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La Bibbia della Trasformazione Personale - Imagosintesi per la conduzione di sé e una genitorialità consapevole
La Bibbia della Trasformazione Personale - Imagosintesi per la conduzione di sé e una genitorialità consapevole
La Bibbia della Trasformazione Personale - Imagosintesi per la conduzione di sé e una genitorialità consapevole
E-book313 pagine4 ore

La Bibbia della Trasformazione Personale - Imagosintesi per la conduzione di sé e una genitorialità consapevole

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Info su questo ebook

Ogni trasformazione personale è il risultato di un cambiamento di

coscienza ed è il potere che ognuno ha su di sé l'unica cosa che conta.

Nella

nostra vita — dalle relazioni, al successo, alla salute — tutto è un

gioco interiore di immagini: siamo fatti a immagine e somiglianza della

concezione che abbiamo di noi stessi.

In questo libro impari

come trasformare radicalmente il tuo modo di pensare e essere al mondo, e

assumere l'atteggiamento psicologico giusto in ogni circostanza.

Attraverso

un nuovo modo di guardare l'esistenza e concepire te stesso puoi

assumere consapevolmente il controllo del tuo destino e cambiare il tuo

futuro.

Rafforza la tua autostima. Raffina la tua intelligenza

sociale. Rivela ciò che sei e realizza ciò che vuoi. E ricorda: tu hai

il potere di scegliere ogni istante chi vuoi essere e diventare.
LinguaItaliano
Data di uscita23 ago 2021
ISBN9791220352673
La Bibbia della Trasformazione Personale - Imagosintesi per la conduzione di sé e una genitorialità consapevole

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    La Bibbia della Trasformazione Personale - Imagosintesi per la conduzione di sé e una genitorialità consapevole - Francesco Ferzini

    1

    I livelli del cambiamento

    In generale, per cambiare le nostre circostanze e condizioni e migliorare la nostra qualità di vita facciamo un errore grossolano: ci concentriamo sull’esterno.

    In fondo, è così che siamo stati istruiti. Siamo ben addestrati per quanto riguarda il mondo esterno, ma impreparati per quanto concerne l’educazione interiore.

    Forse hai già cercato di cambiare vita, con scarsi risultati. Niente di ciò che hai fatto o stai facendo sembra funzionare. Magari, per un certo periodo hai avuto l’illusione d’aver fatto qualche progresso, ma poi le cose sono tornate come prima! Se questo è il caso, non fartene una colpa. Con tutta probabilità, hai semplicemente cercato di cambiare la cosa sbagliata o di farlo nel modo sbagliato. È successo anche a me, e dopo diverse prove mi sono reso conto che indipendentemente da quel che facessi le mie circostanze erano sempre uguali perché all’origine di tutto io non ero cambiato: ero sempre lo stesso me!

    A tal riguardo, prendi nota del fatto che ci sono tre possibili livelli di cambiamento del comportamento e riguardano: i risultati, il processo, il concetto del sé.

    Circostanze di vita e risultati si trovano sullo stesso livello, e riguardano quel che si ottiene o che si vuole ottenere. Può trattarsi di obiettivi relativi al successo e realizzazione personale, di una promozione o un diploma, fama, soldi, salute, relazioni o qualsiasi altra cosa.

    Il processo riguarda invece ciò che si fa (metodi e abitudini). Questo è anche il livello di quell’insieme di funzioni che abbiamo sviluppato reagendo alle esperienze del nostro vissuto, che usiamo per navigare la vita e che chiamiamo personalità. Di norma, questo è il livello più gettonato, dove modifichiamo abitudini e metodi per ottimizzare la nostra performance.

    La concezione che ognuno ha di sé è invece la base su cui abbiamo costruito il nostro stile di essere al mondo (personalità e comportamento) e le circostanze della nostra vita. Qui troviamo le nostre più intime convinzioni, ciò in cui crediamo profondamente in relazione a noi stessi.

    Nella nostra società è molto comune focalizzarsi sui primi due. La maggior parte degli obiettivi che ci prefiggiamo è associata al primo livello, le abitudini che installiamo al secondo. Fatto è che se ci si concentra solo su quel che si vuole ottenere e si applica un metodo cercando di cambiare le proprie abitudini su queste basi, senza però prendere in considerazione né modificare il modo di concepire se stessi, la vecchia identità può sabotare qualsiasi tentativo di cambiamento. Questo è il motivo per cui molti nuovi progetti di cambiamento e trasformazione personale falliscono miseramente, si riabbracciano le vecchie abitudini, e nella propria vita non cambia mai niente.

    Ora comprendi perché nella tua vita hai provato di tutto, sperando che funzionasse, ma così non è stato. Non si tratta, dunque, di essere più motivati, sviluppare una volontà sovrumana, fare/fare/fare, spingere/spingere/spingere, desiderare più intensamente, pensare positivo come si sente spesso dire. Infatti, se hai seguito questi consigli, che vengono snocciolati praticamente ovunque, avrai certamente scoperto che questo approccio non funziona. Semplicemente, agire in superficie non conduce a risultati o cambiamenti duraturi!

    Molte delle strategie e tattiche che trovi nella giungla della crescita personale e auto-aiuto non portano ai risultati desiderati. I più comuni approcci rimangono alquanto superficiali e si concentrano solo sugli effetti, evitando di guardare alle cause. Si tratta perlopiù di modelli e metodi che richiedono tempo, spesso costosi, che spingono a desistere dopo qualche infruttuoso tentativo (e anche a perdere il proprio entusiasmo e la propria fiducia!) per il semplice fatto che concretamente non portano da nessuna parte; e anche l’illusione di eventuali progressi dura per un periodo limitato.

    Magari possono essere in qualche modo utili e dare un po’ di sollievo, ma se ci si focalizza solo sulla circonferenza e non si cambia l’immagine che si ha di sé, nessun cambiamento potrà durare in quanto incoerente con il centro dell’io. In linea di massima, è proprio per questo che molte persone trovano difficile cambiare. Per il semplice fatto che focalizzano i loro sforzi sui cambiamenti esterni, sui risultati, sui metodi senza però cambiare le convinzioni su se stesse.

    L’alternativa, come ha sottolineato James Clear — autore del libro Piccole abitudini per grandi cambiamenti dal quale ho preso diversi spunti per la stesura di questo capitolo — è installare delle abitudini basate sull’identità, cominciando a focalizzarsi su chi si vuole diventare. Nelle sue parole: Il vero cambiamento di comportamento è un cambiamento di identità, che l’autore statunitense, fra i massimi esperti in questo campo, considera la stella polare del cambiamento di abitudini.

    Per cambiare vita è necessario partire dalla base, modificando l’attitudine verso se stessi. È questa la direzione giusta da seguire.

    La vera trasformazione personale implica un cambiamento di coscienza.

    Come un uomo pensa nel suo cuore, così egli è. (Proverbi 23:7)

    2

    La consapevolezza di essere

    Tutto dipende dalle tue assunzioni, che governano la tua vita e ne determinano la qualità.

    Tu e io siamo fatti a immagine e somiglianza della concezione che abbiamo di noi stessi. Questa è sostanzialmente la Legge della coscienza, o principio di manifestazione immutabile, rappresentato nella Bibbia, considerata da taluni come il testo psicologico più importante mai scritto.

    Nella storia umana, sull’identità e natura di Dio, tutti i profeti e antichi maestri hanno concordato che si tratta della consapevolezza di essere dell’uomo. Dio è dappertutto. Non è una persona in carne e ossa che vive in cielo. Dio è spirito, come disse Gesù alla samaritana (Giovanni 4:24).

    Una delle prime bugie che ci viene propinata è che noi non siamo Dio. Nessuno ci parla dell’immanenza di Dio. Al contrario, è piuttosto comune sentir parlare di trascendenza, e non in riferimento al potere dell’uomo di trascendere se stesso cambiando il concetto che ha di sé, ma piuttosto quella promossa dalle religioni, dai preti e imam che si fanno intermediari e ci invitano a idolatrare le loro statue e i loro cimeli.

    Sin da piccoli ci viene imposta una precisa idea religiosa, e idee spaventose (come il supplizio dei gironi infernali, la dannazione per l’eternità ecc.) vengono instillate nella nostra mente. Si tratta di psico-evangelizzazione, intesa come meccanismo utilizzato dalla programmazione religiosa di qualsiasi dottrina, che racchiude in sé un insieme di tecniche volte alla manipolazione spirituale, emotiva, psicologica dell’Umanità. Infatti, le varie religioni evangelizzano, educano, indottrinano. Insegnano alle persone come pensare in un certo modo. In una parola: condizionano.

    Queste informazioni diventano parte integrante della nostra atmosfera psicologica. Paura e sensi di colpa accompagnano sempre i nostri passi, e così esitiamo sempre. Ci domandiamo di continuo se quel che facciamo è giusto o sbagliato. Saremo premiati con una ricompensa, o verremo puniti e finiremo bruciati in mezzo alle fiamme dell’inferno per i nostri peccati?

    Alla maggior parte di noi non è stata concessa la possibilità di scegliere liberamente. Siamo cristiani, ebrei, musulmani, hindu non per scelta, ma perché qualcun altro ha deciso per noi. Nella maggior parte dei casi, i nostri genitori ci hanno imposto le loro idee. Hanno agganciato la nostra attenzione e ci hanno trasmesso il loro sistema di credenze. In questo modo, le loro convinzioni sono diventate le nostre, ma questo non significa che si tratti della verità.

    Prendiamo ad esempio l’idea che abbiamo oggi di Gesù, il Cristo. Nella nostra testa è stato inculcato un certo ideale religioso che un tempo veniva utilizzato per sottomettere le genti e sono molti oggi i sedicenti profeti che dicono di venire in suo nome. In realtà, va detto che l’immagine che è stata trasmessa come modello nel corso dei secoli è falsa! A quanto pare, Gesù non era di certo un povero emarginato che predicava la povertà come virtù e chinava il capo sopportando ogni genere di persecuzioni. Tutto il contrario! Gesù non era neppure umile di nascita. Anzi, stando a quanto sostengono vari studiosi e ricercatori, si presume che fosse un nobile. Era molto dotto, tanto da insegnare nelle sinagoghe e riconosciuto come Maestro anche dai suoi avversari. Inoltre, viveva nell’abbondanza, e non nella scarsità. Era un vero e autentico leader, benestante e ammirato da tutti, carismatico e connesso con il Divino e non il povero Cristo sottomesso che ci è stato tramandato come ideale per indurci ad accontentarci di vivere nella miseria, nell’oppressione, nella povertà, nella schiavitù, nell’arretratezza.

    Il vero Regno di cui Gesù parlava è il contrario di tutto questo e riguarda una profonda trasformazione sociale. Egli non è infatti venuto a salvarci, ma a indicarci la via e fornirci gli strumenti necessari per riconnetterci con il nostro potere creativo. Noi siamo una cosa sola con Dio ed è importante fissare nella nostra mente questo principio fondamentale, in modo tale da poter ritrovare l’unità in noi stessi e riscoprire il contatto con quella parte divina che è in ognuno di noi.

    IO SONO è l’auto-definizione del Signore Dio degli dei. Questa verità appare molte volte nel Nuovo Testamento:

    Fermatevi e sappiate che io sono Dio. (Salmi 46:11)

    Io sono colui che sono. Dirai così ai figli d’Israele: l’Io-Sono mi ha mandato a voi… (Esodo 3:14-15)

    Io sono il Signore e non v’è alcun altro; fuori di me non c’è Dio. (Isaia 45:5)

    In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse nato, io sono. (Giovanni 8:58)

    Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. (Esodo 3:2-6)

    Io sono il buon pastore (Giovanni 10:11), la luce del mondo (Giovanni 8:12), la via, la verità e la vita (Giovanni 14:6), l’Alfa e l’Omega (Apocalisse 1:8), Il pane della vita (Giovanni 6:35) eccetera.

    Come ha scritto Neville Goddard, uno dei maggiori esponenti del Nuovo Pensiero, L’uomo non ordina alle cose di avvenire attraverso le parole: il suo decretare è sempre compiuto nella coscienza. Ogni uomo manifesta automaticamente quello che è consapevole di essere. Senza sforzi e senza parole, l’uomo comanda continuamente a se stesso di essere e avere ciò che è consapevole di essere e avere.

    Il nostro stato di coscienza è tutto ciò che crediamo essere vero riguardo il nostro ambiente e noi stessi. Alla base di tutto c’è la concezione che abbiamo di noi stessi, che fondamentalmente è una profonda e intima convinzione ed è ciò che manifestiamo nella nostra vita.

    Per Legge universale, nella vita riceviamo non quel che vogliamo ma ciò che siamo. Il problema di fondo è che invece di accogliere questa gloriosa verità e usarla per diventare ciò che vogliamo essere, continuiamo a bestemmiare.

    I nostri genitori, i nostri insegnanti, la società in generale hanno fallito con noi. Non ci hanno fornito gli strumenti necessari per diventare esseri umani pienamente funzionali. Non ci è stata data la possibilità di fare esperienza di noi stessi. Nessuna libertà di scelta. Da bambini, prima ancora di porci la domanda, altri ci hanno detto chi eravamo, e noi ci abbiamo creduto. Il nostro essere è stato storpiato e deformato da opinioni, giudizi, valutazioni e dalle nostre stesse interpretazioni, che abbiamo accolto in noi e accettato come un dato di fatto.

    Da allora non abbiamo più messo in discussione le nostre assunzioni, che abbiamo trasformato in routine mentali altamente depotenzianti. Le parole IO SONO le usiamo assiduamente per definire noi stessi (chi siamo e di cosa siamo capaci), ma invece che pensare a noi stessi come individui pieni di qualità divine ci diciamo frasi tipo: IO NON SONO bravo, dotato, bello, all’altezza… oppure, IO SONO un fallito che dalla vita non merita nulla e simili. Ad esempio:

    IO non valgo niente, SONO una nullità.

    IO SONO un disastro nelle relazioni sociali.

    IO non SONO bravo con i numeri.

    IO non SONO portato per le lingue.

    IO non SONO adatto per fare XY.

    IO SONO uno stupido.

    IO SONO proprio un incapace.

    IO non SONO in grado di fare lavori manuali.

    IO SONO perennemente in ritardo.

    IO SONO privo di senso dell’umorismo.

    Il denominatore comune alla base di tutti i nostri problemi è una valutazione errata di noi stessi.

    Al contrario degli Hawaiani, che non usano la copula del verbo essere, nella nostra società l’essere viene continuamente profanato. Pensiamo solo a un genitore che dice a un bambino SEI un buono a nulla! quanto danno può fare. Molti dei nostri problemi possono avere come origine frasi di questo tipo. Ricordo una mia cliente che si vedeva deforme, e questo ha influito molto negativamente su tutti gli aspetti della sua vita, non solo a livello psicologico ma anche fisico. Alla base dei suoi problemi vi era una frase che, quando lei era piccina, sua madre disse a un’amica che si era complimentata dicendo che bella bimba. La risposta della mamma fu non è né bella né brutta. Ciò la segnò profondamente e il significato che formulò nella sua mente fu quello di non avere una forma definita — di essere informe, al punto da considerarsi abnorme e ripugnante, e questa sua convinzione modellò anche il suo aspetto esteriore.

    Un altro esempio è quello del rinomato speaker internazionale Ethan Donati. A tre anni è stato letteralmente buttato fuori dalla scuola dell’infanzia. Il maestro ha infatti detto a sua madre: non riportarlo qui domani, perché È troppo timido (purtroppo, capita molto spesso che ai bambini piccoli venga chiesto se sono timidi oppure, appunto, come in questo caso, rinfacciato di esserlo). Ciò lo ha portato a vivere per anni paralizzato dall’ansia sociale, tanto da non riuscire neppure a chiedere ai familiari di passargli qualcosa a tavola, come ad esempio l’insalata o il pollo.

    Riguardo ciò, ha raccontato che la domanda che si sentiva ripetere più spesso era perché sei così silenzioso? e, consciamente, di non avere una risposta in merito. La risposta, infatti, si trovava nel suo inconscio dove sono state registrate le assunzioni che determinano poi azioni e risultati. Soprattutto da bambini, le opinioni, valutazioni, giudizi su di noi hanno un’enorme influenza sul modo in cui vediamo il mondo e noi stessi. Le nostre false assunzioni sono come una mappa sbagliata. Informazioni sbagliate che possono rimanere con noi per molti anni, addirittura per tutta la vita, finché non si identifica l’origine del problema e si apportano i necessari correttivi.

    Io stesso sono cresciuto con la ferrea convinzione di ESSERE una persona indegna che nella sua vita non avrebbe mai realizzato niente, e ciò mi ha limitato non poco. Per questo, in generale, consiglio sempre caldamente di non toccare mai l’essere degli atri. Frasi tipo Tu SEI questo o quello oppure Egli È XY sono da eliminare e non vanno proferite in nessun caso, soprattutto ai bambini. In aggiunta, è anche molto importante sottolineare che non si tratta solo di questo genere di affermazioni. Questo è un tema davvero molto delicato che ha diverse sfaccettature, molte delle quali più indirette e sottili.

    Come ha osservato Charles Cooley, la concezione che abbiamo di noi stessi è il risultato di come riteniamo di essere giudicati, della percezione che abbiamo nelle nostre interazioni e relazioni sociali. In altri termini, veniamo modellati dalle interpretazioni che formuliamo sulle basi della nostra esperienze con gli altri, da cui facciamo dipendere la percezione che abbiamo della nostra competenza e anche del nostro valore (pensa solo a come un bambino osserva attentamente i genitori e le loro reazioni per accertarsi se quanto fatto incontra o meno la loro approvazione). Il sociologo statunitense ha espresso così questo concetto: Io non sono chi penso di essere, e non sono chi tu pensi io sia. Io sono chi penso che tu pensi io sia.

    Gli esempi possono essere moltissimi. Per citarne uno, nella nostra società moderna siamo stati abituati a guardare solo ai risultati e pensare che dobbiamo lavorare duro per ottenere qualcosa. Anche adesso, in questo mondo digitale ci vien detto che la vita è una giungla, che dobbiamo sudare sette camicie e spaccarci la schiena come nostro nonno nei campi, che dobbiamo farci strada con il coltello fra i denti, che per diventare qualcuno dobbiamo fare questo o quello, essere in questo o quel modo… e qui, qual è il messaggio implicito che passa?

    Indirettamente, ma in modo prepotente, l’informazione è chiara: nel momento presente non sei nessuno!, e anche per questo da bambini ci siamo sentiti inadeguati e incompleti. Abbiamo creduto di non essere abbastanza, e da allora cerchiamo dei modi per essere migliori. Cosa posso fare per migliorare? ci chiediamo. Il punto è che attraverso questo modo di pensare partiamo in netto svantaggio.

    Pensiamo allo stato desiderato da uno stato di scarsità. Rincorriamo delle fantasie, totalmente incapaci di vivere il momento presente; e qui le manchevolezze di un sistema educativo improntato sul futuro, che parallelamente ci depriva della capacità di vivere l’adesso sono evidenti. Il focus è infatti sul diventare, il che significa che al momento non sono, e questo non fa che rinforzare l’attuale concezione di se stessi: uno stato di mancanza! La stessa cosa accade con il sarò felice quando… che implica chiaramente che adesso felice non sono, ma lo potrò essere solo quando si verificano certe condizioni, o si raggiungono certi risultati, inconsciamente perpetuando uno stato di infelicità.

    Nella vita, riceviamo ciò che siamo consapevoli di essere. Abbiamo edificato tutto sull’IO SONO e finché non abbandoniamo la consapevolezza attuale non potremo innalzarci a un nuovo livello. Sforzarsi di esprimere o possedere qualità che non si è consapevoli di essere non funziona. Indipendentemente da qualsiasi variabile, anche se può esserci l’illusione di ottenere qualche risultato, presto o tardi ci si riallinea sempre alla concezione del sé che è poi quello abitudinario — di default.

    La natura della manifestazione è determinata dal proprio stato di coscienza e qualsiasi cambiamento esteriore è paragonabile a una semplice modifica della superficie, che risulta perfettamente inutile se non si cambia lo stato interiore. Un esempio molto chiaro di questo meccanismo lo si vede nelle persone poco abbienti che vincono una ingente somma di denaro (e.g. alla lotteria), ma che nel giro di poco tempo tornano alla situazione originale, se non peggio!

    Il vero cambiamento deve avere luogo in se stessi. La vera trasformazione personale implica un cambiamento di coscienza, perciò l’unica cosa da fare è concentrarsi sull’essere e innalzarsi al livello che si desidera esprimere. Come in un videogioco, si tratta di passare a un livello superiore (e questo è anche un enorme contributo alla società, perché per elevare la coscienza collettiva è necessario che ognuno elevi il proprio stato di coscienza).

    Per ora, come esercizio, fai una lista delle frasi che usi abitualmente per definirti: IO SONO grasso, brutto, stupido, debole, un perdente, una nullità… prendine atto, e da questo preciso istante smettila di definirti in modo blasfemo e profanare il nome di Dio.

    Da adesso, non attribuire mai più delle qualità negative al tuo IO SONO. Il peccato originale consiste nel limitare l’essere. — ha scritto Richard Bach — Non lo commettere.

    Io sono il primo e l’ultimo, il principio e la fine. (Apocalisse, 22:13)

    3

    Immaginare è tutto

    William Blake ha affermato che L’Uomo è tutta immaginazione e Dio è l’Uomo. Il poeta inglese considerava l’immaginazione come l’essenza del divino, il genio divino dell’umanità, il mondo reale ed eterno.

    Come ha evidenziato Steven Pinker, scienziato cognitivo e professore di psicologia all’Università di Harvard, le nostre esperienze del mondo sono rappresentate nelle nostre menti come immagini mentali. Già Aristotele aveva compreso che il pensiero non è altro che fantasia e la fantasia è proprio la facoltà della nostra mente di creare immagini. Il filosofo greco antico aveva riconosciuto il ruolo essenziale dell’immaginazione nella cognizione umana, e sosteneva che non è possibile pensare senza un’immagine mentale, arrivando alla conclusione che l’anima non pensa mai in assenza di immagini.

    Le immagini sono una forma che l’anima crea attraverso ciò che è la sua presente traduzione della realtà. Riguardo ciò, va subito detto che vi è una differenza sostanziale fra l’immaginare consapevolmente e le fantasticherie. Creare consapevolmente per mezzo delle immagini mentali non vuol dire divagare o perdersi in vaneggiamenti, ma significa vedere già realizzate delle cose che non sono ancora percepibili attraverso gli organi di senso e che ancora non hanno concretezza nella materia.

    Questo non significa però che non siano reali. Infatti, come sosteneva Picasso, tutto quello che possiamo immaginare è reale; e per citare ancora una volta Blake, Ciò che è oggi dimostrato fu un tempo solo immaginato.

    Sullo schermo della nostra mente proiettiamo migliaia di immagini mentali. Tutto è un gioco interiore di immagini. Nella nostra vita — dalle relazioni, al successo, alla salute — tutto deriva dai film nella nostra mente. Molto semplicemente, noi tutti viviamo in un mondo dell’immaginazione e la nostra esistenza è fondata sulle basi della nostra percezione.

    Il mondo ci è comprensibile solo come immagine psichica e la qualità della nostra vita dipende da come vediamo le cose — dalla percezione che abbiamo del mondo, degli altri, di noi stessi. Attraverso la nostra percezione creiamo la realtà intorno e dentro di noi. Come professava il filosofo e vescovo irlandese George Berkeley, oggi considerato fra i più grandi empiristi britannici, noi esistiamo e diamo esistenza in virtù della nostra percezione. È infatti questa a determinare la nostra esperienza e la qualità della nostra esperienza.

    Quel che facciamo quotidianamente è rispecchiarci nelle immagini di un mondo che noi stessi abbiamo creato, ed è proprio attraverso la nostra percezione che giudichiamo le immagini che abitiamo e che ci abitano. La nostra percezione si realizza sulle basi delle credenze e convinzioni che abbiamo imparato crescendo, e sempre attraverso questo meccanismo proiettiamo fuori da noi stessi quella realtà che abbiamo creato dentro di noi, attirando ciò che siamo. Nelle parole dello scrittore americano Bob Proctor: Qualunque cosa entri nella vostra vita siete voi stessi ad attirarla, ed è attratta dalle immagini che avete nella mente.

    Noi tutti viviamo in mezzo alle immagini mentali e tutto dipende da come ci relazioniamo alle immagini nelle nostre teste. L’immaginazione ricopre un ruolo di vitale importanza nelle nostre vite e, come ha affermato Carl Gustav Jung, può essere considerata una via regale nella nostra interiorità. Lo psichiatra svizzero aveva identificato l’importanza centrale dell’immaginazione nei processi mentali, e sosteneva che quest’ultima segue delle logiche ben precise, che possono tranquillamente essere considerate parallele alla ragione dettata dalla mente discorsiva e razionale.

    Albert Einstein lo ha detto chiaramente: L’immaginazione è più importante della conoscenza. Sulla stessa linea di pensiero lo scrittore francese Anatole France: Conoscere è nulla; immaginare è tutto. In fondo, come ha dichiarato il suo connazionale e filosofo Gaston Bachelard, noi siamo esseri pieni di immaginazione — la facoltà di modificare le immagini che Determina la psiche umana più di qualunque altra forza.

    Eppure, in Occidente l’immaginazione viene ancora considerata una funzione falsa, che non corrisponde alla realtà, e quasi mitica. Le fonti del conoscere e del sapere vengono solo ammesse in relazione alla percezione sensibile che fornisce dati empirici e concetti prettamente logici, e tutta la realtà di un mondo razionale che ha creato

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