Falsari, falsi e furti nell'arte - seconda edizione
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Anteprima del libro
Falsari, falsi e furti nell'arte - seconda edizione - Silvio Gorelli
"Il falsario non ti vende mai un falso,
ti regala solo l’illusione di autenticità"
Alfredo Accatino
CAPITOLO PRIMO
Introduzione
Il mondo dell’arte è da sempre afflitto da chi cerca di trarne profitto in modo ingannevole. Cosa sia falso e cosa sia vero è comunque più difficile da definire di quanto comunemente si creda. Un pesante restauro integrativo può dare origine a un vero e proprio falso? La stessa Storia dell’Arte moderna e contemporanea, come comunemente ci viene raccontata, è forse il frutto di una gigantesca mistificazione? Il terreno su cui ci stiamo avventurando è pieno di insidie; ragion per cui è meglio limitare le nostre riflessioni unicamente al mondo della falsificazione in senso stretto lasciando agli studiosi ulteriori riflessioni in merito. Iniziamo col dire che la falsificazione nell’arte è cosa antichissima. Dalle false sculture greche attribuite a Prassitele, al famoso Cupido dormiente di Michelangelo, ai falsi di ogni epoca e dei nostri tempi. Per capire perché questo avviene bisogna inquadrare il fenomeno nella dimensione più vasta che va sotto il nome di mercato dell’arte. Quando la domanda è notevole e si ha difficoltà a soddisfarla con un’offerta adeguata, il fenomeno dei falsi si sviluppa. Secondo alcuni oggi l’arte genera profitti solo inferiori al mercato della droga e delle armi. Questo spiega perchè nel 2014 il Fine Art Expert Institute di Ginevra affermava che poco meno della metà delle opere d’arte in circolazione fosse opera di falsari. Nel 2018 il Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, stimava che gran parte delle opere di arte contemporanea in Italia fosse falso. Opere che non si trovano solo in collezioni private ma trovano collocazione presso istituzioni più o meno prestigiose e stimate case d’aste internazionali. Ha fatto scalpore recentemente la notizia che nel piccolo museo francese di Etienne Terrus più della metà delle opere esposte non fosse autentica. Contro la proliferazione dei falsi è costante la lotta alla contraffazione. Lotta che impiega sempre di più metodi e mezzi di contrasto scientifici. E’ nel XIX secolo che nasce il tentativo di ricorrere alla scienza per smascherare opere false. Pioniere in questo campo fu un medico, G. Morelli che per primo notò che nel corso della sua vita, un artista può cambiare sensibilità ma non muta il modo di disegnare particolari come orecchie, mani e altri dettagli anatomici. Bastava quindi osservare questi dettagli per poter sciogliere i dubbi sulla autenticità di un quadro o di una scultura. Oggi su di un’opera d’arte si possono svolgere analisi ben più complesse che fanno riferimento ad altre scienze, come la chimica e la fisica. Tuttavia l’autenticità di un’opera non potrà mai essere provata basandosi unicamente sulla sua dimensione materica e fisica. I grandi falsari sono spesso in grado, come vedremo nelle pagine successive, di superare indenni anche le più elaborate analisi scientifiche. Né, d’altro canto, il solo giudizio estetico e formale può essere garanzia di autenticità. Spesso tali giudizi si sono rivelati fallaci. E questo quando gli stessi non sono volutamente dolosi. Sebbene la nostra attenzione sia concentrata generalmente sul mondo dei falsari, è tuttavia indispensabile ricordare che gli stessi sono solo degli attori di una rappresentazione più vasta che vede la presenza di molti altri personaggi come i critici, gli esperti, gli storici dell’arte, i mercanti, i direttori dei musei e tanti altri. Prima di esprimere un giudizio morale sulla categoria dei falsari dovremmo quindi ricordare le parole di C. Brandi che affermava giustamente che la falsità è nel giudizio e non nell’oggetto
. Questo, come già ricordato, in una realtà estremamente complessa dove le copie e le repliche di un’opera possono spesso sconfinare con il mondo dei falsi. Cosa spinge un pittore a produrre opere false? Sicuramente la possibilità di ricavarne un utile economico. Ma questa risposta, soprattutto per i grandi falsari, è spesso parziale; alla sete di denaro spesso si associano altre motivazioni come quelle di affermare il proprio narcisismo o più semplicemente provare la gioia di un riscatto professionale vedendo le proprie opere esposte in musei o mostre prestigiose. Anche se l’anonimato è il vero indice di successo di un falsario. Se si viene scoperti ad attenderli c’è il carcere; anche se, bisogna dirlo, in genere le pene sono non eccessivamente pesanti. Poi spesso, scontata la pena, i grandi falsari finiscono per essere star di successo nei media, rilasciando interviste o diventando protagonisti di film o scrivendo libri. Dicevamo che la motivazione economica che spinge i falsari, sebbene presente, non è quella spesso prevalente. Nel commercio dei falsi, i falsari in genere, sono quelli che ne traggono un profitto minore. Ma chi sono? A volte sono dei pittori mediocri, specialmente quelli che si dedicano alla falsificazione delle opere moderne o contemporanea; altre volte degli artisti dotati di grandissimo talento e genio. Se falsificare l’opera di un’artista del Novecento è cosa semplice alla portata di ogni mediocre pittore, perché non esistono difficoltà nel reperimento dei materiali e per la pochezza tecnica degli artisti di questo periodo, per falsificare un’opera antica il falsario deve possedere un insieme di conoscenze materiali, tecniche e sensibilità storiche veramente notevoli tali da suscitare la nostra sincera ammirazione. Le pagine che seguono ripercorrono alcune vicende e la vita di alcuni importanti falsari dei tempi storici a noi più vicini. La conoscenza delle loro vicende umane e professionali può indurre a riflessioni e a produrre personali convincimenti sulla complessa realtà del mondo dell’arte. Altra parte del libro si occupa di alcuni emblematici furti d’arte. Questo argomento riveste, anch’esso, una grande importanza, non solo per l’aspetto storico-culturale, ma anche per il grande giro di affari che comporta. La prima cosa da chiedersi è il motivo che porta al furto di queste opere e , si badi ,non solo di opere che possono facilmente generare un profitto, ma anche di opere importanti che difficilmente possono trovare un mercato. Qui la scoperta degli autori spesso fa intravedere i diversi scopi. I furti organizzati da singole persone o da organizzazioni malavitose di poco conto, hanno in genere un movente economico. Sia che si tratti di opere piccole e poco conosciute, che opere di grandi dimensioni che vengono smembrate per impedire un facile riconoscimento. Questo avviene anche quando viene sottratta un’opera per ottenerne un riscatto. In tutti questi casi, come dicevamo, il fine è l’arricchimento. Molti sono gli esempi che si potrebbero fare al riguardo. Stando a statistiche, limitandosi a considerare la sola arte occidentale, le nazioni più colpite da questo triste fenomeno sembra siano l’Italia e la Francia. Esiste poi un mercato ridotto, quello dei furti su commissione che spesso finiscono per costituire il vanto di ricchi collezionisti privati. Qui la motivazione che porta a commissionare il furto è diversa, prevale l’aspetto simbolico, quello di manifestare il potere del collezionista. Gli esecutori del furto sono degli