Il mestiere della scuola. Memoria
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È un mestiere audace la cui fatica è nella ricerca costante di una comunicazione vera con tutti questi ragazzi, e ragazze, che vorremmo educare ad essere gente seria, preparata, e coraggiosa nel misurarsi con i conflitti che ogni generazione eredita e crea.È un mestiere che nei diversi ruoli richiede di possedere molte abilità: sicura conoscenza di ciò che si insegna, forte consapevolezza dei meccanismi burocratici e responsabile coraggio nel far loro ritrovare un senso, spiccata attitudine al dialogo con tutti, con gli alunni e le loro famiglie, e tra colleghi che svolgono ruoli diversi: chi insegna, chi dirige, chi gestisce i servizi amministrativi e tecnici, chi mantiene la pulizia e il decoro.
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Anteprima del libro
Il mestiere della scuola. Memoria - Ferdinanda Cremascoli
Copyright
© Ferdinanda Cremascoli 2019 Tutti i diritti riservati
www.nelmezzodelcammin.it
ferdinandacremascoli@gmail.com
Alcune immagini del testo sono pubblicamente disponibili su pixabay.com/it/.
L’ immagine di copertina è di © Larisa Koshkina, Russia.
Le altre immagini sono:
Cap. 1- Calendario. ©Johnny Linder
Cap. 2- Coaching. Cap. 3- Coaching. Cap. 5-Gruppo © Gerd Altman
Cap. 4- Risorse economiche ©Ferdinanda Cremascoli
Grazie
Ho incontrato tante persone nel mio lungo percorso a scuola. Ho imparato da tutti. Ho imparato in positivo da quelli che mi hanno insegnato cosa essere e cosa fare, ma ho imparato anche da quelli che mi hanno insegnato cosa non essere e cosa non fare. Ho vissuto con loro momenti di tutti i tipi: momenti di distesa collaborazione, momenti di torva arrabbiatura, momenti di cauta speranza, momenti di accorata delusione, momenti di furiosa permalosità ...
A tutti loro, le mie alunne e miei alunni, le mie colleghe e miei colleghi, i e le presidi con cui ho lavorato, i miei collaboratori da dirigente (tra loro la mai dimenticata Cristina Capri), a tutti loro dico grazie per il tempo e la pazienza che mi hanno dedicato.
A chi oggi lavora nella scuola lascio questa memoria, ora che il lunghissimo capitolo del mio impegno lavorativo si è chiuso e, fatte le valige, sono partita per un’altra vita.
Vorrei dire qui infine che il mio mondo è quel paese del sole, quel paese dove le parole, dolci o amare, son sempre parole d’amore.
Eindhoven, aprile-maggio 2019
Uno sguardo dall’alto
Studiare è uno sport
Studiare è un’attività sportiva. Insegnare è allenare gli alunni all’attività sportiva. Dirigere la scuola è garantire che lo spazio fisico e mentale della scuola sia palestra di apprendimento e dunque che gli insegnanti siano bravi e che l’ambiente sia funzionale allo scopo.
Lo studio è sport perché è un’attività che si pratica per il piacere di praticarla, perché è bello conoscere, è bello sapere. In età infantile e in alcuni casi anche durante l’adolescenza studiare non è legato ad una finalità pratica, che diventa centrale solo in un secondo tempo. Lo studio sportivo è tipico della scuola di base (elementare e media inferiore, nel nostro Paese) e nella scuola media superiore che non abbia carattere professionale. I contenuti professionali di una scuola sono naturalmente importanti, ma possono essere coltivati con successo solo se gli alunni hanno appreso ad imparare, perché imparare è un piacere, imparare è bello.
Studiare è uno sport, esige quindi impegno e disciplina. Ma essendo uno sport, si può praticare a vari livelli. Si può andare in bicicletta senza essere Coppi o Bartali, ma sapendo stare in strada senza essere pericolosi per sé o per gli altri. Impegno e disciplina sono comunque richiesti, diversamente non ci saranno risultati. I buoni insegnanti dunque educano anche il comportamento degli alunni. Il piacere di imparare non è privo di difficoltà. Come in ogni sport, occorre affrontare la fatica e l’insuccesso: gli insegnanti educano a concentrarsi, a non scoraggiarsi, ad impegnarsi seriamente, ad acquisire un passo costante.
Questo dell’educazione del comportamento, impegnato e duraturo nel tempo, è il cuore della finalità della scuola assieme all’attenzione che insegnanti e dirigente prestano affinché la scuola sia un’autentica scuola democratica, capace cioè di annullare, o più realisticamente di attenuare le differenze di condizione culturale degli alunni. La scuola è l’istituzione preposta a correggere gli effetti della disuguaglianza sociale. Imparare davvero ad impadronirsi della propria lingua e delle altre si può; acquisire gli strumenti mentali del ragionamento e del calcolo si può: insegnanti e dirigente e personale tutto sono impegnati a dare una vera formazione agli alunni più grezzi culturalmente, affinché la loro condizione sociale di partenza non sia condannata a rimanere tale.
Il mestiere di dirigere
Il mio viaggio nella scuola italiana è stato lungo, da dirigente e da insegnante, e da alunna. Questa mia memoria ricostruisce il cammino percorso e raccoglie le mie esperienze. Non ha l’ambizione di dire cosa si dovrebbe fare, non è un manifesto per una qualche riforma scolastica. Tuttavia non è nemmeno un album di ricordi. È piuttosto una ricognizione dei problemi che ho incontrato, è una riflessione su come li ho affrontati e come li ho risolti o non sono stata capace di risolverli. È memoria
, cioè un memorandum, un appunto, una nota scritta per chi vive oggi l’esperienza del mestiere della scuola, nel caso gli possa essere d’aiuto nella comprensione di ciò che sta vivendo.
Come tutti i mestieri, in certi momenti positivi il mestiere della scuola può regalare la pienezza, un’intima soddisfazione per aver svolto un compito molto difficile.
È un mestiere audace la cui fatica è nella ricerca costante di una comunicazione vera con tutti questi ragazzi, e ragazze, che vorremmo educare ad essere gente seria, preparata, e coraggiosa nel misurarsi con i conflitti che ogni generazione eredita e crea. È un mestiere che nei diversi ruoli richiede di possedere molte abilità: sicura conoscenza di ciò che si insegna, forte consapevolezza dei meccanismi burocratici e responsabile coraggio nel far loro ritrovare un senso, spiccata attitudine al dialogo con tutti, con gli alunni e le loro famiglie, e tra colleghi che svolgono ruoli diversi: chi insegna, chi dirige, chi gestisce i servizi amministrativi e tecnici, chi mantiene la pulizia e il decoro. È un mestiere che negli ultimi decenni è umiliato nel nostro Paese da una politica, che utilizza la scuola come strumento di creazione