Tutte le volte che non mi sono sposata
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Info su questo ebook
Alessandra Di Romano è nata il 31 agosto del 1978 a Roma, dove vive tuttora con suo figlio Emanuele. Si è diplomata nel 2000 al Pietro della Valle in Tecnico per la Gestione Aziendale. Ha iniziato la sua carriera lavorativa a 19 anni presso la Ericsson Telecomunicazioni ed in seguito, presso altre importanti aziende di Roma. Nel 2011 durante la gravidanza si è diplomata come onicotecnica presso la Regione Lazio. Lavora attualmente alla Co.re.ma. Restauri, nell’ambito delle gare d’appalto private.
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Anteprima del libro
Tutte le volte che non mi sono sposata - Alessandra Di Romano
Alessandra Di Romano
Tutte le volte che NON mi sono sposata…
(…e quella volta in cui non avrei dovuto farlo!)
© 2021 Europa Edizioni s.r.l. | Roma
www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it
ISBN 979-12-201-1029-7
I edizione luglio 2021
Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.
"L’amore non ha bisogno di spiegazioni,
ma di incastri, di vento, di risate
e di camminare insieme senza dire nulla."
1
Io e il matrimonio
Mentre guardavo Matrimonio a Prima Vista, un paio di anni fa, trovai l’idea estremamente intrigante. Sarebbe stato bello lasciare ad un esperto il compito di trovarmi un marito, uno buono stavolta! Però guardavo la
tv
e poi guardavo mio figlio al mio fianco sul divano, e dicevo a me stessa: ma ’ndo vado?
L’anno successivo, invece, vedendo il format australiano, notai che i concorrenti scelti erano divorziati e alcuni anche con figli… Così iniziai a farci un pensierino un po’ più concreto. Forse potevo anche io candidarmi davvero, non era impossibile in fondo… Quando poi Emanuele, mio figlio, mi disse: «Mamma perché non partecipi anche tu?», pensai che mi sarei potuta buttare anche in questa avventura!
Alla fine, di provini ne avevo fatti tanti, provate ad elencare i programmi del palinsesto Rai e Canale 5… me ne sono fatti un bel po’! Tra Miss Italia, Uomini e Donne, Primo appuntamento e non ricordo neanche più che altro, mi ritenevo abbastanza esperta, allora mi dissi: ma sì proviamo anche questa. Così il 12 febbraio di quest’anno (giorno della scadenza per la candidatura), mentre ero di ritorno da una visita di controllo, decisi di fare al volo il video che richiedevano, nel quale dovevo rispondere alla fatidica domanda: Che cos’è per te l’amore?
. Invece di aprire il vaso di Pandora e sguinzagliare tutti i demoni che questa domanda rievocava, optai per una risposta più diplomatica: Sto ancora cercando l’uomo che mi faccia capire e mi insegni cos’è l’amore
, dissi.
Il video lo feci mentre ero imbottigliata nel traffico con la macchina di mia cugina Sara, la quale mi aveva lasciato poco prima sul raccordo con il motore in ebollizione! Perché oltretutto erano tre mesi che aspettavo la mia macchina nuova, che tardava ad arrivare, quindi Sara mi aveva prestato la sua vecchia
ka
… Era stata una giornata pessima, quindi feci il video con una faccia stanca e sfatta, e con la mascherina sotto il mento… Effettivamente potevo impegnarmi un po’ di più! Però mi dissi: ma sì proviamoci! Tanto figurati se mi richiamano!
E invece, un paio di giorni dopo mi arrivò una e-mail dalla redazione del programma, nella quale mi chiedevano una foto a mezzo busto per completare il mio profilo. Mi dissero inoltre che la foto sarebbe potuta comparire nella pubblicità della nuova stagione del programma come possibile concorrente… Ecco fatto l’ennesima figura di m…! Così mandai una foto (decisamente migliore del video che avevo fatto!), insieme alla liberatoria per l’eventuale messa in onda.
Mia cugina Sara mi spinge sempre in queste cose, lei stessa mi avrà iscritta a una decina di programmi del genere, quelli che vanno in onda dopo pranzo su Real Time. Eppure su Matrimonio a Prima Vista le è venuto qualche dubbio, e non ha tutti i torti. Anche a me spaventa un po’ il fatto di conoscere mio marito direttamente all’altare… metti che mi scelgono un facocero?! D’altro canto, non mi dispiace l’idea di mettere la mia vita sentimentale in mano a qualcun altro, qualcuno che sappia quello che fa. Infatti, a selezionare le coppie tra centinaia di candidati, attraverso test di diversa natura, c’è un’intera squadra di esperti. C’è un sessuologo, uno psicologo e anche un avvocato matrimonialista che dovrebbe occuparsi delle questioni legali. Alla fine, questo squadrone dovrà per forza farci uscire qualcosa di buono, e di certo non potrà fare scelte peggiori di quelle che avevo fatto io!
La mia vita sentimentale, infatti, è una sfilza di storie finite una peggio dell’altra. A 18 anni avevo organizzato il matrimonio con Gianluca, per poi disdirlo qualche mese dopo; con Roberto invece, era stato lui a tirarsi indietro all’ultimo, Simone non l’avevo mai convinto e Alessandro… Che tragedia!
Penso non sia esistito nella storia un matrimonio peggiore di quello con Alessandro. In realtà è stata colpa mia, quella fu una tragedia annunciata. Erano mesi che cercavo di tirarmi fuori da quel guaio, ma mi ci ero incastrata con le mie stesse mani ed era troppo tardi per tornare indietro. Era tutto pronto, tutto prenotato: chiesa, hotel e rinfresco, compresi ben due viaggi di nozze, uno di qualche giorno a Dubai e l’altro, a Capodanno, tra New York, Orlando e Bahamas… Davvero pensai che avrei fatto prima a sposarmi e poi divorziare piuttosto che annullare tutto!
Ci sono le foto del giorno del mio matrimonio che parlano da sole: da un lato io, che sputo fuoco e odio dagli occhi, dall’altro c’è Alessandro tutto contento e ignaro, quasi fosse stato ad un matrimonio diverso!
Mi ricordo che già dalla sera prima, mia madre insistette perché andassi a dormire a casa loro, quasi avesse paura che sarei scappata. Il giorno del matrimonio, quello che avrebbe dovuto essere il giorno più bello della mia vita, si rivelò un incubo. Tutto quello che poteva andare storto, andò nel peggior modo possibile e immaginabile.
La mattina mi trovai a girare sola per casa, aspettando l’ora in cui sarebbero arrivate truccatrice e parrucchiera. Mia madre aveva insistito tanto per farmi rimanere lì, ma sia lei che mio padre e mia sorella Claudia (la minore), erano in giro a fare altro. E mentre aggredivo una sigaretta dopo l’altra pensavo: ma che palle, me ne potevo stare a casa mia!
Arrivò finalmente la parrucchiera e mi fece l’acconciatura. Mi guardai e non avevo dubbi: mi faceva proprio schifo. Glielo dissi senza mezzi termini… Quel giorno ero talmente incazzata e nervosa che riuscii ad essere sgradevole con tutti quelli che mi si avvicinarono. Avevo creato un clima di terrore, e nonostante tutti cercassero di accontentarmi, non facevo altro che vomitare il mio malessere addosso agli altri. La povera donna provò a girare e rigirare i capelli cercando di trovare una soluzione, ma mi innervosii talmente tanto che presi qualche ciocca con la mano, le raccolsi dietro e dissi alla parrucchiera: «Metti due forcine qua e falla finita».
Il trucco andava bene, ma solo perché avevo già fatto le prove ed ero stata chiara: «Eh no eh, il rossetto me lo metto da sola!».
Altro disastro fu il fioraio… Innanzitutto mi avvisò che i fiori che avrebbero dovuto ricoprire l’arco del portone di casa non bastavano, e che quindi erano in ritardo con l’allestimento. Ma poi, cosa ancora più grave, quando arrivò il mio bouquet di rose bianche vidi che erano tutte appassite. Lo chiamai infuriata: «Ma quando lo avete fatto questo bouquet?! Fa schifo!», sbraitai. Ordinai al fioraio di andare da qualche parte a rimediarmi altre rose e, se non ne avesse trovate di bianche, gli dissi di prendere un mazzo di rose rosse, tagliare i gambi e portarmele. Io quell’obbrobrio non lo volevo.
Quando andai a mettermi gli orecchini che avevo scelto, si staccò di netto il ciondolo di uno dei due…
panico
! Dissi allora a mia madre di aprire la cassaforte e prendere quelli che avevano regalato a mia sorella Claudia alla festa dei suoi 18 anni, la settimana precedente. Ovviamente tutti questi contrattempi causarono un ritardo spaventoso e, come se non bastasse, quando andai a mettermi i guanti, tutti i dannati bottoncini laterali si scucirono e caddero a terra. Uno ad uno. In silenzio, mia madre, la truccatrice, la parrucchiera e il fotografo si misero con ago e filo a cucire di nuovo quei bottoni, prima che mi venisse davvero un esaurimento nervoso!
Le foto della preparazione, poi, uscirono orrende perché tutta quell’agitazione mi aveva irritato anche gli occhi, che erano iniettati di sangue. A poco servì il collirio che mi mise mia madre, altro che medicina tradizionale… lì sarebbe servito un esorcista piuttosto, per calmare il diavolo che avevo in corpo!
In tutto ciò mio padre, che stava seguendo il fioraio nell’allestimento sotto al portone di casa, stava sudando freddo perché quando arrivò la guida, si accorse che era troppo corta e che non arrivava fino all’ingresso. Era lì che cercava di trovare una soluzione insieme a mia sorella Francesca (la maggiore) e diceva: «Se tua sorella se ne accorge siamo finiti…».
A coronare quel disastro si era messo anche il tempo. Se fino al giorno prima il sole spaccava le pietre e il cielo era limpido, al mio matrimonio c’era un vento forte e gelido che rese impossibile anche fare il taglio della torta in giardino come avevamo programmato. Dovevo ancora raggiungere la chiesa, quindi mia madre prese quattro cappotti perché diceva che con quel freddo non si poteva andare sbracciati. Ma io avevo le fiamme dentro a scaldarmi, le fiamme di rabbia, odio e nervosismo… Il freddo non lo sentivo minimamente!
I miei parenti aspettavano sotto casa dei miei che io scendessi e, tra il ritardo che feci e il gelo che c’era, quei poveracci sono morti di freddo. Nel frattempo, però, nessuno dei miei si era preso la briga di avvisare i parenti di Alessandro, i quali erano tutti in chiesa ad aspettare… E che avevano anche iniziato a pensare me la fossi davvero data a gambe!
Quando arrivai finalmente in chiesa, con circa un’ora e più di ritardo, non c’era traccia né della figlia di Francesca (la mia damigella) né del fotografo. Dalla macchina mi sbracciavo, urlando a mia sorella di portarmi un telefono per provare a rintracciarli. Ancora ci ridono le mie amiche Silvia e Paola, dicono che sembravo un vigile urbano con quei guanti bianchi, gesticolando e urlando come una pazza dalla macchina cabrio!
Alla fine riuscii a rintracciare entrambi: mia nipote, Valentina, era in macchina con un’amica, la quale aveva sbagliato strada ed era in ritardo. Mentre il fotografo aveva tamponato a Porta Maggiore, e il tizio che aveva preso non lo lasciava andare via… gli urlava addosso e minacciava di picchiarlo!
Quando finalmente riuscii ad arrivare alla scalinata… mamma mia, mi sembrava di andare al patibolo. A mettere la ciliegina sulla torta fu il prete che mi fece pure una grande cazziata per il ritardo! Ed elogiava il pio Alessandro, il quale era andato spesso a pregare in chiesa, prima del matrimonio, perché ci fosse bel tempo quel giorno… e meno male! Con la coda dell’occhio vidi mia madre con una faccia spaventatissima. Le si leggeva in faccia quello che pensava: Mo questa gli risponde… Madonna mo questa si incazza pure con il prete!
.
Ma voi sapreste immaginare un matrimonio peggiore di questo? Fu un continuo tormento, una continua angoscia e non mi divertii neanche un po’. Però, quando tutto fu finito mi sentii meglio, partii per Dubai e realizzai di essermi lasciata alle spalle quell’incubo. Quasi pensai che fosse tutto causato dallo stress, ma appena tre mesi dopo, tornati dal secondo viaggio di nozze, decisi di mettere fine a quel matrimonio. Ma questa è un’altra storia.
Quel giorno vidi infrangersi il sogno di Alessandra bambina, che passava sotto l’hotel Excelsior e diceva, con gli occhi a cuoricino: «Ah! Io trascorrerò qui la mia prima notte di nozze!», immaginando il matrimonio perfetto. Allora ero così felice e ingenua, ancora non sapevo a cosa mi avrebbe portato quel sogno!
Cosa penserebbe quell’Alessandra se mi vedesse oggi, mentre affido a dei completi sconosciuti il compito di scegliermi un marito? Mia sorella Francesca al solo pensiero