All'altare con lo sceicco: Harmony Collezione
Di Jane Porter
5/5
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Info su questo ebook
Poppy Marr rimane stregata dalle attenzioni dello sceicco e giorno dopo giorno si rende conto che il proprio corpo risponde in maniera naturale alle sue lusinghe. Ma quando scoprirà che i piani di quell'uomo vanno ben oltre la camera da letto, si lascerà convincere a diventare la sua regina?
Jane Porter
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
All'altare con lo sceicco - Jane Porter
successivo.
Prologo
La sposa era sparita, trascinata fuori dalla cappella da un energumeno, come un bottino di guerra.
Lo sguardo inorridito di Poppy incontrò per un istante quello terribile di Randall Grant. Aveva tremato nel momento in cui la porta si era spalancata e il focoso siciliano era apparso sulla soglia, come un angelo vendicatore.
Poppy si strinse al petto il bouquet da damigella d'onore e nascose un sospiro di sollievo. Ce l'aveva fatta. Aveva salvato Sophie. E anche Randall.
Non che al momento Randall Grant, il sesto Conte di Langston, potesse esserle grato...
In fondo era lo sposo e nessun uomo voleva essere umiliato davanti a duecento delle più illustri personalità d'Inghilterra e ospiti blasonati, arrivati a Winchester da mezzo mondo, per quello che i tabloid avevano definito il matrimonio dell'anno. In effetti lo sarebbe stato, se la sposa non fosse stata trascinata via senza tante cerimonie, da un famosissimo pilota automobilistico siciliano. Anzi, per l'esattezza, da un ex pilota di Formula Uno.
Poppy dubitava che il Conte di Langston si sarebbe preoccupato della distinzione in quel momento. Grazie al cielo non era un uomo sensibile o emotivo. Non ci sarebbero state lacrime o manifestazioni di angoscia da parte sua. No, la sua maschera impassibile sarebbe stata provvidenziale, in quell'occasione.
Ma Poppy lo conosceva meglio di chiunque altro e sapeva che non era l'Uomo di Ghiaccio che la gente pensava che fosse. Lo guardò con la coda dell'occhio. Era bellissimo con l'abito da cerimonia che gli sembrava cucito addosso ed esaltava il suo fisico atletico e i lineamenti cesellati del viso. In quel momento sembrava una statua di marmo.
Distaccato. Duro. Immobile.
Poppy deglutì un paio di volte, cercando di tenere sotto controllo il dispiacere e il senso di colpa. Un giorno Sophie l'avrebbe ringraziata. E anche Randall. Non che avesse intenzione di rivelargli che parte aveva avuto in quel disastro... Lui non era solo lo sposo... cioè, il mancato sposo di Sophie, ma da quattro anni era anche il suo capo. E il suo amore segreto. Anche se era un buon capo e piuttosto comprensivo nei suoi confronti, se avesse saputo che lei aveva partecipato al complotto non avrebbe esitato un solo istante a licenziarla. E questo le avrebbe spezzato il cuore.
Ma come avrebbe potuto non scrivere a Lorenzo? Come avrebbe potuto non spedirgli quel ritaglio di giornale? Sophie non amava Randall. Lo sposava solo perché la sua famiglia riteneva quel matrimonio un ottimo affare e si era impegnata in tal senso, quando Sophie era solo una ragazzina. Non era un matrimonio, era un contratto e Sophie meritava di meglio.
Così, mentre le rimordeva un po' la coscienza, rivide la scena del Ratto di Sophie da parte di Lorenzo.
Era stato emozionante... molto toccante...
Be', non per Randall. No, lui doveva essersi sentito umiliato. Ma Sophie...
Poppy era riuscita a darle la possibilità di vivere un vero, grande amore.
1
Lei sapeva qualcosa.
Dal Grant glielo leggeva negli occhi, nelle labbra serrate e nella piccola ruga sulla fronte. Lavorava per lui da troppo tempo perché non riconoscesse l'espressione colpevole. Quella che aveva quando sbagliava qualcosa e poi cercava di nasconderglielo.
Avrebbe dovuto licenziarla da anni.
Non era insostituibile. Non era mai stata una segretaria eccezionale. Era semplicemente brava, piuttosto discreta e aveva la capacità di tenerlo a freno, quando lui voleva annientare qualcuno... come desiderava tanto fare in quel momento.
Si fidava di lei cosa che, alla luce dei fatti, avrebbe fatto meglio a evitare.
Ma non poteva estorcerle informazioni, ora. Non con duecento ospiti stipati sui banchi della cappella, che sussurravano tra loro, basiti, mentre il padre della sposa sembrava esterrefatto e Lady Carmichael-Jones aveva assunto il colorito di una statua di cera.
Da un lato fu quasi grato che i suoi genitori non fossero presenti per assistere a quel disastro.
Sua madre era morta quando era un bambino e suo padre era mancato cinque anni prima, poco dopo il suo trentesimo compleanno.
Dal prese un profondo respiro e si voltò verso i banchi. Era ora di congedare gli ospiti, compresa la famiglia di Sophie. Poi si sarebbe occupato di Poppy.
«Che cosa hai fatto?» le chiese infatti poco dopo, stringendola alle corde, nel piccolo atrio della cappella.
Poppy si tormentava le mani, a disagio, allarmata da quella scelta di parole.
Non le aveva chiesto se sapeva qualcosa, le aveva chiesto direttamente cos'aveva fatto, sicuro che fosse la responsabile di quel disastro.
Poppy sbirciò alle sue spalle, cercando qualcuno che potesse intervenire, ma la cappella era vuota. Gli ospiti erano spariti in fretta, dopo il gelido annuncio di Randall. Chiedo scusa a tutti, ma sembra che il matrimonio sia annullato. Aveva sorriso e quel sorriso glaciale aveva contribuito non poco alla rapida fuga di tutti i presenti.
Anche Poppy avrebbe voluto correre fuori, ma Randall le aveva fatto segno di rimanere, mentre lui liquidava zie, zii e cugini e scambiava qualche breve frase tesa con i mancati suoceri, prima di congedarli.
Poppy avrebbe voluto accodarsi agli ospiti in ritirata. Aveva persino tentato una fuga tardiva, ma Dal l'aveva catturata mentre si dirigeva verso l'uscita del vestibolo, intrappolandola nella piccola anticamera, solitamente riservata al clero.
«Cos'hai fatto, Poppy?» ripeté minaccioso.
Il cuore le martellava nel petto. Randall era molto più alto di lei così Poppy arretrò di un passo, ritrovandosi con la schiena contro la fredda parete di mattoni grezzi. «Niente...» sussurrò, sentendosi una maledetta bugiarda. Sophie aveva sempre detto di apprezzare sopra ogni cosa la sua innata sincerità, il che aveva convinto Randall Grant, il Conte di Langston, ad assumerla, quando aveva avuto bisogno di un lavoro. Le aveva detto che gli serviva qualcuno di cui fidarsi. E Poppy gli aveva assicurato che avrebbe potuto contare su di lei.
«Non ti credo» sibilò. Il cuore le fece un altro doloroso tonfo nel petto. «Ricominciamo. Dove accidenti è la mia sposa? Cosa diavolo è successo, qui? E perché?»
Poppy sgranò gli occhi.
Randall Grant non aveva mai imprecato. Lui era un vero modello di disciplina, autocontrollo e cortesia.
O almeno lo era stato, fino a quel momento.
«Non so dove sia. È la verità.» Odiava il fatto che lui la guardasse come se si fosse trasformata in un mostro a tre teste. «Non avevo idea che Lorenzo avrebbe fatto irruzione in quel modo.»
Lui aggrottò le sopracciglia. «Lorenzo...» ripeté, pensieroso.
Lei arrossì, riconoscendo subito il proprio errore. Non avrebbe dovuto dire il suo nome. Non avrebbe dovuto dire niente.
«Poppy.»
Si mordicchiava insistentemente il labbro inferiore, per evitare di spifferare tutto. Non poteva farlo. Non sarebbe stato leale verso Sophie.
Invece tirò su il corpetto aderente dell'abito senza spalline, cercando di non farsi prendere dal panico, che nel suo caso significava sciogliersi in lacrime. Quando si sentiva intrappolata, e in quel momento lo era, il suo cervello non funzionava bene. Perdeva il controllo dei suoi pensieri, taceva e un attimo dopo si scioglieva in lacrime.
Era successo a scuola. Era successo durante i terribili campi estivi, prima che Sophie la prendesse sotto la sua ala e la invitasse a casa per le vacanze. Poppy aveva pensato di aver superato gli attacchi di panico, ma all'improvviso aveva il petto stretto, la gola chiusa e doveva faticare per trovare l'aria. Il suo abito da damigella d'onore, incredibilmente stretto, la soffocava. Era di un colore rosa ghiaccio, perfetto per donne come Sophie, con la carnagione di porcellana, ma non per una segretaria bassa e dimessa, con lo stesso colorito di uno straccio.
«Mi sento svenire» sussurrò, sul punto di collassare. Aveva bisogno di aria fresca, di spazio... e di prendere le distanze dal suo infuriato principale.
Randall aggrottò di nuovo un sopracciglio.
«Non stai svenendo. Stai solo evitando di rispondermi.»
«Mi manca l'aria» annaspò.
«Allora smettila di blaterare e respira.»
«Io non blatero...»
«Respira. Inspira dal naso ed espira dalla bocca.»
Non poteva essere troppo arrabbiato con lei, se cercava di calmarla. Poppy non voleva che fosse in collera con lei. Aveva solo cercato di aiutare. Lei voleva che tutte le persone che amava fossero felici. Le brave persone meritavano di essere felici, e Sophie e Randall erano due brave persone. Ma non insieme. Non avrebbe mai mandato a Lorenzo quell'articolo, se la sua amica fosse stata felice...
Distolse lo sguardo dagli occhi dorati di Randall.
Cercò di concentrarsi sul nodo della sua cravatta, ma le era impossibile concentrarsi quando lui le era così vicino. Era alto, con un fisico atletico, possente e... No, non poteva lasciar andare i pensieri in quella direzione. Doveva focalizzarsi su qualcos'altro.
«Va meglio?» le chiese lui dopo un minuto.
Poppy si trovò a fissare gli occhi di Randall puntati su di lei. Aveva gli occhi di un nocciola dorato così chiaro da conferirgli un tocco vagamente esotico, regale quasi. Ma visti così da vicino, avevano anche qualcosa di animalesco. Sembravano gli occhi di un leone e un leone non era mai una buona compagnia. Soprattutto quando era infuriato. Poppy represse un brivido di panico. «Possiamo uscire, per favore?»
«Ho bisogno di una risposta.»
«Te l'ho detto...»
«L'hai chiamato per nome. Come conosci un pilota di Formula Uno?» La voce di Randall era durissima.
Non si era mosso, non aveva nemmeno sollevato un dito, eppure sembrava ancora più alto e minaccioso. Poppy prese un respiro disperato e venne travolta dal suo profumo. Un profumo pulito, maschile, che le pizzicava sempre la pelle anche in posti insospettabili, proprio come in quel momento.
«Io non lo conosco.»
Dal la fulminò con un'occhiata.
«Allora come lo conosce, Sophie?»
Poppy strinse le mani a pugno. Doveva stare attenta. Non ci sarebbe voluto molto per spingerla a rivelare dettagli che non stava a lei divulgare. Per essere onesta, non le era ben chiaro cosa fosse accaduto a Montecarlo, cinque settimane prima. Ma qualcosa era successo. L'ultima sera del loro soggiorno, Sophie non era tornata in camera e quando erano ripartite, sembrava un'altra donna.
Forse la maggior parte delle persone non avrebbe notato il cambiamento, ma Sophie non era solo la sua migliore amica, era anche la sorella che non aveva mai avuto, la sua paladina alla Haskell's School, dove lei era stata ammessa solo grazie a una borsa di studio. Sophie si era sempre presa cura di Poppy e finalmente, dopo tanti anni, lei aveva avuto la possibilità di ricambiare il favore. Non aveva spedito quella lettera a Lorenzo Crisanti per sabotare un matrimonio bensì per offrire a Sophie la possibilità di essere felice.
Dal lottava per mantenere la calma. Poppy Marr si stava dimostrando un osso duro, cosa di per sé degna di nota perché, nonostante potesse scrivere cento parole al minuto e trovare qualunque cosa lui avesse sepolto nella scrivania, era pessima quando si trattava di mentire o di mantenere un segreto.
E il fatto che Poppy stesse disperatamente cercando di mantenere un segreto gli diceva già tutto ciò che voleva sapere.
Aveva avuto una parte nel fiasco di quella mattina. Di certo non aveva orchestrato l'intera faccenda... non era così furba, ma conosceva i perché e i percome, ed era ciò che lui voleva capire.
«Vai a prendere le tue cose» le ordinò. «Partiamo subito.»
«Per andare dove?» gli chiese, sorpresa.
«Ha importanza?»
«Io ho pianificato una vacanza. Mi hai dato la prossima settimana di ferie.»
«Mi aspettavo di essere in viaggio di nozze, ma è saltato e di conseguenza anche le tue ferie.»
Lo fissò cercando di trovare le parole. «Non è giusto» sussurrò alla fine.
«Quello che non è giusto è che sapendo di Crisanti e Sophie, tu non mi abbia detto una parola.» Fissò i grandi occhi ansiosi, troppo furioso per preoccuparsi che lei sembrasse davvero sul punto di svenire. Sophie non lo sapeva, ma con quella bravata aveva messo a repentaglio tutto il suo futuro! «Vai a prendere le