La chitarra mi ha salvato: La potenza della Musica
Di Enzo Romano
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Anteprima del libro
La chitarra mi ha salvato - Enzo Romano
Enzo Romano
La chitarra mi ha salvato
La potenza della Musica
Una straordinaria e irripetibile storia
con passaggi di manuale pratico per la chitarra
Il libro dello scrittore-cantautore Enzo Romano: contiene i testi di quattro sue canzoni inedite ascoltabili sugli store disponibili online e con video su YouTube
Atile edizioni
Alla memoria di mio padre Bruno, folle e straordinario responsabile
delle mie attitudini artistiche, e mamma Anna, detta Nina, che mi ha insegnato a saper soffrire in silenzio e a
non sprecare, perché del doman non v’è certezza .
Alle mie figlie Giulia e Silvia: vi Amo e vi Amerò
anche dall’Aldilà... quanno sarrà!
(e qui faccio gli scongiuri alla napoletana)
A Cris: il quarto capitolo e la canzone
" Tu Abbracciami" sono ispirati a te .
Introduzione
Ho voluto scrivere questo libro-manuale per trasmettere e far comprendere l’importanza vitale della Musica a qualsiasi età e livello la si approcci. Dunque, anche amatoriale, con i suoi straordinari poteri propedeutici e terapeutici per l’anima e per la salute della mente e del corpo. Un autentico toccasana, soprattutto, nei momenti duri e difficili, a volte sconvolgenti, della vita. Come è capitato a me. Ho voluto scrivere questo libro, inoltre, per permettere a quanti lo leggeranno di valutare con attenzione, riflettendo profondamente, prima di affidare stabilmente i propri bambini in tenera età a nonni, zii e familiari. Anche e seppur per brevi periodi, per andarli a riprendere nei week end, per poi, peggio ancora, riportarceli al lunedì... Un bimbo, nella prima fase dell’infanzia, cioè nei primi cinque anni di vita, ha assoluto bisogno della pelle, l’alito, il respiro ravvicinato, l’amore della mamma. E del papà e della propria famiglia. Del suo nido.
Enzo Romano
Prefazioni
Prefazione di Daniele Gallo [1]
L’insigne letterato e politico romano Cassiodoro, vissuto nel sesto secolo dopo Cristo, è ricordato anche per aver pronunciato la famosa frase:" Se continueremo a commettere ingiustizie, Dio ci lascerà senza musica ", sottolineando al tempo stesso la sua origine divina e la straordinaria importanza che essa riveste per il genere umano, e non solo, considerata la maggior produzione di latte riscontrata nelle mucche se avvicinate all’armonia delle note musicali.
Straordinario esempio di questo postulato è l’opera di Enzo Romano che ho avuto la fortuna di veder nascere e crescere dal seme alla sua fioritura. Nell’appropriato titolo troviamo tutta l’importanza della musica che, travalicando la sua scontata dimensione artistica, si propone anche come sensibile compagna delle ore difficili della nostra vita, come efficace gancio al quale appendere le nostre ultime speranze e come solido vincastro capace di accompagnarci verso una lontana aurora. E compagna, gancio e vincastro sono proprio i sostantivi adeguati a sottolineare il ruolo che la musica ha interpretato nella vita di Enzo Romano.
Lettrici e lettori non più giovanissimi lo ricorderanno senz’altro, poco più che adolescente, sul palco del Festival di Sanremo, insieme ai suoi due fratelli, nel lontano 1979, nel trio I Grimm, talentuosa ed eclettica band che ha raccolto meno di quanto meritasse.
Da componente di un gruppo a solista, da studioso delle note a insegnante, ruolo che interpreta oggi, con successo. La musica sempre accanto, in filigrana e in prima persona, discreta ma energica presenza di una vita, privata e professionale, sempre al limite, con il rischio dello sbando ma con la gioia costante della gratificante soddisfazione di avercela fatta
. In questo saggio troviamo, infatti, una doppia narrazione: quella personale, commovente e tragica, che inizia con un rifiuto quando era un bimbo e che continua con il sequestro della figlia in Africa, fortunatamente a lieto fine, e quella dell’artista che si intreccia con la prima regalandole armonia e coraggio, fiducia e determinazione. Non molla l’artista e non cede l’uomo, entrambi impegnati nelle prove complicate della vita, ma sempre alla ricerca di una soluzione che sia il meglio per sé e per gli altri, in uno continuo slancio dettato dal cuore: in ogni pagina del testo, che scorre velocemente, si comprende come l’artista e l’uomo siano fortemente legati nel reverente inchino alla musica. In tutto il racconto si avverte il costruttivo respiro di questa energia, perfettamente capitalizzata da Enzo che ha saputo individuarne la rassicurante luce.
La ben strutturata parte manualistica di quest’opera consentirà a molti di apprendere la tecnica per suonare agevolmente la chitarra ma questo sarà solo uno dei doni che premierà lettrici e lettori. Ma l’altro regalo è ancora più importante: chi arriverà alla fine di questo libro avrà conosciuto una chiave per non arrendersi mai, per trovare dentro se stessi la forza di resistere e di reagire. Una chiave che per Enzo è stata la musica ma che può essere anche qualcosa d’altro. Tutti possediamo questa risorsa. L’abbiamo dentro al cuore: trovarla significa vincere la partita con la vita. Come ha fatto Enzo.
Prefazione di Marco Cattaneo [2]
Ricordo la prima lezione con Enzo come l’avessi fatta ieri.
E ricordo anche come sono arrivato a farla, naturalmente: a un passo dai 40 anni e in attesa del terzo figlio mi ero ripromesso di iniziare a coltivare qualche passione trascurata troppo a lungo.
Così sono sceso nello scantinato dell’appartamento che avevo messo in affitto, ho recuperato la vecchia chitarra impolverata che strimpellavo alle medie e alla quale mancavano un paio di corde e poi mi sono informato nel quartiere, perché magari qualcuno conosceva un bravo maestro capace di riaccendere quella scintilla.
Lo conosci, Enzo Romano?
mi chiese Marco appoggiato al bancone del suo bar.
Non lo conoscevo, ma lui me l’aveva chiesto come se una risposta negativa non fosse contemplata.
Marco mi indicò un volantino di carta gialla appeso all’ingresso del suo locale, sul quale trovai scritto tutto quello che cercavo: corsi di gruppo e individuali di chitarra in un piccolo e affascinante circolo a pochi passi da casa.
Il maestro - Enzo Romano, appunto - sembrava uno in gamba: scriveva di insegnare a grandi e piccoli, principianti e avanzati, uomini e donne, e aveva pure un passato niente male, comprensivo di partecipazione al Festival di Sanremo con il gruppo composto da lui e i suoi fratelli.
È un mito, Enzo: mia figlia fa lezione da lui
mi fece Max dal suo tavolo buttando giù l’ultima sorsata di caffè.
Decisi che l’avrei chiamato subito.
L’idea del corso di gruppo mi divertiva, così decisi che avrei domandato ad alcuni colleghi se fossero interessati: si iscrisse con me Filippo, detto Phil.
Io e Phil avevamo e abbiamo gusti musicali diversi, ma condividevamo lo stesso obbiettivo: imparare a prendere confidenza con quello strumento il tanto che ci sarebbe bastato per tenerlo tra le mani durante qualche serata con gli amici, o a casa, per rilassarsi con la musica.
La musica e la chitarra, la chitarra e la musica.
Fissammo così la prima lezione con Enzo, che era una lezione di prova ma non sembrava: attorno a un tavolo trovammo un tizio che aveva vissuto alcuni anni in Scozia e ci propose subito una pinta al termine della lezione, una donna educatissima e minuta che avevo già incrociato qualche volta nella mia via, oltre a una ventenne molto rock e decisamente brava e un pensionato che aveva deciso di tornare a suonare proprio come me, ma a 70 anni invece che 40.
Enzo si presentò, ci chiese i nomi, gli raccontammo di noi e lui ci raccontò di sé.
Parlammo di musica, alternando qualche accordo con un paio di risate e poi provando i primi giri, chi imparando da zero chi recuperando concetti arrugginiti dal tempo.
Qualche giorno dopo, Enzo ci consegnò all’inizio della lezione dei fogli A4, come avrebbe poi sempre fatto da quel momento in poi.
Erano gli accordi del Cielo in una stanza
di Gino Paoli: avremmo cominciato così, da una canzone semplice, con una ritmica basica.
Enzo ci ricordò gli accordi, ci spiegò il tempo di esecuzione e poi iniziò a suonare invitandoci a fare lo stesso, senza interromperci ad ogni errore: voleva che fosse la musica a guidarci, ci spingeva a sbagliare e a capirlo, a rimetterci al passo dopo un errore.
Ricordo che persi un paio di volte il tempo e la mia chitarra andò fuori fase rispetto alle altre, eppure Enzo non mi fermò, né lo feci io. Aspettai qualche battuta e mi riunii al gruppo, che intanto aveva proseguito.
Mi sembrava tremendamente facile, e pure divertente: temevo di destinare quelle ore di lezione al ripasso della teoria, convinto che avrei iniziato a suonare in gruppo alla fine del corso, ma per fortuna l’approccio di Enzo era diverso, di sicuro più piacevole e capii poi anche più pratico.
Alla fine di quel pezzo Enzo corresse due o tre di noi che avevano commesso gli errori più evidenti e poi chiese agli altri quali difficoltà avessero avuto, che dubbi, cosa non andasse.
Ripartimmo un’altra volta, e un’altra volta Enzo corresse e domandò.
Al terzo giro mi sentivo così carico e suonavamo così bene che dall’entusiasmo presi a cantare, perdendo subito il tempo e gli accordi.
Enzo sorrise, e mi disse senza smettere di suonare che per cantare mi sarebbe servita più confidenza e pratica: La tua voce è uno strumento proprio come la tua chitarra, e suonare due strumenti alla volta quando fino a un’ora fa non ne suonavi neppure uno...
.
Dopo quella, ci furono decine di lezioni, saggi di Natale e di fine anno, concerti e incontri, e un’infinità di pezzi nuovi, sempre più complessi.
Imparai a cantare mentre suonavo, chiesi a Enzo di poter frequentare qualche lezione privata per concentrarmi su alcuni aspetti che volevo migliorare, salutai Phil e cambiai corso passando ad uno di livello più alto.
Quello che non cambiava mai era l’approccio di Enzo: imparavamo suonando, come il calciatore che le cose le impara in partitella o il bambino a cui insegni di andare in bicicletta semplicemente dandogli una spinta e lasciandolo andare.
Ecco, Enzo ci spingeva aiutandoci con la sua chitarra: lasciava che fosse la musica a suggerirci la teoria, e non il contrario; ci lasciava sbagliare perché fossimo noi a notare i nostri errori, e ci spiegava che lo spirito che guida un gruppo di musicisti non è così diverso da quello che anima una squadra di calcio: uno degli undici può permettersi di sbagliare, perché poi ce ne sono altri dieci cui affidarsi per rimediare allo sbaglio.
Certo, quando non sbagliava nessuno il risultato era così esaltante che esultavamo come se avessimo fatto un gol, e l’allenatore, Enzo Romano, sorrideva orgoglioso con la sua chitarra verde a tracolla.
Ogni tanto smetteva di suonarla perché lasciava che lo facessimo solo noi, e non ce ne accorgevamo neanche.
A Enzo interessava indicarci un metodo, quello che ora troverete nelle prossime pagine, e fare in modo che noi ci divertissimo a seguirlo.
Il resto lo faceva la musica.
E la musica per Enzo è conforto e passione, ossigeno e amore, è semplicemente la vita.
La mia Storia
Prologo
Milano, 16 marzo 2020
Siamo in pieno lockdown per il Coronavirus... Rileggo alcune pillole di saggezza del Calendario Geniale 2020
regalatomi a Natale da mia figlia Giulia, ragazza forte e coraggiosa, al mio fianco in questa fase delicata e difficile per la nostra famiglia.
La felicità è quando quello che pensi, che dici e che fai sono in armonia. (Gandhi)
Il segreto per andare avanti è iniziare. (Mark Twain)
E mi scatta l’ input . Decido di iniziare a scrivere questo libro, sogno nel cassetto da un bel po’, per tentare di trovare una sorta di armonia con me stesso, nel momento, in assoluto, peggiore della mia vita.
Con due macigni
da portare nell’anima: il primo c’era già, Silvia l’altra mia figlia rapita in Kenya di cui non si sa ancora nulla, ormai, da sedici lunghi mesi, e ora questo maledetto virus , nuova peste del terzo millennio! Una sorta di Terza guerra mondiale
che miete morti in tutto il mondo con bollettini quotidiani spaventosi, e ci reclude in casa con tanto di decreti governativi. Non mi resta che… scrivere! , mi dico, convinto. Sai quando vuoi lavorare ad un progetto già da un po’, ma ti manca il la
per iniziare? Ecco , mi son detto, chisto è ‘o mumento! E comincio. Proprio oggi, che è il mio 64° compleanno: come un recluso, da solo e in una casa di 24 mq, la mia cella 6x4 con servizi
. Provo ad invertire i numeri riguardo all’età: 46... Siiiiiiiiiii! Compleanno che, di solito, amo festeggiare con le mie figlie adorate, Giulia e Silvia. Ma, per il secondo anno consecutivo, Silvia non c’è. E Giulia, come tutti, è in lockdown ...
Questa chiusura per l’epidemia mi ha costretto, giocoforza, a sospendere i miei amati corsi di chitarra, privando la mia anima di uno straordinario supporto per fare fronte all’altro grosso macigno, anzi, un vero e proprio Everest : il rapimento di mia figlia Silvia in Kenya . Da quel maledetto 20 novembre 2018, la Musica quotidiana con i miei allievi, sei giorni su sei, ha rappresentato per me un miracoloso aiuto: una medicina per la mia anima dopo aver incassato il duro colpo di Silvia, straordinariamente efficace per rialzarmi e andare avanti. Un rimedio a dosi giornaliere, dal lunedì al sabato. Loro, gli allievi, probabilmente non si saranno resi conto del grande aiuto che mi hanno dato fin qui! E adesso, rinchiuso in casa come tutto il Belpaese, dedico più tempo all’ascolto di brani nuovi per i futuri concerti, soprattutto romanze, che mi diverto a provare e a cantare nelle tonalità originali dei tenori... Wow! Addirittura, una, Tu che m’hai