Una vita in due: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Chi è Caroline Benning? Per lo sceriffo Cooper Night Hawk sta diventando una questione personale quella che, invece, doveva essere solo un'indagine discreta: scoprire la vera identità della bellissima donna dagli occhi verdi che da qualche mese lavora in un ristorante. E in particolare se sta cercando qualcosa o qualcuno, come molti pettegolezzi locali sostengono. Il vero "ostacolo" è l'attrazione irresistibile che sentono l'uno verso l'altro, finché lui scopre che...
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Recensioni su Una vita in due
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Anteprima del libro
Una vita in due - Linda Wisdom Randall
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Bride Of Dreams
Harlequin American Romance
© 2001 Harlequin Books S.a.
Traduzione di Gloria Fraternale
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-137-9
www.harlequinmondadori.it
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Prologo
«Non volevo che te ne andassi, papà. Ti volevo qui alla nascita dei tuoi nipoti. Ricordi cosa dicevi? Dicevi che saresti andato tutte le mattine al campo di golf e che avresti evitato tutte quelle vedove in cerca di marito che parlavano solo di crociere.»
Caroline Bennedict piegò con cura gli ultimi indumenti di suo padre Ray e li mise in uno scatolone per darli a un ente di beneficenza.
«Ho solo ventidue anni, papà. Ho ancora bisogno di te.» Caroline sapeva che se qualcuno l’avesse sentita parlare a suo padre, morto un mese prima, l’avrebbe presa per pazza. Ma parlargli come se lui fosse stato ancora vivo rendeva il dolore più sopportabile.
Con gli occhi pieni di lacrime, svuotò tutti i cassetti e poi passò all’armadio. Una grossa scatola posta in fondo allo scaffale più in alto la fece accigliare. La tirò giù e la posò sul letto. Quando la aprì, un lieve profumo di Chanel la avvolse. Ray le aveva sempre detto che Chanel gli ricordava sua madre. Violet Bennedict era morta dando alla luce Caroline, così lei l’aveva conosciuta solo attraverso i racconti di suo padre. Ora non le restavano più nemmeno quelli.
Nella scatola era conservata una trapunta. Caroline la spiegò sulle gambe e ammirò il motivo nei toni del blu, del bianco e del grigio.
«Da dove arriva?» si domandò, esaminando le delicate cuciture.
Era evidente che era stata fatta a mano, con grande zelo e amore. Ed era anche evidente che non era stata confezionata per la stanza da letto blu marine e rosso borgogna di suo padre.
Caroline girò la coperta e il suo sguardo fu attratto da dei colori diversi in un angolo. Accigliandosi, tracciò con un dito i nomi che erano stati ricamati:
Violet ed Elias Spencer
Seth, Brady, Quinn.
Violet Spencer? La stessa Violet che Caroline conosceva come Violet Bennedict? La donna morta pochi secondi dopo averla data alla luce?
«Mamma...» sussurrò Caroline. «Chi sono questi uomini? E cos’hanno a che fare con te?»
1
Non riusciva a vedere il suo volto, ma sapeva che era bella. La nebbia la avvolgeva come un amante che volesse proteggerla da forze esterne. Anche se il suo volto era velato dalla nebbia, lui sapeva che lo stava guardando. La sua figura esile era avvolta in un abito di cotone che aderiva al suo corpo.
La donna sollevò una mano e la tese verso di lui. Non parlò, ma lui sapeva che lo stava invitando. Che gli stava chiedendo di prenderle la mano.
Lui non si mosse. Sapeva che prenderle la mano e consentirle di condurlo nella nebbia avrebbe portato dei cambiamenti in lui e nella sua vita. Cambiamenti che non era ancora pronto a fare. Così arretrò. Un passo. Due passi.
Non riusciva ancora a vedere il suo volto, ma sapeva che era delusa.
E stranamente lo era anche lui.
Ma non abbastanza da prenderle la mano.
Cooper Night Hawk si svegliò due ore prima che la sua sveglia suonasse. Si alzò dal letto e uscì sul portico, riempiendosi i polmoni di aria fresca. Si sedette su una poltroncina e si mise a guardare le stelle.
«Hai lavorato per così tante notti che il tuo corpo non capisce perché mai ora dovrebbe dormire.»
Cooper sollevò un sopracciglio. «Senti chi parla! Tu hai bisogno di riposare più di me.» Il suo tono era carico d’affetto nei confronti dell’anziano visitatore.
L’uomo scosse il capo, facendo ondeggiare dolcemente le sue trecce. «Presto arriverà il tempo in cui dovrò solo dormire. Fino ad allora voglio godermi ciò che la vita ha da offrirmi.»
Laughing Bear, il nonno di Cooper, si avvicinò e si mise a sedere accanto al nipote.
«Tu sarai ancora in giro a raccontare tutte le tue vecchie storie, quando io sarò già nella tomba» replicò divertito Cooper. «Cosa ci fai sveglio a quest’ora della notte?»
«Le stelle sono buone solo quando tutti gli altri sono a letto» lo informò Laughing Bear in tono basso.
«Perché non le guardi dal tuo portico?»
«Non le vedo bene come da qui. La vista è migliore. E anche agli Spiriti piace di più.»
Cooper scosse il capo, ma si guardò bene dal manifestare la sua incredulità negli Spiriti che si supponeva accompagnassero suo nonno ovunque andasse. Ogni volta che lo aveva fatto, Laughing gli aveva rivolto quello sguardo triste che la diceva lunga.
«Lei è qui» sentenziò Laughing Bear.
Cooper trattenne il respiro. Maledizione! Non avrebbe più proferito una parola.
Questa volta non avrebbe fatto domande. Così rimase lì seduto in silenzio, conscio che suo nonno non lo stava guardando.
«Prenderà un cuore mentre è qui» continuò Laughing Bear.
Cooper si morsicò l’interno della guancia, pur di non reagire. «Dubito che vorrebbe il tuo. Dev’essere piuttosto indurito, ormai» commentò.
Laughing Bear si girò verso suo nipote. «Il cuore che prenderà è più giovane. Un cuore più forte, più succulento e molto più allettante.»
Cooper fece una smorfia. «Succulento? Stai ancora leggendo quei romanzi fantastici, vecchio?»
Laughing Bear non sembrò turbato dai modi irriverenti del nipote. Tra di loro c’era molta comprensione. All’inizio, era stato lui a prendersi cura di suo nipote orfano, confrontandosi col suo dolore e con la rabbia per la perdita dei genitori. Ora era Cooper che si occupava di lui.
Laughing Bear aveva un cottage a un centinaio di metri da quello di Cooper, abbastanza vicino perché il nipote potesse prendersi cura di lui e abbastanza lontano perché il vecchio avesse la sua privacy e si sentisse in qualche modo indipendente.
«La signora Riley mi ha portato una delle sue crostate di pesca oggi» disse Laughing Bear.
Non era quello che Cooper si era aspettato di sentire e dal sorriso sul suo viso era chiaro che Laughing Bear ne era consapevole. «Pensavo che la sua specialità fossero quelle di more» replicò.
«Anche quelle sono buone, ma lei sa che io preferisco quelle di pesca.»
Cooper strinse le labbra. Nossignore, non avrebbe detto nemmeno una parola. «Si mormora che la signora Riley mettesse uno di quei farmaci per aumentare la potenza sessuale nelle crostate per il marito, finché non è morto.» Parlò nello stesso tono indifferente di suo nonno. «Dicono che stia cercando un nuovo marito. Scommetto che sarà quello che apprezza di più le sue crostate.»
«La signora Riley è una brava donna, ma continua a essere in pena per il marito. Non ha mai lasciato che il suo spirito riposasse. Nessun altro uomo potrà entrare nella sua vita finché lei non deciderà di lasciare andare il suo defunto marito.»
Cooper rise. «Mio nonno, il filosofo.»
«No, un uomo che vuole restare libero» replicò il vecchio, alzandosi. «E ora un uomo pronto a tornare a letto.» Laughing Bear fece qualche passo, poi si fermò e si girò. «Catturerà il tuo cuore, nipote. Non ti servirà a nulla combattere il volere degli Spiriti.»
«Sicuro di non aver letto storie di vampiri?»
Laughing Bear gli rivolse uno sguardo cupo che non aveva perso nulla della forza di un tempo. «Mi chiedo cosa ti dirà tuo nipote quando gli parlerai degli Spiriti e del loro volere» concluse, girandosi e incamminandosi lentamente verso il suo cottage.
«Agente Night Hawk, mi sta ascoltando?»
«Sì, signora» replicò Cooper rispettoso. «Vuole che l’autore di questo disastro sia accusato di atti vandalici e quant’altro ci venga in mente.»
Nora Gates Forrester, proprietaria dei Magazzini Gates di Tyler, era abituata a incutere deferenza nei suoi interlocutori. Il fatto che Cooper non le stesse rivolgendo l’attenzione che riteneva di meritare la irritava.
«Comincio a credere sia un atto deliberato» sentenziò adirata. «Ho persino sentito dire in giro che si tratti di Margaret Ingalls. Quella donna è morta!»
«Sì, signora» replicò lui, rispettoso.
Perché mai aveva risposto al telefono quella mattina? Non era ancora nemmeno in servizio. Ma Hedda, una delle loro centraliniste, lo aveva chiamato chiedendogli di fermarsi dalla signora Forrester andando al distretto.
«Signora Forrester...» Cooper si fermò, certo che qualsiasi cosa avrebbe detto non sarebbe stata gradita. Come era successo le ultime quattro volte. «Al momento non siamo in grado di stabilire chi sia a distruggere i suoi indumenti.»
«Quando qualcuno compie atti vandalici sulle proprietà private, si chiama la polizia. Così ho fatto io e mi aspetto dei risultati.»
Cooper si guardò in giro. In un angolo del giardino c’era un mucchietto di brandelli di seta e pizzi colorati, resti dello scellerato crimine. «Ci sono state segnalazioni di una capra che si aggira nei dintorni. Lei ha un buco nella staccionata, può darsi che la capra sia entrata da lì. Si sa che mangiano di tutto.»
La signora gli rivolse un’occhiata per nulla convinta. «Dubito che una capra entrerebbe per rubarmi la biancheria intima e distruggerla» insistette.
«Non so. Mia nonna aveva una capra ghiotta di strofinacci» affermò Cooper.
«Scopra chi è stato.»
«Sì, signora» le garantì lui, congedandosi. Salì sull’auto e accese la radio. «Centrale, sono Cooper. Ho finito a casa Forrester. Sto arrivando.»
«Nora ha fatto la solita denuncia per atti vandalici?» gli domandò Hedda.
«Indovinato.»
«Dicono che potrebbe essere stata Margaret Ingalls. Cosa farai se risulterà che è stata proprio lei?»
«Tu che ne dici? Chiamerò i ghostbuster!» concluse lui, chiudendo il contatto prima di scoppiare a ridere insieme a lei.
Essere il vice sceriffo di Tyler, nel Wisconsin, significava avere a che fare con persone che si conoscevano da tutta la vita. In una piccola città quello era un dato di fatto.
C’era stato un periodo in cui sarebbe voluto scappare da Tyler per sempre. Ma a quei tempi era giovane e stupido. Ora sapeva che quella era la sua casa.
La vita era prevedibile lì, ma mai noiosa. In quel momento, per esempio, Cooper si stava recando come tutte le mattine al Marge’s Diner per la sua solita colazione a base di frittelle ai mirtilli, salsiccia, succo d’arancia e tanto caffè nero.
Non c’era da stupirsi che Tyler gli fornisse tutto il nutrimento necessario.
«Attenzione!»
Caroline abbassò automaticamente la testa, mentre un pesante vassoio le passava sopra. Alice, l’altra cameriera in servizio da Marge quella mattina, le rivolse un sorriso spiacente.
«Scusa, tesoro! Ho la testa in confusione oggi e non volevo colpirti alla nuca come l’altra volta» le spiegò, mentre portava l’ordinazione al tavolo.