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HOLLYWOOD - storie di donne, storie di dive
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E-book207 pagine2 ore

HOLLYWOOD - storie di donne, storie di dive

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"Hollywood - storie di donne, storie di dive" racconta da un particolare punto di vista dieci icone assolute del Cinema mondiale. Storie di donne e di dive che hanno tracciato un segno indelebile affrontando e sfidando le convenzioni sociali e l'opinione pubblica. Attraverso le vicende del viaggio umano e artistico intrapreso da ciascuna di esse, si delineano singolari profili psicologici che rendono uniche le loro vite straordinarie. Marilyn Monroe, Greta Garbo, Rita Hayworth, Grace Kelly, Marlene Dietrich, Hedy Lamarr, Vivien Leigh, Sophia Loren, Joan Crawford, Elizabeth Taylor, vite vissute appieno tra luci e ombre all'interno di un'industria cinematografica famelica, che in cambio della gloria si è portata via l'anima. Hollywood non è solo un luogo, è soprattutto un mondo di illusioni dove regine senza trono combattono tutta la vita per difendere il loro regno di cartapesta.
LinguaItaliano
Data di uscita27 apr 2022
ISBN9791221405293
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    Anteprima del libro

    HOLLYWOOD - storie di donne, storie di dive - Eduardo Paola

    Elizabeth Taylor

    È una delle ultime vere dive della Hollywood degli anni d’oro. Incredibilmente è riuscita a essere protagonista del grande schermo almeno per tre decenni, cosa più unica che rara. Sì, perché Elizabeth Taylor inizia l’attività d’attrice giovanissima, come bambina prodigio ed è l’unica, insieme a Judy Garland, Mickey Rooney e Natalie Wood, a proseguire una vera e propria carriera anche da adulta.

    Ha vissuto intensamente tra scandali, matrimoni, eccessi, forti legami, ricoveri in ospedale e battaglie sociali, facendosi guidare sempre e solo dalle passioni e dall’istinto.

    Ripercorrendo le tappe fondamentali della sua esistenza, si ha l’impressione che abbia vissuto almeno tre vite.

    Elizabeth Taylor ha lavorato con grandissimi registi che l’hanno formata sul piano artistico, ma la personalità più influente, quella che l’ha forgiata e le ha permesso di diventare una stella di prima grandezza, è stata Sara Viola Warmbrodt, sua madre.

    Sara è stata un’attrice di teatro, relegata sempre a ruoli marginali in produzioni minori. Quando compie trent’anni, si rende conto che difficilmente raggiungerà quella fortuna che sta rincorrendo da sempre, quindi abbandona il suo sogno e decide di prendere marito. Si lega così a Francis Lenn Taylor, un uomo bello e affascinante, di due anni più giovane di lei, con il quale ha già avuto un flirt qualche anno prima. Francis è un gallerista d’arte di grande cultura e sensibilità, uomo docile e affettuoso, con un carattere completamente diverso da quello di Sara, che è invece molto forte e autoritaria.

    Il lavoro di gallerista li porta a viaggiare molto, soprattutto in Europa. Tuttavia, quando Sara scopre di essere incinta, decidono di stabilirsi a Londra.

    Nel giugno 1929 nasce un bellissimo bambino biondo dagli occhi azzurri, che verrà chiamato Howard, in onore dello zio di Francis che lo ha introdotto nel mondo l’arte.

    Tre anni dopo, il 27 febbraio 1932, per Howard arriva una sorellina alla quale verrà dato il nome di Elizabeth.

    Quando la signora Taylor mette al mondo la piccola, si rende subito conto che sua figlia ha tutte le caratteristiche per diventare una diva hollywoodiana: i suoi occhi sono di un colore a dir poco inusuale, un particolare blu lavanda, che grazie a una combinazione cromatica, dà degli incredibili riflessi viola; il suo viso è di una bellezza e di una grazia uniche, e per una rarissima mutazione genetica da cui la piccola è affetta, i suoi occhi vispi ed espressivi sono incorniciati da una doppia fila di ciglia nerissime.

    Per Sara, Elizabeth è una creatura speciale e da subito, già all’età di due anni, le fa prendere lezioni di danza e di canto. A tre anni sa già fare l’inchino, stringere la mano e comportarsi da signora. Le saranno impartite poi lezioni di comportamento, che finiranno per modificare in maniera permanente la personalità della ragazzina.

    Elizabeth è ancora una bambina, ma già sa come deve parlare, quando e come deve ridere, in che modo bisogna emettere la voce in determinati contesti.

    Sara si comporta come se stesse dirigendo un film; non si rende conto che sta manipolando in maniera pericolosa la personalità di sua figlia.

    Quando, nell’aprile 1939, Hitler occupa la Cecoslovacchia, i coniugi Taylor decidono a malincuore di lasciare l’Inghilterra e ritornare in America, per allontanarsi da una situazione che si preannuncia molto pericolosa. Durante la traversata in nave, viene proiettato per i passeggeri La piccola principessa, l’ultimo film di Shirley Temple, la bambina prodigio più famosa di tutti i tempi, che, nonostante abbia solo undici anni, è già al suo quarantesimo film. Elizabeth invece ha sei anni e rimarrà talmente stregata da quella meraviglia in technicolor che, al termine della proiezione, con convinzione comunicherà la sua irrevocabile decisione: Mamma, voglio diventare una stella del Cinema!.

    Arrivata in America, la famiglia Taylor si stabilisce nell’esclusivo quartiere di Beverly Hills e da quel momento, l’unico scopo di Sara sarà quello di introdurre la piccola Elizabeth nel dorato mondo della celluloide.

    Tra i clienti della galleria di Francis c’è Hedda Hopper, leggenda del giornalismo americano, che insieme a Louella Parsons è tra le più autorevoli croniste mondane del mondo dello spettacolo; un suo articolo nella seguitissima rubrica di gossip che porta la sua firma ha il potere di far nascere o distruggere una carriera.

    Sara non si fa sfuggire certo quest’occasione e, approfittando della conoscenza, pretende un appuntamento dalla giornalista, che sarà costretta a ricevere madre e figlia a casa.

    Hedda Hopper si ritrova ad assistere ad una scena pietosa: Elizabeth, in evidente imbarazzo, è spinta dalla mamma a intonare una canzone; la bambina, che all’epoca ha solo otto anni, con gli occhi sbarrati e la voce tremante, riesce a malapena a terminare la prima strofa.

    La Hopper, resasi conto del disagio della piccola, sbotta: Lasciate che i bambini facciano i bambini!.

    Anche se non in maniera ufficiale, quello è stato il primo provino di Elizabeth Taylor.

    Sara, certo, non seguirà il consiglio della giornalista e continuerà nella sua spasmodica ricerca di espedienti per far avere alla figlia l’occasione giusta per farsi notare.

    L’occasione non tarderà ad arrivare: la bambina ha un’amica di classe, il cui padre è un regista della Metro Goldwyn Mayer. Sara Taylor non impiegherà molto a ottenere un appuntamento presso gli studios.

    Davanti al leggendario capo della MGM, Louis B. Mayer, la piccola Elizabeth ripeterà più o meno la stessa scena che avvenne a casa della Hopper. Mayer, per togliersi dall’imbarazzo, finge di apprezzare e promette un contratto, ma la bimba non verrà richiamata. Tuttavia la MGM, la più importante e gloriosa casa cinematografica hollywoodiana, che vanta tra le sue stelle regine indiscusse come Greta Garbo e Joan Crawford, è nel destino di Elizabeth.

    È il 1943 e la casa di Mayer sta lavorando al film Torna a casa Lessie. Tra i produttori c’è anche Sam Marx, che tra le altre attività è anche un collega di Francis Taylor, e ricordandosi di Elizabeth la fa convocare per un provino.

    Quando la bambina si presenta sul set con i suoi lunghi capelli neri e una mantellina blu che risalta il particolare colore degli occhi, nessuno avrà più dubbi: l’arrivo di Elizabeth Taylor agli studios, come un colpo di spugna eliminerà tutte le altre candidate in lizza per il ruolo, e sarà scritturata senza sostenere nemmeno un’audizione.

    La piccola, nel film appare solo in tre scene, che saranno però sufficienti per calamitare l’attenzione di tutto il pubblico e della critica.

    Sara ce l’ha fatta, sua figlia è entrata nel mondo del Cinema e dalla porta principale!

    All’arrivo di Elizabeth sul set per il primo giorno di riprese, il regista è molto infastidito per come è stata preparata per la scena; dà così ordine di struccarla completamente, lamentandosi che le è stato messo troppo mascara. La bambina viene portata di corsa in sala trucco, dove cominciano a strofinarle un panno umido sugli occhi, ma incredibilmente il rimmel non va via: si rendono conto allora che in realtà non è stato aggiunto nessun prodotto sul viso della ragazzina; la doppia fila di ciglia dona al suo sguardo una naturale intensità. Elizabeth Taylor è nata per il Cinema!

    Dopo questa entusiasmante esperienza, ricopre piccoli ma significativi ruoli ne La porta proibita e Le bianche scogliere di Dover.

    Nel 1944, lavora a Gran Premio, un film tratto da un romanzo che aveva riscosso qualche anno prima un enorme successo. Elizabeth, naturalmente con la complicità di sua madre, ha fatto di tutto per avere quel ruolo.

    La vicenda racconta di una ragazzina che sogna di partecipare col suo cavallo al Grand National e per riuscirci, finge di essere un ragazzo.

    Secondo i produttori, Elizabeth possiede una costituzione fisica troppo minuta per essere scambiata per un ragazzo. Una leggenda metropolitana vuole che la piccola Taylor, per assicurarsi quel ruolo, durante i tre mesi precedenti la lavorazione, abbia consumato tutte le mattine una colazione a base di due hamburger, uova fritte, patate e tante frittelle. Inoltre, avrebbe associato a questa alimentazione nuoto e esercizio fisico per allungarsi. Alla fine si sarebbe ritrovata più alta di sette centimetri!

    Al di là di questa storia, inventata dalla MGM per promuovere il film, Elizabeth Taylor in Gran Premio offre una recitazione da consumata attrice, regalando al personaggio un tale ardore, temperato da una grazia dolce e soave, da rubare la scena al protagonista Mickey Rooney, vera stella del film.

    Le critiche sono entusiastiche e Louis B. Mayer è talmente soddisfatto per il successo del film che regala alla giovane interprete il cavallo che ha montato durante le riprese.

    Questo non muterà il parere della ragazzina verso Mayer, che successivamente, in un’intervista descriverà come un mostro che pretendeva di controllare completamente la vita delle sue star distruggendole psicologicamente e fisicamente.

    Una delle sue vittime più illustri è stata Judy Garland, che, diligente com’era, non ribatteva mai gli ordini del suo capo, che la riempiva di pillole per tenerla sveglia, altre per farla dormire, altre ancora per dimagrire, portandola nel corso del tempo ad avere grossi problemi di dipendenza dai farmaci.

    Elizabeth invece ha una personalità che le permette di ribellarsi e soprattutto ha due genitori alle spalle che non consentono di manovrarla come un burattino. I coniugi Taylor infatti si oppongono innanzitutto al cambio del nome dell’attrice e categoricamente proibiscono alla major tutta una serie di modifiche che avrebbe voluto operare sull’aspetto della bambina, come schiarirle i capelli, sfoltirle le ciglia, reciderle il neo sul viso e intervenire chirurgicamente sulla forma della bocca.

    Elizabeth trascorre la delicata fase dell’adolescenza sotto i riflettori, recitando in film come Vita col padre, Cinzia, Piccole donne.

    Nel 1950, a soli diciotto anni, contro la volontà dei genitori sposa il ventitreenne Conrad Nicholson Hilton Jr., detto Nicky, figlio del proprietario della catena alberghiera Hilton.

    Il patrimonio della facoltosa famiglia all’epoca è valutato oltre 75 milioni di dollari. Al di là del bell’aspetto di Nicky, Elizabeth è affascinata dalle enormi ricchezze degli Hilton, che vivono a Bel Air, in un lussuoso palazzo di sessantaquattro stanze, arredato come un museo.

    La ragazza ha voluto prendere marito anche perché sentiva ormai l’esigenza di affrancarsi dai propri genitori, sempre molto presenti e qualche volta invadenti e inoltre perché a diciotto anni comincia ad avvertire l’esigenza di appagare i propri istinti sessuali. Per la rigida educazione impartitale, non le era permesso infatti avere delle semplici e meno impegnative relazioni.

    Il matrimonio, annunciato in pompa magna dalla MGM, che sfrutterà la notizia per lanciare l’imminente uscita sul grande schermo de Il padre della sposa, si rivelerà dopo pochi mesi un inferno.

    Nicky, che prima delle nozze aveva sempre avuto un comportamento ineccepibile, si dimostrerà in seguito violento, dedito alla droga e all’alcool.

    Elizabeth, da sempre vissuta in un ambiente molto ovattato, si ritrova catapultata in una realtà che non riesce a comprendere.

    Dopo l’ennesimo litigio, durante il quale l’attrice è ferocemente picchiata, Sara interviene difendendo sua figlia e il matrimonio finisce così dopo nove mesi.

    Proprio a causa delle percosse ricevute durante un litigio, la donna subisce un aborto: Elizabeth accusa dei dolori lancinanti all’addome, ma ignora di essere incinta, fino a quando non scopre il feto nella tazza del gabinetto. Per lo choc perderà dieci chili e per lungo tempo soffrirà di pressione alta e di ulcera.

    Nel campo professionale però il 1951 si rivela un anno fondamentale, in quanto si assiste a un passaggio importante: quello da attrice adolescente a interprete adulta. Tutto questo avviene con Un posto al sole.

    È lei stessa ad ammettere che prima di quel momento non aveva mai preso seriemente la recitazione. Probabilmente, dividere il set con Montgomery Clift, coprotagonista della pellicola, le darà una consapevolezza diversa del proprio lavoro.

    Clift viene dal teatro; è arrivato a Hollywood da poco e ha già all’attivo due film da protagonista. Il bell’attore, all’epoca di Un posto al sole ha ventotto anni ed è al massimo del suo splendore, e quando Elizabeth lo vede per la prima volta, è colta dal classico colpo di fulmine.

    La scoperta dell’omosessualità dell’attore cambierà naturalmente il loro rapporto e porterà alla nascita di un’intensa amicizia. Avevo diciotto/diciannove anni quando lo aiutai a capire che era omosessuale, e sapevo a malapena di cosa stavo parlando. Quando mi sposai ero vergine e non un’esperta mondiale di sessualità. Però amavo Monty con tutto il cuore e capivo che era infelice. Capivo che era fatto per stare con un uomo e non con una donna e ne parlai con lui. A quei tempi era molto dura per gli uomini che volevano vivere la loro condizione alla luce del sole. Quelli che conoscevo, Monty, James Dean e Rock Hudson, se non altro li aiutai a uscire allo scoperto. Lo feci senza nemmeno rendermene conto. Non sapevo di essere più avanti della maggior parte degli abitanti di questa città. Non mi passò mai nemmeno per la testa: queste le parole di Elizabeth rilasciate alla rivista gay Advocate.

    La Taylor è veramente avanti e soprattutto è dotata di una sensibilità particolare, che la porterà a costruire amicizie indissolubili.

    È proprio la diva a salvare la vita a Monty quando questi sarà vittima del terribile incidente che segnerà per sempre la sua vita già travagliata: senza la repentina richiesta d’aiuto dell’attrice, forse Monty non sarebbe sopravvissuto.

    Per tutta la vita continuerà a vegliare su di lui e a tenerlo sotto la sua ala protettiva, mettendo a disposizione il proprio peso a Hollywood per procurargli nuovi copioni da recitare, quando ormai, consumato dall’abuso di farmaci e alcool, nessuno vorrà più scritturarlo.

    Nel 1952, la Taylor si sposa per la seconda volta. Il nuovo marito è Michael Wilding, attore inglese molto stimato, più grande di lei di vent’anni.

    Wilding è un uomo elegante e riservato, con un carattere mite. Tra i due neosposi si è praticamente ricreato lo stesso rapporto di Sara e Francis. Nonostante la nascita di due figli, dopo pochi anni di matrimonio le cose cominciano a cambiare: Michael si mostra sempre più insofferente ai continui problemi di salute che Elizabeth denuncia; non che non creda alle malattie della moglie, ma è convinto che i suoi frequenti ricoveri in ospedale siano un modo per prolungare la propria sofferenza fisica e, inconsciamente, per allontanarsi un po’ dal set cinematografico e dalle grandi responsabilità della vita privata.

    Il matrimonio finirà dopo soli cinque anni.

    Nel 1956, l’attrice è protagonista, con Rock Hudson e James Dean, de Il gigante, che sarà uno dei suoi più grandi successi cinematografici.

    Durante le riprese, la Taylor stringe un’intensa amicizia con i due coprotagonisti. Con Hudson trascorre intere notti a chiacchierare; non ci saranno mai segreti tra loro. Rock è omosessuale, come confesserà successivamente lo stesso attore. Doverlo nascondere gli crea grosse difficoltà, sia sul set che nella vita privata. In questo senso, il rapporto di totale libertà con Elizabeth lo aiuterà tantissimo.

    Il film è un enorme successo commerciale. La grande epopea, raccontata nell’arco di trent’anni attraversando diverse generazioni, frutterà sette volte il costo del film e otterrà ben nove candidature all’Oscar.

    Probabilmente il grande riscontro di pubblico è amplificato anche dalla prematura scomparsa di Dean, che verrà a mancare a causa di un incidente automobilistico proprio al termine delle riprese.

    Dopo diversi film,

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