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Una babysitter da baciare: Harmony Collezione
Una babysitter da baciare: Harmony Collezione
Una babysitter da baciare: Harmony Collezione
E-book157 pagine2 ore

Una babysitter da baciare: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Per restare vicino alla figlia, Lauren Turner è disposta a qualunque cosa, anche a fingersi la sua babysitter. Dopo essere stata costretta a darla in adozione, infatti, non ha fatto altro che pensare a lei. Tredici anni più tardi riesce a rintracciarla e scopre che vive sola con il padre adottivo, il controverso e passionale Brad Laxton. Senza confessare la sua identità, Lauren riesce a farsi assumere in casa Laxton, ma non aveva previsto che, oltre a dover mentire riguardo le motivazioni che l'hanno spinta fin lì, avrebbe dovuto anche resistere al fascino di Brad. L'amore era un sentimento che credeva archiviato per sempre assieme alla passione, fino a quando
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2019
ISBN9788830507913
Una babysitter da baciare: Harmony Collezione
Autore

Kay Thorpe

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una babysitter da baciare - Kay Thorpe

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Mother and Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2003 Kay Thorpe

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-791-3

    1

    Era giunta da molto lontano per trovare quella casa e ora eccola là, nascosta dietro un boschetto di castani. Imponenti pilastri di pietra reggevano un cancello di ferro battuto inaspettatamente aperto. Senza riflettere, Lauren lo oltrepassò e seguendo il lungo viale fra gli alberi sbucò in un vasto cortile con al centro una maestosa fontana.

    Sulle vecchie mura di pietra coperte di edera, le finestre luccicavano al sole. Ravella era uno dei luoghi più incantevoli che avesse mai visto.

    Per alcuni minuti rimase immobile a contemplare il bellissimo edificio che si stagliava contro le verdi colline di Cotswold e il limpido cielo blu. A occhio e croce valeva almeno un paio di milioni di dollari e questo la diceva lunga sulle condizioni di chi vi abitava.

    Scacciò la tentazione di fuggire e scese dalla macchina. Certo, le possibilità di successo non erano molte, ma valeva la pena di tentare. In quale altro modo sarebbe mai riuscita a entrare lì?

    Il pesante campanello d’ottone emise un suono acuto e, contrariamente a quanto si aspettava, la solida porta di quercia si aprì all’istante, facendola sussultare. Rimase per un attimo confusa a guardare l’uomo apparso davanti a lei. Alto, bruno e molto attraente, lo riconobbe immediatamente grazie al ritaglio di giornale che si era portata. L’ultima persona che avrebbe mai pensato di vedere era il padrone di casa.

    «Salve!» esclamò lui affabile. «Posso aiutarla?»

    Con uno sforzo Lauren ritrovò la voce. «Ho sentito che sta cercando qualcuno che badi a sua figlia. Lei è il signor Laxton, vero?»

    Intensi occhi blu la fissarono con aria interrogativa, studiando ogni dettaglio dei suoi stupendi lineamenti nascosti dalla massa lucente dei capelli biondo grano. Lei sentì le guance avvampare.

    «Dove l’ha sentito?» chiese lui alla fine.

    «Mi sono fermata al pub del villaggio. Il proprietario ne stava parlando. Mi rendo conto che è un modo poco ortodosso di ottenere un lavoro, ma...» si giustificò.

    «In effetti» convenne seccato Brad Laxton. «Lei non è di qui, vero?»

    «Sono nata in Inghilterra e ho vissuto per diversi anni in Canada, ma possiedo ancora un passaporto inglese» spiegò prontamente.

    Indietreggiò imbarazzata, quasi decisa a rinunciare alla faccenda. In effetti, chi avrebbe assunto una perfetta sconosciuta per badare a un bambino?

    «Farebbe meglio a entrare» le ordinò lui. «Voglio saperne un po’ di più, prima di darle una risposta.»

    Con uno sforzo Lauren riuscì a muoversi, cercando di darsi un tono. Brad Laxton poteva anche essere disperato, ma non era certo un tipo che agiva avventatamente.

    La casa all’interno era maestosa come fuori. Salendo dal centro e dividendosi in due ali, una grande scala dava accesso a una galleria con loggioni aperti. Brad Laxton aprì una porta sulla destra e la introdusse in quello che sembrava essere una combinazione tra studio e libreria, con pareti di libri allineati e una scrivania di mogano sotto la finestra. Le indicò due poltrone accanto a un camino di pietra pieno di fiori.

    «Si sieda e mi parli di lei.»

    Lauren obbedì, sforzandosi di sembrare rilassata mentre l’uomo prendeva posto di fronte a lei. L’urgenza di correre lì stava lasciando il posto a una profonda agitazione che non le faceva trovare le parole necessarie. Quei suoi penetranti occhi blu la innervosivano: aveva la sensazione che potessero leggerle dentro.

    «Allora?» la invitò. «Cosa ne dice di incominciare con un nome?»

    «Lauren Turner.» Questa era la parte più facile. Il resto avrebbe dovuto essere un misto di verità e invenzione. «Ho ventinove anni e ho molta esperienza come babysitter.»

    «La bambina» rispose lui, «ha tredici anni e ha perso sua madre quando ne aveva otto. Mi dicono che sia in un’età particolarmente vulnerabile, quindi ha bisogno di qualcuno abbastanza giovane che le faccia compagnia durante l’estate, ma anche abbastanza grande e sensibile da riuscire a impartirle un po’ di disciplina. La sua età mi sembra perfetta, anche se le avrei dato qualche anno di meno.»

    «Sono lusingata dalla sua supposizione.»

    I suoi occhi brillarono divertiti. «Ne dubito, mi sembra avere troppo buon senso per badare a queste sciocchezze. Direi che è un buon inizio, ma avrei bisogno di alcuni dettagli in più sul suo passato.»

    «Naturalmente.» Lauren si fece forza per andare avanti. «La mia famiglia si è trasferita in Canada quando ero una ragazzina. Terminati gli studi ho sempre lavorato come babysitter. Sono rimasta con una famiglia per sette anni a badare a quattro bambini, e negli ultimi tre anni sono stata in un’agenzia tuttofare.»

    «Tuttofare?»

    «In grado di risolvere qualsiasi problema di tipo assistenziale o domestico.»

    «Un’ottima idea. Peccato che da queste parti non ci abbia mai pensato nessuno.»

    Lui la studiò ancora una volta, soffermandosi sul suo viso e poi scendendo lungo quel corpo perfetto.

    «Cos’altro posso dirle?»

    «Perché è tornata in Inghilterra?»

    Ora veniva la parte difficile, ma ormai non poteva tirarsi indietro.

    «Ho pensato fosse tempo di ritrovare le mie radici. Per quanto io ami il Canada, sono ancora inglese nel profondo del mio cuore.»

    «È tornata con l’intenzione di rimanere?»

    «Almeno per un anno o due. Pensavo di prendermi una specie di pausa prima di cercare un lavoro, solo sarebbe stato sciocco lasciarmi sfuggire un’occasione del genere. Sempre che ci sia, naturalmente.»

    «A caval donato non si guarda in bocca» rispose lui. «Devo partire lunedì per un viaggio di lavoro irrevocabile e la mia governante si rifiuta di accettare ulteriori responsabilità, quindi non sono nella posizione di fare il difficile. Però forse dovremmo vedere se lei e Kerry andate d’accordo, prima di decidere.» Si alzò. «Rimanga comoda mentre vado a cercarla. Probabilmente sarà in piscina.»

    Mentre la porta si chiudeva, Lauren si lasciò andare a un lungo sospiro. La tensione di quell’ultima mezz’ora aveva portato i suoi nervi al limite. C’era sempre la possibilità che Laxton le richiedesse qualche referenza prima di prendere la decisione finale. Una telefonata avrebbe risolto il problema. Chiamò il suo vecchio capo e andò subito al punto.

    «Probabilmente riceverà una chiamata da un certo signor Laxton che le chiederà mie referenze. Vuole sapere se io sono una persona affidabile e onesta.»

    «E tu lo sei!» fu la pronta risposta. «Come ho ti ho già detto, sarai sempre la benvenuta se deciderai di tornare.»

    «Me ne ricorderò.» Sentì dei passi nel corridoio e aggiunse in fretta. «Devo andare. Grazie, Bob.»

    Rimise il cellulare nella borsa, il cuore le batteva impazzito mentre la porta veniva riaperta dall’uomo che stava ingannando. La ragazzina che era con lui indossava un accappatoio sopra a un costume da bagno, e ai piedi aveva delle ciabattine in gomma. Piuttosto alta per la sua età, aveva capelli biondi striati dal sole. Era decisamente carina, e s’intuiva che crescendo sarebbe divenuta una vera bellezza. Non rispose al sorriso di Lauren, e i suoi occhi color nocciola si soffermarono su di lei privi di espressione.

    «Mia figlia Kerry» annunciò Brad. «E questa è la signorina Turner, vero?» aggiunse lui.

    «Esatto.» Violente emozioni si agitavano in lei, ma in qualche modo riuscì a continuare a sorridere. «Ciao, Kerry. Io sono Lauren.»

    «Salve.» Il tono era indifferente. «Papà dice che lei viene dal Canada.»

    «Sì, ho vissuto là per qualche tempo.»

    «Sa cavalcare?»

    Deglutì a fatica, sentendo un nodo doloroso in gola e combattendo contro l’impulso irresistibile di prendere Kerry tra le braccia e stringerla a sé come aveva sognato di fare durante quei tredici lunghi anni. La sua voce risuonò roca.

    «Un po’. Tu hai il tuo pony?»

    «Cavallo, ormai ho passato l’epoca del pony. Ne abbiamo tre, ma adesso vado a vestirmi. Ho freddo.»

    Lauren la guardò uscire dalla stanza e si sentì mancare.

    Lei non era stata così sicura di sé nemmeno a vent’anni, figurarsi a tredici! Doveva avere quel lavoro, doveva e basta! Non poteva esserle negata la sola possibilità che avrebbe mai avuto di trascorrere del tempo con la sua bambina.

    Le occorse tutta la sua forza per non tradirsi e rivelare il tumulto che aveva dentro. Si voltò verso l’uomo che sua figlia chiamava padre.

    «Fin qui tutto bene!» commentò Brad Laxton. «Almeno non sembra avere avuto un’istantanea antipatia nei suoi confronti. Non ha niente in contrario se chiamo questa società dove ha lavorato in Canada per avere referenze?»

    «Assolutamente no» gli assicurò lei.

    Formò il numero che lei aveva appena fatto. Sentiva i suoi occhi su di sé mentre aspettava. Riuscì a cogliere solo una parte della conversazione, ma qualunque cosa fosse stata detta, sembrò abbastanza convincente. Quando riattaccò, lui aveva già deciso.

    «Lei alloggia al Black Swan, vero?»

    «Esatto» confermò. «Sono arrivata due ore fa.»

    «Quindi non ha iniziato a disfare le valige?»

    «No.»

    «Manderò qualcuno a prenderle, ma... lei non mi ha chiesto qual è lo stipendio!»

    Lauren si sarebbe presa a schiaffi e cercò di rimediare subito. «Ho pensato che sarebbe stato sicuramente adeguato alle circostanze.»

    «Considerando che sono io ad avere più bisogno? Osservazione lecita!» ridacchiò lui. «Mi assicurerò che non rimanga delusa. Ora sarà meglio che le mostri la sua camera.»

    Le cose erano accadute così in fretta che lei riusciva a malapena a crederci. Fino a due ore prima possedeva solo poco più di un nome e una posizione, ora stava per diventare, se non esattamente parte di una famiglia, poco meno. Come avrebbe reagito quando fosse venuto il momento di andarsene? Ma questo sarebbe accaduto solo tra sei o sette settimane.

    La governante venne chiamata a fare gli onori di casa. Era una donna sui cinquant’anni, piuttosto rotondetta, che le venne presentata come signora Perriman e che accolse la notizia che Lauren sarebbe entrata a far parte della famiglia con manifesto sollievo.

    «Avrà un bel da fare a stare dietro a quella ragazzina» commentò mentre salivano le scale. «Suo padre non ha la più pallida idea di quello che combina quando torna dal collegio!»

    «Lui è spesso via?» chiese Lauren.

    «Abbastanza. Troppa carne al fuoco, questa è la mia opinione. Non che non sia un’ottima persona per cui lavorare.»

    «A quanto ho capito non era troppo entusiasta di badare lei stessa a Kerry.»

    «È difficile riuscire a stare dietro alla gestione della casa e

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