Unicamente Jenny
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Info su questo ebook
Martina Makheal ha diciannove anni e studia Sociologia. Scrivere è sempre stata una sua grandissima passione, è cresciuta divorando centinaia di racconti che le hanno permesso di osservare con curiosità e passione le mille realtà che si sfiorano a vicenda.
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Anteprima del libro
Unicamente Jenny - Martina Makheal
Martina Makheal
Unicamente Jenny
© 2021 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-4112-9
I edizione agosto 2021
Finito di stampare nel mese di agosto 2021
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Unicamente Jenny
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Una festa di compleanno sotto la neve
È il ventisei dicembre. Domani è il mio compleanno, ma non so se lo festeggeremo fuori casa come al solito, perché sta nevicando tantissimo. Le strade sono letteralmente sepolte dalla neve, ce n’è talmente tanta che quasi quasi sembra una distesa di appetitoso zucchero filato.
Mi presento: mi chiamo Jenny, sto per compiere dieci anni, e i miei genitori mi trattano come una principessa; non sono viziata, però, non fatevi strane idee sul mio conto. Ho un fratellino di nome Danny, ha sei anni e mezzo ed è molto affettuoso. Abbiamo un ottimo rapporto: a volte è un po’ insistente e appiccicoso, ma gli voglio un gran bene.
Sono le otto di sera, e la mamma mi ha chiesto di apparecchiare la tavola. La cena è senza dubbio il pasto giornaliero che preferisco: è l’unico momento in cui tutta la famiglia si riunisce, perché per via del lavoro e della scuola facciamo colazione sempre in gran fretta, mentre a pranzo non siamo nemmeno a casa.
A fine cena ho aiutato papà con i piatti. Durante la settimana li lava quasi sempre lui, visto che i turni di lavoro della mamma sono davvero snervanti. Fa l’avvocatessa, e il più delle volte, dopo aver sparecchiato, si chiude per ore nel suo piccolo studio ad esaminare cartelle e fascicoli, a scribacchiare di qua e di là, a firmare documenti… Insomma, ha sempre un gran bel daffare, e spesso la notte non si addormenta prima di aver preso un’aspirina per il mal di testa. Il suo è sicuramente un lavoro tutt’altro che noioso, ma non la invidio per nulla!
Papà invece fa il contabile, ed è un mago con i numeri e i calcoli. Di solito, quando ho bisogno di una mano con i compiti, soprattutto in matematica – che, lo ammetto, è una materia davvero indecifrabile per me –, corro subito da lui che, se non è troppo impegnato, mi aiuta volentieri.
Lavati i piatti, ho dato la buonanotte a tutti e sono andata a stendermi sul letto, assorta nei miei pensieri: come sarà la mia festa domani? Chissà se mi divertirò lo stesso, anche se non staremo fuori… Fra un pensiero e l’altro mi sono pian piano lasciata sopraffare dalla stanchezza, scivolando nel mondo dei sogni.
Una mano mi ha carezzato dolcemente i capelli. Ho aperto gli occhi a rilento e ho trovato la mamma ai piedi del letto, con un gran sorriso in volto e un pasticcino con una candela sopra tra le mani.
«Buon compleanno, Jenny!»
Raggiante, le ho sfilato di mano il dolcetto con un gesto rapido e ho soffiato sulla candelina. È una tradizione che io e lei abbiamo da qualche anno, e mi piace moltissimo.
«Panna, che bontà!» ho biascicato con la bocca piena e tutta impiastricciata.
«Coraggio, lavati la faccia e vestiti, golosona! Papà e Danny ti aspettano fuori.»
Dieci minuti dopo mi sono affacciata in salotto e mi è balzata immediatamente all’occhio la nuova marea di regali sotto l’albero di Natale ancora intatto, che rimpiazzava quelli che avevamo già scartato due giorni prima. Ho subito sospettato che non fossero tutti da parte della mia famiglia.
«Caspita, ma quanti pacchetti!» ho esclamato, guardando mamma e poi papà. «Da parte di chi sono?»
Danny sembrava una molla pronta a scattare, non stava più nella pelle. Mi ha presa per un braccio e mi ha trascinata precipitosamente oltre l’ingresso, e giù per le scale; prima ancora che potessi replicare, mi sono ritrovata sul pianerottolo del palazzo con solo un pigiama di cotone addosso, due gradi e un vento gelido pronto ad arruffarmi i capelli e a farmi rabbrividire.
Ho sentito delle voci familiari urlare nella neve: «Tanti auguri, Jenny!»
Ho alzato gli occhi e ho scorto con grande gioia i miei due migliori amici, Gabriele e Sofia; i miei nonni Elisa e Marco; i miei zii Luigi e Francesca e i cuginetti Andrea, Mattia e Mia.
Ero pronta a fiondarmi sulla neve per raggiungerli, quando ho avvertito dietro di me i passi rapidi di mia madre.
«I giacconi, bambini! Vi prenderete una bronchite!»
Lei e papà ci hanno subito porto un maglione ciascuno, oltre a guanti, cappelli, sciarpe e chi più ne ha più ne metta. A volte non riesco proprio a capacitarmi della prontezza e velocità con cui si muovono i miei genitori, soprattutto la mamma.
Dopo esserci imbacuccati per bene, io e il mio fratellino abbiamo salutato amici e parenti, che nel frattempo si erano avvicinati.
«Che bella sorpresa, sono felice che siate riusciti a venire nonostante la neve!» ho esclamato con un sorriso, soffermando involontariamente lo sguardo su Gabriele.
Ho una cotta per lui dai tempi dell’asilo, ma lo sa solo Sofia. Secondo lei la cosa è reciproca; vorrei tanto che fosse così, ma di sicuro non ho il coraggio di chiederlo a Gabriele, quindi spero che prima o poi si faccia avanti di sua iniziativa.
Con mio fratello, i nostri cuginetti e i miei amici siamo rimasti un po’ in cortile a costruire pupazzi e angeli di neve deformi, mentre gli adulti si sono rintanati in casa al calduccio.
Al momento di spegnere le candeline eravamo tutti riuniti intorno al tavolo in cucina; aspettavo