La fine di Internet: La fine di internet
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La maggior parte delle persone smise di andare a lavorare, il mondo divenne il caos, e nel fatidico giorno del 16 Maggio 2023 le Nazioni decisero, con una votazione straordinaria della ONU, di finirla con Internet. Il segnale smise di essere ricevuto in tutto il mondo. Per molti ormai era tardi, si erano trasformati in vegetali che vivevano per Internet e non c'era una cura, la reazione dei governi era arrivata tardi. Queste persone morirono quasi di colpo. Erano come tossicodipendenti che, senza la loro dose di droga, in questo caso Internet, soffrirono di una morte fulminante. In pochi non ne eravamo dipendenti: più del 99% morì o si ammalò gravemente, molti finirono in coma o in stato catatonico, altri si suicidarono vedendo morire i propri cari, solo in poche migliaia sopravvivemmo. Nessuno dei mei familiari, amici, e conoscenti rimase in vita. Avevo 21 anni e il mondo che conoscevo sparì proprio davanti al mio naso. Come avevamo potuto arrivare ad una situazione tanto critica?
Non era passato nemmeno un anno dall'invezione del cosiddetto "elisir della felicità". Poi tutto si era mosso molto velocemente: il commercio di questo prodotto fu praticamente contemporanea alla sua invenzione e non vennero fatti abbastanza test per constatarne gli effetti negativi sulla salute, o perlomeno questo è quello che penso io. All'inizio sembrava andare tutto bene. La gente non era mai stata così felice. Molti credettero che la soluzione per tutti i problemi della società era stata finalmente scoperta.
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Recensioni su La fine di Internet
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Anteprima del libro
La fine di Internet - Diego Galán Ruiz
L'Elisir della Felicità...........................................................4
Vuoto.........................................................................8
La sepoltura...................................................................9
L'aula vuota..................................................................12
Uno strano incidente..........................................................15
Il vestito.....................................................................18
I genitori di Javier............................................................20
L'ultimatum..................................................................22
Giorno 1: Il ritorno al rifugio...................................................25
Giorno 2: Il bunker............................................................30
Giorno 2: Addio, Javier........................................................33
Giorno 3: Il coraggio...........................................................34
Giorno 3: Il sogno.............................................................35
Giorno 3: La cura..............................................................37
Giorno 3: L'interrogatorio......................................................40
Giorno 4: Morte di un angelo...................................................42
Giorno 4: Il riscatto...........................................................43
Giorno 4: La camera bianca....................................................45
Giorno 4: Grida...............................................................48
Giorno 5: La cosa più importante...............................................50
Giorno 5: Un corpo bruciato....................................................52
Giorno 5: Finalmente la verità?................................................54
Giorno 6: La macchina.........................................................57
Giorno 6: La risposta di Dio....................................................60
Giorno 6: Juan................................................................61
Giorno 6: La trappola..........................................................62
Giorno 7: La preda............................................................64
Giorno 7: La combinazione.....................................................67
Giorno 7: Tradimento e castigo.................................................68
Giorno 8: La piaga............................................................70
Giorno 8: Sergio...............................................................72
Giorno 8: Un ultimo desiderio..................................................73
Giorno 8: uscita dal rifugio.....................................................76
Giorno 9: La morte di Juan....................................................78
Giorno 9: Ritorno a casa.......................................................80
Giorno 9: La bomba...........................................................82
Giorno 9: La lettera...........................................................84
Giorno 10: Il rifugio distrutto..................................................86
Giorno 10: Un nuovo personaggio...............................................88
Giorno 10: Il precipizio........................................................90
Rassegnazione................................................................92
L'angelo della morte...........................................................94
Il rientro.....................................................................96
Fine?........................................................................99
L'Elisir della Felicità
L'Elisir della Felicità
Quasi tutti smisero di andare a lavorare e il mondo si trasformò nel caos. Un'assemblea straordinaria delle Nazioni Unite convocata per l'emergenza decretò che a partire dal giorno 16 maggio 2023 il segnale di Internet sarebbe stato interrotto in tutto il mondo. Per molti era ormai troppo tardi: si trovavano in uno stato vegetativo, vivevano per Internet e grazie a Internet, e curarli non era più possibile, l'intervento governativo era arrivato troppo tardi. Queste persone morirono quasi all'istante: era stato come togliere la droga a un tossicodipendente. Quasi il 99% della popolazione mondiale morì o sia ammalò gravemente; molti finirono in coma o restarono in stato catatonico; altri ancora si suicidarono dopo aver assistito alla morte dei propri cari. Avevo 21 anni e vidi il mondo che conoscevo sparire davanti ai miei occhi. Come eravamo potuti arrivare a una situazione tanto critica?
Non era passato nemmeno un anno dall'invenzione del elisir della felicità
. Successe tutto molto in fretta: appena presentato il brevetto, il prodotto venne lanciato sul mercato e non ci fu il tempo per effettuare tutti i test di laboratorio necessari per constatare che non avesse effetti nocivi per la salute, o questo è quello che credevo io. Comunque, tutto all'inizio sembrava procedere bene. Le persone non erano mai state così felici. Molti credevano che qualcuno avesse finalmente trovato la soluzione a tutti i problemi che affliggevano la società. Ci si sentiva come un crociato che trovava il Sacro Graal. All'improvviso, tutto cambiò. Ricordo che mi trovavo a casa del mio amico Carlos e che lui come al solito stava navigando in Internet. Aveva acquistato anche lui l'elisir della felicità da un paio di settimane. Si trattava semplicemente di un paio di occhiali come quelli che da oltre un decennio si utilizzavano per guardare i film in 3D. Non so spiegare quale effetto producevano in realtà, perché non finii mai per provarli. Carlos, invece, ne risultò dipendente fin dal primo momento in cui li aveva acquistati. Non perdeva occasione di indossarli ogni volta che aveva un momento libero. E quel giorno non faceva eccezione. Stava infatti messaggiando su Internet con gli occhiali, quando glielo chiesi. Carlos, cosa provi quando indossi gli occhiali?
Lui mi fissò con uno sguardo vacuo e mi rispose con tono sereno lasciando trasparire il suo stato di totale relax. Non si può spiegare a parole... devi provarli.
Non aggiunse altro e tornò a concentrarsi sullo schermo con un'espressione di serenità sul viso che non lo avrebbe abbandonato per tutto il tempo in cui sarei rimasto lì a casa sua.
Mentre tornavo a casa poco dopo, ripensai al cambiamento che aveva subito il mio amico da quando aveva comprato quelli che secondo me sbagliavano a chiamare elisir della felicità
. Carlos era sempre stato un ragazzo nerboruto, amante di ogni tipo di sport e che usava Internet appena per messaggiare. Non era più così. Adesso il mio amico era un ragazzo sedentario che a malapena si muoveva da davanti allo schermo del computer. Dal momento in cui aveva inforcato quegli occhiali, la sua vita era cambiata.
Ero assorto nei miei pensieri quando mi squillò il cellulare, era mia madre. Risposi, e lei mi disse con tono nervoso di sbrigarmi a tornare a casa, le chiesi il perché, ma non me lo disse. Riappesi e aumentai il passo. Volevo arrivare il prima possibile per vedere cosa fosse successo. In poco tempo arrivai a casa, una grande villa nel quartiere più lussuoso della città. Aprì la porta e mia madre nel vedermi entrare mi abbracciò singhiozzando.
Cosa succede? Mamma, perché stai piangendo?
Le chiesi preoccupato nel vederla così disperata.
Javier è successa una disgrazia
mi disse quasi balbettando, si capiva che era molto scossa. Si tratta di Carlos
fece una pausa prima di continuare. Dal tono capì che doveva essere successo qualcosa di brutto al mio amico. Non vorrei doverti dare questa brutta notizia, ma il tuo amico...
non riuscì a finire scoppiando di nuovo a piangere.
Dai mamma, dimmi cosa è successo a Carlos
è morto.
Nel sentire quella parola, mi sentii mancare e dovetti sedermi. Non capivo: nemmeno mezz'ora prima stavo parlando con lui e in nessun momento mi era parso che si sentisse male, o avevo notato qualche sintomo che mi facesse intuire che avesse qualcosa di grave. Mia madre si sedette al mio fianco e cercò di consolarmi, ma non c'era nulla che potesse dire in quel momento. Il mio migliore amico non c'era più.
Quel giorno non riuscii a mangiare nulla. Andai a dormire presto con l'anima pervasa dalla tristezza. Ci misi molto ad addormentarmi e quando alla fine mi arresi al sonno, gli incubi si impadronirono di me. In essi, appariva il mio defunto amico che mi supplicava di sfilargli gli occhiali.
Perché non te li togli tu?
Gli dicevo senza capire cosa stesse succedendo.
Toglimeli, per favore, mi fanno molto male gli occhi.
Mi rispondeva urlando di dolore.
Allora mi avvicinavo a lui per toglierglieli, quei maledetti occhiali, ma mi vidi un'immagine terrificante: non aveva più gli occhi e dalle due cavità vuote uscivano un'infinità di vermi. Un brivido mi percorse il corpo e gridai come non mi ricordavo di aver mai gridato. Chiusi gli occhi terrorizzato e quando li aprii di nuovo davanti a me c'era mia madre, spaventata.
Cosa succede, tesoro? Le urla mi hanno spaventato.
Scusa mamma, ho avuto un incubo.
In quel preciso momento una domanda mi frullò per la testa: forse gli occhiali avevano qualcosa a che fare con la morte di Carlos?
Mamma, quando ieri ti ha chiamato la mamma di Carlos, cosa ti ha detto esattamente?
Solo che suo figlio era appena morto.
Nient'altro? Non ti ha detto come è morto?
Per la verità, no.
Ti è sembrata molto scossa?
Per quanto possa sembrare strano, aveva un tono sereno e non sembrava per niente scossa dalla tragedia.
Si capiva che mia madre non era a suo agio a parlare del tema. E adesso, se non ti dispiace, preferirei non parlare più di questo argomento.
Decisi di ascoltarla, anche se ora avevo più dubbi di prima: perché la madre di Carlos era così tranquilla e serena? Non era normale. La perdita di suo figlio avrebbe dovuto sconvolgerla. Mi ricordai che anche Carlos, ultimamente, parlava con un tono molto tranquillo e sereno. Era solo una coincidenza, o c'era sotto qualcos'altro?
Era ormai mattina, mi vestii e scesi a fare colazione, non mi ero ancora ripreso del tutto da quanto era successo, ma decisi che dovevo mangiare qualcosa. Mi ero appena seduto quando qualcuno suonò alla porta.
Vado io mamma!
Aprì la porta e con mia grande sorpresa apparve davanti ai miei occhi un distintivo della polizia; un uomo sui cinquant’anni, non molto alto e dall'aspetto raffinato, con i capelli ricci biondi e gli occhi azzurri lo teneva in mano.
Buongiorno, sono l'agente Aníbal Harvey. Lei è il signor Javier Galán?
Sì, sono io. A cosa devo la sua visita?
Sono l'incaricato del caso di presunto suicidio di Carlos Ríos.
Suicidio ha detto? Non è deceduto per morte naturale?
Se non le dispiace lasciarmi passare, parleremo meglio in casa. Entriamo che le spiegherò tutto.
Lo lasciai entrare e ci sedemmo sul divano; in quel momento entrarono i miei genitori.
Mamma, papà questo è l'agente Aníbal, è a carico delle investigazioni sulla morte di Carlos.
Mio padre, che era un uomo molto serio e per niente abituato a trattare con la polizia, si mostrò molto distante e per niente a suo agio. Mia madre, totalmente differente, era emozionata per la visita dell'agente e spinta dalla curiosità non vedeva l'ora di sapere cosa fosse davvero successo. Io, dal canto mio, non mi sentivo proprio a mio agio. Avevo la sensazione che la polizia pensasse che io sapessi qualcosa, ed era comprensibile, dato che ero stato l'ultima persona a vedere vivo Carlos.
Il racconto del poliziotto non dissipò i nostri dubbi, a quanto pareva Carlos si era gettato dal balcone pochi istanti dopo che me n'ero andato. Alcune persone che avevano assistito alla scena lo avevano sentito gridare I miei occhi, i miei occhi!
.
Mi scusi signor agente, sa se indossava degli occhiali quando si è buttato?
Gli chiesi, sicuro che fosse così.
No, di che occhiali sta parlando?
Disse l'agente con un'espressione interrogativa.
Ha sentito parlare dell'elisir della felicità?
Sì, ho sentito qualcosa a riguardo, però non so esattamente di cosa si tratta.
Beh, a tutti gli effetti sono degli occhiali.
E cosa fanno questi occhiali, si può sapere?
chiese curioso.
Non lo so, non li ho mai provati.
Io sì che lo so.
Mio padre che era rimasto in silenzio fino a qual momento ci colse tutti di sorpresa, non sapevo che avesse provato gli occhiali. Ti permettono di provare una felicità così grande e una sensazione di relax così profondo che tutti i tuoi problemi scompaiono.
Jorge, non sapevo che avessi questi occhiali
esclamò mia madre con un'espressione tra la rabbia e lo spavento.
Scusa, Vanesa non ho pensato che fosse importante. Credevo che non ti sarebbe interessato più di tanto; li ho comprati la settimana scorsa.
Scusa papà, ma non capisco; che relazione c'è tra gli occhiali e la rete Internet? Carlos li indossava sempre quando messaggiava...
Semplice, funzionano solo quando navighi o chatti su Internet.
L'agente Aníbal, che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare con molto entusiasmo la nostra conversazione, decise che era il momento di intervenire.
Perdonatemi signori, ma penso che questa conversazione non ci porti da nessuna parte. Il motivo per cui sono qui è chiedere al signor Javier se ieri o nei giorni scorsi Carlos gli ha detto o gli ha fatto intuire in qualche modo, che aveva intenzione di togliersi la vita.
Sembrava scocciato, forse perché ci eravamo messi a parlare tra di noi, non prestandogli più attenzione per un momento.
Per la verità, no. Mi dispiace di non poterla aiutare.
Non importa. Se dovesse ricordare qualcosa mi chiami. Qui le lascio il mio numero di telefono.
Appuntò il numero su un piccolo foglietto di carta e me lo diede.
Non si preoccupi, lo farò.
Gli aprii la porta, mi congedai e la richiusi, poi mi diressi di nuovo dai miei genitori che nel frattempo si erano seduti sul divano.
Stavano discutendo. A mia madre non era andato giù che il marito avesse acquistato gli occhiali senza consultarla, e io cercai di fare da paciere.
Non prendertela mamma, papà non lo ha fatto in malafede, pensava che non ti sarebbe importato.
Mio padre mi strizzò l'occhio come segno di approvazione, mentre mia madre, non ancora soddisfatta continuò a rimproverarlo per il suo comportamento.
Decisi di non mettermi più in mezzo. Andai in cucina, mangiai qualcosa e poi uscii per fare due passi. Mentre chiudevo la porta d'ingresso, sentii che i miei genitori stavano ancora discutendo. Se c’era qualcosa che potevo dire di mia madre era che quando sapeva di avere ragione non ti dava tregua.
Camminai per un po' senza meta, i miei pensieri turbinavano attorno alle ultime parole di Carlos che, come nel mio sogno, si lamentava per il dolore agli occhi; mi pentii di non aver fatto un'ultima domanda all'agente Aníbal. Ero curioso di sapere se lo avevano trovato con gli occhi feriti in qualche modo. Se fosse stato così, la relazione con gli occhiali sarebbe stata alquanto lampante e forse avrebbe potuto essere proprio quella la causa della sua morte. In quell'istante mi resi conto che era importantissimo accertarsene: molte persone, tra cui mio padre, potevano essere in pericolo.
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