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Il rifugio delle sorgenti
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E-book170 pagine2 ore

Il rifugio delle sorgenti

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Fantasy - romanzo (118 pagine) - Una siccità improvvisa sconvolge la vita di Meurisia e la sua gente: qualcuno ha infranto le leggi sacre. Starà a due ragazzi, una giovane sciamana intraprendente e un mercante alle prime armi, riportare l’equilibrio nella città di Malvarma.


Meurisia, orfana di entrambi i genitori, vive con i nonni nel Rifugio tra le Sorgenti in un’epoca di grande siccità. La sua unica amica è Vogela, custode spettrale di Birdadomo, la casa degli sciamani, e dei suoi oscuri segreti. Ma quando la spedizione degli sciamani fallisce il compito disperato di far tornare i sacri uccelli Trova Acqua e la loro benevola magia della pioggia e delle fonti, toccherà a lei salvare la città di Malvarma.

Per scagionare i nonni da antiche accuse e ripulire il nome di famiglia, Meurisia dovrà scoprire quali sono le vere cause della siccità e interrompere una volta per tutte la maledizione che flagella la sua gente.

L’incontro con il giovane mercante Zardel, appena giunto dalla gelida Heeslaan, le darà il coraggio per partire all’avventura e affrontare il proprio destino.


Alexandra Fischer, nata il 12 novembre 1971 a Stoccarda, di padre tedesco e madre italiana, si è trasferita in Italia nel 1974. Lavora come traduttrice in inglese, francese e tedesco presso un’azienda di Alba.

Ha pubblicato numerosi racconti, tra cui lo sword and sorcery Il deserto delle Maschere, all’interno dell’Antologia Hiperborea 4, Midgard edizioni, la storia horror Strega del fiume o Masca d’Eva per Argento Vivo, e Il ponte sulle montagne rosse nell’antologia Women in Weird con Mosca Bianca edizioni.

Con Nulla Die, nel 2018, ha pubblicato il romanzo urban fantasy L’alamaro color cenere. Per Delos Digital, nel 2019, ha pubblicato il romanzo Le due porte gemelle all’interno della collana Odissea Wonderland e La soffitta per la collana Innsmouth.

LinguaItaliano
Data di uscita29 giu 2021
ISBN9788825416954
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    Anteprima del libro

    Il rifugio delle sorgenti - Alexandra Fischer

    Citazione

    Onorateli e rispettateli,

    perché nel giorno in cui i Trova acqua lasceranno la terra per i cieli

    la pioggia fuggirà con loro e il deserto diventerà il vostro unico signore.

    Venerateli e riveriteli,

    perché nel giorno in cui i loro colori saranno un ricordo

    saprete che la fine è prossima.

    Dal Grande libro di Malveran lo Sciamano

    Antefatto

    I Trova Acqua gorgheggiavano appollaiati sul grande albero di olibano al centro della piazza del mercato.

    A Meurisia piacevano tanto, e non solo perché portavano la pioggia. Adorava i loro piumaggi così simili ai colori dell’arcobaleno e il loro canto cristallino.

    − Guarda qui, Meurisia.

    Di malavoglia spostò lo sguardo dal grande albero alla bancarella colma di sopravvesti, tuniche e pantaloni a cui sua madre sembrava così interessata.

    − Cosa ne dici? – le chiese carezzandole la testa ricciuta e indicando una sopravveste ocra abbinata a dei pantaloni azzurri. − Ti piacerebbe, piccola?

    Meurisia scosse la testa.

    – Avanti, guardala bene prima di dire no.

    − Non voglio – sussurrò Meurisia.

    La madre le rivolse uno sguardo stupito. − Ma cosa ti succede? Non hai mai fatto i capricci, non è da te.

    Una fitta di paura attraversò Meurisia. Fu così forte da farla barcollare. Il profumo di ananas, cannella e anice proveniente dalle bancarelle vicina le fece girare la testa. D’improvviso, la folla che affollava il mercato le sembrava una minaccia, le risate delle donne assiepate al centro della strada le rimbombarono nella testa. Lasciò cadere a terra il sacchetto di frutta secca che aveva in mano e strattonò la manica di sua madre.

    − Mamma – sussurrò, − andiamo a casa.

    − Buona, piccola – fece la madre distratta dal vestito.

    Meurisia cercò suo padre. Era rimasto indietro con i nonni, vicino al banco dove vendevano metalli preziosi e attrezzi da lavoro. I loro sguardi s’incrociarono, lui le fece ciao con la mano e poi si rimise a contrattare col mercante e il suo figlioletto biondo.

    Meurisia tese le braccia per allontanare l’abito che le ondeggiava ancora davanti al volto.

    La mamma fraintese il gesto. − Brava, apri le braccia così te lo provo − disse drappeggiandole attorno il vestitino. – Be’, è un po’ abbondante, ma cresci talmente in fretta…

    La venditrice, bassa e esile, elegantissima nella sua sopravveste blu scuro, rivolse a entrambe un sorriso grinzoso e un po’ sdentato.

    − Ti distrai un momento e già sono grandi, eh? – scherzò. − L’ocra e l’azzurro starebbero proprio bene a questa bella bambina. Quanti anni ha?

    − Dieci – rispose la mamma con un sorriso.

    La venditrice annuì. – Che bella famigliola che siete! Vi farò un prezzo speciale. Ma, aspetta, tu… sei l’erborista di corte, vero?

    Sua madre annuì.

    Perché non capiva che sta per succedere qualcosa di terribile?

    − Allora scambierò volentieri l’abito per due dei tuoi unguenti curativi, ho sentito che sono portentosi.

    − Affare fatto – rispose lei.

    − Mamma, andiamo – mormorò ancora Meurisia, la paura non faceva che aumentare.

    La madre la ignorò, si mise il completo sotto braccio e frugò nella borsa. Porse alla venditrice un vasetto contenente l’unguento, e lei lo accettò con un gran sorriso.

    Sua madre continuava a chiacchierare, mentre Meurisia si sentiva come se qualcosa le venisse strappato dal cuore.

    − Andiamo via, mamma. Per favore – la implorò.

    Meurisia cominciò a riconoscere quella sensazione. La sentiva crescere nella pancia. Qualcosa di orribile rendeva l’aria pesante, velava la luce. Perché nessuno se ne accorgeva?

    Sentì i Trova Acqua pigolare infastiditi.

    Con un gesto sbrigativo la madre passò un secondo vasetto alla venditrice.

    – Scusala – disse, − non capisco cosa le sia preso.

    La venditrice fece spallucce. – Figurati, è solo una bambina.

    – Noi siamo a posto vero?

    La donna afferrò il pagamento con fare rapace. − Oh, sì, proprio quello che mi serviva. Finalmente mi passerà questo brutto mal di schiena.

    Meurisia avvertì una scossa lungo il corpo e per un attimo la vista le si annebbiò. Alzò gli occhi verso uno degli olibani che circondavano la piazza del mercato.

    I gorgheggi dei Trova Acqua appollaiati fra i rami si trasformarono in strida di dolore. Lo stormo multicolore iniziò a sbattere le ali. I loro versi aumentarono di intensità mentre agitavano le lunghe code dalle tinte cangianti.

    Meurisia si chiese cos’avessero. Possibile che anche loro avvertissero la strana sensazione che provava lei?

    La risposta arrivò quando i Trova Acqua spiccarono il volo. Lo stormo si diresse verso l’alto e ben presto venne raggiunto da altri uccelli sacri provenienti dal Palazzo di Malvarma e da altri punti della città.

    – Mamma, guarda! – gridò Meurisia indicando il cielo, affollato di punti colorati.

    Il completino sfuggì dalle mani di sua madre. – Per tutti i sacri pennuti, cosa succede? – esclamò, spalancando gli occhi.

    La frescura del mattino scomparve, sostituita da un vento rovente che cominciò a spirare tutto attorno a loro. Le foglie del grande albero e di tutti quelli attorno ingiallirono e si staccarono, volteggiando sopra la folla impaurita.

    La venditrice indietreggiò. − I Trova Acqua sono fuggiti! – gridò portandosi le mani tra i capelli. − È il segno della fine!

    Quelle parole sconvolsero le donne lì attorno e il resto degli acquirenti, la folla cominciò a vociare e spintonarsi, facendo eco alle parole della mercante.

    Meurisia si aggrappò alla madre, che a fatica tentava di allontanarsi dalla folla irrequieta.

    – Dobbiamo trovare papà e la nonna.

    Alcune delle guardie che sorvegliavano la piazza del mercato si avvicinarono con volti terrei. Una di queste si fermò davanti a loro.

    − Tu, sei Yreza, la figlia di Ardelyn la sciamana? − domandò a sua madre.

    – Sono io.

    − Puoi aiutarci a trovarla?

    – La sto cercando anche io – rispose con la voce rauca. − Ma non possiedo le doti di mia madre e ho bisogno che qualcuno porti al sicuro la mia bambina, io…

    – Mi dispiace – rispose la guardia con gli occhi puntati sul cielo ormai vuoto – non possiamo perdere tempo, dobbiamo trovare la sciamana. Lei saprà cosa fare.

    La madre di Meurisia dovette alzare la voce per farsi sentire al di sopra del clamore della folla. – No, fermi, aspettate…

    Ma le guardie si stavano già allontanando facendosi strada a spintoni tra la gente.

    Frastornata, Meurisia ricominciò a provare quella terribile sensazione a cui non sapeva dare un nome. Ogni volta che si era sentita così, poi erano sempre successe cose brutte. Ma non così brutte. Al massimo erano capitati piccoli imprevisti: una tazza che cadeva e si rompeva in mille pezzi, qualcuno che si tagliava mentre preparava la cena.

    Quando le persone che affollavano la piazza del mercato cominciarono a realizzare quello che era accaduto, parvero impazzire. Presero a spintonarsi, gridavano che era la fine, maledicevano gli sciamani. Ovunque si girasse, Meurisia vedeva bocche spalancate in urla feroci, occhi che ardevano di follia, abiti laceri, bancarelle fatte a pezzi.

    Una dopo l’altra, le guardie che accorrevano per cercare di riportare la calma venivano sopraffatte, trascinate via da quella corrente umana.

    La madre di Meurisia, lottando per proteggerla, la condusse al riparo nel porticato più vicino.

    − Vado a cercare papà e i nonni – disse con la voce rotta e gli occhi spalancati dal terrore. Meurisia non l’aveva mai vista impaurita prima di allora. Si sentiva morire. − Non muoverti da qui per nessuna ragione, va bene, tesoro? Io torno presto – aggiunse la madre, e la baciò sulla fronte.

    − No, non mi lasciare! – gridò Meurisia.

    − Devi essere forte, piccola mia. − La madre abbandonò la borsa a terra e scomparve nella folla senza guardarsi indietro.

    Meurisia si rannicchiò in un angolino, dietro un barile di datteri, in attesa del suo ritorno.

    Le grida non facevano che aumentare, la mamma non si vedeva più. Le persone lottavano tra loro pur di fuggire, si calpestavano a vicenda.

    Meurisia singhiozzò. Scattò in avanti e correndo s’infilò in un cortile. C’era una grande fontana, ma l’acqua si era completamente prosciugata. L’erba era ingiallita, la terra si era spaccata.

    La mercantessa aveva ragione, si rese conto con la pelle d’oca. Erano davvero la fine. I Trova Acqua li avevano lasciati e senza di loro tutto sarebbe morto.

    Ne era certa, lo sentiva nella pancia.

    Si asciugò le lacrime e si nascose dietro la fontana secca.

    Era stremata, impaurita, voleva solo tornarsene a casa con la mamma e il papà.

    Ma il suo desiderio non si avverò mai.

    Capitolo 1

    In missione

    Cinque anni dopo

    Zardel carezzò il collo tiepido di Fêrdelo con le mani intirizzite.

    – Coraggio – gli disse emettendo una nuvoletta di vapore. − Presto arriveremo al rifugio, berremo qualcosa e ci riposeremo, promesso.

    Il suo palafreno nitrì poco convinto. Era un cavallo piccolo, dal pelo grigio scuro a macchie arancioni, tutto ciò che rimaneva del suo passato. Era forte, ma non era abituato a quel freddo innaturale, proprio come lui.

    Zardel gli diede due colpetti coi talloni per incoraggiarlo ad affrontare la discesa fra i cespugli del passo.

    Quando si lasciò alle spalle il sentiero di Bonakvo, fu investito da una raffica di vento gelido. Si strinse nel mantello pesante e si calò il cappuccio e le lenti protettive.

    Ripensò a suo padre, venditore di metalli preziosi. Era con lui che aveva compiuto il primo viaggio d’affari tra Malvarma e le città vicine. La nostalgia gli lacerò il petto, avrebbe voluto così tanto averlo accanto…

    La strada proseguì e gli alberi si fecero sempre più radi. Avevano i tronchi bianchi e le foglie piccole e dentellate. Ai loro piedi spuntavano cespugli dalle bacche nere e ogni tanto piccole piante dai frutti azzurri a forma di stella di cui non sapeva il nome.

    Arrivato sul confine di Heeslaan, delimitato da una torretta di avvistamento in pietra, vide in lontananza quattro uomini dalle armature grigie. Uno di loro gli cavalcò incontro, e quando gli arrivò vicino fra i loro cavalli e Fêrdelo ci fu una serie di nitriti di saluto.

    − Che ci fa quaggiù un ragazzino come te − gli domandò la guardia scrutandolo con gli occhi a fessura – per giunta con uno dei nostri cavalli e il manto turchese dei mercanti di preziosi? Sei alto, ma avrai sì e no diciotto anni. Da dove vieni? Scopriti il volto.

    Zardel si tolse il cappuccio e alzò le lenti protettive.

    – Vengo da Malvarma… e veramente ne ho diciassette di anni.

    Il capo delle guardie tirò le briglie. − Torna da dove sei venuto, biondino, te lo consiglio. C’è un’epidemia qui. Roba contagiosa, ha decimato persino i cercatori di Soffio Stellato.

    Zardel diede un’occhiata all’equipaggiamento dell’uomo, che dai simboli ricamati sulla giubba doveva essere il capo del drappello di guardie. Era poco più grande di lui e aveva un fisico asciutto come il suo, ma lui e i suoi compagni erano armati di tutto punto: pugnali, spade lunghe, frombole e archi di buona fattura.

    – Sentite – gli disse scaldandosi le mani col fiato – io devo passare a Heeslaan per

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