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Futuro Anteriore
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E-book98 pagine1 ora

Futuro Anteriore

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Info su questo ebook

L'accumulazione di ricchezze, potere e risorse in sempre meno mani, un processo in atto sin dall'alba della storia, ha prodotto povertà, guerra e degrado e ci ha condotto alla soglia di una crisi sociale, politica ed ambientale senza precedenti.

 

Se non efficacemente corretta, la disuguaglianza economica erode infatti le società, minaccia la democrazia, i diritti e le libertà acquisiti e, a causa del suo impatto ambientale, mette ormai a rischio il futuro stesso dell'umanità sulla terra.

 

Futuro anteriore vuol essere un contributo alla riflessione su ciò che siamo e su ciò che ci trasforma, nonché un appello alla solidarietà, alla giustizia sociale e ad una convivenza sostenibile.

 

Laureato in ingegneria ed in filosofia, Giuseppe Scuto lavora nell'ambito della cooperazione internazionale e degli aiuti umanitari. Dopo vari anni trascorsi in Medio Oriente vive attualmente in Africa.

LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2022
ISBN9798201544034
Futuro Anteriore
Autore

Giuseppe Scuto

Laureato in igegneria ed in filosofia, Giuseppe Scuto lavora nell'ambito della cooperazione internazionale. Dopo diverse missioni in Medio Oriente (Israele e Palestina, Irak e Siria) vive e lavora attualmente in Africa. Giuseppe Scuto è autore di vari testi pubblicati in italiano, tedesco ed inglese e può essere contattato all'indirizzo e-mail: futuroanteriore@gmx.com.

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    Anteprima del libro

    Futuro Anteriore - Giuseppe Scuto

    I. Strani frutti

    La storia è la cronaca del processo di accumulazione.

    1. Tradizionalmente si fa iniziare la storia con l'apparire della scrittura e questa è una scelta che, giustificabile o convenzionale che sia, è senza volerlo anche estremamente simbolica. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, infatti, le prime testimonianze scritte non hanno nulla a che fare né col mito, né con la magia, né con la religione o l'arte, tutt'altro. Sono banale ragioneria.

    La scrittura, e con essa la storia, nasce infatti nelle città e nei piccoli regni che si vanno formando e nasce dalla necessità di registrare e tenere sott'occhio quanti animali si posseggono, quante semenze, frutti, manufatti si accumulano nei magazzini, quanto in essi entra e quanto ne esce. La scrittura nasce cioè dall'esigenza di gestire e controllare scambi che vanno al di là del fabbisogno quotidiano e quantità così grandi da sfuggire alla mente umana. Il bisogno del tutto naturale di salvaguardare la propria famiglia dalle incertezze del futuro facendo scorta di quanto si può mettere da parte si è trasformato nel tempo in un fenomeno dalle dimensioni nuove e sino a quel momento ineguagliate: l'accumulazione fine a sé stessa, cioè non più limitata dalle esigenze della sopravvivenza nel breve o nel medio periodo. E laddove l'accumulazione di beni trascende la sfera del quotidiano e del familiare nasce appunto la necessità di una tecnologia adeguata a quantità e compiti mai affrontati prima. La scrittura è la risposta a questa necessità, una tecnologia fondata sull'uso di segni convenzionali ed affidata alla prima struttura burocratica della storia, l'élite degli scribi, avente il compito di controllare ed amministrare i beni del tempio, dell'aristocrazia terriera, dei re o dei faraoni.

    L'inizio della storia coincide così con il momento in cui l'accumulazione trascende l'ambito familiare e quotidiano per divenire fenomeno urbano e protostatale. E, sin dall'inizio, la macchina dell'accumulazione ha già in sé tutto ciò che le occorre per nutrirsi ed accrescersi di secolo in secolo, tutto ciò che la caratterizzerà sino ad oggi: un sistema ideologico che la giustifichi, un potere che la difenda, una tecnologia che la consenta ed un apparato di solerti tecnocrati che si pongano al suo servizio. Il mondo odierno non è che il risultato e la continuazione di quel processo iniziato oltre 5000 anni fa con pochi, geniali graffi tracciati nell'argilla fresca.

    ––––––––

    E fu sera e fu mattino.

    (Genesi)

    ––––––––

    2. Differenze nei ruoli familiari e sociali sono probabilmente esistite sin dalla notte dei tempi, da sempre. Ma, finché grandi famiglie di esseri umani hanno vissuto in gruppi informali e per lo più nomadici, le strutture erano ancora mobili e le differenze ancora riconducibili alle capacità, all'abilità, alla forza fisica ed al coraggio dei singoli individui.

    Col solidificarsi delle strutture nomadiche e seminomadiche, col consolidarsi delle comunità in tribù e popoli sempre meglio definiti e delimitati, le differenze si sono però via via istituzionalizzate, acquisendo una stabilità tale da divenire rigide, se non persino ereditarie, e da creare ceti e classi sociali all'interno di strutture protostatali. Con lo sviluppo dell'agricoltura, allorché primi insediamenti stanziali videro la luce, questa rivoluzione sociale si era già compiuta: i compiti di provvedere alle varie necessità dei primi agglomerati urbani, approvvigionamento, produzione, governo, difesa, erano già stati distribuiti tra i diversi membri della comunità e le esigenze sociali erano già divenute predominanti sull'autonomia dei singoli gruppi familiari. Questa diversificazione delle occupazioni, dei compiti e delle retribuzioni fu all'origine di una sostanziale differenziazione sociale e di una conseguente suddivisione diseguale delle risorse e dei poteri. Ma, al contrario dei lunghi millenni precedenti, la differenziazione sociale era questa volta, e per la prima volta nella storia, una differenziazione istituzionalizzata. Un tale salto organizzativo fu, per la collettività nel suo insieme, un progresso. Consentì di proteggersi meglio, di avere e fare di più. Ma non ogni singolo individuo ne trasse pari benefici. A seconda del sesso e del ceto di appartenenza, quel che alcuni guadagnarono in tale rivoluzione fu in effetti pagato da altri a caro prezzo.

    Uscite dall'ambito familiare e divenute fenomeni comunitari, e perciò anche politici, accumulazione di risorse e differenziazione dei ruoli divennero il motore della storia dell'umanità che, a sua volta, fu (e rimane) sostanzialmente una cronaca del processo di accumulazione e della lotta per essa. La ricerca di sempre nuove opportunità di crescita e di accumulazione fu e continua ad essere oggi il movente dominante di ogni evento umano collettivo, politico. Si è sempre trattato di una ricerca e di una tendenza che si sono espresse attraverso matrimoni e divorzi, alleanze e tradimenti, aggressioni e migrazioni ed in cui la fortuna o la sfortuna di re e chiese, padroni, signori, schiavi e poveri, nonché di ogni singolo individuo sulla terra, è stata dettata dalla capacità di accumulare risorse, di saperle difendere, o dalla loro rovinosa perdita. Non è certo un caso che le cosiddette prime civiltà della storia, in Mesopotamia ed Egitto, furono caratterizzate non solo da un alto livello organizzativo e tecnologico, ma anche da una superiore tecnologia militare, dalla capacità di iniziare e vincere guerre e da un'inesauribile spinta alla conquista ed all'espansione a danno dei popoli vicini.

    In tutto ciò, sin dall'alba della storia, i meccanismi di accumulazione non sono mai cambiati, mutate sono solo le circostanze storiche in cui essi si sono svolti ed i nomi che, nelle diverse fasi storiche, essi hanno assunto. In senso del tutto astratto e generale, tali meccanismi si possono però ridurre a due sole categorie: l'assoggettamento di uomini e l'appropriazione di risorse.

    ––––––––

    Il prezzo naturale del lavoro è quello necessario a permettere ai lavoratori tutti di sopravvivere e perpetuare la loro razza senza aumentare, né diminuire.

    (David Ricardo, I principi dell'economia politica e dell'imposta)

    ––––––––

    3. L'asservimento, l'assoggettamento dell'altro alla propria volontà ed ai propri fini è essenziale al processo di accumulazione. Solo esso consente infatti quella moltiplicazione dei risultati che conduce ad un'accumulazione che va al di là di quanto è possibile ad un solo individuo, o ad un singolo nucleo familiare, nel corso di un'intera vita.

    Le economie della Grecia e della Roma classiche erano interamente basate sull'uso di schiavi come forza lavoro. Prima e dopo di queste civiltà, l'assoggettamento si è basato sulla cattura di popolazioni nemiche o sull'asservimento di esseri umani ritenuti inferiori. Esso ha assunto la forma delle servitù medievali, della schiavitù nelle piantagioni americane, delle masse proletarie nelle fabbriche dell'Ottocento e del Novecento. Ma qualunque forma storica esso abbia assunto, la sua logica è sempre rimasta la stessa ed è alla base della dinamica tra schiavo e padrone, tra servo e signore, tra lavoratore e datore di lavoro. Per di più, lungi dall'essere solo un rapporto gerarchico di natura economica tra gruppi sociali, l'assoggettamento ha avuto da sempre anche una forma intrafamiliare, soprattutto laddove modelli sociali patriarcali hanno comportato da sempre una disparità tra generi, età ed opportunità all'interno di ogni singola famiglia.

    Data l'antichità di un tale meccanismo, non sorprende che le sue modalità siano rimaste sempre le stesse: la coercizione fisica, l'assoggettamento frutto della violenza e di rapporti di forza ineguali, l'irretimento ideologico, ovunque gli individui ritengano il proprio asservimento un fatto giusto ed inerente alla natura umana o alle leggi divine, il ricatto e la corruzione, laddove individui od interi gruppi sociali si pongano al servizio di un altro sottomettendosi ai suoi desideri. Comune a tutte queste modalità è l'alienazione, cioè la cessione forzata (dettata

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