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Justine (tradotto)
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E-book406 pagine6 ore

Justine (tradotto)

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Info su questo ebook

  • La presente edizione è unica;
  • La traduzione è completamente originale ed è stata eseguita per la società Ale. Mar. SAS;
  • Tutti i diritti sono riservati.

Justine è ambientato poco prima della Rivoluzione francese in Francia e racconta la storia di una bella giovane donna che va sotto il nome di Therese. La sua storia viene raccontata a Madame de Lorsagne mentre si difende per i suoi crimini, sulla via della punizione e della morte. Lei spiega la serie di disgrazie che l'hanno portata nella sua situazione attuale.
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2021
ISBN9788892864252
Justine (tradotto)
Autore

Marquis de Sade

Donatien Alphonse François, Marquis de Sade (1740-1814) was a French writer and libertine, known for his transgressive yet philosophical works in an astonishing range of genres. Born to great privilege in pre-revolutionary France, he spent much of his life imprisoned for both his scandalous behaviour and his shocking literary output. The acts of depravity he described in works which challenged social convention, such as Justine, Juliette, and The 120 Days of Sodom, gave birth to the word 'sadism' and earned him a place among the select group of authors to inspire an adjective.

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    Anteprima del libro

    Justine (tradotto) - Marquis de Sade

    Capitolo 1

    O tu, amico mio! La prosperità del crimine è come il fulmine, i cui brillanti traditori abbelliscono l'atmosfera solo per un istante, per scagliare nelle profondità della morte il fortunato che hanno abbagliato. Sì, Costanza, è a te che mi rivolgo in quest'opera; al tempo stesso esempio e onore del tuo sesso, con uno spirito di profonda sensibilità che unisce le menti più giudiziose e più illuminate, tu sei colei alla quale confido il mio libro, che ti farà conoscere la dolcezza delle lacrime che la Virtù, dolorante, versa e fa versare. Detestando i sofismi del libertinaggio e dell'irreligione, e combattendoli a parole e a fatti, non temo che quelli resi necessari dall'ordine dei personaggi che compaiono in queste Memorie ti mettano in pericolo; il cinismo notevole in certi ritratti (sono stati ammorbiditi il più possibile) non è più adatto a spaventarti; perché è solo il vizio che trema quando il vizio viene scoperto, e grida allo scandalo quando viene attaccato.

    Ai bigotti Tartufo fu debitore della sua prova; quella di Justine sarà la conquista dei libertini, e poco li temo: non tradiranno le mie intenzioni, queste le vedrai; la tua opinione è sufficiente a fare tutta la mia gloria e dopo averti soddisfatto devo compiacere universalmente o trovare consolazione in una censura generale. Lo schema di questo romanzo (tuttavia, è meno nuovo di quanto si potrebbe supporre) è senza dubbio nuovo; la vittoria della Virtù sul Vizio, la ricompensa del bene, la punizione del male, tale è il solito schema in ogni altra opera di questa specie: ah! la lezione non può essere troppo spesso suonata alle nostre orecchie! Ma per presentare il vizio trionfante e la virtù vittima dei suoi sacrifici, per mostrare una creatura miserabile che vaga da una miseria all'altra; il giocattolo della malvagità; il bersaglio di ogni dissolutezza; esposta ai capricci più barbari, più mostruosi; resa insensata dai sofismi più sfacciati, più speciosi; preda delle più astute seduzioni, delle più irresistibili subornazioni per difendersi da tante delusioni, da tanta rovina e pestilenza, per respingere una tale quantità di corruzione non avendo che un'anima sensibile, una mente naturalmente formata, e un notevole coraggio: in breve, impiegare le scene più audaci, le situazioni più straordinarie, le massime più terribili, le pennellate più energiche, con il solo scopo di ottenere da tutto questo una delle parabole più sublimi mai scritte per l'edificazione umana; ora, tali erano, sarà permesso, di cercare di raggiungere la propria destinazione per una strada non molto percorsa finora. Ci sono riuscito, Costanza? Una lacrima nei tuoi occhi determinerà il mio trionfo? Dopo aver letto Justine, dirai: "Oh, come queste interpretazioni del crimine mi rendono orgoglioso del mio amore per la Virtù!

    Come appare sublime attraverso le lacrime! Come è abbellito dalle disgrazie! Oh, Costanza, che queste parole sfuggano alle tue labbra, e le mie fatiche saranno coronate. Il vero capolavoro della filosofia sarebbe quello di sviluppare i mezzi che la Provvidenza impiega per arrivare ai fini che disegna per l'uomo, e da questa costruzione dedurre alcune regole di condotta che informino questo misero individuo a due piedi sul modo in cui deve procedere lungo la strada spinosa della vita, avvertito degli strani capricci di quella fatalità che chiamano con venti titoli diversi, e tutti inutilmente, perché non è ancora stata scansionata né definita. Se, pur pieni di rispetto per le convenzioni sociali e senza mai oltrepassare i limiti che esse tracciano intorno a noi, se, tuttavia, dovesse accadere che non incontriamo altro che rovi e roveti, mentre i malvagi calpestano i fiori, non sarà considerato - salvo da coloro in cui un fondo di virtù incoercibili rende sordi a queste osservazioni -, non sarà deciso che è meglio abbandonarsi alla marea piuttosto che resisterle? Non si sentirà che la Virtù, per quanto bella, diventa il peggiore di tutti gli atteggiamenti quando si trova troppo debole per contendere con il Vizio, e che, in un'epoca completamente corrotta, la strada più sicura è quella di seguire gli altri? Un po' meglio informati, se si vuole, e abusando delle conoscenze acquisite, non diranno, come l'angelo Jesrad in Zadig", che non c'è male da cui non nasca del bene? e non dichiareranno che, stando così le cose, possono darsi al male perché, in effetti, non è che uno dei modi di produrre il bene? Non aggiungeranno che non fa differenza per il piano generale se tale e tale è di preferenza buono o cattivo, che se la miseria perseguita la virtù e la prosperità accompagna il crimine, essendo queste cose come una cosa sola secondo la natura, molto meglio unirsi ai malvagi che fioriscono, che essere contati tra i virtuosi che falliscono? Quindi, è importante anticipare quei pericolosi sofismi di una falsa filosofia; è essenziale mostrare che attraverso esempi di virtù afflitta presentati a uno spirito depravato in cui, tuttavia, rimangono alcuni buoni principi, è essenziale, dico, - mostrare che lo spirito abbastanza sicuramente riportato alla rettitudine con questi mezzi come ritraendo questa carriera virtuosa ornata con gli onori più scintillanti e le ricompense più lusinghiere.

    Senza dubbio è crudele dover descrivere, da un lato, una serie di mali che travolgono una donna dolce e sensibile che, come meglio può, rispetta la virtù, e, dall'altro, l'abbondanza di prosperità di coloro che schiacciano e mortificano questa stessa donna. Ma se ci fosse tuttavia qualche bene generato dalla dimostrazione, ci si dovrebbe pentire di averla fatta? Dovrebbe dispiacersi di aver stabilito un fatto da cui è scaturita, per l'uomo saggio che legge a qualche scopo, una così utile lezione di sottomissione ai decreti provvidenziali e il fatidico avvertimento che spesso è per richiamarci ai nostri doveri che il cielo colpisce accanto a noi la persona che ci sembra meglio aver adempiuto ai suoi? Questi sono i sentimenti che dirigeranno le nostre fatiche, ed è in considerazione di queste intenzioni che chiediamo l'indulgenza del lettore per le dottrine erronee che saranno messe in bocca ai nostri personaggi, e per le situazioni talvolta piuttosto dolorose che, per amore della verità, siamo stati costretti a vestire davanti ai suoi occhi.

    Capitolo 2

    Madame la Comtesse de Lorsange era una di quelle sacerdotesse di Venere la cui fortuna è il prodotto di un bel viso e di molta cattiva condotta, e i cui titoli, per quanto pomposi, non si trovano che negli archivi di Citera, forgiati dall'impertinenza che li cerca e sostenuti dalla credulità dello sciocco che li concede; bruna, una bella figura, occhi di un'espressione singolare, quell'incredulità modesta che, contribuendo un'ulteriore spezia alle passioni, fa sì che quelle donne in cui è sospettata siano ricercate molto più diligentemente; un'inezia malvagia, priva di qualsiasi principio, che non permette al male di esistere in nulla, priva tuttavia di quella quantità di depravazione nel cuore per averne spento la sensibilità; altera, libertina; tale era Madame de Lorsange. Tuttavia, questa donna aveva ricevuto la migliore educazione; figlia di un ricchissimo banchiere parigino, era stata allevata, insieme a una sorella di nome Justine, di tre anni più giovane di lei, in una delle più celebri abbazie della capitale dove, fino all'età di dodici e quindici anni, all'una e all'altra delle due sorelle non erano stati negati né consigli, né maestri, né libri, né talenti educati.

    In questo periodo cruciale per la virtù delle due fanciulle, esse furono in un giorno rese prive di tutto: un fallimento spaventoso precipitò il loro padre in circostanze così crudeli che morì di dolore. Un mese dopo, sua moglie lo seguì nella tomba. Due parenti lontani e senza cuore deliberarono cosa si dovesse fare con i giovani orfani; cento corone a testa era la loro parte di un'eredità in gran parte inghiottita dai creditori. Non volendo essere oppressi da nessuno, la porta del convento fu aperta, la loro dote fu messa nelle loro mani, ed essi furono lasciati liberi di diventare ciò che volevano. La signora de Lorsange, all'epoca chiamata Juliette, la cui mente e il cui carattere erano a tutti gli effetti formati come a trent'anni, l'età che aveva raggiunto all'inizio della storia che stiamo per raccontare, non sembrava altro che felice di essere rimessa in libertà; non pensava nemmeno per un attimo ai crudeli eventi che avevano spezzato le sue catene. Quanto a Justine, dell'età di dodici anni, come abbiamo osservato, il suo era un carattere pensoso e malinconico, che le faceva apprezzare molto più acutamente tutti gli orrori della sua situazione.

    Piena di tenerezza, dotata di una sensibilità sorprendente invece che dell'arte e della finezza di sua sorella, era governata da un'ingenuità, un candore che dovevano farla cadere in non poche trappole. A tante qualità questa ragazza univa un viso dolce, assolutamente diverso da quello con cui la natura aveva abbellito Juliette; per tutto l'artificio, le astuzie, la civetteria che si notavano nei lineamenti dell'una, c'era una quantità proporzionata di modestia, decenza e timidezza da ammirare nell'altra; Un'aria verginale, grandi occhi blu molto animati e attraenti, una pelle chiara e abbagliante, un corpo flessibile e resistente, una voce toccante, denti d'avorio e i più bei capelli biondi, ecco uno schizzo di questa affascinante creatura le cui ingenue grazie e tratti delicati sono al di là del nostro potere di descrivere. Gli furono concesse ventiquattro ore per lasciare il convento; nelle loro mani, insieme alle loro cinquanta corone, fu gettata la responsabilità di provvedere a se stesse come meglio credevano.

    Felice di essere la sua padrona, Juliette passò un minuto, forse due, ad asciugare le lacrime di Justine, poi, constatando che era inutile, si mise a rimproverarla invece di confortarla; rimproverò Justine per la sua sensibilità; le disse, con un'acutezza filosofica ben al di là della sua età, che in questo mondo non bisogna essere afflitti se non da ciò che ci colpisce personalmente; che era possibile trovare in se stessi sensazioni fisiche di una piccantezza sufficientemente voluttuosa da spegnere tutti gli affetti morali il cui shock poteva essere doloroso; che era tanto più essenziale procedere così, poiché la vera saggezza consiste infinitamente più nel raddoppiare la somma dei propri piaceri che nell'aumentare la somma dei propri dolori; che, in una parola, non c'era nulla che non si dovesse fare per spegnere in se stessi quella perfida sensibilità da cui solo gli altri traggono vantaggio mentre a noi non porta che guai.

    Ma è difficile indurire un buon cuore gentile, esso resiste agli argomenti di una cattiva mente indurita, e le sue solenni soddisfazioni lo consolano per la perdita dei falsi splendori del bel-esprit. Juliette, impiegando altre risorse, disse allora a sua sorella che con l'età e il fisico che avevano entrambe, non potevano morire di fame Ä citò l'esempio di una delle figlie dei loro vicini che, fuggita dalla casa paterna, era attualmente mantenuta molto bene e molto più felice, senza dubbio, che se fosse rimasta a casa con la sua famiglia; Bisogna, disse Juliette, fare attenzione a non credere che sia il matrimonio a rendere felice una ragazza; che, prigioniera delle leggi imeneali, ha, con molto malumore da soffrire, una misura molto piccola di gioie da aspettarsi; invece delle quali, se si abbandonasse al libertinaggio, potrebbe sempre essere in grado di proteggersi dagli umori dei suoi amanti, o essere confortata dal loro numero. Questi discorsi fecero inorridire Justine; dichiarò di preferire la morte all'ignominia; qualunque fossero le reiterate sollecitazioni della sorella, rifiutò categoricamente di prendere alloggio da lei non appena vide Juliette piegata in una condotta che la fece rabbrividire.

    Dopo che ciascuna aveva annunciato le sue intenzioni molto diverse, le due ragazze si separarono senza scambiarsi alcuna promessa di rivedersi. Juliette, che, così affermava, intendeva diventare una dama di riguardo, avrebbe acconsentito a ricevere una ragazzina le cui inclinazioni virtuose ma vili avrebbero potuto portarla al disonore? e, da parte sua, Justine avrebbe voluto mettere in pericolo la sua morale in compagnia di una creatura perversa che era destinata a diventare il giocattolo della pubblica dissolutezza e la vittima della folla lasciva? E così ognuno disse all'altro un eterno adieu, e il giorno dopo lasciarono il convento. Durante la prima infanzia, accarezzata dalla sarta di sua madre, Justine crede che questa donna la tratterà benevolmente ora, nell'ora della sua sofferenza; va in cerca della donna, le racconta le sue disgrazie, le chiede un lavoro. . viene a malapena riconosciuta; e viene duramente cacciata dalla porta.

    Oh cielo, grida la povera creatura, i miei primi passi in questo mondo devono essere così rapidamente segnati dalla sfortuna? Quella donna un tempo mi amava; perché oggi mi caccia via? Ahimè, è perché sono povera e orfana, perché non ho più mezzi e le persone non sono stimate se non in ragione dell'aiuto e dei benefici che si immagina si possano avere da loro. Torcendosi le mani, Justine va a cercare la sua cura; descrive le sue circostanze con il vigoroso candore proprio dei suoi anni.... Indossava una piccola veste bianca, i suoi bei capelli erano negligentemente nascosti sotto la cuffia, il suo seno, il cui sviluppo era appena iniziato, era nascosto sotto due o tre pieghe di garza, il suo bel viso era un po' pallido a causa dell'infelicità che la consumava, alcune lacrime scendevano dai suoi occhi e conferivano loro una maggiore espressività... Voi mi osservate, signore, disse lei al santo ecclesiastico... Sì, voi mi osservate in quella che per una ragazza è la posizione più terribile; ho perso mio padre e mia madre... Il cielo me li ha tolti in un'età in cui avevo più bisogno della loro assistenza... Sono morti rovinati, signore; non abbiamo più nulla. Ecco, continua, tutto quello che mi hanno lasciato, e mostra la sua dozzina di luigi, "e nessun posto dove riposare la mia povera testa.... Avrete pietà di me, signore, non è vero? Voi siete il ministro della Religione e la Religione è sempre stata la virtù del mio cuore; in nome di quel Dio che adoro e di cui voi siete l'organo, ditemi, come se foste un secondo padre per me, cosa devo fare?

    Capitolo 3

    Il caritatevole prete posò un occhio indagatore su Justine, e le rispose dicendo che la parrocchia era molto carica; che non poteva facilmente accogliere nuovi oneri nel suo seno, ma che se Justine voleva servirlo, se era preparata al duro lavoro, ci sarebbe sempre stata una crosta di pane nella sua cucina per lei. E mentre pronunciava queste parole, l'interprete degli dei la colpì sotto il mento; il bacio che le diede denotava un po' troppa mondanità per un uomo di chiesa, e Justine, che aveva capito fin troppo bene, lo spinse via. Signore, disse lei, non vi chiedo né l'elemosina né una posizione come vostro scudiero; troppo di recente mi sono congedata da un patrimonio più elevato di quello che potrebbe rendere desiderabili questi due favori; non sono ancora ridotta a implorarli; vi chiedo un consiglio di cui la mia giovinezza e le mie disgrazie mi hanno messo in necessità, e voi volete che lo acquisti a un prezzo eccessivamente gonfiato. Vergognandosi di essere stato smascherato, il pastore ha prontamente allontanato la piccola creatura, e l'infelice Justine, respinta due volte il primo giorno della sua condanna all'isolamento, entra ora in una casa sopra la cui porta vede una tegola; affitta una cameretta al quarto piano, la paga in anticipo, e, una volta stabilita, si abbandona a lamenti tanto più amari perché è sensibile e perché il suo piccolo orgoglio è appena stato crudelmente compromesso.

    Ci permettiamo di lasciarla in questo stato per tornare a Juliette e raccontare come, dalla condizione molto ordinaria in cui parte, non meglio fornita di risorse di sua sorella, raggiunga tuttavia, nell'arco di quindici anni, la posizione di donna titolata, con una rendita di trentamila sterline, gioielli molto belli, due o tre case in città, altrettante in campagna e, al momento attuale, il cuore, la fortuna e la fiducia di Monsieur de Corville, consigliere di Stato, un uomo importante molto stimato e in procinto di avere un posto da ministro. La sua ascesa non è stata, non c'è dubbio, senza difficoltà: È attraverso l'apprendistato più vergognoso e più oneroso che queste signore raggiungono i loro obiettivi; ed è molto probabile che una veterana di innumerevoli campagne possa essere trovata oggi a letto con un principe: forse porta ancora i segni umilianti della brutalità dei libertini nelle cui mani la sua giovinezza e inesperienza la gettarono molto tempo fa.

    Uscendo dal convento, Juliette andò a cercare una donna di cui una volta aveva sentito fare il nome da un amico giovane; perversa era ciò che desiderava essere e questa donna doveva pervertirla; Arrivò a casa sua con un piccolo pacco sotto il braccio, vestita con una vestaglia blu ben disordinata, i capelli sciolti, e mostrando il viso più bello del mondo, se è vero che per certi occhi l'indecenza può avere il suo fascino; raccontò la sua storia a questa donna e la pregò di darle il rifugio che aveva dato alla sua ex amica. Quanti anni hai? Chiese la signora Duvergier. Ne compirò quindici tra pochi giorni, signora, rispose Juliette. E non ha mai avuto mortali... continuò la matrona. No, signora, lo giuro, rispose Juliette. Ma, sapete, in quei conventi, disse la vecchia signora, a volte un confessore, una suora, una compagna... Devo avere una prova inconfutabile. Non avete che da cercarla, rispose Juliette con un rossore. E, dopo aver messo gli occhiali e aver esaminato scrupolosamente le cose qua e là, la duchessa dichiarò alla ragazza: Perché, non hai che da rimanere qui, prestare la massima attenzione a quello che dico, dare prova di incessante compiacenza e sottomissione alle mie pratiche, non hai che da essere pulita, economica e franca con me, essere prudente con le tue compagne e fraudolenta nel trattare con gli uomini, e prima di dieci anni ti avrò adatta a occupare il miglior appartamento del secondo piano: avrai un commode, degli specchi di vetro pietro davanti a te e una cameriera dietro, e l'arte che avrai acquisito da me ti darà quello che ti serve per procurarti il resto.

    Dopo aver lasciato le sue labbra, Duvergier mette le mani sul pacchettino di Juliette; le chiede se non ha del denaro, e Juliette ammette troppo candidamente di avere cento corone, la cara madre gliele confisca, assicurando alla sua nuova ospite che la sua piccola fortuna sarà sorteggiata alla lotteria per lei, ma che una ragazza non deve avere denaro. È, dice lei, un mezzo per fare il male, e in un'epoca corrotta come la nostra, una ragazza saggia e ben educata dovrebbe evitare accuratamente tutto ciò che potrebbe attirarla in qualche trappola. Parlo per il tuo bene, piccola mia, aggiunge la duchessa, e dovresti essere grata per quello che sto facendo. La predica è stata pronunciata, la nuova arrivata viene presentata ai suoi colleghi; le viene assegnata una stanza della casa, e il giorno dopo la sua verginità viene messa in vendita.

    In quattro mesi la merce viene venduta in successione a un centinaio di acquirenti; alcuni si accontentano della rosa, altri più esigenti o più depravati (perché la questione non è ancora stata decisa) desiderano portare a pieno fiore il germoglio che cresce accanto. Dopo ogni incontro, Duvergier fa qualche ritocco sartoriale e per quattro mesi sono sempre i frutti incontaminati che il mascalzone mette sul blocco. Finalmente, alla fine di questo tormentoso noviziato, Juliette ottiene i brevetti di sorella laica; da questo momento in poi, è una ragazza riconosciuta della casa; in seguito parteciperà ai suoi profitti e alle sue perdite. Un altro apprendistato; se nella prima scuola, a parte qualche stravaganza, Juliette ha servito la natura, ignora del tutto le leggi della natura nella seconda, dove si fa completamente a pezzi ciò che un tempo aveva di morale; il trionfo che ottiene nel vizio degrada totalmente la sua anima; sente che, essendo nata per il crimine, deve almeno commetterlo alla grande e rinunciare a languire in un ruolo da subalterna, che, pur comportando la stessa cattiva condotta, pur abbattendola allo stesso modo, le porta un guadagno minore, molto minore.

    Viene trovata simpatica da un signore anziano, molto dissoluto, che all'inizio la fa venire solo per occuparsi degli affari del momento; lei ha l'abilità di farsi mantenere magnificamente; non passa molto tempo prima che compaia a teatro, alle passeggiate, tra l'élite, il vero cordone blu dell'ordine citeriore; è vista, menzionata, desiderata, e l'intelligente creatura sa così bene come gestire i suoi affari che in meno di quattro anni rovina sei uomini, il più povero dei quali aveva una rendita di centomila corone. Non c'è bisogno di nient'altro per farsi una reputazione; la cecità della gente alla moda è tale che più una di queste creature ha dimostrato la sua disonestà, più sono ansiosi di entrare nella sua lista; sembra che il grado della sua degradazione e della sua corruzione diventi la misura dei sentimenti che osano mostrare per lei. Juliette aveva appena compiuto vent'anni quando un certo conte di Lorsange, un gentiluomo d'Anjou di circa quarant'anni, ne fu talmente affascinato che decise di regalarle il suo nome; le assegnò una rendita di dodicimila sterline e le assicurò il resto della sua fortuna se fosse stato il primo a morire; le diede anche una casa, dei servi, dei lacchè e quella sorta di considerazione mondana che, nel giro di due o tre anni, riuscì a far dimenticare i suoi inizi. Fu a questo punto che la caduta di Juliette, ignara di tutti i bei sentimenti che erano stati suoi per diritto di nascita e buona educazione, deformata da cattivi consigli e libri pericolosi, spronata dal desiderio di divertirsi, ma da sola, e di avere un nome ma non una catena, piegò le sue attenzioni alla colpevole idea di abbreviare i giorni del marito. L'odioso progetto, una volta concepito, consolidò il suo schema in quei pericolosi momenti in cui l'aspetto fisico è infiammato dall'errore etico, istanti in cui ci si rifiuta molto meno, perché allora nulla si oppone all'irregolarità dei voti o all'impetuosità dei desideri, e la voluttà che si prova è acuta e viva solo in ragione del numero dei vincoli da cui ci si libera, o della loro santità. Il sogno dissipato, se si recuperasse l'umore del buon senso la cosa non sarebbe che di mediocre importanza, è la storia del torto mentale; tutti sanno benissimo che non offende nessuno; ma, ahimè, a volte si va un po' più in là.

    Cosa, ci si chiede, cosa non sarebbe la realizzazione dell'idea, se la sua semplice forma astratta ha appena esaltato, ha appena commosso così profondamente? La fantasticheria maledetta è vivificata, e la sua esistenza è un crimine. Fortunatamente per se stessa, Madame de Lorsange la eseguì in tale segretezza che fu al riparo da ogni inseguimento e con suo marito seppellì ogni traccia dell'atto spaventoso che lo precipitò nella tomba. Di nuovo libera e contessa, Madame de Lorsange tornò alle sue vecchie abitudini; ma, credendo di avere una certa figura nel mondo, mise un po' meno di indecenza nel suo comportamento. Non era più una mantenuta, era una ricca vedova che dava belle cene alle quali la Corte e la Città erano fin troppo felici di partecipare; in una parola, abbiamo qui una donna corretta che, in ogni caso, andava a letto per duecento luigi, e che si dava per cinquecento al mese.

    Capitolo 4

    Fino all'età di ventisei anni, Madame de Lorsange fece altre brillanti conquiste: fece fallire finanziariamente tre ambasciatori stranieri, quattro Farmersgeneral, due vescovi, un cardinale e tre cavalieri dell'Ordine del Re; ma siccome raramente ci si ferma dopo il primo delitto, soprattutto quando questo si è rivelato molto felice, l'infelice Juliette si annerì con altri due crimini simili al primo: uno per depredare un amante che le aveva affidato una somma considerevole, di cui la famiglia dell'uomo non aveva notizia; l'altro per impossessarsi di un'eredità di centomila corone che un altro dei suoi amanti le aveva concesso a nome di un terzo, il quale era incaricato di pagarle tale somma dopo la sua morte. A questi orrori Madame de Lorsange aggiunse tre o quattro infanticidi. La paura di rovinare la sua bella figura, il desiderio di nascondere un doppio intrigo, tutto si combinò per farle decidere di soffocare la prova delle sue dissolutezze nel suo grembo; e questi misfatti, come gli altri, sconosciuti, non impedirono alla nostra donna abile e ambiziosa di trovare ogni giorno nuovi inganni. È dunque vero che la prosperità può accompagnare una condotta delle peggiori, e che nel fitto del disordine e della corruzione, tutto ciò che gli uomini chiamano felicità può spargersi generosamente sulla vita; ma che questa crudele e fatale verità non provochi allarme; che la gente onesta non sia più seriamente tormentata dall'esempio che stiamo per presentare del disastro che segue ovunque i talloni della Virtù; questa felicità criminale è ingannevole, è solo apparente; indipendentemente dal castigo certamente riservato dalla Provvidenza a coloro che il successo nel crimine ha sedotto, non nutrono forse nel profondo della loro anima un verme che rosicchia incessantemente, impedisce loro di trovare gioia in questi bagliori fittizi di benessere meretricio, e, invece di delizie, non lascia nulla nella loro anima che il ricordo lacerante dei crimini che li hanno condotti dove sono?

    Per quanto riguarda lo sfortunato che il destino perseguita, egli ha il suo cuore per il suo conforto, e le estasi interiori che le virtù procurano gli portano una rapida restituzione per l'ingiustizia degli uomini. Tale era lo stato delle cose con Madame de Lorsange quando Monsieur de Corville, cinquantenne, un notabile che esercitava l'influenza e possedeva i privilegi descritti più sopra, decise di sacrificarsi completamente per questa donna e di legarla a sé per sempre. Sia grazie alla diligente attenzione, sia grazie alla manovra, sia grazie alla politica di Madame de Lorsange, ci riuscì, e passarono quattro anni durante i quali visse con lei, completamente come con una moglie legittima, quando l'acquisto di una proprietà molto bella non lontano da Montargis obbligò entrambi ad andare a passare un po' di tempo nel Bourbonnais. Una sera, quando l'eccellenza del tempo li aveva indotti a prolungare la loro passeggiata oltre i confini della loro proprietà e verso Montargis, troppo stanchi, entrambi, per tentare di tornare a casa come erano partiti, si fermarono alla locanda dove si ferma la carrozza da Lione, con l'intenzione di mandare un uomo a cavallo a prendere una carrozza. In una stanza fresca e dal soffitto basso di questa casa, che dava su un cortile, si misero a loro agio e stavano riposando quando la carrozza che abbiamo appena menzionato si fermò alla locanda. È un divertimento comune assistere all'arrivo di una carrozza e alla discesa dei passeggeri: si scommette sul tipo di persone che ci sono dentro, e se si è scommesso su una puttana, un ufficiale, qualche abate e un monaco, si è quasi sicuri di vincere. Madame de Lorsange si alza, Monsieur de Corville la segue; dalla finestra vedono la compagnia ben assiepata entrare nella locanda. Sembrava che non ci fosse più nessuno nella carrozza quando un ufficiale della polizia a cavallo, scendendo a terra, ricevette tra le braccia, da uno dei suoi compagni in bilico in cima alla carrozza, una ragazza di ventisei o ventisette anni, vestita con una logora giacca di calico e avvolta fino agli occhi in un grande mantello di taffetà nero.

    Era legata mani e piedi come una criminale, e in uno stato così indebolito, sarebbe sicuramente caduta se le sue guardie non le avessero dato sostegno. Un grido di sorpresa e di orrore sfuggì a Madame de Lorsange: la ragazza si voltò e rivelò, insieme alla figura più bella che si possa immaginare, il viso più nobile, più gradevole, più interessante, in breve, c'erano tutti gli incanti di una specie di piacere, ed erano resi ancora mille volte più piccanti da quell'aria tenera e toccante che l'innocenza contribuisce ai tratti della bellezza. Monsieur de Corville e la sua padrona non riuscirono a reprimere il loro interesse per la miserabile ragazza. Si avvicinarono, chiesero a uno dei poliziotti cosa avesse fatto l'infelice creatura. È accusata di tre crimini, rispose il poliziotto, si tratta di omicidio, furto e incendio doloso; ma voglio dire a vostra signoria che io e il mio compagno non siamo mai stati così riluttanti a prendere in custodia un criminale; è la cosa più gentile, sapete, e sembra anche la più onesta. Oh, la, disse Monsieur de Corville, potrebbe facilmente essere uno di quegli errori così frequenti nei tribunali inferiori... e dove sono stati commessi questi crimini?

    In una locanda a diverse leghe da Lione, è a Lione che è stata processata; secondo l'usanza andrà a Parigi per la conferma della sentenza e poi tornerà a Lione per essere giustiziata. Madame de Lorsange, avendo sentito queste parole, disse a bassa voce a Monsieur de Corville, che avrebbe voluto avere dalle labbra della ragazza la storia dei suoi guai, e Monsieur de Corville, che era in possesso dello stesso desiderio, lo espresse alla coppia di guardie e si identificò. Gli ufficiali non videro alcuna ragione per non accontentarli, tutti decisero di passare la notte a Montargis; furono richieste sistemazioni confortevoli; Monsieur de Corville dichiarò che sarebbe stato responsabile della prigioniera, questa fu slegata, e quando le fu dato qualcosa da mangiare, Madame de Lorsange, incapace di controllare la sua grandissima curiosità, e senza dubbio dicendo tra sé: "Questa creatura, forse innocente, è però trattata come una criminale, mentre intorno a me tutto è prosperità...

    Io che sono sporca di crimini e di orrori; Madame de Lorsange, dico, non appena vide che la povera ragazza si era in qualche modo ristabilita, rassicurata dalle carezze che si affrettavano a concederle, la pregò di raccontare come era successo che lei, con un viso così dolce, si fosse trovata in una situazione così terribile. Raccontarvi la storia della mia vita, signora, disse questa bella in pena alla contessa, è offrirvi l'esempio più eclatante dell'innocenza oppressa, è accusare la mano del Cielo, è lamentarsi contro la volontà dell'Essere Supremo, è, in un certo senso, ribellarsi ai suoi sacri disegni... Non oso..." Le lacrime si raccolgono negli occhi di questa interessante ragazza e, dopo averle sfogate per un momento, inizia la sua recita in questi termini. Permettetemi di nascondere il mio nome e la mia nascita, signora; senza essere illustri, sono distinti, e le mie origini non mi hanno destinato all'umiliazione a cui mi vedete ridotta. Quando ero molto giovane ho perso i miei genitori; dotato della misera eredità che mi avevano lasciato, pensavo di potermi aspettare una posizione adeguata e, rifiutando tutte quelle che non lo erano, ho speso a poco a poco, a Parigi dove sono nato, il poco che possedevo; più ero povero, più ero disprezzato; Quanto più grande diventava il mio bisogno di sostegno, tanto meno potevo sperare di ottenerlo; ma tra tutte le severità alle quali fui esposto all'inizio della mia sventurata carriera, tra tutte le terribili proposte che mi furono fatte, vi citerò quella che mi capitò in casa di Monsieur Dubourg, uno dei più ricchi commercianti della capitale.

    La donna presso la quale ero alloggiato me lo aveva raccomandato come qualcuno la cui influenza e ricchezza avrebbero potuto migliorare la durezza della mia situazione; dopo aver atteso a lungo nell'anticamera di quest'uomo, fui ammesso; Monsieur Dubourg, di quarantotto anni, si era appena alzato dal letto, ed era avvolto in una vestaglia che nascondeva a malapena il suo disordine; stavano per preparargli la coiffure; congedò i suoi servitori e mi chiese cosa volevo da lui. Ahimè, Monsieur, dissi, molto confuso, sono un povero orfano non ancora quattordicenne e ho già conosciuto ogni sfumatura della disgrazia; imploro la vostra commiserazione, abbiate pietà di me, vi supplico, e poi raccontai in dettaglio tutti i miei mali, le difficoltà che avevo per trovare un posto, forse accennai anche a quanto fosse doloroso per me doverne prendere uno, non essendo nato per una condizione da operaio. La mia sofferenza in tutto questo, come esaurivo le poche sostanze che avevo... l'impossibilità di ottenere un lavoro, la mia speranza che lui facilitasse le cose e mi aiutasse a trovare i mezzi per vivere; insomma, dissi tutto ciò che è dettato dall'eloquenza della miseria, sempre rapida a salire in un'anima sensibile.... Dopo avermi ascoltato con molte distrazioni e molti sbadigli, Monsieur Dubourg chiese se ero sempre stato ben educato. Non dovrei essere né così povero né così imbarazzato, Monsieur, gli risposi, se volessi smettere di esserlo. Ma, disse Dubourg sentendo questo, ma che diritto avete di aspettarvi che i ricchi vi sollevino se non siete in alcun modo utile per loro?. E di quale servizio parla, signore? Non ho chiesto altro che di rendere quelli che la decenza e i miei anni mi permetteranno di compiere.

    I servizi di un bambino come te non sono di grande utilità in una casa, mi rispose Dubourg. "Non hai né l'età né l'aspetto per trovare il posto che cerchi. Faresti meglio ad occuparti di dare piacere agli uomini e a sforzarti di trovare qualcuno che accetti di prendersi cura di te; la virtù di cui fai tanto sfoggio non ha valore in questo mondo; invano ti genufletterai davanti ai suoi altari, il suo ridicolo incenso non ti nutrirà affatto. La cosa che meno lusinga gli uomini, quella che fa l'impressione meno favorevole su di loro, per la quale hanno il più supremo disprezzo, è la buona condotta nel tuo sesso; qui sulla terra, figlia mia, non si tiene conto di nulla se non di ciò che porta guadagno o assicura il potere; e cosa ci guadagna la virtù delle donne? Quando, per essere brevi, persone della nostra specie danno, non è mai se non per ricevere; ebbene, come può una ragazzina come te mostrare gratitudine per ciò che si fa per lei se non con la più completa rinuncia a tutto ciò che

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