Quattro paia di occhi
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Anteprima del libro
Quattro paia di occhi - Giulia Gabriele
Capitolo 1: VENDETTA
Era steso sul letto. Probabilmente era assorto nei suoi pensieri perché non lo aveva notato. Aiden lo fissava con uno sguardo disgustato. Si diresse in cucina e cercò il ceppo di coltelli che il padre aveva comprato quando Aiden era molto piccolo. Ne scelse uno abbastanza grande, con una lama affilata e tornò nella stanza dove era suo padre. Lo guardò e gli disse: sono qui, non hai nemmeno la voglia di salutare tuo figlio?
Non ti avevo visto
rispose lui.
Beh ora si
.
Si, cosa vuoi?
Voglio raccontarti una storia. In una casetta vicino al bosco viveva una bambina. Era bellissima. Aveva avuto un passato difficile. La madre infatti non si era comportata bene con lei e lei covava rancore e vendetta. Un giorno la madre tornò a casa e trovò la figlia davanti al letto con un fucile in mano. Non si seppe più nulla della madre della bimba. Alcuni pensano sia morta, tu che ne pensi?
Di che stai parlando?
Della storia ovviamente
.
Che cerci di dirmi?
Non so, arrivaci da te
.
Cos’hai in mano?
Aiden gli mostrò il coltello.
Cos’hai intenzione di fare Aiden?
nella sua voce si sentiva uno strano tremore. Aiden non l’aveva mai sentito prima d’ora. Aveva sempre raffigurato suo padre come un uomo forte e deciso.
Non ti preoccupare, sarei partecipe di tutto ciò che succederà al tuo corpo. L’unico consiglio che mi sento di darti è stai tranquillo e non agitarti perché potrebbe farti più male
.
Come si può chiedere ad un uomo che sta per essere ucciso di stare fermo e di essere tranquillo?
Porgimi la mano
continuò Aiden.
Il padre gliela porse. Aiden gliela tagliò.
Dopo circa quaranta minuti la Polizia arrivò sul luogo dell’omicidio e trovò Aiden accovacciato per terra.
Stava piangendo. Il suo lamento assomigliava a quello di un bambino di età inferiore ai dieci anni.
Cosa succede ragazzo?
gli chiese la Polizia.
Non ci fu nessuna risposta, un silenzio inesorabile irrompeva nella stanza.
La Polizia si avvicinò al cadavere e notò che a quest’ultimo mancava la mano, il volto era sfigurato e l’assassino aveva dilaniato il suo corpo. La scena era così raccapricciante che uno dei poliziotti uscì sul balcone per prendere aria. Il poliziotto in questione si chiamava Carson McLaren. Era un uomo di media statura, che proveniva dall’Africa Meridionale. Aveva una moglie e due figli mulatti. Svolgeva questo lavoro da ormai molti anni, da quando aveva concluso l’Università.
Dobbiamo portarla via, ha le mani sporche di sangue. Ciò fa risultare che sia lei l’assassino. Dobbiamo fare degli accertamenti sul caso e su di lei
.
Lo portarono via che erano le sette e un quarto del mattino.
Per tutto il tragitto Aiden non proferì una parola. Si guardava i polsi stretti dalle manette mentre tre poliziotti erano intorno a lui. Non capiva perché fosse lì, era in uno stato di confusione simile alla trance.
Arrivati in carcere, Aiden venne sottoposto a diverse domande, pur non rispondendo a nessuna.
Era davvero confuso, non sapeva dove si trovava, forse nemmeno chi era. I suoi occhi erano spenti ed erano rivolti verso il pavimento.
Carson, che di casi di omicidio ne aveva visti, non aveva mai vissuto una situazione simile, dove l’ipotetico assassino non inventa giustificazioni per poter essere rilasciato, anzi piange come un bambino. Da quel poco che lo aveva conosciuto Aiden si dimostrava un ragazzo davvero particolare, unico.
Poco dopo entrò dalla porta principale Thomas Perez, l’avvocato d’ufficio che avrebbe tutelato il suo nuovo cliente, Aiden McBride. Salutò Aiden ma non lui non rispose.
Thomas era un uomo alto, magro, con lunghi baffi e una folta capigliatura brizzolata. Era uno degli avvocati più famosi della città ed era conosciuto per essere molto tenace e per perseguire sempre l’obbiettivo della vittoria della causa. Era sposato con una bellissima donna, Keira, ma non avevano mai avuto figli.
Guardò impietrito il suo cliente e chiese a Carson perché non parlasse.
Si comporta così da quando l’abbiamo trovato sul luogo dell’omicidio. Non ha proferito parola per tutto il tragitto e non penso lo farà con te
rispose quest’ultimo.
Sono un avvocato non un giornalista. Fatelo parlare se vuole avere un processo equo
.
Detto questo Perez si allontanò dalla stanza.
Carson rimase a fissarlo confuso. Non sapeva cosa fare per far parlare Aiden.
Dopo circa due ore Perez tornò ma Aiden non voleva saperne di aprire bocca.
Senti, se non parli non so come tirarti fuori da qui, quindi cerca di collaborare
.
Gli occhi di Aiden saettavano da un lato all’altro della stanza, senza mai poggiarsi su quelli dell’avvocato.
Puoi almeno parlarmi un po’ di te?
chiese Perez.
All’ennesima non risposta, Perez si alzò e lasciò la stanza.
Se quello non parla, io non mi prenderò la responsabilità delle conseguenze
.
Dagli un po’ di tempo
rispose Carson.
Capisci che non c’è tempo. Tra poco ci sarà il processo ed io non so cosa inventarmi
.
Perez decise di chiamare una psichiatra.
Capitolo 2 UNA VISITA PSICHIATRICA
Appena la psichiatra entrò ci fu un terribile silenzio assordante. Gli occhi penetranti di Aiden squadravano la dottoressa Byrne dalla testa ai piedi. Lei fece finta di nulla e si sedette sulla poltroncina color porpora vicino ad Aiden. Vedendo l’impassibilità di quest’ultimo decise di rompere il ghiaccio spiegando la sua storia. Probabilmente lo fece per far continuare il ragazzo ma non fu così.
"Buongiorno Aiden inizierei la seduta presentandomi. Sono la dottoressa Byrne e vengo dal New Jersey. E’ da ventisette anni che svolgo la professione di psichiatra e sono qui per aiutarti.
Per poterti garantire un processo equo e giusto ci serve la tua collaborazione. Se non parli e non ci spieghi la tua storia non sappiamo come aiutarti, questo lo sai?"
Non ci fu nessuna risposta, Aiden guardava la dottoressa Byrne come se fosse un’entità ultraterrena.
In ogni caso se non vuoi spiegarmi la tua storia, vuoi almeno dirmi cosa ti piace fare?
Di nuovo non ci fu risposta. Aiden aveva accavallato le gambe ed era con le braccia conserte. Non era la posizione di ascolto che si aspettava da lui la dottoressa. Era in posizione di difesa, chiuso in sé stesso, senza parlare né rispondere alle domande della dottoressa Byrne.