Particolari
Di Monica Joris
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Info su questo ebook
Daniele è un giovane ingegnere edile: cinico e distaccato, vive nella necessità di doversi adeguare alle aspettative altrui.
Fulvio Armandi è un signore di quasi sessant’anni che ha avuto un gravissimo incidente.
Che cos’hanno in comune? Apparentemente niente, eppure le loro esistenze sono intimamente intrecciate l’una all’altra.
Monica Joris, 69 anni, vive a Parma. Medico pediatra neonatologo, psicoterapeuta, ha lavorato per 22 anni in ospedale, in un reparto di terapia intensiva neonatale; attualmente esercita la libera professione come psicoterapeuta nella sua città.
Nel 2008 ha pubblicato per L’Autore Libri Firenze un libro dal titolo Il caso della bambina sperduta. È fra i 5 vincitori del concorso per racconti brevi di MREditori edizione 2022 sul tema “Uomo perché hai deciso di uccidermi?” con il racconto La leggenda dei fantasmi di Bakenville, di prossima pubblicazione.
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Anteprima del libro
Particolari - Monica Joris
Monica Joris
Particolari
© 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-7159-1
I edizione dicembre 2022
Finito di stampare nel mese di dicembre 2022
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Particolari
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di Lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
PROLOGO
Da un quotidiano locale:
sabato 27 giugno:
cronaca della provincia
Ieri, nel tardo pomeriggio, grave incidente sulla strada provinciale per Villafiora. Fulvio Armandi, 58 anni, coniugato, di professione artigiano, alla guida della sua Ford Mondeo familiare, per cause ancora da stabilire, è uscito di strada ed è andato a fermare la sua corsa contro un platano. Si fa l’ipotesi che l’incidente, in cui è rimasta coinvolta soltanto l’auto dell’uomo, sia da imputarsi ad un momento di distrazione del guidatore, forse dovuta ad una telefonata fatta col cellulare, rinvenuto ancora acceso fra i resti dell’auto. Il primo soccorritore, un automobilista di passaggio, testimone oculare del fatto, ha riferito che la Ford procedeva a velocità molto sostenuta ed improvvisamente, sul rettilineo, ha sbandato, saltando il fossato sul lato destro della strada, per concludere poi la sua disordinata corsa contro il platano. Chiamati immediatamente 118 e polizia stradale, è stato poi necessario l’intervento dei vigili del fuoco per estrarre dalle lamiere il corpo dell’uomo.
L’Armandi, trasportato urgentemente in Ospedale, è stato ricoverato in prognosi riservata presso il reparto di Rianimazione.
(Fotografia dell’auto coinvolta sul luogo dell’incidente)
CAPITOLO I
Particolari senza importanza: lo sbuffare regolare di una vecchia locomotiva a vapore, il cicalino intermittente di un video-game, la cancellata in ferro battuto lavorata come un merletto, un bambino che piange, una donna grassa stesa al sole sulla sabbia bianca. Realtà. Poi il sogno: un paesaggio desertico, percorso a folle velocità in groppa ad un cavallo nero come la morte, il vento caldo sputato in faccia da un dio sconosciuto, il bagliore di un sole bruciante e finalmente il rifugio sicuro di una grotta, il silenzio, la pace, la frescura dell’ombra; ristoro e benessere. Il sopraggiungere dell’oscurità. Metto fuori la testa: sono in un bosco di palme e lecci, c’è un ruscello, un vecchio che fuma una lunga pipa vicino ad un fuoco che sta morendo: ha gli occhi grigi, colore del mercurio, la pelle rugosa bruciata dal sole, mani nodose, deformate dall’artrite; è avvolto in una vecchia coperta. Mi guarda! Ti stavo aspettando!
Un momento dopo, e la pipa è lì, abbandonata per terra e lui svanisce nel battito d’ali di una splendida civetta bianca.
Particolari…
Vado e vengo fra questi due mondi, un sogno ed una realtà che si intrecciano e si confondono. Mi sento strano, non so perché. I particolari mi affascinano, li catturo con gli occhi e poi nella mia mente piano piano si legano fra loro, acquistano forma, e mi rimandano altrove. Mi perdo nei miei pensieri, poi di nuovo tutto torna al suo posto, il particolare torna alle dimensioni reali ed io mi ritrovo in un angolo a fissare un punto indefinito del pavimento, giocherellando col mio codino di capelli rasta, lasciato crescere a metà nuca da tanto tempo, chissà perché. Mi guardo intorno e per un attimo è come se tutto quello che mi circonda fosse un fantastico film ed io una comparsa cui nessuno ha spiegato la parte. Ecco perché mi sento strano, forse. Margaret no,