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Un inaspettata scoperta: Harmony Collezione
Un inaspettata scoperta: Harmony Collezione
Un inaspettata scoperta: Harmony Collezione
E-book168 pagine3 ore

Un inaspettata scoperta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Ritorno a casa...

Sono passati sette anni da quando Sierra Rocci è scappata di casa, alla vigilia del matrimonio con il quale suo padre avrebbe voluto legarla a Marco Ferranti. Tornata in Sicilia per entrare in possesso della propria eredità, Sierra scopre che tutto ciò che porta il suo nome ora appartiene a Marco.



Marco non aspettava altro che gustare il dolce sapore della vendetta. Nulla è più dolce del ricordo dei timidi baci di Sierra, ma ora che lei è di nuovo lì accanto a lui il solo ricordo non è più sufficiente!
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2016
ISBN9788858956922
Un inaspettata scoperta: Harmony Collezione
Autore

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un inaspettata scoperta - Kate Hewitt

    successivo.

    1

    Stava per sposarsi. Sierra Rocci guardò il vaporoso abito bianco appeso a un'anta dell'armadio e cercò di ignorare le fitte di paura che la assalivano a intervalli regolari. Era la cosa giusta da fare, doveva esserlo. Non aveva altra scelta.

    Fuori dalla finestra, i giardini della villa di via Marinai Alliata, a Palermo, si stendevano immobili e silenziosi nella notte e la calda aria estiva sembrava vibrare inquieta, in attesa di qualcosa, proprio come lei.

    Quella sera aveva cenato con i suoi genitori e Marco Ferranti, l'uomo che stava per sposare. Avevano chiacchierato piacevolmente e lo sguardo di Marco si era posato più volte su di lei delicato come una carezza, come una promessa. Poteva fidarsi di quell'uomo, si era detta. Doveva farlo. Meno di ventiquattr'ore più tardi gli avrebbe promesso amore, rispetto e obbedienza. Avrebbe messo la propria vita nelle sue mani.

    Conosceva il prezzo dell'obbedienza e sperava che Marco fosse davvero un brav'uomo. Si era comportato bene con lei, nei tre mesi del suo corteggiamento. Era sempre stato gentile e paziente, non aveva mai preteso nulla da lei a eccezione, forse, della volta in cui l'aveva baciata all'ombra di un albero, durante una passeggiata in giardino, la bocca decisa e sorprendentemente eccitante sulla sua.

    Provò una nuova fitta di tensione, questa volta per un motivo diverso. Aveva diciannove anni ed era stata baciata dal proprio fidanzato solo un paio di volte. Non aveva alcuna esperienza in camera da letto, ma Marco le aveva assicurato, dopo quel bacio sconvolgente, che sarebbe stato delicato e paziente, la prima notte di nozze.

    Gli aveva creduto, aveva scelto di credergli. Un atto di fiducia, un passo avanti verso il futuro, verso la libertà. Eppure... Lasciò che il suo sguardo si perdesse nel buio della notte, sempre più inquieta mentre i dubbi si moltiplicavano, insidiosi e inarrestabili, nel suo cuore.

    Conosceva davvero Marco Ferranti? La prima volta che l'aveva visto era nel giardino della villa di suo padre e una gatta randagia che aveva partorito da poco gli si era avvicinata, avvolgendo il corpicino magro e spelacchiato intorno alle sue gambe. Lui si era chinato e l'aveva grattata affettuosamente dietro le orecchie finché la bestiola non si era prodotta in una serie di fusa gioiose. Suo padre avrebbe cacciato la gatta con un calcio, insistendo perché venisse annegata insieme a tutti i suoi gattini, e vedere Marco prodursi in un gesto di tenerezza spontanea, quando credeva che nessuno lo stesse osservando, aveva acceso una scintilla nel cuore di Sierra.

    Sapeva che suo padre approvava il matrimonio, non era tanto ingenua da non capire che era stata la sua potente mano a spingere Marco verso di lei. Ma lei lo aveva incoraggiato. Aveva fatto una scelta. Per quanto possibile aveva cercato di controllare il proprio destino.

    Dopo le presentazioni della prima sera, lui l'aveva invitata a cena. Era stato impeccabile, cortese e persino tenero. Lei non lo amava, non aveva alcun interesse per quell'emozione insidiosa, ma le serviva una via d'uscita dalla casa del padre e il matrimonio con Marco Ferranti gliel'avrebbe garantita... Ma poteva davvero fidarsi di lui? L'avrebbe scoperto l'indomani, una volta pronunciati i voti.

    In fondo, quale altra scelta poteva avere una ragazza di diciannove anni che aveva sempre vissuto isolata dal mondo, intrappolata in una solida gabbia dorata?

    Sentì la voce di suo padre provenire dal piano inferiore. Era troppo lontana per distinguere le parole, ma quel semplice suono era sufficiente a farla irrigidire allarmata. E poi sentì Marco che rispondeva, la voce altrettanto bassa ma più calda. Le era piaciuta subito quella voce, fin dal momento in cui si era presentato. Le piaceva anche il suo sorriso, il lieve tremore a un lato della bocca, il modo lento in cui si espandeva illuminandogli il viso.

    Si era subito fidata di lui istintivamente, anche se lavorava per suo padre e se era un uomo di grande carisma e fascino, proprio come Arturo Rocci. Si era convinta che lui fosse diverso, ma... E se si fosse sbagliata?

    A quel punto, Sierra uscì dalla camera da letto e percorse silenziosamente il corridoio, arrestandosi in cima alla grande scalinata di marmo, in ascolto.

    «Sono felice di poterti dare il benvenuto nella famiglia.» Suo padre stava interpretando al meglio il ruolo di capofamiglia amorevole.

    «E io sono felicissimo di entrare a farne parte.»

    Sierra sentì il padre dare alcune vigorose pacche sulla schiena di Marco e udì la sua risata allegra. Conosceva molto bene quel suono. Sapeva quanto fosse finta.

    «Bene, Marco. L'importante è che tu sappia come gestire Sierra. Le donne hanno bisogno di essere guidate con mano ferma. Non si può essere troppo delicati o si faranno venire strane idee. Non ce lo possiamo permettere.» Quelle parole risuonarono terribili eppure estremamente familiari, il tono gentile, quasi divertito, suo padre sicuro di sé come al solito.

    Ogni muscolo nel corpo di Sierra sembrò tendersi allo spasmo, mentre aspettava la risposta di Marco.

    «Non si preoccupi signore. So come gestirla.»

    Sierra arretrò contro il muro, piena di orrore e paura. So come gestirla. Pensava davvero, come suo padre, che lei fosse una sorta di animale da domare e costringere all'obbedienza?

    «Ma certo.» La voce di Arturo Rocci era colma di soddisfazione. «Ti ho cresciuto io, scelto come figlio. È quello che ho sempre voluto e non potrei essere più soddisfatto. Non ho alcun dubbio su di te, Marco.»

    «Sono molto onorato, signore.»

    «Papà, Marco, puoi chiamarmi papà.»

    Sierra sbirciò al di sopra del corrimano e vide i due uomini che si abbracciavano. Poi suo padre diede un'ultima pacca sulla schiena del giovane e si allontanò in direzione dello studio.

    Lei osservò Marco, il lieve sorriso che gli incurvava le labbra, la mascella coperta da un'ombra di barba, gli occhi grigio argento velati di sonno. Aveva allentato il nodo della cravatta e si era tolto la giacca e aveva un aspetto scarmigliato e sensuale. Ma non c'era nulla di sensuale in quello che aveva appena detto. Nulla poteva risultare attraente in un uomo che pensava che le donne avessero bisogno di essere gestite. Il suo stomaco si serrò per la paura e la rabbia. Rabbia nei confronti di Marco Ferranti perché era così simile al padre e rabbia verso se stessa per essere stata tanto ingenua da credere di poter conoscere davvero un uomo dopo soli tre mesi e una manciata di appuntamenti, tutte serate programmate durante le quali Marco aveva mostrato il suo lato migliore, guidandola gentilmente verso l'inevitabile conclusione. Aveva creduto di essere stata lei a sceglierlo, ma iniziava a credere di essere stata manipolata. Gestita. A quanto pareva il fidanzato, proprio come suo padre, le aveva sempre mostrato una maschera rispettabile e generosa, nascondendo l'uomo che vi stava dietro. L'avrebbe mai saputo per certo? Solo una volta che fosse stato troppo tardi per scappare.

    «Sierra?» Marco l'aveva vista curiosare e il suo lieve sorriso si intensificò, rivelando una fossetta in una guancia.

    Quella fossetta le era piaciuta subito, quando l'aveva vista la prima volta. Lo faceva sembrare amichevole. Le era piaciuto ancora di più per via di una fossetta. Si sentiva una bambina, ingenua fino quasi alla stupidità per aver creduto di avere una possibilità di controllare la propria vita, quando in realtà non era mai stata altro che un burattino.

    «Cosa ci fai, nascosta lassù?» le chiese, allungando una mano verso di lei.

    «Io...» Sierra si inumidì le labbra cercando qualcosa da dire. Nella sua mente continuavano a risuonare come una brutta canzone le parole sentite poco prima. So come gestirla.

    Marco guardò il proprio orologio. «È mezzanotte passata, perciò credo che non dovremmo vederci. È il giorno del nostro matrimonio, dopotutto.»

    Matrimonio. Di lì a poche ore avrebbe sposato quell'uomo. Avrebbe promesso di amarlo, di rispettarlo e obbedirgli...

    So come gestirla.

    «Sierra» chiese nuovamente Marco con voce preoccupata, «c'è qualcosa che non va?»

    Tutto. Tutto non andava. La sua situazione era tremenda da anni e lei si era illusa di essere sul punto di migliorarla. Pensava che sarebbe finalmente riuscita a scappare, a dare una svolta positiva al proprio destino. Quel pensiero sembrava ridicolo, ora. Come aveva potuto ingannarsi per così tanto?

    «Sierra?» La voce di lui era venata di impazienza, la sentì chiaramente. Si rese conto di quanto in fretta la facciata di preoccupazione era crollata, rivelando la vera natura dell'uomo.

    «Sono solo stanca» mormorò.

    Marco la chiamò a sé con un cenno della mano e lei scese le scale e gli si fermò davanti, cercando di non tremare, di non mostrargli la propria paura. Era un piccolo atto di sfida che aveva perfezionato nel corso degli anni, perché sapeva che faceva infuriare il padre. Lui voleva le sue donne sottomesse e intimorite, e Sierra spesso lo era, con sua immensa vergogna. Ma non appena aveva la possibilità di reagire, di mostrarsi indifferente e distaccata, la coglieva al volo. Avvolgersi in una sorta di nuvola di indifferenza era sempre stato il suo modo di sopportare la situazione, fin da quando era piccola.

    Marco le posò una mano sulla guancia. Il suo palmo era caldo e asciutto, e persino in quel momento il gesto tenero le fece provare uno strano frullio d'ali alla bocca dello stomaco.

    «Manca poco, ormai» bisbigliò, mentre con un dito le carezzava le labbra. La sua espressione era affettuosa, ma Sierra non poteva più fidarsene. «Sei nervosa, piccolina?»

    Era terrorizzata. Senza parole, scosse la testa.

    Lui ridacchiò, poi le sorrise, mostrando le sue adorabili fossette. «Sei sicura, amore

    Amore. Ma Marco Ferranti non la amava. Non aveva mai detto di amarla e lei non aveva mai voluto che lo facesse. Guardando indietro, si rese conto di come la loro relazione fosse stata pilotata. Una cena in famiglia seguita da una passeggiata in giardino, che aveva portato a un appuntamento vero e proprio e a una proposta di matrimonio. Era stato un processo orchestrato dai due uomini. E lei non lo aveva capito, non fino a quel momento. Era stata manipolata. Usata.

    «Sto bene, Marco.» La sua risposta non fu più che un sussurro soffocato e le ci volle tutta la forza che possedeva per allontanarsi da lui.

    La mano che le sfiorava la guancia cadde e lui la guardò accigliato, spingendola a chiedersi se persino quella minima presa di posizione lo avrebbe irritato. Aveva lasciato che fosse lui a prendere ogni decisione nei tre mesi del loro corteggiamento, realizzò. Dove andare e quando, gli argomenti di conversazione, tutto era stabilito da lui. Aveva un forte desiderio di abbandonare la convinzione che fosse un uomo per bene.

    «Un ultimo bacio» mormorò Marco e, prima che lei potesse anche solo pensare di arretrare ulteriormente, la attirò a sé, le mani posate ai lati del suo viso mentre le labbra si posavano sulle sue. Le sue labbra si schiusero, mosse da volontà propria. Trepidazione e gioia. Paura e desiderio. Una girandola di emozioni si agitava in lei, rendendola incapace di distinguere quel che provava.

    Le mani di lei si serrarono sulla camicia di Marco e Sierra si sollevò in punta di piedi avvicinando il corpo a quello di lui, incapace di trattenersi, senza rendersi conto di quanto esplicita fosse la propria reazione fino a quando Marco non la allontanò con un sogghigno.

    «Ci sarà tutto il tempo» le promise, «domani sera.»

    Una volta sposati. Sierra si premette le dita sulle labbra e Marco sorrise, soddisfatto dalla sua risposta.

    «Buonanotte, Sierra» disse dolcemente.

    «Buonanotte» rispose lei con voce strozzata prima di voltarsi e affrettarsi su per le scale, non osando guardarsi alle spalle, consapevole del fatto che il suo futuro marito la stava osservando.

    Nel buio del piano superiore si premette le mani sul cuore che le martellava nel petto. In quel momento provò un profondo odio nei confronti di se stessa, oltre che in quelli di Marco, perché erano entrambi colpevoli. Non avrebbe dovuto lasciare che accadesse. Non avrebbe mai dovuto pensare

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