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Ho celebrato il mio funerale da vivo
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Ho celebrato il mio funerale da vivo
E-book223 pagine3 ore

Ho celebrato il mio funerale da vivo

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Info su questo ebook

Tutti siamo stati colpiti dalle conseguenze dell’epidemia.
In molti direttamente dal virus. Alcuni in maniera violenta, travolgente, totalizzante. Altri sono morti.
Trovare le parole per descrivere questo viaggio verso la morte, il dolore, la paura, l’impotenza dei medici e dei familiari è stato estremamente difficile. L’Autore ha voluto provarci, avendo combattuto strenuamente il virus prima da medico poi da paziente. 
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2024
ISBN9791222494715
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    Anteprima del libro

    Ho celebrato il mio funerale da vivo - Marcello Acciaro

    INTRODUZIONE

    ROBBIE WILLIAMS: SUPREME

    Ebbene sì, sono stato un osservatore privilegiato della più grande sciagura dei primi anni del XXI secolo. Da medico. Da Medico Igienista e quindi esperto in Epidemiologia. Da Coordinatore dell'Unità di Crisi del Nord Sardegna. Da malato. Da ricoverato. Da convalescente. Da resuscitato. Perché ero morto. Da Long COVID.

    Non potevo tenere per me tutte le impressioni, le emozioni, i sentimenti che ho provato in quei lunghi e infernali mesi.

    Questo libro mi è esploso dentro. Ho cercato di ricacciarlo via. Ripensare a quello che è successo è doloroso ma sapevo sarebbe stato anche catartico. Una sorta di purificazione ed evoluzione, per me e anche per chi lo leggerà.

    L'ho scritto per chi non ha trovato finora le parole per raccontare quello che ha vissuto: della malattia, degli incubi, della sofferenza e di chi ha avuto accanto. Rintracciate quelle giuste, metà del lavoro di elaborazione è fatto.

    Questo testo è suddiviso in tre parti, tre Libri, perché di fatto possono essere separati e costituire argomento a sé: Il Virus e la Pandemia, Cosa vuol dire essere malati gravi di COVID-19 e Come ci si riprende dalla malattia da SARS-CoV-2.

    Una trilogia! Troppo per me e le mie scarse risorse.

    Non sono uno scrittore e si vede. Non ho avuto la sindrome da pagina bianca; l'ho scritto in testa dall'inizio alla fine, poi ho dovuto solo sedermi davanti al computer e lasciarlo cadere sulle pagine. Di getto. Faccio così anche nelle cose di lavoro: le elaboro come un solido trasparente che faccio girare come un ologramma, finché lo definisco compiutamente, metterlo giù poi è un attimo.

    Fino a che non sono pronto, non scrivo nulla.

    Il primo libro parla del COVID-19, di come ci ha coinvolti e di come abbiamo reagito per contrastare l'epidemia e poi la pandemia. Racconta dell'Unità di Crisi del Nord Sardegna e delle interazioni tra gli stakeholder. C'è anche un po' di storia delle pandemie, e anche del virus, come attacca e come noi ci difendiamo. In maniera molto semplice. La materia è complicata: ogni volta che percorri un piccolo corridoio nella caverna della conoscenza scopri che di tanto in tanto si aprono spazi con altre gallerie, e ogni galleria si apre in altri spazi e altre gallerie.

    La conoscenza non finisce mai.

    Io ho solo cercato di fornire una mappa concettuale che cercasse di spiegare molto semplicemente quello che invece, nelle gallerie, è molto complesso. Un conto è stare a galla con la maschera e fare snorkeling , un altro è immergersi e vedere da vicino: è qui che sbaglia la gente che non s'immerge, ha una visione distorta della realtà e di conseguenza blatera di cose che non conosce.

    Le opinioni uccidono le verità.

    Il secondo libro narra di me che mi sono contagiato e poi ammalato. Uno scritto molto doloroso che ha avuto per me una funzione anche di superamento. Qui intervengono anche altri, quelli che mi sono stati vicini, anche se lontani. Ognuno ha visto e vissuto la mia malattia come un gran premio di Formula 1: chi dalle gradinate, chi nella pit lane, chi nel box, chi nel muletto, chi in un'altra macchina. Ci sono meccanici, ingegneri e visitatori.

    Il terzo è il libro della lotta per riprendere in mano la propria vita. Sono tante le cose, intime, personali, che potevano essere inserite, ma non è detto che tutti siano disponibili ad aprirsi e a mettere queste cose in piazza.

    In questo caso non si può ricorrere alla fantasia o al romanzato: o è o non è, punto!

    Ho inserito una playlist. I brani sono associati all'argomento o al titolo o al testo della canzone. Sono state loro ad avermi scelto. Alcune sono state le prime a venirmi in mente, come We have all the time in the world, brano stupendo, o Could we start again please, Walking in Space da Hair, sembra stata scritta per me, o No time to die, particolarmente appropriata. Altre mi sono apparse improvvisamente sul cellulare, come The flash failures: cercavo qualcosa che richiamasse la guerra, volevo prendere spunto da film famosi come Full Metal Jacket, o Apocalypse Now. E invece è spuntata lei, magicamente. Gli Hooverphonic li amo e non potevo non citarli. Sono le mie suonerie. E Starman è la canzone del Suo capitolo. Non ho pensato a nessun'altra.

    Una riflessione a parte meritano altri brani: Skyfall, My Way e Us and Them. Sono legate al Sax Tenore che ho imparato a suonare alcuni anni fa. Conobbi Alessia, una musicista favolosa. Suona in un quartetto di donne bravissime. Quando la incontrai le dissi: Voglio suonare il sax per poter fare Us and Them dei Pink Floyd. Non la conosceva. Dolore immenso! Stavo per andare via. Mi ha chiesto di fargliela ascoltare, ha detto: Ci vogliono almeno tre anni. E sia!

    Il mio primo brano è stato My Way. RE-SI, RE-SI-LA-SI, RE-SI-LA-SI, LA-LA-SOL-FA-SOL… Ero lento a leggere la musica. Ho scritto le note sullo spartito. Lo conservo ancora come un trofeo. L'ho fatto solo lì. Poi ho imparato.

    Potevo non mettere una canzone che mi ha segnato? Assolutamente no!

    E Skyfall. La mia preferita al sax. È meravigliosa.

    Un giorno, d'estate, facevamo lezione a casa mia perché la scuola di musica di Casorate era chiusa. Apro la finestra e abbasso un po' la serranda. Siamo in centro a Gallarate. Metto la musica, bassa di volume, come base e inizio a suonare. Alessia prende il suo sax, si aggancia e mi segue. Io sono bizzarro, non rincorro pedissequamente lo spartito, ma le mie emozioni. È uscita una performance pazzesca. Alessia dice: si è affacciata un po' di gente!.

    Suonare il sax tenore è un'emozione, profonda.

    Peccato che io sia un asino!

    Anche A summer place appartiene alle sax song.

    Ero sotto la doccia e canticchiavo. Lo faccio sempre. Uhm, questa canzone sembra facile, chissà se ho lo spartito. Esco dalla doccia ancora grondante e, in accappatoio, lo cerco. Eccolo! Prendo il sax e ancora bagnato la faccio. LA SUONO! In realtà è facile. Ma che soddisfazione, enorme!

    E si adatta benissimo al capitolo.

    Il primo libro che ho letto con una playlist è di un ragazzo, Antonio Dikele Distefano, che ha scritto Fuori piove. Dentro pure. Passo a prenderti? Cercatelo. A me è piaciuto molto. Ma la colpa è di Gabriella Greison. Se lo ha fatto Lei, che è più alta in grado nell'equipaggio delle navi della scienza, lo posso fare anch'io. È colpa sua. Abbiamo fatto scelte diverse, ma credo che la passione sia la stessa.

    Le colonne sonore raccontano storie ed è per questo che ho preferito scegliere tra queste. Ho deciso di evitare la musica classica perché troppo impegnativa. Però ho ceduto a Ennio Morricone, che amo tantissimo con Gabriel's Oboe e ai Supertramp. Sono tutti brani importanti per me, con una storia.

    E qualcuna ve l'ho anche raccontata.

    A tutte le persone che ho citato chiedo scusa, ma non si può pensare di non aver partecipato. Usare nomi di fantasia? Ingiusto, sono persone vere e non personaggi inventati. Chi si sentirà offeso è libero di estorcermi un pranzo, oneroso quanto lo è l'oltraggio ricevuto. Spero per i più di risolvere con una birretta.

    Ai lettori chiedo scusa se non sono riuscito a trasmettere loro le emozioni di questo difficile percorso e spiegare quanto sia stato grave caderci dentro per una scelta discutibile. Applicate il principio di Pascal, please!

    L'immagine è quella del mio persecutore: era in tutti i miei incubi seguiti alla terapia intensiva. Da Maradona, stava dietro una teca o un vetro o qualcosa di simile, era arrabbiata e mostrava denti bianchi, triangolari da squalo e occhi furenti. Poi piano piano si è addolcita e nell'incubo del Policlinico sembrava una bambina sui dieci anni, silenziosa ma attenta; a volte sembrava una statua. Alla fine è diventata una ragazzina con una malattia rara poi la figlia di una dottoressa, una collega fisiatra che mi sta seguendo. Ma in un modo o nell'altro era sempre lì, come in attesa di qualcosa.

    Della mia anima. Forse.

    A mia moglie Barbara le mie scuse. Ha sofferto tantissimo.

    Ai miei figli il ringraziamento per aver condiviso il dolore con lei. Si sono precipitati da Londra e hanno fatto famiglia. Per la prima volta.

    E un ringraziamento alle persone che hanno patito e pregato per me.

    Forse la vita la devo soprattutto a loro.

    Libro I

    I

    E tutto ebbe inizio

    ADELE: SKYFALL

    Dicembre 2019. Arrivano notizie dalla Cina. Sembrerebbe in atto una nuova patologia respiratoria. Un virus sta colpendo la popolazione di Wuhan, un'importante città industriale.

    Si parla di molte persone contagiate.

    Si parla di chiusure.

    Si parla.

    In verità non si riesce a capire cosa stia realmente accadendo in Cina. Da una parte le Autorità sdrammatizzano, dicono di una nuova forma influenzale. Minimizza anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Qualcuno avanza sospetti di insabbiamenti. Ma la Cina è lontana, non è detto che questa cosa ci possa riguardare. Se ci si riferisce al Coronavirus, si è visto che non va molto avanti, vista l'esperienza con il SARS-CoV-1 e con la MERS.

    Circoscritte.

    Anche gli scienziati sono scettici sul fatto di dover affrontare una patologia grave. In molti riferiscono di un qualcosa di molto simile all'influenza.

    Ma a Wuhan alcuni medici si agitano, protestano; molti sono costernati e moltissimi continuano a non capire.

    Le Autorità cinesi, per una semplice influenza, proclamano il lockdown : pochi ne conoscono il significato e quasi tutti non lo hanno mai vissuto. È il 23 gennaio 2020 e a Wuhan chiudono tutto. O quasi. Restano aperti solo alcuni esercizi commerciali, ospedali e strutture di primaria necessità. Si vedono autobotti disinfettare le strade - sempre per una semplice influenza - e posti di blocco.

    Immagini di desolazione, solo polizia ed esercito in giro a presidiare.

    Si dice che il virus provenga dal mercato di Wuhan.

    Un cross-over?

    Si racconta che le abitudini alimentari dei cinesi siano molto rischiose in merito al diffondersi di infezioni. Chissà poi perché tutte le epidemie partano da là. Influenza compresa.

    Noi occidentali, nel frattempo, stiamo a guardare, convinti che la cosa riguardi esclusivamente Wuhan. Però tutto questo attivismo cinese non si è mai visto in passato; si ha come l'impressione che i cinesi non ci stiano dicendo tutta la verità.

    Poi vediamo le immagini della loro super efficienza, dove un gruppo di ruspe spiana un'area destinata alla realizzazione di un ospedale da 1500 posti letto.

    In un mese.

    Successivamente la storia del giovane medico oculista che denuncia una situazione di massima gravità, la gente si ammala e muore per una grave sindrome respiratoria. Viene sospeso, censurato, accusato, finché anche lui rimane vittima della nuova, violenta malattia.

    L'ONU tace. Una figuraccia. Cordoglio unanime.

    La Cina è lontana, ma siamo certi di essere al sicuro?

    La cosa incredibile è che le Autorità non si allertano, non attivano le Regioni; in Europa non vengono convocate sessioni straordinarie della Commissione o del Parlamento. Niente .

    Anche i medici, in tutta Europa, restano a guardare e aspettano. Nessuno si prepara.

    A gennaio la situazione inizia a cambiare. In aeroporto, a Malpensa si vedono molti orientali usare le mascherine, sempre di più. Le informazioni sono confuse, gli opinionisti anche, qualcuno parla di virus fuoriuscito da un laboratorio. La situazione è come sospesa, si sa che in un mondo globalizzato la distanza è zero, basta un aereo e la Cina è qui.

    Stranamente si vedono sempre meno cinesi in giro.

    E poi accade che due turisti in visita in Italia siano sintomatici. Si attiva il sistema di allarme e vengono portati allo Spallanzani, ospedale romano di riferimento nazionale per le malattie infettive, un'eccellenza italiana. Viene fatto il tracciamento, tutto sotto controllo.

    Anche la stampa si attiva, l'opinione pubblica è incuriosita.

    Gli opinionisti, una categoria che andrebbe abolita per legge, si lanciano su strade scivolose, con voli di fantasia che nemmeno le favole più ardite.

    Due cinesi in vacanza. Noi non c'entriamo nulla.

    Le prime linee guida parlano di contatti stretti con persone che sono state in Cina. Quindi se non sei stato in Cina e non conosci nessuno che ci è stato, non corri rischi.

    E poi si tratta di una semplice influenza!

    Lo pensano in molti. Anche io sono tentato di farlo, ma mi gira nella mente il lockdown di Wuhan e l'ospedale allestito in tempi impossibili. Perché? In Lombardia, le Aziende sanitarie, per l'influenza preparano un piano di sovrafflusso di pazienti per il picco, solitamente, a dicembre. Immagino anche in altre Regioni. Nessuno ha mai pensato di allestire un ospedale all'uopo…

    No, forse non si tratta di influenza. È una ARDS, una Sindrome da Distress Respiratorio Acuto. Questa NON è un'influenza ma una grave emergenza sanitaria dove i polmoni smettono di funzionare o riducono molto la loro capacità di ossigenare il sangue. I sintomi sono respiro affannoso, spesso rapido e superficiale, cianosi (chiazze bluastre sulla cute) e poi disfunzione d'organo, soprattutto cervello e cuore. Gli alveoli si riempiono di liquido e tutto diventa molto complicato. Le cellule polmonari vengono danneggiate e liberano alcune sostanze, le citochine, che scatenano un'importante reazione infiammatoria che, unita allo stato di ipossia (ridotto afflusso di ossigeno nel sangue), porta all'insufficienza d'organo, con perdita della coscienza, ottundimento, sonnolenza, confusione, tachicardia, aritmia. Per capire quanto sta funzionando il polmone, o meglio, per misurare la gravità di una malattia del parenchima polmonare, i medici rianimatori usano un parametro: il P/F. Si tratta del rapporto tra la PaO2, cioè la Pressione arteriosa di ossigeno, rilevata con l'emogas analisi, e la FiO2, ossia la percentuale di ossigeno inspirata da un paziente. Il FiO2 dell'aria atmosferica è 0,21. Se il valore è di 400 vuol dire che il polmone funziona; se »350 il polmone funziona male. Se »200 c'è un'insufficienza respiratoria. Sotto i 150: Houston, abbiamo un problema!

    Nulla a che vedere con l'influenza, quindi.

    E allora perché parlare di sindrome parainfluenzale? L'ARDS giustifica pienamente la rianimazione, il resto no. Serve l'ossigeno. E spesso questo viene immesso con la ventilazione meccanica, cioè attraverso un tubo che, superata la bocca, arriva in trachea e immette aria ricca di ossigeno. Intubati e sedati. In coma farmacologico, insomma. Sarà per questo che i cinesi non ci dicono quanti sono i loro morti e perché hanno costruito un nuovo ospedale?

    Escono i primi DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri). Una vera novità. Oramai eravamo abituati ad avere la Sanità affidata alle Regioni e poi al Ministero.

    Cosa c'entra il Presidente del Consiglio?

    Stai a vedere che qualcosa non torna .

    Noi abbiamo un Ministero e l'Istituto Superiore di Sanità, con esperti di rilevanza nazionale. O così sembra. Io sono un medico, so che è così e accetto le regole. Si capisce che alcuni sono lì per relazioni personali efficaci, ma ritengo che molti, a prescindere, abbiano competenze acclarate. Conosco personalmente, da molti anni, il Presidente dell'ISS, lo stimo professionalmente, ed è uno bravo. Mi fido di lui. Ciecamente. Anche degli altri colleghi.

    Viene istituito un Comitato Tecnico Scientifico di esperti in supporto alle decisioni del Presidente del Consiglio.

    Ecco, adesso inizio a confondermi .

    Perché un CTS? Perché il Primo Ministro? Un avvocato poi? Quando ci sono troppi consulenti si finisce con l'essere banali, tutti si proteggono e si atteggiano. No, bisogna essere pochi e competenti. Poi ci penserà la politica: il Ministro, il Governatore o l'Assessore Regionale alla Sanità.

    Ma non sta andando così.

    La verità è che pur avendoci avvisati per tempo, al Ministero non hanno affrontato con serietà il fatto che potesse esserci una epidemia, che fosse necessario dotarsi di una scorta significativa di DPI (dispositivi di Protezione Individuali

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