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La prima chiave
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E-book151 pagine2 ore

La prima chiave

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Info su questo ebook

I viaggi, le serate, la gavetta, l’infanzia, i sogni, la carriera, i tour italiani e internazionali, i social, il successo, i consigli ai giovani artisti e alle dj esordienti: La prima chiave è un album musicale su carta, è un tuffo nei frame della vita di Greta Tedeschi, e nel suo percorso di ricerca di sé stessa e della scintilla che l’ha portata ad essere l’artista e la persona che è ora.
Ogni capitolo racconta un suo personalissimo punto di vista sul mondo ed è dedicato ognuno ad un tema diverso e a episodi, aneddoti ed esperienze da lei vissute in prima persona. Una sorta di biografia spezzettata che non segue un arco temporale lineare ma racconta episodi della sua vita, dall’infanzia a oggi.
Nella musica e nella scrittura, e in altre forme d’arte, ogni cosa si costruisce facendo le giuste scelte e i giusti sacrifici. In questo libro Tedeschi racconta chi è e la ragione che la spinge sempre avanti. Perché se si sa dove si vuole andare, la strada sembrerà sempre in discesa, quindi il consiglio è: non fermarsi mai.
“Miglior dj donna italiana, nonché tra le prime cento al mondo” (Djanemag)
LinguaItaliano
Data di uscita6 dic 2021
ISBN9788861558960
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    Anteprima del libro

    La prima chiave - Greta Tedeschi

    Greta Tedeschi

    LA PRIMA CHIAVE

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati.

    commerciale@giraldieditore.it

    info@giraldieditore.it

    www.giraldieditore.it

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    ISBN 978-88-6155-896-0

    Proprietà letteraria riservata

    © Giraldi Editore, 2021

    Edizione digitale realizzata da Fotoincisa BiCo

    Dedicato a chi mi ha sempre sostenuto,

    ma soprattutto a chi non lo ha mai fatto.

    Buona lettura.

    I sogni sono come le stelle,

    basta alzare gli occhi e sono sempre là.

    Jim Morrison

    PERSONAGGI

    Fabio Chimento

    Anche chiamato: l’agente M. È stato il manager migliore di tutti, un vero e proprio angelo custode, con lui è iniziata la mia carriera internazionale e non smetterò mai di ringraziarlo.

    Manfredi Morabito

    Decisamente il migliore compagno di viaggio che si possa desiderare. Ansioso, ma risoluto.

    Mi ricordo che una sera, per salvarmi, si mise a ballare avvinghiato ad un’indiana intrisa di aglio da cima a piedi e calda come il fuoco.

    La mamma

    Ha il pollice verde e tratta i nostri cani come fossero dei principi persiani. È la donna più forte che conosca.

    La nonna

    Il medico di famiglia, precisa e pistina come solo una nonna d’altri tempi può essere.

    Il nonno

    Papo, colui che soprattutto nei primi anni di vita, ma anche oltre, mi ha fatto realmente da padre.

    Ti voglio bene.

    Mio padre

    Niente spoiler, anche se la trama di Star Wars potrebbe dare qualche indizio.

    I nonni paterni

    Chiusi nel loro castello, assediati dagli spettri…

    La stalker

    Se non ami il gossip, non leggere questo capitolo.

    Mr. Manolesta e Monsieur Piè Veloce

    Calciatori brutti. Anche qui, saltatelo.

    Lo squalo

    Esiste sempre qualcuno pronto a fregarti, prima lo si accetta, prima ci si prepara per tempo e meglio si sta.

    Cristina

    La mia migliore amica. Se fosse uomo, la sposerei.

    Il tronista

    Forse al posto di una console avrebbero dovuto dargli un triangolo musicale, avrebbe fatto meno danni e si sarebbe preso meno insulti.

    La vecchia onnisciente

    Fa un tè buonissimo e, quando serve, sa tirare fuori le unghie senza paura.

    Augusto

    Il mio ragazzo, a cui mando un bacio.

    INTRO

    (Tempo di lettura: 1 min.)

    Sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato.

    E penso che tutti almeno una volta nella vita siano giunti al punto in cui mi trovo io adesso. Ovvero un momento di stallo, in cui tutto vacilla per un istante soltanto, e viene la necessità di fermarsi, di respirare, prendere fiato; guardarsi indietro e riavvolgere il disco del proprio passato, rivedere con altri occhi quello che ci ha condotto dove siamo.

    La prima chiave è un tuffo nei frame della mia vita per ritrovare me stessa e la scintilla che mi ha portata ad essere la dj e la persona che sono.

    La vita per me è stata fin da subito una corsa, a volte in salita e a volte in discesa, spesso ad ostacoli, e in questo mondo che non è abituato a fermarsi mai, mi sono sempre trovata a mio agio.

    Eppure, dopo tutto questo correre mi sono resa conto che non avevo idea di quanta strada avessi fatto, non mi ero mai fermata a guardare indietro, non ho mai azionato il contachilometri e ora, con il mondo cristallizzato nella pandemia globale e fermo per cause di forza maggiore, ho avuto finalmente modo di voltarmi e capire chi sono diventata e grazie a cosa.

    Per ripercorrere la mia storia userò delle tracce musicali, quelle che hanno lasciato un segno e che hanno accompagnato la mia adolescenza e l’età adulta. Ognuna di queste tracce avrà una chiave differente, sia di ascolto che di lettura.

    Nella musica, la chiave è il simbolo che apre ogni pentagramma e determina la posizione delle note e l’altezza dei suoni all’interno dello spartito e di conseguenza costituisce la base da cui ogni melodia nasce e si evolve.

    In scrittura questo significa semplicemente che ogni capitolo sarà caratterizzato da un tono e da un ritmo differenti. Questo perché voglio sfruttare l’enorme potere che la musica ha sulla mente umana e sulla nostra memoria, cioè quello di proiettarci dentro un ricordo, o quello di far sorgere un’emozione dimenticata e nascosta nel profondo o indietro nel tempo.

    Poche semplici note che bastano a riportare alla mente estati intere, amici dimenticati, le gioie e le sofferenze che hanno colorato il nostro passato. Ci sono canzoni addirittura che se riascoltate portano con loro volti, luoghi e fasi diverse della nostra vita.

    Scrivo tutto questo perché voglio trasmettere qualcosa, un messaggio di speranza in questi tempi bui.

    Scrivo perché ogni momento di stallo è un’opportunità, il mondo se l’è dimenticato perché ovvio, corre veloce, e le persone lo seguono a rotta di collo, come ho fatto io, ma fare i conti con il proprio passato e con il proprio percorso significa accettarsi e soprattutto significa liberare l’orizzonte per capire dove si vuole andare.

    Il Covid-19 per i dj, gli artisti musicali e i performer in generale ha creato un vuoto che nessuno immaginava possibile. Concerti, serate, tour annullati, tutto; siamo all’anno Zero, tutto è fermo, ma questo non dev’essere una scusa per scoraggiarsi o lasciarsi andare. Anzi, dobbiamo prendere questo periodo come un modo per oliare i meccanismi della nostra creatività, riflettere su cosa ci ha portato dove siamo per essere pronti a un domani migliore, in cui dovremo metterci di nuovo in gioco per raggiungere tutti i nostri sogni.

    TRACCIA N. 1 – PRIMA DELLO ZERO

    (Tempo di lettura: 3 min.)

    Prima dello Zero, prima della Pandemia, come ho detto, non mi fermavo mai.

    La mia carriera nel campo musicale è nata come tutte le cose, da un sogno e dalla mia volontà di dare tutto per ottenerlo.

    Mi ricordo addirittura il giorno esatto in cui scelsi questa vita, avevo diciassette anni, avevo concluso il mio primissimo dj set, avevo sbagliato diversi passaggi, ma non importava, le persone di fronte alla console, in pista, ballavano, si divertivano, era la mia musica a muoverle e questo mi indusse in uno stato di euforia incontrollabile.

    Dietro il quadrato della console potevo vedere dall’alto tutto il locale, ero nel mio elemento, le luci accompagnavano il mio ritmo, le mani sotto di me vibravano e, nonostante avessi suonato per più di un’ora, il tempo sembrò volare in un soffio. Un istante dopo il mio dj set era finito, l’adrenalina mi scorreva nelle vene come fuoco, non riuscivo a stare ferma e, appena lasciai la console al Resident dj, corsi subito in bagno, ero accaldata e lì mi guardai allo specchio.

    Mi guardai in modo diverso, non come facevo ogni mattina, o per aggiustarmi il trucco, nulla di tutto questo. Mi guardai nel profondo degli occhi, c’era una luce lì dentro che si era accesa, che prima non c’era. E in quell’istante avvenne qualcosa. Ancora oggi non so se fui io a parlare o la mia immagine riflessa nello specchio ad aprire la bocca, in ogni caso le mie orecchie sentirono questo: "Sì Greta, è questo che farai". E da quel momento in poi divenne tutto più facile.

    Quando si ha un sogno da coltivare o un obiettivo da raggiungere, ogni cosa fatta in quella direzione assume un altro significato. In quest’ottica, ogni passo in avanti, ogni serata, era per me come un mattoncino del Lego, l’unica cosa che potevo fare era cercare di collezionarne il più possibile per costruire poi, mattone dopo mattone, le fondamenta di quella che è stata la mia vita fino ad adesso.

    Se dovessi dirvi esattamente quanti mattoncini ho accumulato, quindi quante serate ho fatto, non saprei dirvelo, ho perso il conto.

    I sacrifici fatti durante i primi anni mi hanno portato a visitare tutta l’Italia e non solo, nel 2018 ho fatto il mio primo tour in India, poi è stato il turno del Nepal, ero sempre lontano da casa e quando tornavo, per due-tre giorni ogni tanto, avevo giusto il tempo di lavare i vestiti e fare un cambio valigia, prima di ripartire verso nuovi locali e nuove serate. Va da sé che questo ha comportato un’inevitabile distanza dai miei affetti, mia madre e mia nonna, le persone più importanti della mia vita, e dagli amici di sempre che mi avevano sostenuta per molto tempo.

    Ero molto impegnata, con la testa altrove, e inevitabilmente sottovalutai il fatto che la distanza deteriora i rapporti, li rende sottili e trasparenti come carta velina fino a che si sciolgono alla prima pioggia.

    Tolte le amicizie più importanti, che non mi hanno mai abbandonata, gli altri sono spariti quasi tutti. Ma non li biasimo.

    Non c’ero mai, spesso non riuscivo neanche a rispondere alle loro chiamate e chiunque, dopo un po’, si stanca di invitare a vuoto le persone, quindi semplicemente gli inviti non arrivarono più.

    Ed è giusto così. Per mantenere i rapporti con le altre persone ci vuole impegno, dedizione e nei miei pensieri c’era soltanto la musica, il mio mondo, e in quel mondo c’era spazio per pochi, purtroppo.

    Non nego che ci sono stati periodi bui, in cui mi sono sentita sola, ma mai persa, questo perché, come ho già detto, avere un sogno significa avere un motore in più nella vita.

    Poi è arrivato il Covid, l’anno scorso. Durante il primo lockdown paradossalmente mi sentivo sollevata, stare a casa con la mia famiglia per tutto quel tempo mi sembrò qualcosa di surreale.

    Avevo dimenticato la sensazione di svegliarmi nel mio letto e non in una stanza di hotel, e questo mi suggerì che avevo proprio bisogno di fermarmi un po’, anche se dal punto di vista lavorativo mi ero vista sfumare sotto gli occhi moltissimi ingaggi.

    Sarei dovuta partire per un tour in Giappone che ovviamente non si è fatto, ma al tempo non la vedevo come una grande perdita, ero convinta che presto saremmo tornati alla normalità, che il tour si sarebbe soltanto spostato, magari di qualche mese, magari a quest’anno. E invece niente.

    Non ero più abituata a dormire tutte quelle ore, ma, a pensarci bene, non ero più abituata a nulla, il mondo che ricordavo era sparito: il coprifuoco, la paura di contagiarsi, soprattutto paura per i miei cari, per mia nonna. Una paura che inevitabilmente si proietta poi sugli altri, e porta ad avere timore della gente, cosa che per i dj non è possibile.

    Noi viviamo

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