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Reset - Stay with me
Reset - Stay with me
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E-book315 pagine3 ore

Reset - Stay with me

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Info su questo ebook

In un futuro imprecisato il mondo si trova ad essere diviso in quattro organizzazioni. 
Continue guerre hanno decimato la popolazione e raso al suolo intere città, fino a farne rimanere ben poche in tutti gli ex-continenti conosciuti. 
Le varie sostanze chimiche utilizzate durante gli scontri, le numerose bombe sganciate per il solo scopo di mettere a tacere i propri nemici - senza pensare alle conseguenze - hanno causato una sorta di mutazione in alcuni individui, che si ritrovano ad essere in grado di cancellare i ricordi, che ogni persona preserva sul loro conto, con un solo semplice tocco o gesto.
Individui conosciuti come Reset. 
La società cerca in ogni modo di scovarli ed eliminarli, perché secondo molti rappresentano una minaccia per la pace precaria raggiunta dopo secoli di lotte . E se Melissa, una giovane Reset, s'innamorasse del nipote del generale che vuole sterminare tutto ciò che riguarda l'essere diverso?
L'autrice: 
Elisabetta, è nata a Cosenza. Le piacciono i romanzi d'avventura, fantasy e di fantascienza, che includono storie d' amore dolci e travolgenti. 
La sua passione per la lettura e la scrittura l'ha spinta a pubblicare su piattaforme online, come Wattpad. 
Reset - stay whit me è la prima storia di genere distopico che ha preso forma nella sua mente. 
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita31 mag 2021
ISBN9788833669014
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    Anteprima del libro

    Reset - Stay with me - Elisabetta Ferro

    (Legge 633/1941).

    Capitolo 1

    Vaniglia e cioccolato

    Baciami pronunciò dolcemente, ad un soffio dalle mie labbra tanto desiderose di scontrarsi con le sue.

    Erano così morbide al tatto, così lisce e calde, ma la mia bocca non aveva mai avuto la possibilità di assaggiarle, assaporarle, plasmarle, mordicchiarle per gioco. E nonostante fosse volontà di entrambi, neanche in quel momento potevano averne la possibilità.

    Non posso mormorai, deglutendo a fatica. Non posso lasciarmi andare, non con te. Sarebbe la fine di tutto.

    Bum.

    All’istante, il mio cuore s'indurì per poi sgretolarsi, frantumarsi in tanti piccoli cocci, come fosse ceramica. Da tanto, troppo tempo desideravo baciarlo, far di lui una parte di me, perché l'amavo da tempo immemore, ormai.

    E non potevo.

    Non potevo farlo.

    Per lui, per me.

    Per noi.

    Ed ogni qual volta la mia lingua pronunciava quelle parole, diventava sempre più difficile, complesso riuscire a rimanere indifferente davanti a tutto ciò che provavo, sentivo, percepivo.

    Provar a sopravvivere a quel dolore che mi attanagliava le viscere con voracità e arroganza era troppo. Le mie stesse parole si odiavano per quell'amore che negavo a me stessa. Una parte di me avrebbe voluto sbarazzarsi della ragione e smettere di soffocare l'istinto, ma non potevo rischiare. Sarebbe bastato un solo ed unico gesto e dei nostri ricordi non sarebbe rimasto neppure una esigua ma coraggiosa speranza!

    Lorenzo mi guardava intensamente con quei suoi occhi argento liquido, capaci di farmi correre un brivido gelido lungo la schiena ogni singola volta che si scontravano con i miei.

    Sospirai rassegnata davanti a quel nostro triste destino: Non posso permettere al nostro stesso amore di allontanarci.

    Mi afferrò entrambe le mani e prese a custodirle fra le sue gelosamente, quasi come se fossero due meravigliose gemme preziose. La sua dolcezza era uno dei tratti di lui che più mi attraeva e faceva impazzire, sin da quando l'avevo conosciuto. All’epoca, eravamo soltanto dei bambini.

    Non lo farà. Proviamo. mormorò, davvero troppo, troppo vicino.

    Scossi la testa e mi allontanai un po' da lui, spezzando quel cavo d'acciaio invisibile che si ostinava a tenere incollati i nostri sguardi. Eravamo seduti sul mio letto, in camera mia.

    I miei non c'erano, in quel momento erano in città, immersi ognuno nel proprio lavoro. Mamma in caffetteria, papà a svolgere il suo turno in fabbrica e mia sorella maggiore...di sicuro, non era in casa.

    Eravamo soli. Soltanto io, Lorenzo ed il nostro complicato e impossibile amore.

    Provare significa rischiare, ed io in questo momento non sono in grado di affrontare una cosa come questa. Se dovessi perderti, cosa farò? Impazzirei credimi. provai a spiegargli a cuore aperto.

    Io partirò domani per l'Organizzazione Pacifica, lo sai. Non di certo per mia volontà! Ci perderemo comunque, e sarà per sempre! Quindi che senso ha non condividere ciò che proviamo da tempo l'uno per l'altra almeno una sola volta?

    Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla finestra dalle imposte spalancate. Quel giorno, la cupola eretta sulla mia città riscaldava più del solito l'aria circostante, ma era comunque ben respirabile e pulita. I raggi del sole artificiale, che riuscivano a filtrare tra bianche nuvole fittizie, rendevano bene l'idea d'Estate che l'Organizzazione Mediterranea aveva scelto di far capitare proprio in quel periodo dell'anno. La cupola non era altro che un cielo artificiale, che riparava e separava l’Organizzazione dal vero cielo terrestre, ormai del tutto impazzito. La natura sembrava non avere più un proprio equilibrio per colpa dell'uomo, che invece avrebbe dovuto prendersene cura sin dall’inizio dei tempi.

    Mi ascolti quando parlo? domandò severo, e nel suo tono di voce mi parve d’afferrare anche un cenno di disperazione, una sfumatura dolorosa, che tentava di celare dietro uno sguardo impassibile, nonostante tutto.

    Mi voltai verso di lui, prendendo il coraggio a due mani: Almeno ti rimarrà il ricordo di noi. Il ricordo di ciò che siamo stati e che saremmo voluti essere. sussurrai, sforzandomi di non piangere. Mi sarebbe mancato tutto di lui.

    I suoi capelli color miele, le sue labbra mai sfiorate, i suoi occhi argentati, le sue dita robuste intorno alle mie, la sua dolcezza e più di tutti...il suo amore vero per me.

    Nonostante sapesse chi ero, non mi aveva tradito.

    Era rimasto al mio fianco pur sapendo quanto sarebbe costato, quanto sarebbe stato rischioso, pericoloso, per entrambi. Essere amico di un diverso non poteva che condurre alla morte! Lorenzo era il mio migliore amico, il mio primo amore. Ed ora?

    Anch'io ho il desiderio di baciarti, ma... non feci in tempo a concludere.

    Le sue labbra si scontrarono con le mie in un battito di ciglia.

    Il contatto mi procurò una forte scarica elettrica lungo la schiena e d’istinto chiusi forte gli occhi, rabbrividendo come se avessi la febbre. Il mio primo bacio...e forse anche l'ultimo.

    Ogni ragazza non vedeva l'ora di dar il suo primo bacio, io no!

    Per me non poteva significare una cosa bella, per quel che purtroppo poteva comportare. Ricambiai quel dolce gesto dettato dal cuore di chi amavo, nonostante sapessi già a cosa fossi andata incontro, tanto ormai…era troppo tardi.

    Lui avrebbe dimenticato ogni cosa sul mio conto. Ciò che ero, chi ero, cosa ero per lui. Tutto. E non ci sarebbe stato alcun ritorno, mai. Stavo perdendo l'unica persona all'infuori della mia famiglia che sentivo mi amasse per davvero. O almeno, che mi aveva amato. Le sue labbra erano perfette, proprio come le avevo sempre immaginate. Sapevano di vaniglia. Vaniglia e cioccolato. Le mani presero a formicolarmi, sentivo nelle vene una un'energia tale da sconvolgermi dentro...e fuori.

    Le labbra tutto ad un tratto presero a bruciarmi, a pizzicarmi, come se una formichina le stesse mordicchiando, rosicchiando per portarne via numerosi pezzetti. Il tocco delle mie labbra aveva decretato la fine della mia storia d'amore. Perché non potevo semplicemente essere dotata del tocco di mia sorella? Perché? Perché proprio le mie labbra dovevano costringere gli altri a non ricordarmi?

    Lorenzo si allontanò da me, all'istante. Era sconvolto.

    C...che...stiamo facendo? Chi sei?

    Tum. Primo battito perso.

    T...tu...chi sei? ripeté farfugliando.

    Tum. Secondo battito perso.

    Ci conosciamo? Cosa ci faccio qui?

    Il mio cuore aveva cessato di battere. Lorenzo non sarebbe stato più mio. Mai più. Sola. Di nuovo, ancora. Con coraggio e con occhi lucidi, sforzandomi di non piangere e di soffocare quell'immenso dolore che mi stava squarciando l’anima e il corpo, proferii queste semplici parole: Lor, sei venuto a salutarmi, ricordi? Domani partirai per l'Organizzazione Pacifica, per sempre.

    Lui mi guardò perplesso e si rimise a sedere sul letto: Questo lo so. La mia famiglia è stata bandita dalla nostra Organizzazione perché mio padre è riuscito a farsi licenziare a lavoro. Per colpa sua, non sapremo nemmeno se riusciremo a raggiungere l'Organizzazione Pacifica, dovremo affrontare tutto il viaggio senza la protezione di una cupola! E non è tutto, bisognerà vedere se ci accetteranno! Un momento, non ricordo chi sei tu! Dove sono adesso? Perché non ricordo?

    Era spaventato. Scioccato. Scuoteva la testa e si massaggiava le tempie nel disperato tentativo di ricordare.

    Deglutii a fatica: Siamo vicini di casa. Questa è casa mia, sono Melissa. Poco fa sei caduto e hai sbattuto la testa, e...

    Annuì, per poi abbozzare un sorriso tirato: Cavolo, devo aver dato una bella botta, eh? Scusami. Sono sorpreso da me stesso.

    Figurati riuscii a dire io.

    Perché hai gli occhi lucidi? chiese incuriosito.

    Scossi la testa, spazzando via le lacrime: Non è niente. Sono solo un po' triste che il mio vicino di casa lasci la città.

    Lorenzo sbuffò: Oh, io non vorrei. Ma ad essere sincero qui non ho molti amici, anzi quasi nessuno. Ed io e te, scusami, ma in questo momento non ricordo, siamo solo conoscenti...vero? Buoni vicini di casa, intendo! Non ricordo di averti mai vista, eppure abito qui da sempre! disse, quasi in tono sarcastico.

    Sì, siamo solo vicini di casa. Ci vediamo raramente. risposi, cercando di farmi forza e di apparire convinta. Dire che ero la sua ragazza, l'avrebbe fatto sicuramente impazzire. Io per lui...non esistevo più.

    Bene, allora ehm…addio? tagliò corto, un po' in imbarazzo. E batté le mani come a voler concludere quel discorso.

    Addio! salutai, per poi accompagnarlo al piano di sotto e vederlo andar via.

    Addio Lorenzo , ed una lacrima rigò il mio volto, spezzando la mia anima in due! Avevo perso l'unica persona che amavo a questo mondo, oltre la mia famiglia. E tutto...per il nostro incontenibile amore! Cosa mi rimaneva adesso? Nulla. Se non il peso della sua assenza, straziante. Ciò che ero mi proibiva di amare…e come potevo vivere senza amore? Nessuno poteva amarmi per davvero su questa terra?

    Ci sarebbe mai stato qualcuno in grado di spezzare questa sorta di maledizione, forte quel tanto da amarmi senza dimenticarmi? Ero in equilibrio precario, e stavo per cadere. Scivolare in basso. Sotto di me non c'era nessuno se non la mia stessa anima. Scoppiai in lacrime e mi lasciai scivolare a terra con le spalle contro la parete. Mi afferrai i capelli con entrambe le mani e cercai di farmi forza. Ma come potevo farmi forza se non ne avevo? Scivolare in basso. Non mi restava più nulla. La mia mente mi diede una sola immagine in quel momento: scogliera. No, Dio mio. Ma...dovevo andare!

    Forse stare lì mi avrebbe aiutato a riflettere, a racimolare qualcosa di me che ancora era rimasta. Mi alzai decisa, e mi avventurai a piedi verso ciò che in quel momento desideravo.

    Quel giorno, l’oceano era burrascoso. Le onde si scontravano contro gli scogli con una forza tale da infrangersi fino ad oltre un metro dalla mia testa. Un passo avanti, un altro ancora...poi aprii le braccia, sfidando il vento, dovevo assaporare quel che ancora c'era di buono in questo mondo, dovevo pur farlo nonostante l'amore si rifiutasse di stare dalla mia parte!

    Ehi?!

    Qualcuno urlò. Ritornai alla realtà con un sobbalzo e quasi rischiai di cadere giù.

    Capitolo 2

    Unità di Difesa

    Non ero sola... Il cuore mi balzò in gola.

    Ehi? Sei sorda?

    Le mie mani presero a sudare e formicolare, decisi così di sfregarle sui fianchi per asciugarle. Qualcuno mi afferrò con forza un braccio, e strinse forte. Sentii le dita robuste affondare nella mia carne, pronte a lasciare segni evidenti del loro passaggio.

    Un rapido strattone e mi ritrovai a voltare le spalle all’oceano.

    La prima cosa che incrociai furono due occhi scuri, piccoli e rotondi che mi fissavano con insistenza ed irritazione.

    Fra meno di un quarto d'ora sarà coprifuoco, cosa ci fai ancora in giro, piccola? Vuoi finire in prigione?

    Scossi la testa più volte, incapace di spiaccicare una sola parola. Ero terrorizzata. Il respiro fuoriusciva dalla mia bocca a rantoli sconnessi. Provai a deglutire, ma mandai giù a vuoto.

    Era come se il mio corpo avesse smesso di produrre saliva, tutto ad un tratto. L'uomo, che torreggiava su di me con prepotenza ed arroganza non dimostrava più di cinquant'anni, ed era un membro dell' Unità di Difesa. Anzi, a dirla tutta, era uno dei sette capi-unità a giudicare dalle tre stellette d'oro attaccate sul colletto e sulle maniche della camicia nera, infilata con straordinaria precisione nei pantaloni, anch'essi neri. Il mio potenziale assassino? Se solo avesse saputo chi fossi realmente.

    Non aveva davanti a sé una ragazza qualsiasi: io ero una Reset.

    Una diversa. Sin dalla nascita ero nata con questo dono decisamente particolare: far dimenticare di me a chiunque volessi con un semplice tocco.

    Ma il mio potere mi proibiva di baciare i non-Reset, anche soltanto su una guancia, se tenevo al fatto che si ricordassero di me. E l'uomo davanti a me non lo sapeva, non ancora almeno.

    Ma se in qualche modo l'avesse scoperto?

    Di sicuro, io non avevo alcuna intenzione di baciarlo, sia chiaro. Ogni Reset aveva un modo specifico per attivare la sua abilità. Mia sorella e mio padre, ad esempio, dovevano semplicemente stare attenti a non fissare troppo negli occhi la persona a cui non volessero privare dei ricordi. Ma per me, essere una come me, non era altro che uno dei tanti pretesti per farsi uccidere dall'Unità di Difesa. I membri di questa Unità si occupavano non solo di svolgere un comune ruolo di polizia tra i cittadini - quindi di far rispettare la legge - ma assumevano anche l'incarico di dare la caccia ai Reset, per stanarli, ucciderli, eliminarli dalla faccia dalla terra. Noi eravamo considerati una potenziale minaccia per l'Organizzazione Mediterranea.

    Non avevo idea di che ruolo ricoprissimo nelle altre Organizzazioni, come ad esempio in quella Pacifica e Nordica...ma anche saperlo a cosa sarebbe servito? Un abitante dell'Organizzazione Mediterranea non poteva abbandonare la propria città natale.

    Non poteva trasferirsi in un'altra città dell'Organizzazione stessa senza autorizzazione. Non poteva raggiungere un'altra Organizzazione senza il volere dell'Organizzazione di appartenenza.

    Un abitante non poteva essere libero di fare ciò che voleva e sognava...in sintesi. Noi non potevamo far nulla che non fosse dettato, stabilito dai piani alti. Eravamo detenuti, la nostra prigione era la nostra stessa città, e se qualcuno avesse tentato di evadere la pena sarebbe stata la morte.

    Adesso tu filerai dritto a casa, d'accordo?

    Era un ordine, non una richiesta. Annuii rapidamente.

    E l'uomo ridacchiò compiaciuto. Il baffetto nero sopra le sue labbra sottili tremolò per un pò: Brava ragazzina, vedo che sei collaborativa. concluse dandomi un buffetto su una guancia.

    Feci una leggera smorfia infastidita da quel suo gesto, poi costrinsi le mie gambe irrigidite a muoversi. Non appena fui lontana dalla portata di quell'uomo, presi a correre a perdifiato verso casa. Era il tramonto. La cupola era color arancio, aveva qualche chiazza rosa pallido qua e là, simulava quasi perfettamente il tramonto del vero cielo terrestre, secondo i documenti che ci mostravano a scuola, e non appena si sarebbe tinto di qualche sfumatura di blu, sarebbe scattato il coprifuoco.

    Se entro quel determinato momento la sottoscritta non avesse raggiunto casa, allora non ci sarebbe stato altro da fare se non trascorrere il resto dei miei giorni dentro un carcere vero.

    *****

    Si può sapere dove sei stata? esplose mia madre, non appena richiusi la porta di casa alle nostre spalle.

    Appena in tempo. I corti capelli neri le ondeggiavano leggermente intorno al collo mentre continuava a riempirmi di rimproveri che neanche ebbi la pazienza di ascoltare del tutto.

    Perché scaldarsi così tanto? Ero in salvo, era andata bene.

    Sono qui le dissi semplicemente mamma è tutto a posto. Sono qui. Ho sbagliato, mi dispiace. Il fatto è che...l'imminente partenza di Lorenzo mi ha sconvolta, ok? Non accadrà più. cercai di tranquillizzarla in qualche modo.

    Beh, mamma vedi il lato positivo… s'intromise mia sorella, facendo capolino dalla porta scorrevole della cucina domani forse la nostra Mel non avrà più alcun tipo di problema con il coprifuoco se verrà sorteggiata. scherzò con un sorriso radioso sulle labbra a forma di cuore. Mi mancò un battito e per un attimo smisi di respirare, come se mi avessero dato un pugno dritto allo stomaco. Oddio. Mi ero completamente dimenticata di ciò che molto presto avrei dovuto affrontare. Domani.

    Domani sarebbe stato il giorno della parata...e del sorteggio.

    Mi avviai in cucina seguita a ruota da mia madre, che era decisamente più rilassata, e presi posto accanto a mia sorella senza dire un'altra sola parola. Mio padre, seduto a capo-tavola, mostrò una smorfia di disappunto: Mel, hai rischiato grosso. Lo sai? Eravamo tutti in pensiero per te. esordì in tono duro, scrutandomi con quei suoi grandi occhi color argento liquido che sia io, sia mia sorella, avevamo ereditato. Nella nostra Organizzazione eravamo in tanti ad avere gli occhi di questa particolare tonalità di grigio. Feci un profondo respiro: Mi dispiace, non accadrà più. risposi mortificata, affondando la mia forchetta in una coscia di pollo adagiata su un vassoio di portata.

    Mary mi diede una leggera gomitata al fianco: Mel, non fare quella faccia. Le possibilità che tu venga pescata dall'urna sono veramente scarse. Il pezzetto di pollo che avevo infilato in bocca mi rimase intrappolato in gola, e fui quasi sul punto di strozzarmi. Tossii e mandai giù un bicchiere d'acqua. Fu un vero sollievo percepire il boccone scendermi lungo l'esofago.

    Io non avrei possibilità di farcela se venissi sorteggiata per l'Unità di Difesa. affermai, sforzandomi di non piangere. Lo sapete! Dovevo essere forte, mantenere un certo contegno.Calma. Non dovevo avere paura, ma non era semplice. Ogni anno si svolgeva una parata in tutte le città dell' Organizzazione Mediterranea per far ricordare a tutti gli abitanti che la tanto agognata pace era stata ottenuta dopo anni di dure e sanguinose lotte -che quasi ci avevano portato all'estinzione- e che grazie alla formazione delle quattro Organizzazioni presenti in tutto il mondo non dovevamo più temere rivolte o guerre.

    Era nostro dovere quindi, ricordare di mantenere i risultati ottenuti a qualsiasi costo. A seguire, si doveva assistere obbligatoriamente all'insopportabile e indimenticabile momento del sorteggio. Diventare una di loro, una come me. Era possibile? No, io non ero capace. Io non potevo farcela, mi avrebbero scoperta e uccisa in maniera ancor più terribile di un Reset qualunque.

    Se dovessi...dovessi...

    Mio padre nascose la sua preoccupazione con questa frase: Basta così! Farai in modo di non farti scoprire, tu ne sei capace. Sei mia figlia e io sono e sarò sempre orgoglioso di te.

    Deglutii commossa, grata per le sue parole: Ok, va bene. Mi permetteranno di vedervi?

    Una volta ogni due settimane. rispose mia sorella ma ripeto, tu non hai nulla da temere, sorellina. Andrà tutto bene, io non sono stata sorteggiata a mio tempo, e neanche tu lo sarai.

    Qualunque cosa accada sarà il meglio per me risposi prontamente, con rinnovata speranza. E cercai di credere in quelle mie parole con tutta me stessa. Da sempre, mi era stato insegnato che le parole dette potevano avere potere, una certa influenza nella vita delle persone, quindi non volevo parlare male di me stessa con la mia stessa bocca, se riuscivo.

    *****

    La mia tunica nera era pronta. Stirata, profumata, perfetta per quest'occasione decisamente non attesa. Ogni diciottenne doveva indossarne una in questo giorno, ogni anno. Eravamo i candidati per l'Unità di Difesa, e chiunque doveva notarlo. Doveva essere un onore poter servire l'Organizzazione entrando a far parte di quel ramo militare, uno tra i più importanti della nostra società, se non il più importante. Sospirai davanti lo specchio in camera mia, e legai i miei lunghi capelli scuri a coda di cavallo. Mamma e papà non dovevano andare a lavoro questa mattina. Dovevano assistere obbligatoriamente, come tutti, la parata ed il sorteggio che si sarebbero svolti nel cuore della nostra città. Dopotutto, era un giorno di festa secondo l'Organizzazione.

    Pronta? mi chiese mia madre con un leggero sorriso, intrufolandosi nella mia cameretta. Annuii. E in silenzio m'incamminai con lei, mia sorella e mio padre verso la fermata del tram più vicina al nostro domicilio. Fissavo la punta dei miei stivaletti marroncini per non pensare ad altro. E continuai a fare lo stesso anche quando salii sul mezzo. Nell'Organizzazione era proibito l'utilizzo di mezzi propri, quindi né sbuffai né mi lamentai quando mi ritrovai schiacciata come una sardina tra un uomo alto forse due metri ed una ragazza dalla pelle color ebano. Ero abituata. Cercai comunque un appiglio per non cadere durante il tragitto pieno di curve, salite e discese. La ragazza, che era proprio attaccata a me, indossava una tunica nera identica in tutto e per tutto alla mia. Era una candidata, come me.

    La conoscevo di vista, frequentavamo la stessa scuola, ma non la stessa classe. Incrociai il suo sguardo un paio di volte, e vidi chiaramente l'ansia e la preoccupazione impresse nelle sue iridi verdi.

    Tesa? chiesi con un mezzo sorriso.

    Non volevo continuare a stare zitta, parlare forse avrebbe aiutato entrambe. Annuì con un rapido movimento del capo: Sì, non voglio entrare nell'Unità. sussurrò a fior di labbra. "Non potrò più tornare a casa, dormire nel mio letto, vedere i miei genitori. Non avrò più possibilità di aspirare a quello che desidero fare, nonostante già le tante

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