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Farfalle
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E-book108 pagine1 ora

Farfalle

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Info su questo ebook

È agosto e a Venezia fa molto caldo. Per sfuggire all’afa insopportabile, Marco è solito affacciarsi alla finestra e osservare fuori. Una sera nota una donna bellissima che abita proprio di fronte a lui. Se ne innamora subito e inizia osservare i suoi movimenti senza trovare mai il coraggio di dichiararsi.  Un giorno la donna scompare e Marco pensa che sia andata via per sempre. Il destino, tuttavia, trova il modo di farli incontrare nuovamente. Tra i due nasce una storia d’amore intensa che però deve fare i conti con una prova impegnativa e dura che potrebbe distruggere il loro amore e che invece lo rafforzerà oltre ogni luogo e ogni tempo.

Alberto La Sorella, nato a Venezia il 2 febbraio 1958, diplomato al liceo scientifico. Nel 2011, con Albatros, ha pubblicato il libro di poesie Foglie al vento. Alcuni altri suoi componimenti sono presenti in due antologie della stessa casa editrice, Sentire n. 57 e M’illumino d’immenso n. 20.
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2021
ISBN9788830641372
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    Farfalle - Alberto La Sorella

    cover01.jpg

    Alberto La Sorella

    Farfalle

    © 2021 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-3611-8

    I edizione aprile 2021

    Finito di stampare nel mese di aprile 2021

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Farfalle

    Perché tu sei ovunque i miei occhi si posano

    Prefazione

    La farfalla non conta gli anni, ma gli istanti: per questo il suo breve tempo le basta

    La immagino Silvia. Silvia davanti allo specchio che guarda il suo corpo sfiorire, con quel coraggio nello sguardo, con quell’amore nel cuore. La vedo ed entro in empatia con lei, lei che cerca con le dita una lunghezza di capelli che non c’è più, portati via da quel male che l’ha resa più fragile ma non meno bella. Con quella sua delicata e sensuale femminilità, con quella voglia di vivere che l’accompagna tra un tuffo nel mare di Sardegna, la neve fredda della montagna e le luci di quelle finestre troppo vicine della sua Venezia. Il coraggio della morte non è per tutti, lei quella morte l’ha guardata in faccia con fierezza: combattuta, respinta e ha vinto. Ha vinto perché la morte, sospinta da quel male diventato troppo potente, l’ha trovata viva, viva e sorridente. Silvia resa viva da Marco, quell’uomo timido e introverso davanti agli occhi scintillanti e magnetici di quella ragazza bellissima. Marco, che si innamora di lei ancora di prima di conoscerla, di ascoltare la sua voce, di sentire il suo profumo ed avere l’onore e il brivido di sfiorare la sua pelle. Lo immagino Marco, mentre scrive questo diario/racconto del suo amore sconfinato per lei, quell’amore così potente che pochi eletti hanno la fortuna di vivere nella breve esistenza che ci è concessa. Lo vedo Marco mentre cerca il battito del suo cuore, un cuore che la partenza di Silvia ha strappato malamente dal suo petto dolorante, un dolore per quella mancanza impossibile da sostituire, mai. Lo vedo Marco alla finestra, quella che apre questa storia, la penna stretta tra le mani tremanti, il groppo in gola che toglie il respiro. Lo immagino guardare davanti a sé, verso l’altra finestra quella che ha sancito il legame per la vita che l’ha unito con il suo filo rosso del destino, Silvia. Lo vedo cercare con gli occhi tra il buio oscuro di quella casa abbandonata, un fugace movimento di lei, mentre nella sua eterna bellezza ripone delicatamente i vestiti sulla sedia. Io li vedo Silvia e Marco che intrecciano le loro mani e si vestono di un’armatura per combattere insieme il risultato di un esame, le conseguenze di una terapia, le speranze strappate come un leggero foglio di carta, la paura che ti attanaglia. Vedo le loro mani strette che si avviano verso una vecchiaia sperata e immaginata, rimasta in sospeso nei loro discorsi e desideri. Vedo l’anima di Marco arrabbiarsi e urlare contro il mondo, per lui che altro non voleva che vedere sul viso della sua compagna comparire sempre più rughe. Quante cose di quell’amore sorprendente avrebbe raccontato ai loro figli, figli che a causa della malattia non sono arrivati, se il destino bastardo non avesse fatto cambiar rotta alla loro vita, al loro viaggiare e scoprire terre che il tempo non ha concesso loro di vedere. Marco è sincero e schietto nel suo racconto, descrive i momenti più belli ma anche più difficili, quelli scanditi dal carattere di Silvia, dalle risposte dettate dalla paura e dalla rabbia, da quel suo modo idilliaco di percepire l’amicizia spesso non ricambiata come da lei viene percepita. Marco racconta quel quotidiano in punta di piedi tra dolore, lacrime, sorrisi, felicità. La felicità di sapere e comprendere che non si è soli e Silvia lo sapeva di non esserlo con lui vicino. La più grande fortuna della vita è incontrare chi ti accompagna per le strade sconnesse della vita che mai la finisce di metterti alla prova. Con prove che fatichi anche solo a pensare di dover superare. Vedo Silvia spiegare le sue ali, quelle di una farfalla colorata. La vedo in quel battito che dura un istante, quel battito d’ali che ha dato un senso alla vita di Marco, un senso che spesso l’esistenza terrena non ha. Vedo Marco addormentarsi in un letto troppo grande da occupare da solo. Lo immagino mentre fissa nel buio quel soffitto asettico e non viene distratto dalla flebile luce che traspare dalle tende della loro camera. Vedo l’essenza di Silvia che sfiora le sue mani solitarie, concedendo il sonno ristoratore all’amore della sua vita. Domani Marco si alzerà senza la sua Silvia a cui preparare la colazione ma avrà per sempre un motivo per cui vivere. Quello del colore sprigionato da un paio d’ali di farfalla in un pomeriggio afoso in un parco cittadino, quello di una pizza in solitudine in un ristorante e la fortuna di aver incrociato gli occhi di una donna meravigliosa che ha vinto il male con l’amore.

    Anna Campani

    Farfalle

    Questa è una di quelle notti in cui non riesco proprio a dormire. Il cervello pare fermarsi ad ascoltare il cuore. Il rumore del suo battito sembra amplificarsi fino a rimbombare nella testa. Il corpo stesso rimbalza sul materasso come se l’impulso cardiaco non riuscisse a contenersi e cercasse di uscire dalla gabbia toracica.

    È una notte in cui riaffiorano i ricordi. Gioie, dolori e rimpianti si susseguono rapidamente mentre la mia vita si arresta per un attimo che forse tanto breve non è.

    Ed è proprio in quest’attimo che riesco a guardare dentro di me con una serenità che mai avrei pensato di avere. Molte cose sono accadute, altre ne accadranno ed io sento di non essere più lo stesso di prima. Me ne accorgo giorno dopo giorno, nel quotidiano. Le cose della vita ti cambiano, a volte ti migliorano, comunque ti rendono più sensibile e attento alle sofferenze altrui, anche se spesso ti fanno sentire più solo. I doni che ho ricevuto da tutto ciò sono la capacità di sopportare le avversità in silenzio senza lamentarmi e lo scarso interesse verso le ricchezze materiali; ho anche imparato a prendere gli «amici» quando vengono e a lasciarli andare quando se ne vanno, preferendo solitudine e silenzio all’ipocrisia. Ho capito che dare un senso alla vita significa lasciare una traccia del nostro passaggio, anche se fosse solo una persona ad elevare, al nostro ricordo, una lacrima o un sorriso.

    Molte volte mi sono chiesto quale fosse per me il significato della parola «solitudine», giungendo alla determinazione che essa sia la disperazione di chi non ha più nemmeno i propri ricordi. Io non sono solo, ho la presenza di chi mi accompagna giorno dopo giorno nella mia quotidianità. Il mio pensiero è lì, con lei, e non pretende niente di più. Così mi capita di fermarmi a guardare una vetrina e vedere riflesso su di essa un passato in cui la sua immagine è appoggiata alla mia proprio come accadeva abitualmente, oppure di percepire la sua mano che accarezza il mio viso e mi dà la sveglia al mattino qualche secondo prima che questa suoni. Potrebbe sembrare folle ma quando mi sento un po’ solo lei arriva puntuale a sollevarmi il morale.

    Noi siamo il risultato delle nostre decisioni; durante la nostra esistenza ci troviamo costantemente di fronte ad un bivio che ci porta in modo ineluttabile, a volte inconsciamente, ad operare una scelta.

    Così la direzione della nostra vita cambia adeguandosi alle nostre determinazioni del momento. Non ci si trova mai di fronte allo stesso bivio, anche se all’apparenza le opzioni possono riproporsi, i tempi e le circostanze in cui questo avviene sono differenti. La vita va sempre avanti mutando continuamente direzione e non ci è dato modo di poter verificare cosa sarebbe accaduto se avessimo agito diversamente. Perciò non potremo mai sapere quanto le nostre scelte siano state giuste o sbagliate.

    Le cose capitano, a volte perché ce le andiamo a cercare, altre volte semplicemente perché cerchiamo di evitarle.

    Questo in sintesi oggi è il mio vivere quotidiano. La mia storia, quella che mi ha portato a diventare ciò che sono, inizia con il più classico dei colpi di fulmine...

    ...Lei non poteva immaginare di non essere vista. Lentamente slacciò i bottoncini della camicetta, uno ad uno, lasciando progressivamente intravedere il biancore della sua pelle che contrastava con il pizzo nero del suo reggiseno. Poi, con la stessa

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