuta con la macchina per lo zucchero filato e poi mi guarda mentre la riempio di zucchero e coni di carta. «Suppongo che non sia un problema grave, nessuno ha ancora finito di mangiare.»

    La guardo di nuovo e, oltre agli occhi verdi e alle sue sexy labbra arricciate, noto quanto sembri sfinita.

    «Tu,» dico, «devi essere la damigella d’onore.»

    Comincia a camminare accanto a me. «Come hai indovinato?»

    «Beh, tanto per cominciare, hai una cartella. Dopo hai inveito contro un fornitore e infine ho notato il tuo sguardo esausto e pieno di disprezzo per l’umanità.»

    Persino il suo sorriso sembra stanco. «Mi dispiace di averti aggredito.»

    «Non fa niente... ci sono abituato.» Attraversiamo la piccola cucina e, una volta all’ingresso, mi mostra dove posso parcheggiare il mio carrello, accanto a un enorme manifesto che dice l’amore è dolce, quindi assaggiatelo. Doveva essere opera della sposa, ci avrei scommesso.

    «Di solito non sono così.»

    La sua confessione mi sorprende. «Sul serio, va bene. Mi hanno detto di peggio. Inoltre, lo capisco. È difficile essere una damigella d’onore.» Mentre faccio partire la macchina, le chiedo: «Oppure... una damigella impegnata?»

    Arrossisce e sospira. «Avevi indovinato la prima volta.»

    «È una buona notizia per me.» Preparo un cono di zucchero filato e glielo passo.

    «Senza offesa,» dice, nascondendo il suo sorriso. «Ma non sono il tipo che frequenterebbe il ragazzo dello zucchero filato.»

    «Mi offendi, sono molto più di quello.»

    «Oh, davvero?» Ne prende un pezzetto e lo mangia. Quando si lecca le dita, devo fingere di sistemare le chiavi che sono nella mia tasca. Non posso fare a meno di chiedermi che aspetto abbia sotto quel vestito osceno.

    «Che altro c’è sul tuo curriculum?»

    «Sono un esperto fornitore di articoli per feste.»

    «Mmm. Allora, ti occupi anche di case gonfiabili? Macchine per la neve?»

    «E,» aggiungo, «tavoli luminosi per giocare a beer pong.»

    Ride quando la colgo alla sprovvista.

    «Allora,» mi appoggio al carrello e mi avvicino. Sta flirtando con me e mi guarda quando pensa che io non possa vederla. Dimentico la regola di Levi che m’impedisce di andare a letto con le clienti e decido di buttarmi. «Siamo due single a un matrimonio. Che cosa possiamo fare?»

    Il suo sorriso scompare. Finisce di mangiare lo zucchero filato e getta il cono in un cestino con un fiocco dello stesso colore del suo abito. La sposa deve essere ossessionata.

    «Dovrei andare.» Prende la cartella. «Ho molto lavoro da fare.»

    «Potresti stare con me, per un po’.» Guardo lo stand dall’altro lato della stanza, dove gli sposi si imboccano a vicenda. Mi viene da vomitare. «Non sembra che qualcuno noterà la tua assenza.»

    Questa volta, il suo sorriso è forzato. «Grazie per lo zucchero filato. Lascerò il conto a mia sorella, prima che vada via, questa sera.»

    Scrollo le spalle, come se non m’importasse dove vada e che cosa faccia. In realtà, sto pensando alle curve nascoste da quel vestito e a come sarebbe il suo volto il giorno dopo il matrimonio, con il trucco sbavato.

    «Ehi.» Torna indietro quando esco il mio barattolo. «Non puoi tenerlo qui.»

    «Perché no?»

    «Dici sul serio?  È di cattivo gusto.»

    «I matrimoni sono di cattivo gusto. Accettalo.»

    Allunga una mano verso il barattolo, ma io la fermo. Proprio quando le sfioro le dita, una donna viene verso di noi. È evidente che non siano soltanto le damigelle ad avere un vestito orrendo.

    «Juliet, eccoti! Ascolta, sono felice di averti trovato... c’è un problema con il tavolo dei regali e, a quanto pare, due damigelle stanno litigando...»

    La ragazza mi guarda di nuovo, allontana la mano dal barattolo e dalla presa delle mie dita.

    «Ci penso io, zia Dana. Grazie per avermelo detto.»

    La zia la guarda con aria dispiaciuta prima di andare via.

    «Quando tornerò,» mi dice, «sarà meglio che quel barattolo non ci sia più.»

    Faccio un inchino. «Come desideri, Juliet.»

    Le luci si abbassano e parte una canzone smielata. Mi sembra di vedere un sorriso sul suo volto ma va via troppo in fretta.

    Ci hai provato.

    In realtà, non è ancora finita. La notte è giovane.

    Capitolo 2

    Juliet

    Finalmente siamo in dirittura d’arrivo.

    Dopo aver trascorso un anno a pianificare questo matrimonio, tutto finirà tra sei minuti esatti. Alleluia.

    «Juliet, tesoro!» Un’altra delle mie zie mi intercetta mentre vado verso il bar per il primo drink della serata. Mi ero concessa soltanto un sorso di champagne alla fine del mio discorso, facendo una battuta su come Marco fosse stato prima il mio appuntamento al buio e trattenendo le lacrime mentre auguravo alla mia sorellina una vita piena di amore.

    Quindi eccomi qui, sobria ed esausta. Qualsiasi cosa accada, lascia stare. Si sistemerà tutto da solo. Gli ospiti saranno in grado di trovare il bagno senza il mio aiuto.

    «Sono felice di vedervi!» Abbraccio mia zia e mia cugina, che mi lascia il segno del lucidalabbra sulla guancia.

    «Viola ci ha detto che hai fatto tutti i cartelloni, è

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