Il Manifesto del Partito Comunista
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Con una prefazione di Pietro Gori
Karl Heinrich Marx (Treviri, 5 maggio 1818 – Londra, 14 marzo 1883) è stato un filosofo, economista, storico, sociologo e giornalista tedesco.
Friedrich Engels (Barmen, 28 novembre 1820 – Londra, 5 agosto 1895) è stato un economista e filosofo tedesco, fondatore con Karl Marx del materialismo storico, del materialismo dialettico e del marxismo.
Traduzione dal tedesco di Pietro Gori (1891)
Karl Marx
Karl Marx (1818-1883) was a German philosopher, historian, political theorist, journalist and revolutionary socialist. Born in Prussia, he received his doctorate in philosophy at the University of Jena in Germany and became an ardent follower of German philosopher Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Marx was already producing political and social philosophic works when he met Friedrich Engels in Paris in 1844. The two became lifelong colleagues and soon collaborated on "The Communist Manifesto," which they published in London in 1848. Expelled from Belgium and Germany, Marx moved to London in 1849 where he continued organizing workers and produced (among other works) the foundational political document Das Kapital. A hugely influential and important political philosopher and social theorist, Marx died stateless in 1883 and was buried in Highgate Cemetery in London.
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Anteprima del libro
Il Manifesto del Partito Comunista - Karl Marx
1891
Prefazione del traduttore
E conoscerete la verità, e la
verità vi farà liberi.
(San Giovanni)
Quello che, qui sotto, si riproduce è un documento storico dei più interessanti. In esso è riassunto serenamente, e con freddo raziocinio logico, il pensiero demolitore dei veri e proprj precursori del socialismo moderno.
Tale scritto è conosciuto sotto il nome di manifesto dei comunisti, e fu compilato nel 1847 da K. Marx e da F. Engels, i due grandi agitatori Alemanni.
Se bene la idea abbia fatto, dall’epoca in cui il manifesto fu redatto, passi addirittura giganteschi, se bene la critica demolitrice degli attuali ordinamenti economico-politici abbia raggiunto in estensione ed intensità il periodo acuto – oltre il quale la teoria non può che incamminarsi all’azione – malgrado le energie vivaci aggiunte per via alla corrente largamente novatrice, e gli aspetti nuovi del già vecchio problema, che appena ora si offrono alla indagine dello studioso; oltretutto, e dopo tutto questo – il manifesto del 1847 è uno dei prodotti sinteticamente più geniali, e rigorosamente logici del movimento socialistico dei tempi moderni.
Come tale è bene riprodurlo per il popolo. A questo lavoro una prefazione è – per lo meno – inopportuna.
Altri, meglio di noi senza dubbio, riprodurrà in Italiano, (a quanto si annunzia – e tra breve) il manifesto del 1847. Tanto meglio per il progresso degli studii sociali – in Italia troppo trascurati – e per la propaganda delle idee emancipatrici fra le masse popolari, cui solo – per ora almeno – confortano alla lotta il presentimento vago di forme sociali, più elevate delle presenti, e l’imperativo categorico di un disagio infinito, che su loro massimamente si ripercuote.
Si tratta – innanzi tutto – di rendere coscienti queste masse, che si agitano confusamente, sotto l’impulso di prepotenti bisogni, innanzi all’albore dell’idealità nuove. Si tratta – dopo tutto – di far convergere le forze molteplici e le energie latenti di questa folla anonima al fine umano, a cui s’inspirano quanti, lanciati nella corrente varia e vivace dei sentimenti e dei principii demolitori, intendono e comprendono i caratteri di universalità assunti dal movimento più spiccato del socialismo moderno.
Senza fare riserve – esplicite o mentali – sulle idee esposte nel geniale documento, che riproduciamo, non sarà inopportuno adombrare – alla sfuggita – un nostro pensiero. Il socialismo moderno, preannunziatesi come lotta di, classe, affermatosi da prima come aspirazione del quarto stato al potere sociale ed alla conquista dei suoi diritti di casta, sinora sfruttata, si avvia ormai per vie più vaste a fini più larghi ed umani.
Questo nuovo carattere assunto dalla poderosa corrente delle idee diroccatrici, e dal sentimento, che ognora più prevale nelle masse rivoluzionarie, al conspetto del mesto problema, rappresenta un tipo elevato, e nuovissimo nella storia degli uomini – offre una fisonomia solenne di battaglia, ormai non più voluta in nome degl’interessi di una classe più o meno sofferente, o con le mire di una chiesuola e di una conventicola settaria, ma vagheggiata nell’irraggiamento d’idealità più balde e serene, ma combattuta in nome di rivendicazioni a larga base, e di interessi universali.
Per rivoluzione sociale non può, ai dì nostri, umanamente concepirsi che il rinnovamento sostanziale della società nei suoi rapporti economici, intellettuali, e morali a vantaggio della monade uomo, e dell’ente collettivo umanità.