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Fossils: Viagra, Tabacco Da Fiuto E Rock 'N' Roll
Fossils: Viagra, Tabacco Da Fiuto E Rock 'N' Roll
Fossils: Viagra, Tabacco Da Fiuto E Rock 'N' Roll
E-book575 pagine5 ore

Fossils: Viagra, Tabacco Da Fiuto E Rock 'N' Roll

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Info su questo ebook

L'età è solo un numero. Invecchiare non significa che non ci si può più divertire, vuol dire che si sa come farla franca...Viagra, tabacco e Rock ‘n’ Roll.

La casa di riposo Fossdyke ha ospitato diversi personaggi eccentrici, ma mai come questi quattro anziani musicisti che compongono la band chiamata Fossils.
Scoppia il caos quando il gruppo vince una competizione nazionale a cui sono stati iscritti da un DJ locale, il quale ha descritto i Fossils come una giovane rock band spumeggiante.
I Fossils fuggono dall'Inghilterra, con l'intenzione di restare nascosti fino a quando non avranno trovato una soluzione; temono infatti che la stampa perseguiti loro e le rispettive famiglia nel caso in cui la verità venisse a galla.
Gli anziani rocker britannici più irriverenti e adorabili di sempre si avventurano attraverso il Sud-Est asiatico per scappare dei fan adoranti, dai giornalisti e da un produttore discografico senza pietà.
Viagra, tabacco e Rock ‘n’ Roll.
LinguaItaliano
EditoreTektime
Data di uscita18 gen 2022
ISBN9788835434313
Autore

Robert A Webster

Robert A. Webster is a multi-genre author based in Sihanoukville, Cambodia. Originally from Cleethorpes, UK, he embodies both hearty wit and adventurous vigor, making his prose insanely memorable and incessantly enjoyable. His unique brand of snarky humour and imaginative storytelling breathe vivid life into his work, which combines comical British characters with exotic Southeast Asian settings. The result is "brilliant" and "unpredictable," as Dinorah Blackman of Readers' Favorite says. His first novel Siam Storm received rave reviews in the expat community in southeast Asia. Its sequels, Chalice and Bimat, were similarly acclaimed. Protector, the fourth book of the Siam Storm series, continues the journey of the lovable scallywags who have a penchant for mischief. The books document high-octane escapades and colourful, fantastical narratives that don't stop. His other hilarious novels include Fossils and Spice, and his journey into the Paranormal genre with PATH and Next makes him an adaptable imaginative writer. When he's not crafting unforgettable stories, he enjoys snorkelling, self-deprecating humour, and the warm climate of Cambodia.

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    Anteprima del libro

    Fossils - Robert A Webster

    -Traccia Uno-

    Gli era caduto il mondo addosso. Charles voleva solamente abbracciare sua moglie e dirle che l’amava, sentire ancora il suo profumo e la sua voce che gli dava tanto conforto; voleva solo sentirsi dire che sarebbe andato tutto bene. Era in piedi con le mani giunte davanti alla bara lucida di legno. Nella cappella echeggiava il ronzio del nastro trasportatore che spingeva lentamente il feretro verso il forno crematorio dietro la tenda tirata.

    John e Peter, i figli di Charles, avevano portato la bara e si erano accomodati sulla panca accanto a lui. John aveva dato una pacca sul braccio al padre, il quale però si era limitato a guardare dritto avanti a sé.

    Lorraine, sua figlia, gli aveva stretto la mano; piangeva silenziosamente mentre il parroco pregava per l’anima di Mary. Charles non stava però ascoltando e non aveva nemmeno mostrato emozione alcuna. Nulla aveva importanza quanto la sua cara Mary.

    Si udirono dei singhiozzi nella cappella della periferia di Cleethorpes, e una volta terminata la preghiera il parroco chiese di riflettere sulla vita di Mary.

    Charles alzò lo sguardo quando notò un raggio di sole filtrare dal lucernario. Sorrise quando trasalì. Mary sussurrò nel momento in cui vide il volto di Mary da giovane apparire nella luce solare.

    Ciao, amore mio disse la voce di Mary nella mente dell’uomo.

    Charles si ritrovò a tremare e pensò ‘Oh Mary, sono così triste e solo. Voglio farla finita per poter stare con te’.

    Mary sorrise, ricordando a Charles il sorriso che lo aveva fatto innamorare tutti quegli anni prima. Mary disse poi Presto saremo insieme, ma non è ancora giunta la tua ora. Hai ancora molto tempo da vivere...ricordati di quello che ti ho sempre detto: la vita è troppo breve per essere tristi.

    Siediti, papà sussurrò Lorraine quando il parroco invitò i presenti ad accomodarsi.

    Charles si sedette sulla panca, distratto dai propri pensieri. Il vicario iniziò il sermone una volta raggiunto il pulpito; parlò della vita di Mary, una donna che conosceva a malapena.

    Tutto bene, papà? Sussurrò Lorraine quando si accorse che Charles stava sorridendo al lucernario.

    Charles la ignorò. Dove sei, amore mio? Pensò l’uomo guardando i raggi solari che filtravano nella cappella.

    Papà, cos’hai? Ripeté Lorraine strizzandogli appena la mano.

    John si rese conto della preoccupazione di Lorraine, quindi cercò di attirare l’attenzione del padre dandogli una leggera gomitata. Papà!

    Charles sussultò e sorrise a John e Peter, poi annuì a Lorraine con le lacrime agli occhi e un’espressione stranita.

    Lorraine trovò sollievo nel vedere piangere il padre, quindi gli asciugò le lacrime con il fazzoletto che aveva in mano. Gli diede poi un bacio sulla guancia prima di riportare lo sguardo davanti a sé nell’ascoltare il sermone. Da quel momento Charles si sentì al sicuro e non si sentì più solo. L’uomo non prestò più attenzione alle parole del parroco e riportò l’attenzione sul lucernario, trasportato da ricordi felici.

    L’agenzia di traslochi era arrivata un caldo pomeriggio d’estate, quando aveva scaricato il Grande Piano  Steinway Parlour nella sala ricreativa, dove durante il giorno gli ospiti avevano fatto a turno per guardare lo strumento maestoso. Si chiedevano chi si fosse trasferito nella vecchia stanza di Albert. Tre residenti erano però particolarmente entusiasti circa l’arrivo del piano e non vedevano l’ora di conoscere il musicista.

    Il giorno successivo una BMW aveva svoltato nel vialetto e dal veicolo erano scese due persone di mezz’età che avevano aiutato un uomo emaciato ma bene tenuto a scendere dal sedile posteriore. Avevano poi scaricato le sue valigie dal baule ed erano entrati nel residence, diretti all’ufficio della direttrice. Si vedevano i residenti spostare le tende nel tentativo di squadrare il nuovo vicino.

    John, Lorraine e Charles sedevano nell’ufficio della Signora Chew, la quale stava illustrando le regole della struttura che Charles avrebbe dovuto rispettare durante il soggiorno.

    L’ufficio odorava di tabacco. Hilda Chew era una donna sparuta di sessant’anni e dai tratti rigidi e il volto rugoso che la faceva sembrare un segugio costipato. Era la direttrice del Fossdyke da quando era stato inaugurato, ovvero otto anni prima. Charles prestava a malapena attenzione a ciò che la direttrice stava illustrando, dato che la sua mente era altrove.

    La Signora Chew li condusse poi lungo un corridoio e si fermarono quando raggiunsero una stanza al quarto piano. Signor Clark , ecco la tua stanza disse entrando. Posso chiamarti Charles?

    Charles si limitò a dare un’alzata di spalle, quindi la Signora Chew gli disse Da adesso in poi queste è casa tua, Charles. Abbiamo sistemato la poltrona davanti alla vetrata, la natura è bellissima in questo periodo dell’anno.

    John sistemò la valigia di Charles sul letto. È una bella stanza papà, ed è spaziosa commentò il figlio aprendo la valigia e sistemando i vestiti del padre nel guardaroba.

    C’è una televisione, ma la maggior parte degli ospiti guarda quella grande nella sala ricreativa aggiunse la Signora Chew indicando un televisore portatile, poi gli disse È dove abbiamo sistemato il tuo piano.

    Ti metto le calze e l’intimo in questo cassetto disse John, consapevole che il padre non stava prestando attenzione.

    Non è bella, papà? E guarda, puoi fare parecchie cose disse Lorraine agitando il volantino del Fossdyke. Non è lontano dalla spiaggia e tu adori il mare.

    E poi avrai molta compagnia disse John ridacchiando. Hai visto come guardavano tutti i tuoi vicini?

    Charles sospirò, quindi si diresse verso la poltrona dove si accomodò.

    Non preoccupatevi disse la Signora Chew ai figli. Ci vuole tempo affinché si adatti, ma se la caverà. Forse è meglio se ve ne andate in modo da dargli tempo di famigliarizzare con la stanza. Sono sicura che riceverà molte visite appena sarà da solo sorrise.

    Lorraine annuì e disse Okay papà, noi andiamo. Ti lasciamo ambientare nella tua nuova casa.

    Torno presto con Emma e i bambini disse John.

    Peter ha detto che verrà non appena non sarà molto impegnato. Torno a trovarti con George e i bambini appena ti sarai sistemato disse Lorraine nel raggiungere il padre e dandogli un bacio sulla guancia. Le vennero le lacrime agli occhi quando vide l’espressione vuota e persa sul volto smunto del padre che guardava fuori dalla finestra. Gli accarezzò i capelli grigi nell’immaginarsi l’uomo pieno di vita e amorevole che si ricordava dalla propria infanzia. Era lo stesso uomo che l’aveva consolata dopo ogni caduta e che le aveva insegnato a suonare il piano e apprezzare la bellezza della musica. Lo stesso uomo su cui avrebbe sempre potuto fare affidamento e che non si sarebbe mai immaginata potesse diventare il fantasma di sé stesso.

    Ciao papà gracchiò Lorraine, quindi tornò da John con il volto rigato dalla lacrime.

    Ciao papà, ci vediamo presto disse John portando un braccio attorno alle spalle della sorella e uscendo dalla stanza insieme alla Signora Chew.

    Charles aveva lo sguardo fisso sul prato ben tenuto. Nella sua stanza aleggiava il medesimo odore che si captava nel resto della struttura: muschio e uovo, tipico delle case di riposo. Charles non vedeva quel luogo come la propria casa e non l’avrebbe mai fatto; sperava che il proprio soggiorno sarebbe stato breve. Si guardò poi attorno e notò che fuori dalla finestra un calabrone era sparito in un cespuglio di rose solo per riaffiorare qualche istante più tardi e volare oltre dove si libravano le farfalle, scompigliando loro le bellissime ali. I passeri si rincorrevano volando basso, e mentre la natura proseguiva con il suo ritmo, all’uomo venne in mente il proprio passato nel business dell’intrattenimento.

    Sua madre era una cantante lirica, quindi apprese sin da piccolo l’amore per la musica. Suo padre era però deluso dall’interesse del figlio, dato che si aspettava che Charles seguisse le proprie orme nell’esercito. Charles aveva dodici anni quando suo padre venne ucciso in Irlanda. La madre incoraggiò il suo interesse per la musica e gli insegnò come diventare un cantante, ma Charles aveva le corde vocali deformate e risultava stonato e inadatto per la il canto classico. Si orientò quindi verso il piano, comprandogli uno Steinway. A Charles si aprì un mondo. Fece pratica senza sosta per diventare un ottimo pianista e venne assunto dall’Orchestra Filarmonica di Liverpool appena dopo aver finito l’università di Surrey.

    Aveva ventidue anni quando incontrò Mary. La ragazza fece un provino per un ruolo all’orchestra e Charles notò la bella bionda che eseguì la ventiquattresima dei Capricci del Paganini in la minore. Joseph Fletcher, il leader dell’orchestra, rimase stupito dalla sua performance e la assunse anche su suggerimento di Charles. I due si fecero sempre più intimi e si sposarono dopo un breve periodo di corteggiamento.

    Mary era originaria di Cleethorpes, sulla costa inglese del Lincolnshire. Acquistarono una casa con cinque camere da letto in periferia quando i prezzi delle proprietà marittime diminuirono vertiginosamente. I due si esibirono con la Filarmonica di Liverpool per quattro anni, poi Charles accettò l’impiego alla prestigiosa Orchestra Filarmonica di Londra. La coppia si rese però conto che l’uomo avrebbe trascorso molto tempo in tour, quindi Mary si licenziò dalla Filarmonica di Liverpool per seguirlo. Restò incinta di John, il loro primogenito,durante il secondo tour.

    Charles trascorse gli anni seguenti in tour nel Regno Unito e all’estero, mentre Mary restò a casa a Cleethorpes a crescere John. La coppia ebbe altri due figli, prima Lorraine e poi Peter un anno dopo.

    Gli anni passarono e Charles trascorreva più tempo in tour che a casa, quindi decisero che avrebbe trovato un impiego nei pressi di Cleethorpes. Divenne infatti un insegnate di musica a un College locale, dove praticò fino alla pensione. I figli di Charles e Mary erano ormai cresciuti e avevano delle famiglie proprie, quindi i coniugi trascorrevano i loro giorni in compagnia reciproca o invitavano dei membri della famiglia a casa. Le loro sere erano fatte di musica: Charles suonava il piano e Mary il violino. La coppia visse una vita serena fino a quando la leucemia portò via Mary dal marito, a cui cadde il mondo addosso.

    Qualcuno bussò alla porta, distraendo Charles dai propri pensieri.

    Salve Charles, la cena viene servita alla sei, quindi dovresti andare in mensa esclamò la Signora Chew da fuori dalla porta.

    Non ho fame rispose Charles.

    Peccato borbottò la Signora Chew prima di allontanarsi.

    Charles si rilassò nuovamente sulla sedia e gli tornarono alla mente gli eventi che avevano portato al proprio arrivo alla casa di riposo. Era colpa dei suoi figli, ingrati e disinteressati.

    Durante la veglia di Mary, John aveva portato un braccio attorno alle spalle del padre e gli aveva detto Papà, ricordati che cosa ti ha detto mamma per quando sarebbe arrivato questo giorno.

    Charles aveva rivolto un’occhiata al figlio ma non aveva detto niente, quindi John aveva sospirato prima di raggiungere il fratello e la sorella.

    Appena Mary aveva ricevuto la diagnosi aveva organizzato insieme ai figli lo spostamento di Charles alla Fossdyke a partire dal momento in cui la donna sarebbe passata a miglior vita, e avevano pensato a tutto senza includere l’interessato. L’uomo si era arrabbiato quando l’aveva scoperto, ma non aveva detto niente in quanto non desiderava accettare l’inevitabile.

    Una volta terminata la veglia, Charles si era ritrovato a casa da solo. Aveva suonato il piano e si era ubriacato ripensando alla vita e al vuoto che aveva lasciato Mary, la sua roccia.

    John lo era andato a trovare a metà mattina del giorno dopo, quando aveva notato la bottiglia vuota di whisky e il padre accasciato sul piano. L’aveva svegliato e gli aveva detto Papà, ti faccio una tazza di tè. Che dici di andare a letto? Te lo porto su.

    Charles si era alzato in piedi su gambe tremanti, era salito al piano superiore e si era messo a letto. I membri della famiglia si erano alternati durante il giorno per aiutare con il trasloco. Era concesso portare solamente pochi effetti personali alla casa di riposo, quindi la famiglia aveva venduto il resto delle cose di Charles e Mary e si erano spartiti gli introiti.

    Una ditta di traslochi aveva poi caricato su un rimorchio il piano insieme agli altri mobili, lasciando solamente la camera da letto intatta.

    Qualche ora più tardi la casa era vuota. Lorraine gli aveva portato del cibo durante il giorno, ma  l’uomo non l’aveva toccato.

    Quella sera Charles si era aggirato per la casa fantasma, volendo disperatamente raggiungere Mary.

    John e Lorraine erano arrivati il giorno dopo per portarlo via. Lo avevano accompagnato in macchina al Fossdyke, a quaranta minuti di distanza.

    Qualcun altro bussò alla porta, distraendo nuovamente Charles.

    Non ho fame! Esclamò Charles nel modo più educato possibile, dando per scontato che si trattasse della Signora Chew.

    Si aprì la porta da cui entrò un uomo basso, paffuto e pelato.

    Charlie boy esordì una voce gioviale e segnata dal tempo.

    Lo sconosciuto si diresse verso Charles con un sorriso in volto. Mi chiamo Steve, ma mi chiamano Strat. Chewy ci ha detto che non saresti venuto a mangiare, quindi ho pensato di farti cambiare idea.

    Charles era scioccato, quindi si limitò a fingere un sorriso e ripetere No, non ho fame.

    Dai, almeno provaci. Il cibo non è poi così male, e stasera ci sono le costolette di maiale, una vera bontà insistette Steve, portandogli un braccio attorno alle spalle per cercare di farlo alzare dalla poltrona. Ti presento gli altri disse Steve ridacchiando. Così ti faccio conoscere la band.

    L’affermazione colse Charles di sorpresa, infatti gli chiese Oh, c’è una band? Non lo sapevo. Che genere di musica suonano?

    Steve gli rivolse un ghigno e disse È una storia lunga, te la racconto a cena. Vieni, prima che le costolette si freddino o gli altri vecchiacci le spazzolino via.

    Charles guardò il personaggio comico che ricordava una pera su due bastoncini; si rese conto che non avrebbe smesso di insistere, quindi si alzò in piedi.

    Non preoccuparti Charlie, questo posto non è male. Sono qui da anni e conosco la maggior parte dei pub della zona. Farai una strage di cuori con quell’accento sofisticato.

    Steve ridacchiò e i due si diressero verso la mensa.

    Tutti i presenti smisero di chiacchierare tra loro e portarono l’attenzione sui due, particolarmente sul nuovo arrivato, il quale era visibilmente a disagio.

    Spero che voi vecchiacci ci abbiate lasciato un po’ di costolette li minacciò Steve nel guidare Charles verso due posti vuoti tra due signori.

    -Traccia Due-

    I proprietari della casa di riposo Fossdyke l’avevano ricavata da una dependance presente sul loro terreno inserito nel contesto pittoresco della zona costiera nord-orientale di Cleethorpes. L’edificio si componeva di due piani in cui erano stati ricavati ventitré monolocali arredati; quelli al piano terra erano forniti di ampie vetrate che davano sul territorio bucolico circostante, rendendo il tutto particolarmente idilliaco e tranquillo.

    Poco lontano dagli alloggi era presente un altro fabbricato composto da una cucina, una mensa a cui venivano serviti tre pasti al giorno e un’area ricreativa dove i residenti potevano trovarsi a guardare l’ampio televisore o a svolgere attività insieme. Nell’area comune erano inoltre presenti diverse piccole stanze dove i residenti riponevano i loro effetti personali; il piano di Charles era stato depositato in un angolo della zona principale. In estate non erano previsti molti eventi alla casa di riposo, quindi i residenti preferivano fare delle passeggiate al lago o alla spiaggia poco lontana, oltre a rilassarsi in giardino. L’esistenza dei residenti, i quali variavano di genere, era serena. Alcuni ospiti erano coppie sposate, ma principalmente si trattava di vedove o vedovi.

    Nella mensa riprese a echeggiare il rumore delle chiacchiere dei presenti nel momento in cui Charles e Steve si accomodarono. Lo staff continuò a servire le costolette di maiale e le bevande disponibili. Alcuni facevano fatica a mordere il maiale a causa dei denti finti, ma non impediva loro di succhiare per bene la carne. Charles si guardò attorno per osservare i nuovi vicini.

    Charlie, lui è Wayne disse Steve quando rilassò la schiena sulla sedia, quindi un uomo si sporse in avanti per stringere la mano di Charles.

    Wayne sembrava ispanico, i suoi capelli neri erano ricci e i suoi movimenti avevano un che di fanciullesco.

    Ciao Charlie, mi chiamo Wayne Logan esordì nello stringergli la mano.

    Mi chiamo Charles, non Charlie lo corresse.

    Cosa? Domandò Wayne.     

    Ho detto che mi chiamo Charles, non Charlie ripeté Charles a voce più alta.

    Wayne sembrava confuso quando gli rispose Sì, ho ancora tutti i denti.

    Steve ridacchiò e intervenne A volte è sordo come una campana, e si tinge i capelli.

    Cosa? Ripeté Wayne nell’alzare il volume dell’apparecchio acustico. Meglio disse poi.

    Ciao Wayne, da che parte dell’America provieni? Domandò Charles quando si rese conto del suo accento.

    Wayne si accigliò e rispose Non sono uno yankee, sono canadese.

    Oh, mi scuso disse Charles.

    Ehilà Charles disse l’uomo alla sua destra in un forte accento cockney. Mi chiamo Elvin Stanley, ma mi chiamano Chippersss.

    Charles Clark disse stringendogli la mano. Si rese conto che all’uomo mancavano diverse dita e si sentì a disagio quando cercò di non fissargli le mani.

    Ecco disse Steve. Ti ho presentato la band.

    Wayne ed Elvin sembravano confusi quando Steve annunciò Quando abbiamo finito di mangiare possiamo andare nella stanza ricreativa per vedere cosa possiamo fare con il tuo vecchio piano.

    Charles cercò di immaginarsi quali strumenti potessero suonare; uno era sordo come una campana e le mani di un altro assomigliavano alle chele di un granchio. Elvin e Wayne si scambiarono un’occhiata agitata quando Steve indicò diversi altri ospiti e ne descrisse le loro strane mancanze. Andrex Ethel si aggirava con della carta igienica che le sbucava dalla mutande, mentre tutti evitavano Bill perché era parecchio noioso e parlava solamente di piccioni.

    Charles non vedeva l’ora di andare a controllare il piano, quindi una volta finito di mangiare, i quattro si spostarono nella sala ricreativa e raggiunsero lo Steinway. Charles si sedette sullo sgabello, sollevò il coperchio della tastiera e osservò la composizione di avorio prima di accarezzarne i tasti. Gli altri tre uomini si erano disposti attorno allo strumento.

    Che genere suoni? Domandò Steve.

    Charles sorrise ai tre prima di eseguire ‘Concerto per pianoforte e orchestra in mi bemolle’ di Sergei Taneyev.

    Li raggiunsero altri ospiti, che solitamente chiacchieravano animatamente o giocavano ai giochi in scatola, oppure guardavano la televisione. In quel momento invece restarono tutti in silenzio in ascolto della melodia da cui Charles era sempre più coinvolto.

    La notizia venne diffusa in fretta e presto entrarono in sala almeno una dozzina di residenti.

    Charles terminò un quarto d’ora più tardi. Si limitò a fissare i tasti, ripensando al fatto che quella particolare melodia era una delle sue preferite e di Mary. Era immerso nella sua sofferenza e nel silenzio della stanza, ma poi tutti i presenti presero ad applaudire; Charles si accorse invece che i tre suoi nuovi amici non sembravano per niente stupiti dall’esibizione.

    Un’arzilla signora di ottantadue anni, Mabel, intonò la canzone ‘Lily of the Lamplight’. 

    Steve sembrava deluso, quindi gli chiese Suoni anche del rock ‘n’ roll?

    Charles guardò i tre uomini. No, mi spiace, principalmente suono musica classica e lirica.

    Steve si corrucciò, quindi si allontanò momentaneamente per conferire con Wayne ed Elvis.

    Charles giocherellò ancora con i tasti ed eseguì una sinfonia breve di Mozart. Si fermò quando Mabel lo raggiunse per interromperlo. Lo bombardò di richieste, e alla fine si mise a stonare su ‘White Cliffs of Dover’ accompagnata dal nuovo arrivato al piano.

    Steve mise poi una mano sulla spalla di Charles e gli rivolse un ghigno malizioso, quindi sovrastò gli strilli di Mabel e gli disse Non preoccuparti Charlie boy, io e i ragazzi crediamo in te.

    Charles osservò Steve, Elvin e Wayne entrare in una stanza. 

    L’uomo tentò di realizzare accordi che accompagnassero i lamenti di Mabel, e poco dopo vide i tre uscire dal locale dove si erano ritirati.

    Steve reggeva una chitarra che aveva visto tempi migliori, un piccolo amplificatore della Marshall e un’asta da microfono. Elvin aveva con sé un contrabbasso, mentre Wayne due casse da tamburo.

    Mabel smise di strillare e trasalì.

    Charles notò l’espressione terrorizzata sui volti dei presenti quando i tre si diressero verso di sé. Steve collegò il microfono e preparò la chitarra, mentre Wayne fece lo stesso con la batteria ed Elvin accordò il vecchio contrabbasso.

    Andarono tutti nel panico mentre Steve regolò l’asta del microfono. Diede un paio di buffetti allo strumento e seguì un rumore sordo emesso dalla cassa. Il musicista aveva un’espressione diabolica in volto, quindi esordì con Esatto, vecchi parrucconi. Si fermò per aggiungere al momento; la folla fremeva, quindi l’uomo esclamò Strat è tornato!

    Mabel strillò mentre Ethel si aggirò di fretta con la carta igienica che le penzolava da dietro, Bill invece si diresse verso la porta. Wally, un altro ospite, implorò con fare disperato.

    Qualcuno chiami Chewy...subito!

    Steve collegò la chitarra prima di estrarre un plettro dal portafogli. Ecco il mio vecchio e fidato plettro disse, mostrandolo a Charles. Era fatto di plastica e vi era stata dipinta a mano una ‘S’ su entrambi i lati.

    Elvin era di fianco al suo enorme contrabbasso, mentre Wayne si era accomodato dietro alla batteria; tutti e tre sorridevano mentre i residenti, ormai nel panico, si affrettavano fuori dalla stanza.

    Charles non si era mosso dal suo sgabello; era confuso e in quel momento li raggiunse la Signora Chew.

    Rivolse un’occhiataccia a Steve prima di ammonirlo. Ti ho detto di non suonare più dopo l’incidente. Non ti ricordi la nostra conversazione?

    Steve sorrise e disse Stiamo solamente cercando di far sentire a casa il nostro nuovo amico. E poi questa stanza è vuota, quindi non disturbiamo nessuno.

    La Signora Chew era esasperata, quindi esclamò È vuota perché si sono spaventati tutti, come l’altra volta!.

    Steve ridacchiò e le disse Questa volta è diversa, suoniamo insieme alla merda classica di Charlie. Si voltò verso di lui e gli disse Falle sentire un po’ della tua musica, Charlie boy.

    Lo aveva colto di sorpresa, quindi fece mente locale e suonò ‘Clair de lune’ di Debussy.

    La Signora Chew aveva le mani sui fianchi mentre ascoltò la melodia che eseguì Charles. Sapeva che Steve la stava manipolando, ma era il padre del capo, quindi non poteva dire niente.

    Guardò male Steve che stava sorridendo, quindi sbottò Avete un’ora, dopodiché vi voglio tutti fuori da qui. Osservò un’ultima volta gli uomini prima di uscire di fretta dalla stanza ricreativa.

    Bene, adesso che Chewy è incazzata possiamo iniziare disse Steve, rivolgendo un ghigno a Charles. Okay Charlie boy, puoi smettere di suonare quello schifo, adesso suoniamo la vera musica...il Rock ‘n’ Roll

    Steve era completamente perso in ‘Johnny ‘B’ good’ e sembrava un adolescente o un grillo che aveva assunto steroidi.

    Elvin fece fatica a destreggiarsi con il suo contrabbasso poiché non aveva indossato le ‘protesi’, mentre Wayne eseguiva con trasporto una melodia, che però non era la stessa canzone.

    Charles sedeva al piano e li osservava svolgere la loro interpretazione di un classico del rock ‘n’ roll. Aveva un’espressione sofferente in volto, come se gli stessero sanguinando i timpani. Non era musica per le sue orecchie, sembrava più un gatto che veniva assassinato. Capì come mai gli altri ospiti fossero andati nel panico e se la fossero data a gambe.

    Fortunatamente la tortura di Charles si protrasse solamente per qualche minuto, e i tre lo guardarono una volta finito.

    Allora, che ne pensi Charlie? Potresti aggiungere qualcosa o fare dei miglioramenti? Domandò Steve, completamente soddisfatto dall’esecuzione.

    I volti rugosi e orgogliosi dei musicisti davanti a sé gli fecero tornare in mente le parole di Mary; aveva detto che non esiste musica bella o brutta, semplicemente della musica che a qualcuno piace e a qualcun altro no.

    Mm, forse dovete suonare con un po’ più di armonia. Vi serve un po’ di struttura rispose.

    I tre annuirono e si guardarono a vicenda.

    Ci puoi aiutare? Domandò Elvin.

    Steve intervenne Esatto Charlie boy, ci puoi aiutare e puoi entrare nella band. Ti troveremo un bel nome d’arte.

    Era consapevole che sarebbe stata una vera sfida, ma era grato di aver trovato qualcosa che l’avrebbe tenuto impegnato, e sarebbe stato divertente gestire quella banda di anziani. Sorrise e disse Forse posso aiutare, ma per favore non chiamatemi Charlie.

    Come vuoi che ti chiamiamo? Domandò Steve.

    Mi chiamo Charles, quindi che ne dite di chiamarmi Charles?

    Steve scoppiò a ridere. Mi chiamano ‘Strat’, Elvin è ‘Chippersss’ e il ragazzo sordo disse indicando Wayne è conosciuto come Sticks, quindi non possiamo chiamarti Charles, è noioso aggiunse.

    Che ne dici di ‘Nobby’? esordì Elvin.

    I tre guardarono Elvin. Che cosa? gli chiesero.

    Nobby ripeté Elvin. Nell’esercito quando qualcuno fa Clark di cognome viene sempre soprannominato ‘*Nobby’ Clark spiegò.

    A Charles tornò in mente di come da bambino aveva sentito riferire al padre come al Maggiore ‘Nobby’ Clark, ma all’epoca non sapeva come mai.

    Ci rifletté sopra, guardando negli occhi dei vecchi rocker entusiasti, si grattò il mento, sorrise e disse Okay, allora sono Nobby.

    I tre esultarono e diedero una pacca sulla schiena a Charles. Benvenuto a bordo, Nobby disse Elvin prima di dirigersi verso la piccola stanza dove erano andati prima.

    È andato a prendersi le protesi disse Wayne quando Elvin ritornò con una vecchia sacca.

    Charles osservò Elvin indossare delle protesi fatte a mano per le sue dita segnate dal tempo.

    Suono meglio se le metto disse Elvin agitando le dita con attaccato ciò che ricordava le mani di ‘Edward mani di forbice’. Aveva sagomato le protesi della mano destra affinché fornissero l’angolazione perfetta all’indice e al pollice per pizzicare le stringhe del contrabbasso. Sulla mano sinistra aveva invece installato solamente un piccolo tubo che sembrava pensato per premere sul ponticello del collo dello strumento. ‘Geniale’ pensò Charles.

    Elvin si accorse dell’interesse di Charles, quindi gli disse Sono le mie protesi. Ne ho fatte alcune per diverse occasioni. Queste sono le ‘protesi da basso’, ma ho anche le ‘protesi da tavolo’, le ‘protesi da carte da gioco’, le ‘protesi per il piacere delle signore’ e molte altre. Te le farò vedere quando avremo più tempo disse Elvin con il suo allegro accento cockney.

    Charles osservò il vecchio strumento di Elvin e gli chiese È un Flores, vero?

    Elvin rimase stupido dalle conoscenze di Charles, quindi gli rispose Esatto, un contrabbasso Flores Midnight che ho comprato molti anni fa quando era in saldo. Era messo malissimo, era tenuto insieme dalle tarme, ma mi sono innamorato del suo essere vissuto e l’ho ristrutturato. Mi è sempre piaciuto suonare il contrabbasso, ho imparato anni fa, prima di perdere le dita. Si portò poi entrambi le mani all'altezza del viso e aggiunse Ci riesco grazie a queste.

    Charles trasalì appena, sperava che Elvin non avrebbe suonato ancora.

    I quattro musicisti anziani si erano radunati attorno al piano quando Steve disse Bene ragazzi, abbiamo ancora mezz’ora prima che Chewy finisca di stirarsi le rughe e ci urli contro. Che cosa suoniamo?

    Gli altri ridacchiarono, ma Elvin

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