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Vapore, ingranaggi e sogni meccanici. Lo steampunk e i Nuovi Vittoriani
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Vapore, ingranaggi e sogni meccanici. Lo steampunk e i Nuovi Vittoriani
E-book472 pagine4 ore

Vapore, ingranaggi e sogni meccanici. Lo steampunk e i Nuovi Vittoriani

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Info su questo ebook

Ucronia, anacronismo e progresso si mescolano tra le pagine di questo saggio che, prendendo spunto dall’Inghilterra del periodo Vittoriano, esplora, in parte, le rivisitazioni contemporanee del personaggio di Sherlock Holmes, apocrife rispetto al canone, e lega le origini dello Steampunk anche alle esperienze letterarie dell’America di Twain, ripercorrendone la genesi e analizzandone le differenze con la fantascienza. Una visione nuova e inedita della nascita di un genere che, dal campo letterario, si è esteso agli ambienti culturali più disparati, ritagliandosi uno spazio ben preciso nell’immaginario odierno e una caratterizzazione che ha stimolato l’intelligenza e la creatività di scrittori, registi, artisti.
LinguaItaliano
EditoreNero Press
Data di uscita15 feb 2024
ISBN9791281435070
Vapore, ingranaggi e sogni meccanici. Lo steampunk e i Nuovi Vittoriani

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    Anteprima del libro

    Vapore, ingranaggi e sogni meccanici. Lo steampunk e i Nuovi Vittoriani - Elettra Dafne Infante

    Indagini

    Vapore, ingranaggi e sogni meccanici. Lo steampunk e i Nuovi Vittoriani

    di Elettra Dafne Infante

    Layout grafico di Laura Platamone

    Produzione digitale: Daniele Picciuti

    Editing di Simona Focetola, Biancamaria Massaro, Laura Platamone

    ISBN: 9791281435070

    Nero Press Edizioni

    http://neropress.it

    © Associazione Culturale Nero Cafè

    Edizione digitale febbraio 2024

    Elettra Dafne Infante

    vaporepaginalogoindagini

    INDICE

    Prefazione

    Premessa

    Introduzione

    Capitolo I

    - Il genere steampunk

    Capitolo II

    - Le Origini dello Steampunk

    CAPITOLO III

    - Lo Steampunk nel cinema

    CAPITOLO IV

    - Lo Steampunk oggi nel panorama angloamericano

    CAPITOLO V

    - Uno sguardo al panorama mondiale

    CAPITOLO VI

    - Lo Steampunk in Italia

    CAPITOLO VII

    - Steampunk e post modernità

    CAPITOLO VIII

    - Lo Steampunk oggi: Riflessioni e conclusioni

    APPENDICI

    Appendice dei nomi

    Appendice Fotografica

    ‌‌‌‌Bibliografia

    Filmografia e varie

    Prefazione

    Nel visitare l’evento-mostra del Maker Faire, giunto alla terza edizione romana, con il suo spettacolo di invenzioni e creatività, mi imbatto nello stand dello steampunk. Mi avvicino incuriosita per apprezzarne la partecipazione e scoprirne il progetto che il suo direttore momentaneo, in squisito costume vittoriano, descrive in termini di riciclo tecnologico. Si tratta di oggetti assurti a vere e proprie icone dell’epoca che rievocano, cui si è affiancata, magari con l’ausilio di un minuscolo computer, una nuova funzione utilitaristica. La suggestione distopica, dunque, proiettata nel terzo millennio. Un modo di riadattare reperti dell’età che celebra il vapore, al consumismo della realtà contemporanea. Una sfida, anche, commerciale.

    Sul livello intellettuale, il libro di Elettra Dafne Infante segue un percorso diverso, eppure legato in qualche modo al riciclo come ri-uso o attenta ri-lettura di opere che si erano accantonate, per scoprirne le potenzialità fantastiche di narrazione futuristica mediante la parola, l’immagine o il pixel. Un movimento letterario creativo che, sullo sfondo della Britannia vittoriana o della frontiera occidentale americana, re-immagina le tecnologie moderne per realizzare narrazioni di un domani – oggi – già accaduto o per sempre impossibile, in forma di racconto o romanzo o anche di prodotto cinematografico o televisivo. Tutto questo tramite un movimento sub-culturale che si inquadra nelle scoperte della seconda rivoluzione industriale, con il vapore – steam – a simbolo di un’epoca che si distingue per offuscatezza, mentre ne rigetta le imbarazzanti convenzioni storiche (punk).

    Con piglio sicuro, attraverso la non facile gestione critica di un genere spesso definito fantascientifico di stampo retro, l’autrice ci guida in un percorso attento verso la comprensione dello steampunk attuale, indicandoci archetipi e fonti della letteratura britannica e angloamericana e informandoci sugli esiti odierni di un genere che si è imposto anche sui nostri lidi attraverso eventi, festival e – da non sottovalutare – i carriers di una cultura rivivificata che si pongono l’interrogativo what if?

    Un cosa sarebbe successo se… nel quale i puntini di sospensione potrebbero essere sostituiti con: se non fosse mai arrivata l’elettronica?

    Maria Anita Stefanelli,

    Università Roma Tre

    Premessa

    Se, grazie a una magia o – come direbbero alcuni scienziati di oggi – a un paradosso quantico, potessimo passeggiare tra le strade avvolte dalla nebbia e dai vapori dell’Ottocento, ci troveremmo a discutere alcune tematiche di questo saggio in uno dei tanti effervescenti salotti londinesi dell’epoca vittoriana dove, tra una scoperta scientifica e una dimostrazione meccanica, saremmo incantati dalle esibizioni di automi affascinanti e inquietanti, scambieremmo opinioni con personaggi straordinari e saremmo di certo nel West End, lontano dai rumori e dagli odori delle docks, del porto e della zona più povera della City. Ma se un giorno potessi davvero camminare tra le strade della Londra di quell’epoca, so per certo che darei sfogo a una serie di sensazioni ed emozioni che mi accompagnano da sempre. Emozioni che – nei miei tanti viaggi di lavoro e non – ho cercato di nutrire ogni volta con passione, ripercorrendo quei vicoli, assaporando quelle atmosfere, immaginando di trovarmi seduta in un pub con scrittori come Edgar Allan Poe o Arthur Conan Doyle; ragionare con loro su Jack lo Squartatore, sulle invenzioni e sulle scoperte della meccanica, o sul commercio delle salme che andavano a soddisfare i primi esperimenti medico-scientifici. Ipotesi e conversazioni che se, grazie a una macchina del tempo potessero essere affrontate oggi, sarebbero arricchite dalle scoperte e dalle informazioni entrate in nostro possesso in questi ultimi anni, alimentando un dibattito senza fine e un confronto senza precedenti che sarebbe, a dir poco, affascinante.

    Conversazioni che oggi prendono vita in libri e film dove Storia e immaginazione diventano una cosa sola e dove, a volte, la Storia si accompagna a un se, a un’ipotesi che ne esplora anche una versione alternativa, mutando il viaggio a ritroso nel tempo in un’esperienza infinita. Un percorso che negli anni si è trasformato in un’avventura, fatta di ricerche, di letture e di viaggi in loco che hanno portato alla nascita di questo saggio in cui ho scelto di approfondire la tendenza letteraria che trae ispirazione dalla Londra del XIX secolo e che pian piano ha coinvolto tutti gli altri media, dal cinema alla televisione, dai videogiochi alla moda: lo steampunk.

    Di non facile definizione, lo steampunk è un genere che, partendo dal profondo cambiamento vissuto, e in parte subìto, dalla società vittoriana nel 1850 con la seconda rivoluzione industriale, esprime negli autori di oggi, i cosiddetti Nuovi Vittoriani una visione del mondo di allora attraverso gli occhi della post modernità contemporanea; un momento storico, quest’ultimo, determinato a sua volta dalla terza rivoluzione industriale e dalla multimedialità attuali, nelle cui conseguenze i Nuovi Vittoriani riconoscono, con molta probabilità, gli stessi disagi e le stesse problematiche sociali dell’Ottocento. Ma c’è un assunto da cui questi scrittori partono: un semplice – per quanto fondamentale – interrogativo che prende vita da una domanda solo all’apparenza banale, ovvero, cosa sarebbe successo se la rivoluzione industriale non ci fosse mai stata o se fosse accaduta cento anni prima. Questa ipotesi denuncia gli effetti che la fredda meccanizzazione della vita ha portato nel mondo, in tutti i settori e a tutti i livelli, a partire dalla fine del Settecento. Meccanizzazione che, sul piano pratico, ha cambiato le abitudini delle persone, inaugurando il passaggio dai lumi a gas alla luce elettrica, da un ritmo segnato da orari mattutini alla vita notturna tra le strade illuminate, i caffè e una nuova forma di socializzazione e ha guidato il mondo verso le prime ferrovie e un iniziale, importante, abbattimento delle distanze; regalandoci però anche le ciminiere e gli scarichi delle fabbriche, il carbone, i fumi generati dalle combustioni e dalle prime macchine a vapore perfezionate nottetempo da James Watt e, non ultime, le malattie: soltanto a Londra, come viene illustrato all’interno del London Museum of Water and Steam di Kew¹, con una ricostruzione dettagliata attraverso date e immagini esposte in ordine cronologico, pestilenza e infezioni hanno mietuto migliaia di vittime.

    Un progresso e, per certi aspetti, un’involuzione che nel giro di pochi mesi hanno visto la nascita della prostituzione nelle strade e l’impiego dei bambini nelle fabbriche; orfani che, come Charles Dickens ha ritratto nei suoi racconti, se non riuscivano a essere ospitati nelle workhouses², venivano costretti da delinquenti mercenari a rubare in strada³. Un’epoca in cui tra vecchio e nuovo mondo, guerre e post colonizzazioni, Londra mostra due aspetti della City, quello al di qua e al di là della soglia che la divide da Whitechapel e dall’East End, con la sua povertà e i suoi fantasmi. Spitalfields, Brik Lane, rifugiati di ogni razza e religione, vicoli bui e strade avvolte dal vapore in cui nascono le leggende e le storie di Jack lo Squartatore, mentre tra un crimine e un altro si affaccia la figura di Sherlock Holmes. Un secolo, l’Ottocento, che ha visto il regno di una grande sovrana, Vittoria, un’economia in espansione, tanta ricchezza e tanta povertà, la nascita di una grande tradizione letteraria horror, ma anche delle contraddizioni inquietanti. Lo sviluppo del progresso scientifico non ha impedito il ritrovare fianco a fianco, nei padiglioni delle fiere e delle Esposizioni universali, tecnologia, invenzioni e fenomeni da baraccone: su tutti ricordiamo "The Elephant Man"⁴, la cui vicenda verrà approfondita più avanti, quando illustreremo l’aspetto del traffico dei cadaveri sezionati in nome della scienza, le figure degli assassini di professione e le leggi cui si dovrà arrivare per fermare questa consuetudine; nonché gli studi condotti dagli stessi Robert Louis Stevenson e Arthur Conan Doyle nell’ospedale della loro città natale, Edimburgo, che sono serviti poi per la stesura dei loro capolavori.

    Ma chi sono dunque i Nuovi Vittoriani, gli scrittori che oggi, nel XXI secolo, si dedicano a scrivere racconti che vedono proprio il detective di Baker Street come protagonista, dando un seguito ideale alle storie scritte da Conan Doyle, e che una volta al mese si vestono in pieno stile ottocentesco per trovarsi tra loro e leggere le storie originali?

    Cosa muove gli animi di questi autori e di centinaia di appassionati di tutto il mondo, che sempre più numerosi indossano corsetti, tube, portano orologi da taschino e osservano un atteggiamento formale, adottando lo stile del perfetto gentleman, e dandosi appuntamento, nel 2017, per il tè delle cinque?

    Per rispondere a queste e altre domande, svilupperemo un percorso fatto di sogni, di nostalgia, di grandi riflessioni storiche, sociali e non ultimo scientifiche che, secondo alcune scuole di pensiero, trovano le loro origini letterarie nei racconti di H.G. Wells e di Jules Verne. Tra un’invenzione di Nikola Tesla e un’appropriazione⁵ di Thomas Edison, tra la meccanica quantistica esposta da Max Planck e la teoria della relatività di Albert Einstein, spiegheremo come tutto questo sia stato tradotto in letteratura, attraverso l’analisi dettagliata dei classici e dei racconti di oggi; esploreremo l’essenza di questo genere così particolare che si muove tra i delicati meccanismi degli orologi e la prestidigitazione dei grandi maghi e illusionisti, portati sullo schermo dal Martin Scorsese di Hugo Cabret⁶ e dal bellissimo The Prestige⁷ di Christhoper Nolan. Entreremo nell’incredibile atmosfera di queste storie, nelle quali una delle caratteristiche fondamentali che prende corpo dalle Edisonades⁸, sarà proprio quella di trovarsi, all’improvviso, a tu per tu con grandi inventori del passato e straordinari personaggi. Un viaggio nel tempo non di natura scientifica ma di natura sociologica, psicologica e letteraria, per capire davvero cosa sarebbe successo se.

    Cercheremo di dimostrare che lo steampunk non rappresenta affatto, secondo noi, un sottogenere della science-fiction, ma come – tra rame, ottone e congegni meccanici – sia la celebrazione di tutti gli aspetti della Londra vittoriana post seconda rivoluzione industriale, e non una continua invasione aliena maturata invece da una riflessione post coloniale. Sebbene siano presenti le macchine volanti, si parla, infatti, di airship – dirigibili – e non di astronavi. Dunque la letteratura e il periodo storico cui i Nuovi Vittoriani fanno riferimento è sia quello del Verne più avventuriero, ovvero de Le Tour du Monde en Quatre Vingts-Jours, che del primo Georges Méliès, mago, illusionista e creatore del cinema insieme ai Lumière nel 1865. Vedremo cosa spinge i Nuovi Vittoriani a voler rivivere quel periodo a trecentosessanta gradi e gli aspetti sui quali rivolgono la loro attenzione e passione. Cercheremo di sviscerare quelle che sono le caratteristiche fondamentali di questo genere, dal concetto stesso di invenzione all’importanza e all’estetica dei congegni a orologeria, ai personaggi realmente vissuti che diventano protagonisti di questi nuovi racconti.

    Intento di quest’opera è anche dimostrare che, secondo la nostra scuola di pensiero, nonostante l’ambientazione anglosassone, il precursore di questa letteratura, che prende sì vita da pagine di grande storia inglese – e scozzese – sia in realtà uno dei più grandi autori americani di tutti i tempi: Mark Twain, il cui A Connecticut Yankee in King Arthur’s Court⁹ figura tra i racconti e i film sui viaggi nel tempo venuti in mente al regista e allo sceneggiatore della trilogia Back to the Future¹⁰, nel momento in cui cominciavano a ragionare sul film. Una trilogia il cui primo episodio è uscito nei cinema nel 1985 e che è stata celebrata il 21 ottobre 2015 in tutto il mondo con una nuova proiezione a distanza di trent’anni, che ha visto il sold out negli Stati Uniti e non solo.

    Introduzione

    Il metodo di ricerca adottato per la realizzazione del saggio ha potuto beneficiare delle opere pubblicate in questi anni dagli autori vittoriani di adesso e del percorso personale di chi scrive, che ha riletto con occhi diversi racconti da sempre parte della propria vita, avvalendosi non ultimo di una convergenza oggi resa possibile dai nuovi sistemi di comunicazione fruibili sulle varie piattaforme di internet; dai vari documentari on line della BBC, alla lettura di saggi e testi originali in versione e-book non ancora tradotti nella nostra lingua, ai libri e ai film visti al cinema o acquistati in dvd. Soprattutto, alla suddetta ricerca va aggiunta quella svolta in loco, dal Warwick Castle, castello britannico dove lo Yankee di Twain è ambientato, alle strade di Spitalfields, Whitechapel e Brick Lane, ripercorrendo punto per punto le strade dello Squartatore, al già citato Museum of Water and Steam di Londra.

    Il saggio si apre con una breve presentazione del genere in cui introduciamo l’argomento, ne esaminiamo la natura e i motivi di discussione sulle varie origini e scuole di pensiero. Continuiamo esplorando l’East End attraverso le storie e le strade dei racconti di Dickens, di Conan Doyle, e dei doppi letterari di Poe¹¹, di Stevenson e degli autori più significativi dell’epoca, ma anche attraverso le cronache e le ricostruzioni storiche approfondite con l’ausilio dei libri di critica e di articoli di giornale. Il capitolo si conclude con la rivoluzione industriale e le conseguenze sia meccaniche che sociali sino alle Esposizioni universali¹².

    Il secondo capitolo si concentra su alcune opere letterarie nate proprio da quel senso di disorientamento e di disagio che d’un tratto pervase l’animo umano, in seguito all’introduzione di questi congegni meccanici nella vita quotidiana e all’improvvisa consapevolezza delle infinite possibilità cui avrebbero portato e del forte cambiamento sociale che si stava vivendo. Si parte dal cosiddetto proto-steampunk, per arrivare all’ esperienza di Orson Welles con il suo adattamento radiofonico di The War of the Worlds¹³, sino al già citato racconto di Mark Twain.

    Il terzo capitolo descrive invece il delicato passaggio dal libro al film, attraverso l’analisi dettagliata di Hugo Cabret, The Time Machine¹⁴ e Back to the Future, dimostrando lo stretto legame sino a ora rimasto inesplorato ma secondo noi importante, tra lo Yankee di Twain e gli elementi a disposizione di Marty McFly, protagonista di Ritorno al Futuro, affinché si innescasse il meccanismo necessario alla storia.

    Nel quarto capitolo verranno analizzati gli scrittori di oggi, i Nuovi Vittoriani, attraverso i racconti di due autori americani, quelli di Paul Di Filippo, che immagina un’improbabile storia d’amore tra Walt Whitman ed Emily Dickinson, e Tracy Revels che fa rivivere il detective di Baker Street in una storia originale.

    Nel quinto capitolo si parlerà dello steampunk di provenienza europea – una realtà al momento piuttosto esigua ma in costante crescita – e del cinema e delle serie di animazione giapponese, da Capitan Harlock e Galaxy 999, a film come Steamboy, Metropolis e Il castello errante di Howl.

    Nel sesto capitolo ci dedicheremo alle opere italiane degli scrittori Roberto Guarnieri, Federica Soprani e Vittoria Corella, e ricorderemo un film italiano del 2004, Natale a casa Deejay, ispirato al romanzo A Christmas Carol di Dickens e diretto da Lorenzo Bassano.

    Last but not least, nel settimo capitolo, oltre alle nostre riflessioni e a un confronto con lo strutturalismo e la letteratura postmoderna in generale, proponiamo un parallelo tra questo genere e le opere cinematografiche e televisive del 2014 che sviluppano un altro aspetto, quello distopico, e che contribuiranno a individuare la natura dello steampunk anche attraverso ciò che non è direttamente ma in cui si inserisce. Parleremo inoltre dell’impatto sociale di questo movimento, grazie all’esperienza che abbiamo potuto fare frequentando la seconda edizione del festival italiano dedicato a questo genere che si è svolta a Roma.

    Dopo le nostre conclusioni, in Appendice, dedicheremo spazio agli approfondimenti dei temi accennati nel saggio ma non trattati in dettaglio, tra cui la serie televisiva Whitechapel, dedicata a Jack lo Squartatore, e le serie Sherlock ed Elementary, dedicate a Sherlock Holmes; di queste ultime esamineremo l’adattamento dei personaggi, delle storie e degli elementi caratteristici operato dagli autori di entrambe le produzioni, e le differenze con gli originali delle storie scritte da Conan Doyle. In chiusura, poi, un rapido excursus sulle serie Dickensian, Victoria, Penny Dreadful e The man in the high castle.

    L’opera si conclude con una galleria fotografica, in cui accanto a varie manifestazioni dello steampunk nel design e nell’arte, è presente anche una cartina originale della Londra del 1806 che possa essere d’aiuto al lettore per orientarsi tra vie, strade e quartieri citati all’interno del saggio.

    Tutte le traduzioni presenti in questo lavoro sono realizzate dalla stessa autrice, salvo dove indicato diversamente.

    Tra saggio e Appendice, capiremo dunque come lo steampunk sia un mondo dove tutto è possibile: il trionfo della fantasia con una solida base di realtà.

    Capitolo I

    Il genere steampunk

    UNA BREVE PRESENTAZIONE DEL GENERE

    Scorrendo le prefazioni delle poche antologie dedicate allo steampunk o investigando in rete, scopriamo che le definizioni per questo genere sono molteplici e che, soprattutto sulle origini, emergono pareri contrastanti. Secondo alcuni lo steampunk è un movimento, un approccio filosofico, un vero e proprio stile di vita; per altri è una forma di nostalgia, un rifugio nel passato, l’attrazione verso un’epoca piena di meravigliose contraddizioni, la Londra vittoriana e la seconda rivoluzione industriale; non ultimo, uno sfrenato bisogno di vivere la propria immaginazione. Ma per i più è ancora qualcosa di sconosciuto, qualcosa di cui non hanno mai sentito parlare, se non addirittura una corrente reazionaria. Non immaginano che, con tutta probabilità, è un genere che li ha già sorpresi e affascinati – avendolo di certo incontrato nei film visti o nei libri letti – pur senza conoscerne il nome o la definizione.

    Per tutti, generalizzando, è un sottogenere della science-fiction, popolato da macchine infernali e scienziati privi di scrupoli pronti a manipolare le coscienze degli esseri umani, oltre al destino del mondo.

    Ma lo steampunk non è un semplice sottogenere della fantascienza, secondo noi. Certo, c’è l’invasione delle macchine, metaforica e fisica ma, tra orologi e ingranaggi, è un trionfo della meccanica e non dell’elettronica. Per comprenderlo appieno, non dobbiamo dimenticare che questo tipo di letteratura fa riferimento a un’epoca, quella dell’Ottocento, in cui l’Inghilterra, con la regina Vittoria al trono dal 1837, ha visto uno sviluppo, una superiorità economica e un’espansione coloniale come mai nella storia, fino a quel momento¹⁵. Sviluppo, tecnologico e non solo, che nel giro di poco tempo ha migliorato le condizioni di vita degli Inglesi più abbienti, creando per contro anche una grande povertà, e ha portato dei cambiamenti profondi nello stile di vita della popolazione, a cominciare dalla quotidianità, dalla vita nelle case e il rapporto con gli altri. In società si comincia a osservare l’etichetta, si seguono norme comportamentali precise e le abitazioni si arricchiscono di oggetti, servizi in porcellana, posaterie, carta da parati, quadri. Dalla stessa regina Vittoria nasce l’abitudine del tè delle cinque, che diventa un appuntamento quotidiano per ricevere in casa amiche e persone d’affari¹⁶. I cambiamenti saranno ovunque. Nell’architettura, con le costruzioni che la sovrana e suo marito faranno realizzare – tra cui il Big Ben, il Tower Bridge e il Crystal Palace che nel 1851 ospiterà l’Esposizione Universale¹⁷ – nelle rivisitazioni neogotiche e neoclassiche del Victoria & Albert Museum, ma anche nella moda che si arricchisce di accessori: guanti, corsetti, cappelli e abiti per ogni occasione.

    Cultura, storia, cambiamenti sociali e curiosità: lo steampunk è tutto questo e molto di più. C’è molto altro dietro la superficie. C’è una forte componente emotiva che anima gli autori di allora e gli scrittori vittoriani di oggi. Se guardiamo film come Hugo Cabret o capolavori dell’animazione come Hauru no ugoku shiro, uscito in Italia con il titolo Il castello errante di Howl¹⁸, Metropolis¹⁹ o lo stesso Steamboy²⁰, ci accorgiamo che dietro tanta invasione e tanta angoscia, quella distopica di Metropolis per esempio o l’entusiasmo scientifico-avventuroso di

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