Il tesoro di Maradona
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Info su questo ebook
Questo libro della collana "Fiume di denaro" racconta la carriera che ha portato Maradona a lasciarsi rapidamente alle spalle gli anni della povertà in Argentina ma anche il volto meno noto del campione del calcio mondiale. Il libro indaga sull'uomo d'affari che, con tutte le sue contraddizioni, dopo una vita di ingaggi e di sponsorizzazioni milionarie, ha finito per essere travolto dalla cascata di denaro che si è moltiplicato intorno alla sua figura. Fino alla lotta senza esclusione di colpi per la sua eredità che - a un anno dalla morte - vede contrapposti figli, amici ed ex amici del pibe de oro.
Il tesoro di Maradona non è solo ciò che l'ex campione del Napoli ha lasciato ai suoi figli ma è soprattutto un brand le cui potenzialità commerciali sono infinite.
La collana di libri "Fiume di denaro - I soldi che non lasciano né traccia né odore" è la naturale evoluzione del format multimediale (carta, video e web) nato nel 2017 da un'idea degli inviati Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi. Dal 2020 ha debuttato anche il podcast "Fiume di denaro" (in abbonamento sulla piattaforma Apple Podcasts Premium).
Ho fatto pagare così tanto in diritti d'autore che ho dovuto noleggiare
un camion per andare a prendere i soldi.
Jorge Fisbein
Agente di Maradona, con riferimento al contratto
che legava "el pibe de oro" all'azienda dolciaria argentina Bagley
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Anteprima del libro
Il tesoro di Maradona - Angelo Mincuzzi
Presentazione della Collana
Fiume di denaro – I soldi che non lasciano né traccia né odore
nasce come format multimediale del Sole 24 Ore nel 2017 da un’idea degli inviati Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi. Dal 2020, come naturale conseguenza, hanno debuttato anche i podcast di Fiume di denaro
, che oggi si possono ascoltare in abbonamento sulla piattaforma Apple Podcasts Premium.
Il format – unico nel panorama editoriale italiano – mette insieme le diverse esperienze professionali dei due inviati del Sole 24 Ore.
Molte le inchieste affrontate in questi anni e sviluppate con differenti linguaggi narrativi per poter esprimere tutte le potenzialità dell’inchiesta giornalistica e arrivare a un pubblico più ampio e con diverse sensibilità: sul giornale di carta, sul web, con video, podcast e adesso anche con questa collana di libri del Sole 24 Ore.
Tra i temi affrontati, il riciclaggio internazionale, l’evasione fiscale, il contrabbando di sigarette, i traffici di droga e quelli della criminalità organizzata, il dark web, il business illegale dell’oro e dei minerali preziosi e le inchieste su personaggi noti e meno noti.
L’obiettivo è di documentare i flussi di denaro leciti e illeciti che scorrono nell’economia e nella finanza globale. Attraverso questa chiave di lettura, Fiume di denaro
racconta i meccanismi meno evidenti della società e gli aspetti più nascosti di personaggi pubblici.
Prima di partire con un’inchiesta, i due autori si documentano a lungo sui temi che analizzeranno e si confrontano tra loro e con gli esperti su come affrontare ogni singola tappa del viaggio.
Identificano luoghi e persone che incontreranno, sempre pronti a essere stupiti da ciò che vedranno. Il pregiudizio, infatti, non è mai un buon viatico per un giornalista.
Armati di un semplice telefonino, un microfono e una telecamera nascosta, catturano con le immagini e con le voci gli aspetti più interessanti delle inchieste. Appuntano tutto ciò che viene detto dagli interlocutori che incontrano e al ritorno scaricano tutto su un tavolo. Come se fossero in una cucina rielaborano gli ingredienti mettendo ogni cosa al proprio posto.
Nascono così le inchieste multimediali di Fiume di denaro
: articoli, video, podcast e libri.
ONLINE
Inquadra il QR code de IL TESORO DI MARADONA
per ascoltarlo su Apple Podcast
«Ogni persona brilla di luce propria in mezzo a tutte le altre. Non esistono due fuochi uguali. Ci sono fuochi grandi e fuochi piccoli e fuochi di tutti i colori. C’è gente di fuoco sereno, che non si cura del vento, e gente di fuoco pazzo, che riempie l’aria di faville. Certi fuochi, fuochi sciocchi, non fanno lume né bruciano. Ma altri ardono la vita con tanta passione che non si può guardarli senza strizzare gli occhi, e chi si avvicina va in fiamme».
«Cada persona brilla con luz propia entre todas las demás. No hay dos fuegos iguales. Hay fuegos grandes y fuegos chicos, y fuegos de colores. Hay gente de fuego sereno que ni se entera del viento, y gente de fuego loco que llena el aire de chispas. Algunos fuegos, fuegos bobos, no alumbran ni queman; pero otros arden la vida con tantas ganas que no se pueden mirar sin parpadear, y quien se acerca, se enciende».
Edoardo Galeano
(scrittore uruguayano, citato il 17 settembre 2021
sul profilo social di Diego Armando Maradona)
Prefazione
La vita di Diego Armando Maradona, il dio argentino del calcio, è un’iperbole. Tutto in lui è esagerato. Per difetto o per eccesso. La nascita, il percorso di uomo e calciatore, le cadute, le risalite, la fine.
Di lui – nato poverissimo, diventato ricchissimo, uscito dalla vita in modo eccessivo – si raccontano e si continueranno a raccontare storie, aneddoti e leggende che lo hanno accompagnato dal primo giorno in cui l’Argentina ne ha scoperto il talento, fino all’ultimo giorno di vita, quando il mondo ha cominciato a conoscere le miserie di un patrimonio da ereditare, contrapposte alla nobile grandezza del calciatore che ha estasiato il mondo con Argentinos Juniors e Boca, prima di passare a Barcellona, Napoli e Siviglia, fare ritorno in Argentina al Newell’s Old Boys per poi chiudere con il Boca Juniors. Venti anni di calcio vissuti a mille, come a mille ha trascorso un’intera vita baciata dal genio e viziata dalla sregolatezza.
L’immortale pibe de oro – il ragazzo d’oro – ancor prima di morire è diventato mito. Di questo mito, che ha emozionato e continua ad emozionare non solo gli appassionati di calcio, questo libro della collana Fiume di denaro
racconta la vita che lo ha portato rapidamente a lasciarsi alle spalle – ma a non dimenticare mai – gli anni segnati dalla povertà in un barrio di Lanùs, alle porte di Buenos Aires, dove l’ospedale De Agudos Evita lo vide nascere il 30 ottobre 1960.
Il libro – che viene pubblicato ad un anno esatto dalla morte del genio del calcio – seguirà la sua vita ripercorrendone le tappe, quelle esaltanti e quelle dolorose, che ne hanno segnato la carriera da calciatore, allenatore, uomo-immagine e uomo d’affari. Un ricchissimo businessman che avrebbe voluto lasciare al mondo un’eredità diversa da quella sulla quale figli legittimi e presunti si stanno lanciando, spesso solo nella speranza di avere la propria, ricca fetta.
Capitolo 1
El pibe de oro figlio povero del barrio
La voce gracchia e rimbomba. A malapena si sente pronunciare il nome di Maradona ma il finale è limpido, con quel goooool
gridato all’infinito come solo i telecronisti sudamericani sanno fare. Grazie alla tv, con quella rete – datata 19 febbraio 1980 – Diego Armando si fece conoscere al mondo con la maglia dell’Argentinos Juniors, i bichos colorados, gli insetti rossi come la maglia che indossano.
Chiudete gli occhi e provate a immaginare l’azione. Diego resiste a un tackle in scivolata, per poi dare vita ad un’irresistibile ed elegante serpentina in cui salta gli avversari come birilli, fino a superare il portiere, arrivare con la palla in porta ed esultare.
È solo un’amichevole contro i colombiani del Deportivo Pereira e lui non è ancora el pibe de oro ma solo el pelusa, un capellone di 19 anni. Farà tre gol ma sarà quella rete che incanterà il mondo e che lui ricorda come la più bella mai segnata nella sua lunga carriera. «Dite che il gol più bello che ho segnato è quello contro l’Inghilterra ai Mondiali del 1986?», disse nel corso di un’intervista al quotidiano argentino El Clarín, per poi aggiungere: «No. Il più bello l’ho segnato nel 1980. Peccato che nessuno l’abbia filmato».
Neppure Maradona poteva immaginare che – come si scoprì più tardi – un anonimo utente aveva messo in Rete il video con il capolavoro di Diego. Per la cronaca, l’amichevole terminò 4 a 4 e Maradona mise a segno una tripletta.
Quel goooool
gridato al cielo dal cronista, proprio come le braccia protese di Maradona dopo la marcatura, sarà ripetuto tantissime altre volte. Non solo in Argentina ma in tutti i campi da gioco che questo immenso campione ha calcato in giro per il mondo.
Prima di quell’urlo e di quella giocata memorabile, el pelusa in patria aveva già mangiato tanta polvere sui campi da gioco e aveva già conosciuto i riflettori dei media. Troppo grande il suo talento, per passare inosservato. Lui era già una stella nel firmamento del calcio sudamericano.
Le cipolle
dell’Argentinos
La sua storia d’amore con il football comincia con le cebollitas, le cipolle
, vale a dire la squadra giovanile dell’Argentinos Juniors, club della capitale fondato nel 1904 e chiamato in origine I martiri di Chicago
, in omaggio agli otto anarchici imprigionati e impiccati in seguito alla rivolta di piazza Haymarket a Chicago, il 1° maggio 1886.
Un’altra piazza, questa volta di Buenos Aires, Plaza de Mayo, dall’aprile 1977 – proprio nel mese e nell’anno in cui Maradona firmerà il primo contratto da professionista – diventerà il luogo dal quale le madri dei desaparecidos, uomini e donne uccisi o fatti sparire dalla dittatura argentina tra il 1976 e il 1983, si riuniranno ogni giovedì che Dio manda in terra per commemorare i figli scomparsi. Ma questa è un’altra storia, che incrocerà più volte – come leggeremo – quella di Maradona.
Le cebollitas dell’Argentinos Juniors – che accolgono Dieguito quando non ha ancora compiuto 11 anni – sono un tornado in campo. Dal 1970 al 1973 furono una squadra praticamente imbattibile e segnarono un record: 136 partite consecutive senza perdere. Ironia della sorte, la prima sconfitta rimase nella storia. Dopo un 2 a 2 ai tempi regolamentari contro Santiago del Estero, il match del Torneo Evita andò ai rigori. Los cebollitas persero 3 a 1 e il giocatore più bravo della squadra sbagliò un rigore prima di scoppiare in lacrime. César, il figlio dell’allenatore del Santiago del Estero, Elías Ganem, lo consolò: «No llorés, hermano, que vos vas a ser el mejor jugador del mundo». «Non piangere fratello, diventerai il migliore giocatore del mondo». Quel ragazzo di 13 anni era proprio Diego Armando Maradona ed è lui stesso a raccontarlo nel libro Yo soy el Diego de la gente.
E pensare che il mondo avrebbe potuto non conoscere mai l’estro del campione argentino. Goyo Carrizo, amico di Diego, lo invitò a provare le squadre giovanili dell’Argentinos Juniors. Il padre accettò e accompagnò el pelusa al provino ma la pioggia battente rese impraticabili i campi da calcio del club. Francisco Gregorio Cornejo, responsabile della categoria giovanile, portò tutti in un parco lì vicino a giocare e a stento, nel vederlo all’opera, credette che Diego non aveva neppure 11 anni. A quel tempo, i club non potevano ufficialmente far firmare contratti a giocatori di età inferiore ai 14 anni. Maradona divenne così famoso che a volte – riporta il sito argentino elcincocero.com – l’allenatore Cornejo lo registrava con il cognome Montanya in modo che gli avversari non sapessero che era disponibile. Da quel momento Cornejo divenne un secondo padre per Maradona, pagandogli i biglietti per l’autobus, cibo e scarpe da calcio.
I giovani dell’Argentinos Juniors erano una ricchezza anche fuori dal rettangolo di gioco. Non a caso la società viene soprannominata la culla delle stelle
per aver scoperto giocatori come Borghi, Riquelme, Redondo, Sorín e Cambiasso. Al tempo lo sapeva bene anche il presidente del club Prospero Consoli, l’argentino di origine italiana che aveva fatto fortuna con una agenzia di pompe funebri.
Il calore italiano era nel destino di Maradona. Lanus, dove è nato, ha sangue tricolore
al punto da essere gemellata con Amendolara, in provincia di Cosenza, una cittadina che ha conosciuto un’emigrazione di massa dalla fine dell’Ottocento. Da 25 anni a Lanus la comunità amendolarese – che ha due associazioni, Circulo de Amendolara
e Amendolara del Oeste
con pagine Facebook che contano gruppi di oltre 2.300 persone – festeggia il patrono San Vincenzo Ferreri con una messa a Plaza Amendolara e la processione con la statua del Santo. Un’emozione che annulla 12mila chilometri di distanza.
Lanus non potrà mai dimenticare il suo cittadino più illustre. Il 30 novembre 2020 il Comune ha avviato in 10 punti la raccolta di chiavi in disuso, che rappresenteranno la materia prima per il monumento dedicato alla stella del calcio. Il 6 gennaio 2021 la giunta municipale guidata da Néstor Osvaldo Grindetti ha promulgato l’ordinanza con la quale è stato dato il nome di Diego Armando Maradona al tratto di via Río de Janeiro, dal viale Viamonte al viale Remedios de Escalada a San Martín.
El Clarín, quotidiano tra i più popolari in Argentina, si accorge di quel fenomeno basso e riccioluto che scarta tutti e palleggia senza far toccare mai il pallone a terra e perfino una