È Natale per tutti
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Info su questo ebook
Daniela Schembri Volpe è nata a Palermo nel 1963. Ha conseguito al Politecnico di Torino il titolo in Scienze a Arti della Stampa. Si è occupata di grafica come Art Director Junior, di articoli per vari periodici e in particolare sul bullismo. Pubblicista, editor di romanzi e autrice di testi su Torino per i tipi della Casa editrice Newton Compton: 365 giornate indimenticabili da vivere a Torino, Keep Calm e passeggia per Torino, 101 perché sulla storia di Torino che non puoi non sapere, Le incredibili curiosità di Torino. Fra gli autori dell'Antologia Fratelli Frilli Editori Tutti i sapori del noir. Ha collaborato alla stesura di testi divulgativi sul territorio con l'Associazione Artù aps, e con la fondatrice Nadia Cravero.
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Anteprima del libro
È Natale per tutti - Daniela Schembri Volpe
PROLOGO
A Manuel era dispiaciuto lasciare il quartiere dove era cresciuto, anche se aveva solo dodici anni le abitudini erano già radicate, specialmente quelle che riguardavano le amicizie.
Con gli amici, i vecchi delle elementari e i nuovi delle medie, si ritrovavano nei giardinetti di corso Turati, i giardini Valperga Masino, da loro ribattezzati i Giardini Mastino
, vista la folta presenza della rappresentanza canina.
Proprio lì, tutti i giorni a fine compiti scambiavano due chiacchiere tra adolescenti: la scuola, lo sport, i primi sentimenti. Ma anche le partite di calcetto o quelle virtuali con le console, il Fantacalcio, la musica con Spotify e, perché no, la gelateria all’angolo con quel gusto paradisiaco Happy Nutella
erano tra le loro spiccate preferenze. Per fortuna il nuovo quartiere, dove la sua famiglia si era trasferita, non era distante e Manuel continuava a frequentare la stessa scuola di prima.
Bea Cassini, la sua migliore amica, nonché la più carina della mitica seconda D, la classe di Manuel, abitava già da tempo nel quartiere centro e ciò mitigò una leggera malinconia dovuta al trasferimento.
Il fratellino Igor, un peperino di quattro anni, che Manuel chiamava Go
, invece, aveva salutato i suoi piccoli amichetti per passare a un’altra scuola materna e questo lo aveva innervosito non poco, inscenando uno sciopero della fame, per rimpinzarsi poi di nascosto addentando le peggiori schifezze commestibili: rotelle di liquirizia, salatissimi cornetti di mais al formaggio, cucchiaiate di burro d’arachidi. Durante il bagnetto per fare dispetto scalciava nella vasca da bagno come un alligatore all’assalto della preda, inondando il pavimento del bagno e schizzando la mamma. In un attacco d’ira aveva lanciato la saponetta in aria che, atterrando nel water, lo aveva otturato.
Qualche tempo prima si era liberato un appartamento nel palazzo della nonna Sara, in via Bogino, e i genitori di Manuel, Gino e Anna, avevano preso la decisione di spostarsi per stare vicini a lei, che era rimasta vedova da alcuni mesi. L’anziana vegliarda, nonostante la perdita del compagno di una vita, Andrea, dopo sessantadue anni di matrimonio, aveva reagito abbastanza bene. Determinante, per il suo stato d’animo, era stato il consiglio del fratello Alvise, ex poliziotto e addestratore di cani poliziotto da poco andato in pensione.
Accadeva che un cane poliziotto, un pastore tedesco ancora vivace, Ginko, stesse per essere dimesso dall’attività e il suo conduttore non aveva la possibilità di adottarlo. Il profilo psicologico di Ginko, sebbene fosse un cane addestrato alla guardia, alla difesa e al fiuto di determinate sostanze, era quello di un cane equilibrato e tranquillo, ma purtroppo fisicamente malato di artrosi articolare. Ormai le necessità dell’ex poliziotto a quattro zampe erano il riposo, lo stare al calduccio, e piccole passeggiatine quotidiane per espletare i propri bisogni tastando il territorio e scambiando qualche annusata con i cani di quartiere. Quindi perché non adottarlo come cane da compagnia?
La nonna Sara, come futura padrona, si era recata nella caserma di polizia dove il cane era stato in servizio per anni e, all’atto del ritiro dell’intelligente animale, aveva sostenuto un colloquio di verifica della sua compatibilità caratteriale con Ginko e dell’effettiva capacità a gestire il bau-pensionato
. Nonna Sara, ansiosa ma istruita per ben una settimana dal fratello Alvise, aveva superato brillantemente la prova e, dopo qualche carezza e qualche croccantino, si era portata a casa Ginko al guinzaglio.
Il peloso e la nonna si erano scambiati qualche sguardo tenero, gli occhioni del cane mostravano un’intensità piena di voglia di affetto. Anche la nonna era in carenza di amore. Tra poco sarebbe arrivato Natale e la mancanza del nonno Andrea si sarebbe fatta sentire.
Il palazzo dove si era trasferita la famiglia Sassi era un antico edificio ottocentesco torinese: il massiccio portone di legno scuro, un tempo adibito al passaggio delle carrozze, era ora un passo carraio che apriva verso un cortile con al centro una enorme magnolia, sul quale si affacciavano tre condomini e un ex ricovero per cavalli un tempo appartenente a un nobiluomo legato al re Vittorio Emanuele II.
L’appartamento di Manuel si trovava al secondo piano, mentre la nonna dal terzo poteva godere di una parziale vista della Mole Antonelliana, il monumento simbolo di Torino. Quindici anni prima l’edificio era stato ristrutturato e gli inquilini dei piani alti potevano usufruire di grandi terrazzi, invisibili dal basso. Alcuni di questi ospitavano dei veri e propri giardini con piante fiorite e arbusti.
A trasloco concluso, ogni attività della famiglia Sassi aveva ripreso la quotidianità e Manuel, tra scuola, amici e il calcio a cinque misto che frequentava con Bea, ora si sentiva di nuovo a casa, nella sua camera con il grande poster della squadra di calcio preferita, i libri e la raccolta di palloni delle squadre da tutto il mondo. Da piccolo, ogni anno, Manuel aveva fatto la raccolta delle figurine