Donne e psicoanalisi. Volume 1. L'inconscio tra desiderio e sinthomo
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L'autrice
Loredana Zani, psicoanalista, vive e lavora a Rimini. È direttore scientifico dello Studio di Psicoanalisi Formazione e Clinica nell'orientamento lacaniano della SLP, dell'EFP e dell'AMP del Campo Freudiano.
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Anteprima del libro
Donne e psicoanalisi. Volume 1. L'inconscio tra desiderio e sinthomo - Loredana Zani
Loredana Zani
Donne e psicoanalisi
volume 1
L'inconscio tra desiderio e sinthomo
L'inconscio tra desiderio e sinthomo. Donne e psicoanalisi
di Loredana Zani
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isbn: 978-88-98275-40-3
Indice
Atemporalità e attualità femminile: una introduzione
L’inconscio e la donna. Essere donna: nell’inconscio strutturato come un linguaggio
L’inconscio e la Donna: Identificazione / Identificazioni
La sessualità femminile tra amore e follia
Due scarsità cliniche
Il prima delle conferenze: il convegno di Urbino del 1993
Postfazione
Appendice. Supervisione e formazione
Atemporalità e attualità femminile: una introduzione
Forse per questa via riuscirò a far venire fuori
qualcosa di nuovo sulla sessualità femminile.
J. LACAN, Ancora.
Il primo incontro di un ciclo di conferenze pubbliche, nacque nel 1995[1] dall'esigenza di un gruppo di donne che, dopo aver momentaneamente sospeso l'ascolto della linea telefonica Telefono in Rosa[2] decise di approfondire in maniera più adeguata e con strumenti e metodi psicologici il tema Sul disagio delle donne. Questo evento pubblico, con il contributo teorico della psicoanalisi ha permesso un'elaborazione e una produzione dell'inconscio articolate in tre tempi: il primo tempo è stato quello di rifiutare il puro dato statistico come unica lettura del fenomeno sul disagio dell'identità[3] femminile; il secondo tempo ha voluto evitare il rischio dell'assistenzialismo; il terzo tempo ha cercato di comprendere il fenomeno del disagio nel suo aspetto di normalità ai confini con la patologia nella soggettività.
L'insofferenza femminile, che la psicoanalisi ha riportato alla dimensione di discorso, si ripropone come 'passione della differenza'. Lo sforzo delle donne di ridefinire la propria identità sessuale era la priorità del movimento culturale delle donne negli anni '70 e '80. Questa ri-definizione si configurava primariamente nel rifiuto di riconoscersi in quelle immagini predisposte dalla cultura androcentrica e che erano l'espressione di un desiderio maschile mascherato sotto le forme della necessità naturale. Nel gruppo, ciascuna donna si impegnava a costruire una soggettività come punto di intersezione tra sfera simbolica, memoria, progettazione, condizione dei ruoli sociali e scommessa di libertà.
Per non cadere nello psicoanalismo adotterò, nella soggettiva ricerca del progetto, l'etica che attiene dapprima esclusivamente a Freud, quindi all'epoca post-freudiana per approdare, infine, al prezioso aggiornamento della clinica e della teoria lacaniana. Prendendo le mosse dall'invenzione freudiana, S.V. Finzi sintetizza in modo acuto e chiaro l'iniziale proposta analitica e in La storia della Psicoanalisi scrive:
Con il termine Kultur, che noi traduciamo «civiltà», Freud intende l'insieme delle norme e delle istituzioni dirette alla distribuzione dei beni e l'insieme delle tecniche dirette a regolare e a procurare i beni essenziali alla sopravvivenza di una società. La civiltà si regge sulla utilizzazione della libido e sulla repressione dell'aggressività. La libera espressione delle pulsioni sarebbe dirompente e distruttiva.
Con il patto sociale, dice Freud, l'uomo rinuncia alla felicità in cambio della sicurezza. La società, infatti, per costituirsi e mantenersi deve costantemente sottrarre energie libidiche individuali, utilizzandole per stabilire legami tra gli uomini, per creare unità sempre più estese. Ma, al tempo stesso, deve tutelarsi da cariche aggressive che rappresentano, invece, spinte centrifughe contrarie al suo costitutivo movimento di coesione. La società si configura allora come il campo di battaglia di forze contrapposte che Freud denomina, riutilizzando il dualismo platonico, Eros e Thanatos, amore e morte, congiunzione e disgiunzione. Si è così introdotta, nel modello monistico freudiano, tenacemente costruito intorno all'unità della libido, l'irriducibile dicotomia delle pulsioni[4].
L'autrice sottolinea storicamente il patto sociale freudiano, l'uomo (parlêtre[5]) rinuncia alla felicità in cambio della sicurezza, e fa emergere come Freud, da intellettuale ebreo, aveva proposto alla borghesia viennese di quel tempo, in crisi d'identità ed incapace di gestire il crescente disagio sociale, le strategie adattive elaborate da una minoranza che, sebbene emarginata, non aveva mai perduto identità culturale e capacità di autorappresentazione.
Quando Freud, paradossalmente, scrive che vi sono tre cose impossibili, curare, educare e governare, si pone al di fuori del tempo lineare dei processi di produzione, riproduzione e trasformazione attraverso i quali la società si storicizza. A questa dimensione si oppone, invece, il tempo dell'analisi che richiede di rievocare, rivivere, interpretare. Il tutto in un'economia privata, retta da uno scambio duale, tipico della prestazione professionale.
Il metodo dell'ascolto parola per parola è per sua natura psicoanalitico e svolge una duplice funzione: da una parte ha come meta la conoscenza dell'uomo, dall'altra la sua modificazione. Il suo oggetto, l'inconscio, è caratterizzato dall'atemporalità e il suo sapere si costituisce attraverso la pratica nell'après coup. Nel caso specifico Sul disagio delle donne, sia la costituzione di un gruppo tutto al femminile, che ha reso possibile la produzione della parola, sia la scansione nei tre tempi descritti all'inizio del capitolo hanno permesso di arrivare ad quarto tempo, quello dell'esposizione pubblica in tre conferenze da me tenute nella sede Comunale del Centro Documentazione Donna (CDD).
[1] Il 28 aprile 1995 iniziò il ciclo di conferenze Donne e Psicoanalisi, un progetto di ricerca/statistica sociale e di psicoanalisi di gruppo. Le relazioni, gli ordini del giorno e tutto il restante materiale relativo alle riunioni del CDD (Centro Documentazione Donna), con il contributo e patrocinio del Comune di Rimini, sono stati depositati presso l'Archivio della Biblioteca Gambalunga di Rimini.
[2] Nel 1989 viene attivato presso il CDD un servizio di ascolto telefonico per le problematiche femminili legate ad alcuni episodi di violenza sulle donne all'interno del nucleo familiare. Questo è anche l'anno in cui si istituisce l'Albo Professionale degli Psicologi con la legge n. 56 del 18.2.1989.
[3] Il concetto di identità sessuale mira a stabilire una distinzione fra dati biologici, che fanno obiettivamente di un individuo un maschio o una femmina, e quelli psicologici e sociali, che lo pongono nella convinzione di essere un uomo o una donna.
[4] S.V. FINZI, Storia della psicoanalisi, Milano 1990, p. 94.
[5] Parlêtre (corpo che parla). Per aggiornamenti rimando a Il Corpo parlante: sull'inconscio nel XXI secolo, X Congresso dell'Associazione Mondiale di Psicoanalisi (25-28 aprile 2016, Rio de Janeiro). Freud diceva che l'Es era il grande serbatoio della libido, che si sposta sul corpo parlante e in quanto tale è sostanza godente. È su questo corpo che sono prelevati gli oggetti a: è nel corpo che viene attinto il godimento per il quale lavora l'inconscio. In seguito, nel Seminario Il sinthomo, Lacan dirà che l'inconscio non ha niente a che vedere con il fatto che si ignorano tante cose sul proprio corpo. Quello che sappiamo è di tutt'altra natura.
L'inconscio e la donna. Essere donna: nell'inconscio strutturato come un linguaggio
La prima conferenza aveva come tema L'inconscio e la donna. Essere donna: nell'inconscio strutturato come un linguaggio e presentava pubblicamente la via della parola femminile e prendendo in considerazione la teoria della triangolazione edipica[1] nella sua differenza tra un soggetto maschile e un soggetto femminile. Se vogliamo parlare d'inconscio occorre chiarire due punti fondamentali: che cosa è e di quale inconscio si tratta. Non ha il significato della parola latina incǒnscium che usiamo comunemente quando parliamo di inconsapevolezza in atto/azione/comportamento che si fa quando non si è coscienti, ma è l'inconscio inventato da Freud. E inoltre: l'inconscio è maschile o femminile? Come affronta la bambina la triangolazione edipica? Che cosa accade tra madre e figlia nell'identificazione primaria? Cosa pretende una figlia dalla madre? Tenterò di rispondere a questi interrogativi nell'etica dell'esperienza professionale.
Ad un certo punto, nel percorso del femminismo e nel movimento delle donne, non fu più sufficiente lo specchio dell'autocoscienza in piccoli gruppi, cosa che invece in un primo tempo era stata fondamentale e produttrice di una nuova spinta culturale al cambiamento. Le donne che ancora si interrogavano e cercavano la verità sull'essere, si accorsero che si stavano stagnando nello stereotipo del disagio sociale, una ripetizione che portava ad un'osservazione di strategia femminile dove, per intendersi fra loro, esse finivano sulla compassione, la sintonia, la condivisione e infine il vittimismo. Quando il gruppo divenne consapevole di ciò, questo procurò un certo rifiuto di quel genere di lamento/disagio e la dinamica si evolse in una spinta alla ricerca indispensabile di un sapere Altro. Questo sapere Altro andava articolato in Una per Una[2], passando dall'inconscio strutturato come un linguaggio.
La prima definizione di inconscio data da U. Galimberti nell'Enciclopedia di psicologia è:
termine che trova impiego come aggettivo per qualificare i contenuti non presenti alla coscienza, e come sostantivo per indicare una zona dello