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La questione energetica italiana: L’energia, l’Italia e l’Europa. La questione energetica e lo sviluppo dell’economia italiana dall’Unità al Green Deal europeo
La questione energetica italiana: L’energia, l’Italia e l’Europa. La questione energetica e lo sviluppo dell’economia italiana dall’Unità al Green Deal europeo
La questione energetica italiana: L’energia, l’Italia e l’Europa. La questione energetica e lo sviluppo dell’economia italiana dall’Unità al Green Deal europeo
E-book171 pagine1 ora

La questione energetica italiana: L’energia, l’Italia e l’Europa. La questione energetica e lo sviluppo dell’economia italiana dall’Unità al Green Deal europeo

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L’Italia ha da sempre presentato una condizione particolare dal punto di vista dello sfruttamento delle risorse energetiche. A seguito dell’unificazione il paese era caratterizzato da una scarsa industrializzazione che sfruttava quasi unicamente fonti di energia tradizionali. Nonostante ciò si riuscì a passare da una “economia vegetale” a una industrializzazione che permise di stare al passo rispetto al resto d’Europa e, nel corso del Novecento, consolidare l’Italia tra le economie di peso del continente. Fondamentali in questo processo furono le soluzioni intraprese in materia di energia la cui storia oggi più che mai deve essere conosciuta per capire dove siamo e quali scelte abbiamo davanti.
LinguaItaliano
Data di uscita7 apr 2022
ISBN9791221319071
La questione energetica italiana: L’energia, l’Italia e l’Europa. La questione energetica e lo sviluppo dell’economia italiana dall’Unità al Green Deal europeo

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    La questione energetica italiana - Daniele Marcello

    Copertina_800x600.jpg

    La questione energetica italiana

    L’energia, l’Italia e l’Europa. La questione energetica e lo sviluppo dell’economia italiana dall’Unità al Green Deal europeo

    Daniele Marcello

    Prefazione di Vittorio D’Ermo

    ©2022 - Daniele Marcello.

    Tutti i diritti riservati.

    Sommario

    Prefazione

    --

    Introduzione

    --

    Capitolo 1

    1.01 Industrializzazione, il carbone e l’industria elettrica

    1.02 La transizione energetica a cavallo tra Ottocento e Novecento

    1.03 Il petrolio e la fondazione di Agip

    1.04 La battaglia del metano, dalla liquidazione dell’Agip alla fondazione dell’Eni

    --

    Capitolo 2

    2.1 La nazionalizzazione dell’industria elettrica

    2.2 Il nucleare

    2.3 L’Eni e il mercato internazionale del petrolio

    --

    Capitolo 3

    3.1 Le crisi petrolifere degli anni ’70

    3.2 I limiti del nostro pianeta e gli accordi internazionali

    3.3 La politica energetica italiana e il ruolo dell’Unione europea

    --

    Conclusione

    --

    Appendice

    Fonti primarie

    Bibliografia

    Prefazione

    L’importanza della conoscenza della storia dell’energia in Italia.

    L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, impegnata nella riconquista del suo ruolo di grande potenza mondiale perso dopo la caduta del muro di Berlino, ha aperto uno scenario del tutto nuovo nelle relazioni internazionali.

    Non si tratta di una nuova crisi energetica ma di uno scontro di carattere politico con profondi riflessi sul settore energetico.

    Temi come diversificazione e indipendenza energetica, passati in secondo piano negli ultimi anni a vantaggio quasi esclusivo dei problemi legati al cambiamento climatico, sono drammaticamente tornati d’attualità nella prospettiva di interruzioni delle importazioni di fonti di energia essenziali per l’economia europea a partire dal gas naturale.

    In questo momento drammatico il libro di Daniele Marcello offre una serie di elementi di grande interesse per il rilancio su nuove basi della politica energetica europea.

    L’analisi, estremamente ricca e puntuale, degli interventi adottati nel corso degli anni per guidare l’evoluzione del settore energetico italiano nell’arco di tempo che va dalla ricostruzione post-bellica al Green Deal offre molti spunti per una nuova politica energetica.

    Il libro approfondisce la natura e le caratteristiche dei vari interventi adottati, e il grado di successo non sempre elevato a causa della complessità del mondo dell’energia e del gran numero di attori spesso portatori di interessi contrastanti. Ben evidenziato è infatti il ruolo della popolazione non sempre ben informata nel rendere inattuate molte scelte, dal nucleare alla produzione interna di idrocarburi e alla localizzazione delle fonti rinnovabili, accettate da tutti in linea di principio ma poi ostacolate nella parte realizzativa.

    Conoscere e riflettere sulla storia dell’energia in Italia può aiutare a non ripetere errori e non compromettere l’attuazione delle scelte che il nuovo contesto internazionale richiede all’Italia e all’Europa.

    Vittorio D’Ermo

    Professional Fellow WEC Italia

    Introduzione

    Il ruolo dell’energia è fondamentale nei processi economici ed è determinante nel percorso di sviluppo mondiale. L’energia, considerando anche le fonti tradizionali come la legna da ardere, il cibo per uomini e animali, è da sempre stata il mezzo attraverso cui si sostengono le attività umane, delle quali fa parte il sistema economico. Dal XVIII secolo l’impatto delle attività umane sulla terra ha conosciuto una crescita inarrestabile. Lo studio della disciplina economica muoveva i primi passi in un contesto in cui la rivoluzione industriale stava liberando l’uomo dai confini imposti dal sistema economico tradizionale. Le risorse a disposizione sembravano illimitate, semmai distribuite in modo non omogeneo. Le nuove trasformazioni della seconda metà del XIX secolo resero ancora più evidente la svolta che i paesi europei più avanzati come Gran Bretagna e Germania avevano intrapreso attraverso le innovazioni scientifico-tecnologiche e l’utilizzo sempre più efficiente di fonti di energia fossili, quali il carbone, presente in abbondanza in entrambi i paesi, e il petrolio. L’Italia è un paese povero di tali risorse e nel corso della sua storia ha dovuto cercare altre soluzioni, che fossero la produzione idroelettrica, il precoce sviluppo del metano, l’unica fonte fossile disponibile in quantità nel paese, o i contratti internazionali per le importazioni di greggio. Insieme a questo si vanno a collocare il più ampio dibattito sull’intervento dello Stato in economia, che nel settore dell’energia ebbe una grandissima importanza nell’indirizzare le scelte operate a partire dal secondo dopoguerra, e a partire dagli anni ’70 il dibattito sui limiti dello sviluppo, che ha contribuito alla spinta verso una internazionalizzazione delle questioni dell’energia.

    Lo scopo di questo libro è analizzare le politiche dell’energia attuate nel corso della storia d’Italia, prendendo in considerazione le varie fonti di energia che nel corso del tempo si sono affermate come i principali motori della crescita economica del paese, l’assetto del mercato, il ruolo dello Stato, il contesto internazionale e il ruolo dell’Unione europea.

    Nel primo capitolo, ho analizzato una fase basata sul ricorso alla produzione idroelettrica necessaria in epoca liberale nel sostenere la prima industrializzazione del paese, che rischiava di perdere il treno dello sviluppo a causa della carenza di carbone. In tale contesto fondamentale è risultato l’apporto dell’elettrificazione che da curiosità avveniristica diventa uno strumento per l’industria. In una seconda fase in cui il petrolio iniziava ad assumere una importanza sempre maggiore sotto il regime fascista, ho analizzato il ruolo dell’Agip dalle sue prime attività all’estero, alle incerte sorti del dopoguerra e al suo salvataggio.

    Nel secondo capitolo ho trattato il ventennio del boom economico del dopoguerra. Da una parte l’elettrificazione delle abitazioni private e i consumi di massa rendevano insufficiente l’apporto della produzione idroelettrica richiedendo fonti alternative. Dall’altra si assisteva allo scontro tra potere pubblico e privato, nell’ambito della definizione dell’intervento dello Stato nell’economia. In tale contesto si svolse la storia del nucleare italiano. Non riuscendo mai a diventare una vera alternativa alla dipendenza dal petrolio, concluse la sua parabola per l’opposizione dell’opinione pubblica alla fine degli anni ’80. Negli anni presi in considerazione in questo capitolo si sviluppò l’assetto del settore energetico che sopravvisse fino agli anni ’90, caratterizzato dalla presenza dei due grandi enti statali, Eni e Enel. Per questo ho analizzato le vicende che hanno portato alla nazionalizzazione dell’energia elettrica e le attività di Eni in Italia e nel contesto internazionale.

    Nel terzo capitolo ho trattato il profondo cambiamento, partito negli anni ’70 da eventi politici che causarono lo stravolgimento del mercato petrolifero, sfociato nel dibattito sui limiti dello sviluppo e sulle nuove teorie economiche che prendevano in considerazione l’ambiente. Si affermò quindi un nuovo modo di pensare l’impatto delle attività umane sull’ambiente e il nesso tra sviluppo e sfruttamento delle risorse. In tale contesto il ruolo della dimensione internazionale divenne sempre più importante. Contemporaneamente il processo d’integrazione europea determinò una trasformazione del mercato dell’energia con la liberalizzazione e la privatizzazione. Questo processo determinò anche il passaggio del tema dell’energia da politica strettamente di interesse nazionale a questione continentale in cui le istituzioni dell’Unione assumono sempre più ruolo decisionale, non solo tecnico ma anche politico, permettendo il forte sviluppo delle fonti di energia rinnovabile degli ultimi quindici anni.

    Nella ricerca, oltre alla letteratura sull’argomento, sono risultate fondamentali le fonti primarie. Ho consultato i documenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, in particolare i resoconti stenografici delle sedute, le proposte di legge, le indagini conoscitive i documenti prodotti dalle commissioni o trasmessi dal Governo; la Gazzetta Ufficiale; la serie Documenti Diplomatici Italiani pubblicati dal Ministero degli Esteri; i rapporti della Commissione economica per l’Assemblea Costituente pubblicati dal Ministero per la Costituente; documenti del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero del Tesoro e del Comitato interministeriale per la programmazione economica; l’Archivio storico dell’Eni; i documenti della Central Intelligence Agency pubblicati secondo il Freedom of Information Act; i documenti del Dipartimento di Stato americano pubblicati dall’Office of the Historian nelle serie Foreign relation of the United States; gli Archivi storici dell’Unione europea; i documenti pubblicati dalla Commissione europea; i portali dell’Unione dove sono archiviati i trattati e la legislazione; gli archivi storici di varie riviste e quotidiani.

    Capitolo 1

    1.01 Industrializzazione, il carbone e l’industria elettrica

    Nel 1861 l’Italia unita era un paese con una scarsa industrializzazione che sfruttava quasi unicamente fonti di energia tradizionali, principalmente forza umana e animale, la legna e in percentuale molto ridotta il carbon fossile d’importazione inglese il quale costituiva il 7% del totale¹. Uno dei motori dell’industrializzazione degli altri paesi europei era l’estensione delle linee ferroviarie. Al momento dell’unità l’Italia poteva contare su circa 2400 km di strade ferrate, una quantità più di sei volte inferiore a quella inglese, il 40% delle quali concentrate in Piemonte², la cui costruzione era stata iniziata negli anni ’40 sotto il regno di Carlo Alberto.

    L’Italia imboccò sul finire del secolo la strada che l’avrebbe portata ad abbandonare il suo stato di economia vegetale basata su agricoltura e allevamento³ e diventare un paese industrializzato nel momento in cui in Europa stava avvenendo la seconda rivoluzione industriale. Tale industrializzazione fu peculiare a causa della scarsità di risorse naturali sulle quali si era imperniata la transizione energetica di tutte le potenze industriali occidentali: le fonti fossili di cui il carbone rappresentava la parte più importante almeno fino agli inizi del XX secolo. Il processo di industrializzazione fu in parte ritardato da questa scarsità di fonti energetiche reperibili sul territorio nazionale e questo spinse all’utilizzo di soluzioni differenti, anche innovative sul finire dell’Ottocento.

    Il periodo che va dall’unificazione del paese alla prima guerra mondiale è dominato dalla questione dell’importazione del carbone e del suo prezzo. Nel complesso la parte utilizzata per i consumi domestici era molto bassa e in generale anche l’industria ebbe il momento di massimo sviluppo solo nel secondo dopoguerra. Le uniche produzioni nazionali di carbone erano di modesta quantità e scarsa qualità⁴.

    Il carbone di importazione giungeva a Genova a un costo più di tre volte superiore a quello delle zone di produzione, generando quindi una penalizzazione del processo di industrializzazione. Il carbone importato in Italia era più caro di quello venduto sul mercato inglese anche considerando le differenze nei prezzi all’interno dello stesso Regno Unito: il carbone a Londra, dove era generalmente più costoso e usato per consumi domestici e illuminazione, costava il 30% in meno che in Italia⁵.

    Agli inizi del XX secolo l’industrializzazione di età giolittiana permise l’innestarsi di una industria pesante su un tessuto di piccole e medie imprese sviluppatosi nel secolo precedente. Le grandi imprese però soffrivano la carenza di risorse, venendosi così

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