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Storia di Violante
Storia di Violante
Storia di Violante
E-book147 pagine1 ora

Storia di Violante

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Info su questo ebook

Violante è una ragazza moderna, sensibile e piuttosto irrequieta.
Orfana di madre fin dalla nascita, si mette sulle tracce di un padre problematico, rimasto assente dalla sua vita per oltre vent’anni e ricomparso, inaspettatamente.
Con determinazione, troverà in sé la forza di ricercare le radici più profonde della sua esistenza e, in particolare, recupererà quella figura paterna, la cui latitanza è sempre stata fonte di grande dolore.
L’esistenza di Violante pare segnata dagli abbandoni, ma lei reagisce a ciò che sembra l’accanirsi di un destino ineluttabile, diventando il simbolo del coraggio, della compassione per i calpestati dalla vita - come risulterà il proprio padre – dell’amore e del desiderio di emancipazione personale.
Violante è una giovane donna in cammino, verso una maturità affettiva e personale non ancora totalmente raggiunta.
Ce la farà a realizzare i suoi obiettivi, senza dover rinunciare all’amore?
LinguaItaliano
Data di uscita21 feb 2022
ISBN9788855392105
Storia di Violante

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    Anteprima del libro

    Storia di Violante - Consuelo Cordara

    I – Incontri

    Non appena la vide, gli piacque moltissimo: la trovò subito graziosa e disinvolta mentre si intratteneva con gli invitati alla sua festa di compleanno, dov’era stato trascinato anche lui da una coppia di comuni amici. «Carina, vero?» chiese il giovane rivolgendosi a Fabio. «Frequenta la tua stessa facoltà. Possibile che non vi siate mai incontrati?»

    Il giovane non rispose, alzò leggermente le spalle e allargò le braccia, come a dire: «Amico, no, ti assicuro, figurati se me la sarei fatta scappare!»

    Mentiva... non la conosceva, certo, ma sapeva che, data la propria innata riservatezza, non l’avrebbe certamente corteggiata e, del resto, lei non l’avrebbe nemmeno notato.

    Violante, invece, gli si accostò inaspettatamente e, contro ogni previsione, l’apostrofò con tono disinvolto: «Ehi, ma tu non hai ancora mangiato, né bevuto nulla... vieni che ti porto al tavolo degli antipasti, così chiacchieriamo un po’. Sai, odio gli uomini che si mettono in mostra, quelli sopra le righe, i logorroici... Tu mi sembri l’esatto contrario, quindi mi incuriosisci. Scusate, cari, se ve lo rubo per un momento!» La coppia sorrise all’amica con espressione complice e si allontanò, salutando con un formale «Ci vediamo dopo!»

    Gli occhi verdi di Fabio scintillarono, mentre si serviva, un po’ goffamente, dal vassoio dei salatini: lei era bellissima e lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

    Dopo un primo momento d’imbarazzo, superato grazie a due calici di fresco prosecco, i due ragazzi conversarono tutta la sera; al momento dei saluti, complice il vino, a Fabio venne normale cingerle dolcemente i fianchi e sfiorarle le labbra, delicatamente.

    Chissà perché, ma gli sembrava di conoscerla da sempre!

    Si scambiarono, con naturalezza, il numero di cellulare e, dal giorno seguente, si sentirono quasi tutti i giorni. Scoprirono solo allora di frequentare la stessa università, Palazzo Nuovo, a Torino e di essere iscritti entrambi al DAMS, pur seguendo corsi di laurea differenti, motivo per cui non si erano mai incontrati prima.

    Fabio, infatti, aveva scelto l’indirizzo di Storia dell’arte e Violante quello relativo a Scenografia.

    Erano così diversi caratterialmente, ma proprio per questo complementari e molto affiatati. Il giovane si lasciava sedurre dal fuoco sacro di lei, mentre la ragazza aveva bisogno della calma e della pacatezza di lui.

    Alle numerose e infinite telefonate, seguirono gli incontri, dapprima nei locali storici della città, poi nella mansarda di Fabio, vicino alla stazione di Porta Nuova.

    Il monolocale, in affitto, era ampio, dai soffitti non troppo bassi, così da ospitare un soppalco adibito a zona notte, collegato alla cucina da una ripida scala a chiocciola; la location era centralissima, comoda e arredata con gusto.

    Fabio, infatti, di comune accordo con il proprietario, aveva preferito sostituire alcuni vecchi mobili dozzinali con altri di stile etnico, molto colorati, scelti con cura durante un viaggio in Oriente, intrapreso dopo la maturità.

    «Non potevi che studiare Arte: hai creato un ambientino davvero niente male!» esclamò Violante la prima volta che mise piede nella mansarda.

    Fabio la prese per mano e la trasse a sé, coinvolgendola in un lungo bacio.

    Si sorprese piacevolmente della naturalezza di quell’approccio, lui sempre così riservato, eppure Violante gli faceva l’effetto di una calamita: appena la vedeva, non riusciva a staccarsene.

    La ragazza si sciolse i lunghi capelli scuri che abitualmente portava raccolti in un’alta coda: era bellissima, con gli occhi profondi, di un particolare colore castano dorato e la pelle chiara, che profumava di buono.

    Il desiderio li sorprese mentre Fabio stava magnificando i particolari di un’antica e raffinata cassapanca laccata di rosso. «Credo sia nepalese...» ebbe il tempo di sussurrare il ragazzo.

    Uno sguardo e si ritrovarono sul soppalco, nel letto a due piazze con la testiera in bambù.

    II – La lettera

    Fabio si era trasferito a Torino quattro anni prima, lasciando Bergamo, per iscriversi all’Università del capoluogo piemontese e per sperimentare una vita autonoma e indipendente.

    Raggiungeva la famiglia solo durante le festività più importanti, sentendo però regolarmente i genitori, anche attraverso le videochiamate.

    Non volendo gravare completamente sui suoi per le tasse universitarie e per l’affitto della soffitta, aveva intercettato alcuni studenti in difficoltà, a cui impartire ripetizioni.

    Fabio era figlio unico e ciò gli era pesato molto, fin da bambino: quanto gli sarebbe piaciuta una famiglia numerosa, chiassosa e divertente!

    Violante era, invece, di origine napoletana, ma era stata allevata a Torino dalla nonna materna. La madre era morta dandola alla luce e il padre, incapace di reggere la precoce vedovanza e l’arrivo di una neonata, aveva preferito fuggire dalle sue responsabilità.

    Tuttavia, la napoletanità, cioè quella cifra di vivacità ed empatia, legata all’origine partenopea e trasmessale da nonna Rosina, aveva permesso a Violante di trascorrere un’infanzia spensierata, con poche regole, ma tanto amore.

    La ragazza era vissuta serena fino all’età di ventiquattro anni, quando suo padre, cioè l’uomo che non aveva mai conosciuto, le inviò inaspettatamente una lettera.

    Cara Violante,

    da tempo avrei dovuto scriverti, ma me ne è sempre mancato il coraggio.

    So perfettamente di essermi comportato, per troppo tempo, come un vigliacco, ma credimi, in cuor mio non ti ho mai dimenticata! Quando tua madre morì, io mi trovai smarrito e disperato. Avevo appena perso il lavoro... insomma, mi stava crollando il mondo addosso.

    Non volevo che tu crescessi tra gli stenti, insieme a un padre depresso e alcolista. Sì, hai capito bene: ALCOLISTA!

    Quando il mio lavoro andò in crisi, tua madre era agli ultimi mesi di una gravidanza difficile, con l’obbligo di stare a riposo per evitare d’incorrere in un parto prematuro, che avrebbe messo a repentaglio la sua vita e la tua.

    Io non mi confidai con lei, per non arrecarle ulteriore ansia, così cominciai a bighellonare per la città, fermandomi spesso nei bar, ad annegare le preoccupazioni dentro bicchieri di vodka.

    Pensai che fosse meglio lasciarti alla nonna; una volta risolti i miei problemi professionali e di dipendenza dall’alcol, sarei tornato a riprenderti.

    Non andò così!

    Trascorsero giorni, mesi e anni, prima che io potessi risalire dal baratro. Nel frattempo conobbi una giovane donna dell’Est, affettuosa e comprensiva, che mi aiutò a riacquistare un po’ di dignità e autostima.

    Sai, Violante, ero caduto in uno stato totale di apatia, tanto che pensai più volte di farla finita... schiacciato dagli insuccessi, mi sentivo un fallito, oppresso da un grave senso di colpa nei tuoi confronti.

    Katia mi è stata vicina e mi ha spronato a ricominciare tutto da capo.

    Con lei mi sono rifatto una famiglia: l’ho sposata, accogliendo anche i suoi figli, due ragazzi di quindici e tredici anni, nati da un precedente matrimonio.

    Perdonami, se puoi, per tutto il male che ti ho arrecato con l’assenza e il prolungato silenzio. Non sei obbligata a rispondermi ora. Pensaci, però.

    Sul retro della busta troverai il mio attuale indirizzo. Ti abbraccio forte, come non ho mai fatto prima, purtroppo!

    Papà

    Per Violante fu come ricevere un pugno nello stomaco: aveva cancellato la figura di suo padre dal cuore e dalla mente. Nel suo mondo interiore esisteva solo Carmen, la mamma che aveva imparato ad amare attraverso le narrazioni e le fotografie conservate dalla nonna, immagini a cui, da piccina, si rivolgeva mandando un bacio, prima di fare la nanna. Una cornice, quasi nascosta e defilata rispetto alle altre, conservava però l’istantanea di due giovani fidanzati, entrambi felici e sorridenti.

    Il padre di Violante, di origini meridionali, appariva un giovanotto affascinante, dalla chioma ricciuta e dalle lunghe basette, come si usavano negli Anni Settanta, ma ciò che più colpiva – in quella fotografia ingiallita – erano i baffi folti e scuri che gli ornavano il viso olivastro, donandogli un che di misterioso. La mamma, accanto a lui, era bellissima: lo sguardo fiero, le labbra carnose e i lunghi capelli scuri, sciolti sulle spalle.

    Era comunque Nonna Rosina che, con tanto amore, si era presa subito cura di lei, a mantenere un posto speciale nel cuore di Violante; adesso era arrivato anche Fabio a illuminare i suoi giorni e tanto le bastava.

    Osservò, quindi, con attenzione il retro della busta:

    Mittente – Alvaro Ronchi

    Via Monte di Pietà 51

    Palermo

    Stava a Palermo... dunque era tornato al Sud.

    La ragazza, con mani tremanti, prese carta e penna: aveva deciso di rispondere subito e duramente a quell’uomo abietto e spregevole.

    Non aveva alcuna intenzione di incontrare un padre irrisolto, anzi, per lei era un estraneo, un irrilevante ectoplasma. Gli scrisse che era serena poiché, indipendentemente da lui, aveva raggiunto un suo equilibrio e una maturità che la facevano sentire una donna appagata, specie da quando si era innamorata di un ragazzo buono e serio, il quale contraccambiava il suo sentimento.

    Si raccomandò con Alvaro che non la cercasse mai più.

    Per lei, suo padre era morto il giorno in cui l’aveva abbandonata.

    Soffocò due singhiozzi, mentre richiudeva la busta con l’indirizzo, vergato nervosamente.

    L’amarezza la pervase e sentì di doversi sfogare con la nonna: lei soltanto, con le sue parole dolci e sagge, avrebbe potuto lenire tanta amarezza.

    Pensò anche a Fabio... sicuramente con lui avrebbe potuto confidarsi. Lo immaginava già torturarsi i ricci castani con le lunghe dita sottili, come faceva quando era imbarazzato o nervoso. Sorrise senza volerlo, poiché finalmente c’era qualcuno che contava nella sua vita: nulla e nessuno avrebbero più potuto ferirla.

    III – Laureati

    I due giovani si laurearono a distanza di pochi giorni l’uno dall’altra; era quasi autunno e una pioggia leggera batteva sui monumenti storici e sui viali della vecchia Torino, spegnendo

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