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Genova indagine sotto le bombe: 1942, un altro caso per il commissario Boccadoro
Genova indagine sotto le bombe: 1942, un altro caso per il commissario Boccadoro
Genova indagine sotto le bombe: 1942, un altro caso per il commissario Boccadoro
E-book177 pagine2 ore

Genova indagine sotto le bombe: 1942, un altro caso per il commissario Boccadoro

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Info su questo ebook

Ottobre 1942: al commissario Boccadoro viene chiesto di convincere l’anziano don Rossano a far visionare dalla Soprintendenza le campane della sua parrocchia, Nostra Signora del Rimedio, in previsione del loro sequestro per esigenze belliche: il sacerdote, che in passato ha ricoperto incarichi di alto profilo per il Vaticano, si rivelerà insieme cordiale ma determinato a non cedere. Purtroppo, nella notte tra il 22 e il 23, le cose cambiano drammaticamente: la RAF compie il primo di numerosi bombardamenti a tappeto su Genova, incendiando anche la copertura della chiesa, appunto, di Piazza Alimonda: don Rossano dovrà abbandonarla, con la sua perpetua Boboredda, per trasferirsi alla Madonna della Misericordia, il santuario sul Monte Gazzo. Dopo che il panico, a causa di un nuovo allarme aereo, provoca centinaia di vittime nel centrale rifugio delle Grazie, Boccadoro approfitta di qualche giorno di permesso per raggiungere la famiglia sfollata a Calice Ligure, dove i carabinieri stanno indagando sulla morte di una bambina, ritrovata priva della testa: indiziato dello scempio, tra i dubbi di molti, un lupo. Mentre in paese serpeggia la paura del “mostro”, sull’altura di Sestri il vecchio parroco viene rinvenuto cadavere e Beccacini, il braccio destro del commissario, dovrà darsi da fare per dipanare la matassa in attesa del suo superiore. Alla fine i due misteri verranno svelati grazie alla collaborazione tra Boccadoro e il maresciallo Zucca di Finale, ma…
In questa nuova opera ambientata durante il cupo periodo fascista, ricca come le precedenti di efficaci contaminazioni tra realtà e invenzione, l’autore miscela con mestiere intime situazioni familiari, drammi bellici e atmosfere degne del miglior noir mediterraneo, con un colpo di scena finale – in linea con il classico romanzo giallo – realmente inaspettato.

Armando d’Amaro, nato a Genova nel 1956, vive a Calice Ligure. Dopo studi classici e laurea in giurisprudenza ha praticato attività forense ed accademica, abbandonate per dedicarsi alla scrittura noir. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato Delitto ai Parchi (2007), La Controbanda (2007; 2016 in Italia Noir per Repubblical’Espresso), La farfalla dalle ali rosse (2008), Liberaci dal male (2010, col criminologo Marco Lagazzi), Il testamento della Signora Gaetani (2014), La mesata (2016), Nero Dominante (2017), Boccadoro e il cappotto rosso (2018), Il maresciallo Corradi e l’evaso (2019), Boccadoro e la calda estate (2020), Commissario Boccadoro. Genova, i crimini negati (2021) e curato le antologie Incantevoli stronze (2008), Donne, storie al femminile (2009), Una finestra sul noir (2017), 44 gatti in noir (2018), Tutti i sapori del noir (2019), I luoghi del noir (2020), Odio e Amore in noir (2021); altri racconti sono usciti per altri editori o su riviste; il suo monologo Atlassib è rappresentato a teatro; numerosi i testi scritti per artisti, tradotti anche in inglese e russo.
LinguaItaliano
Data di uscita6 giu 2022
ISBN9788869436208
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    Anteprima del libro

    Genova indagine sotto le bombe - Armando d'Amaro

    GIOVEDÌ 22 OTTOBRE 1942

    TRE GIORNI PRIMA

    È passato il mezzogiorno: apro la finestra del mio ufficio, appoggio i gomiti sulla soglia di marmo e, una sigaretta tra le labbra, osservo l’area che, da corso Aurelio Saffi, si arrampica fin sotto le Mura delle Cappuccine; il boschetto, che rende quasi invisibili i sentieri che lo percorrono, è fidato testimone dell’autunno: sulle fronde delle piante si alternano al sempreverde, come in un caleidoscopio dai colori pastello, sfumature di rosso, arancio, giallo e marrone.

    Dal mare mi raggiunge un profumo di salsedine portata da brezza che, più in alto, sospinge le nuvole che durante la notte avevano scaricato su Genova una pioggia rada ma dalle gocce pesanti: ne avevo udito il ticchettio, immerso nel dormiveglia, sulle persiane del mio appartamento.

    Prima della guerra quell’alito di vento che, proveniente da chissà dove, aveva viaggiato su quell’infinita distesa d’acqua per accarezzarmi il viso mi avrebbe aiutato, anche se per qualche momento, a fuggire dalla violenza che contraddistingue il mio lavoro per volare con la fantasia verso lidi lontani, magari quelli che si estendono, dominati dalla sagoma imponente e fumante del Vesuvio, lungo il Golfo di Napoli, la mia città natale.

    Ma adesso, con la famiglia sfollata a Calice e un conflitto che non promette niente di buono, nulla riesce a dissipare il mio malumore, anche se quest’anno è finora trascorso abbastanza tranquillo: in città, oltre a qualche falso allarme, si erano susseguite diverse esercitazioni e tanta propaganda per convincere la popolazione di come, con la vittoria ormai vicina, le privazioni sarebbero a breve terminate.

    Il bussare alla porta accompagnato da un posso? mi scuote.

    Beccacini, scuro in volto, mi appare davanti. Lo avevo mandato a indagare sull’esplosione avvenuta la sera prima nella non lontana via Corsica.

    Allora, hai scoperto cos’è successo?.

    , risponde a denti stretti.

    E allora parla, che aspetti? La mia telefonata ai vigili del fuoco è stata poco fruttuosa.

    Tre ragazzi hanno trovato un proiettile inesploso nei giardini sotto casa….

    Di che genere?.

    Non si sa con precisione, ma nei pressi, come saprà, è piazzata una batteria campale antiaerea: forse la munizione era stata abbandonata per disattenzione.

    O i guaglioncelli se ne erano appropriati: comunque i militari dovranno dare delle spiegazioni, il fatto è grave.

    Ancor peggio le conseguenze.

    Riferisci.

    Un sopravvissuto mi ha raccontato che avevano deciso di disinnescarla, per recuperare la polvere pirica da utilizzare, in seguito, per divertirsi.

    Divertirsi?. Sbotto.

    Sì, avevano pensato di posizionarla sotto un cumulo di pietre e poi farla esplodere. Il ragazzino mi ha spiegato che un suo amico, togliendo malamente con martello e cacciavite la spoletta di innesco, ha causato lo scoppio del proiettile.

    Immagino si tratti di quello deceduto.

    Infatti. Come ho detto erano in tre: quello che mi ha raccontato i fatti, un altro rimasto ferito e il terzo che, appunto, materialmente ha eseguito l’operazione. Dottore, non dimenticherò mai quanto ho visto, uno spettacolo tremendo: alcuni resti di quel piccolo disgraziato, colpito in pieno dalla deflagrazione, pendono ancora dagli alberi circostanti e….

    Cosa?, lo incoraggio a finire.

    Una mano… sul muro di una casa, all’altezza del primo piano, è rimasta una sua mano, come incollata.

    Lo squillo del telefono sulla mia scrivania permette al brigadiere di defilarsi, per sfogare altrove la sua angoscia.

    o—O—o

    Ciao mamma, oggi Rosa è tornata a scuola. Irma, appena rientrata a casa, è corsa in cucina. Ci ha detto il motivo della sua assenza.

    Sarà stata poco bene, commenta Elena Boccadoro, indaffarata ai fornelli. Vatti a lavare le mani, appena arriverà Giulia ci metteremo a tavola. E saluta il nonno, è sul terrazzo: oggi pranza con noi.

    E la nonna?.

    "È andata in corriera a Savona, a una riunione delle Dame di San Vincenzo², e ha portato con sé Umberto".

    La ragazzina apre la porta finestra e corre ad abbracciare l’anziano, che rientra con lei.

    Allora, riprende, ieri l’altro sono andati i carabinieri a bussare alla porta di casa loro e….

    Di chi parli?. Chiede il nonno,

    Della famiglia di Rosa, una mia compagna di classe.

    Come fa di cognome?.

    Gaggero, interviene Elena, penso che tu li conosca papà, sono di Finalborgo.

    Brava gente, commenta lui, so che hanno un negozio di alimentari. Ma forse suo fratello maggiore ha combinato qualche ragazzata… mi dicono sia molto irrequieto.

    Non sono andati né per Antonio né tantomeno per Rosa, ma a riferire che il loro papà era morto in Russia.

    Che tragedia, mi dispiace, commenta Elena, mentre suo padre, che ha subito la perdita del figlio maschio nella guerra precedente, rimane basito.

    Ma non era vero, aggiunge Irma, l’indomani, quando tutti in lacrime pensavano se e come fare una funzione in chiesa, è tornato il maresciallo in persona per avvisarli che aveva ricevuto un altro fonogramma: il signor Gaggero ha subito un congelamento ma è vivo, e tornerà a casa in convalescenza.

    Grazie al Cielo, esclama Elena.

    Potrà dare notizie veritiere sulla situazione al fronte orientale, commenta il nonno, le lettere che i soldati scrivono alle famiglie sono soggette a censura, e le notizie che si leggono sui giornali sono carta straccia, la stessa su cui vengono stampate. Meno male che a tarda sera riesco a sintonizzarmi su….

    Papà!, lo ferma Elena, indicandogli Irma con un cenno della testa.

    Questa ragazzina è più sveglia e matura di quanto tu pensi, vero piccola?, accarezzandole i ricci. "Dicevo che, rifiutandomi di ascoltare il bollettino ufficiale, attendo il Colonnello Buonasera³ su Radio Londra: è pacato e pragmatico, inoltre le notizie che fornisce, con accento britannico misto a un’inflessione napoletana…".

    Come quella del commissario mio padre?, lo interrompe Irma.

    , le conferma sorridendo. E la fonte delle informazioni che fornisce è la BBC, indipendente dal governo inglese.

    Ma è vietato ascoltare il nemico, esclama la ragazzina, ho visto il manifesto!.

    Ecco, vedi papà, commenta Elena, avevo ragione.

    Irma, le regole dicono il contrario: il cosiddetto dovere del silenzio è stato imposto per impedire di parlare – per strada, sui mezzi pubblici o nei locali – di cose militari… chessò, su partenze di navi, spostamenti di soldati, fabbricazione di materiale di guerra. Questo lo capisco e lo rispetto: magari sono cose che a un civile possono sembrare insignificanti, ma se giungessero nelle orecchie sbagliate potrebbero ritorcersi a nostro danno.

    Tipo parlare di cosa fanno alla Piaggio?, chiede la ragazzina.

    Esatto. Pensa se gli operai che vi lavorano dovessero chiacchierare, magari al bar, dei nuovi apparecchi che stanno costruendo!.

    Gli inglesi potrebbero bombardare Finale, e magari, per sbaglio, Calice.

    Ecco, hai capito. Ma io non parlo: ascolto per informarmi.

    È comunque proibito, sottolinea Elena. Irma, non dirlo a nessuno! E tu, papà, potresti evitare: ho sentito dire che per fare in modo che non si ascolti Radio Londra si organizzano ronde che fanno irruzione, senza preavviso, nelle case. I trasgressori vengono denunciati e processati, i loro apparecchi sequestrati.

    Lo so bene, a Finale credo siano già in due a essere comparsi, per questo, davanti al pretore.

    E come è andata a finire, nonno?, domanda Irma.

    Uno di loro, incensurato e iscritto al partito, quando il giudice gli ha contestato il reato alla luce della testimonianza di una camicia nera, che sosteneva aver ascoltato la radio dell’imputato sintonizzata su Radio Londra, con sfrontatezza ha risposto: allora punite lui!.

    Ma come è andata a finire?, gli domanda Elena ridacchiando.

    Il pretore lo ha scagionato, lasciandolo libero di andare.

    E la radio gliela hanno restituita?, chiede Irma. La mamma prima ha detto che se ascolti gli inglesi te la sequestrano.

    Non lo so, ma credo proprio di sì, la rassicura il nonno, conoscendo la passione di quella nipote per la musica. Non così bene è andata all’altro, un contadino: è stato condannato a un’ammenda tanto salata da essere costretto a vendersi il cavallo per pagarla. Ma ora basta chiacchiere, ecco Giulia.

    Di cosa state parlando?, chiede la figlia maggiore dei Boccadoro entrando in cucina.

    Delle conseguenze che subisce chi è colto a sentire Radio Londra, le risponde la madre. Ma il discorso è esaurito: accomodatevi tutti a tavola, è pronto.

    o—O—o

    Convocato telefonicamente, entro nell’ufficio del Questore: seduto davanti alla sua scrivania un uomo che, sopra la camicia nera, indossa una giacca evidentemente di sartoria nel cui occhiello brilla un distintivo del partito, in oro.

    Dottor Carcione, ecco il funzionario che si occuperà della faccenda, mi introduce Manna.

    Boccadoro, mi presento alzando appena la mano, piacere di conoscervi, poi, rivolto al mio superiore: ai suoi ordini.

    Accomodatevi, mi invita. Il qui presente dottor Carcione ricopre ruolo dirigenziale alla Soprintendenza alle Gallerie e Opere d’Arte di Genova….

    Precisamente al nuovo Reparto requisizione campane, precisa lui.

    Non ne conoscevo l’esistenza, perdonate, commento.

    Il regio decreto governativo cinquecentocinque del ventitré aprile di quest’anno autorizza il Sottosegretario di Stato per le fabbricazioni di guerra alla raccolta di campane facenti parte degli edifici di culto.

    Questo lo sapevo, commenta Boccadoro, la spoliazione bellica ebbe luogo, per convertire rame e stagno in armi da offesa, anche durante il primo confitto mondiale. E, a proposito, ricordo anche che nel maggio dell’anno scorso si annunciò che sarebbero stati rimossi i monumenti ai caduti in quella guerra per sostituirli con stele di cemento, con la promessa di ricostruirli dopo il termine del conflitto.

    Nel vostro tono di voce noto una vena polemica. Ma tenete conto che quanti hanno contribuito alla fusione di quel bronzo applaudiranno al saper che ora gioverà ad aiutarci a vincere.

    Non rispondo, limitandomi a fissare il ritratto di Mussolini che indossa l’elmetto, alle spalle del mio superiore.

    E in ogni caso, precisa quest’ultimo, mi diceva pocanzi il dottor Carcione che lo Stato si impegna, a decorrere da un anno dopo la stipulazione dei trattati di pace, a rifondere gli enti religiosi espropriati, parte in metallo e parte in denaro.

    Precisamente, conferma il funzionario.

    Bene, ne sono lieto, dichiaro. Ma qual è la funzione del Reparto requisizione campane, da voi presieduto?.

    I nostri uffici devono verificare il pregio storico-artistico dei manufatti che, se riconosciuto, ne impedirà la requisizione, diversamente….

    Mi pare saggio. Ma noi, in tutto questo, come possiamo essere utili? Le nostre funzioni sono vegliare sul mantenimento dell’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini….

    La nostra funzione prioritaria, Boccadoro, mi interrompe il dottor Manna, è curare l’osservanza delle leggi e dei regolamenti dello Stato, nonché delle ordinanze delle autorità. Dico bene?.

    Dite bene, rispondo laconico.

    Ecco, allora state a sentire con pazienza il dottor Carcione, così capirete con esattezza quale compito dovrete svolgere.

    Grazie signor Questore, sussurra il funzionario. Poi, rivolto a me: Nei giorni scorsi ho fatto visita a don Rossano, parroco della chiesa di Nostra Signora del Rimedio, in piazza Gaetano Alimonda, la conoscete?.

    So dov’è, ma non ci sono mai entrato.

    "Non ha importanza. Sappiate che quel tempio è stato costruito tra il 1900 e il

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