Tramonto Verde - #3: Il Viaggio
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Info su questo ebook
Viaggeranno verso nord, sino alla Fattoria, alla casa natale di Teof. La meta è stata chiarita; lo scopo del viaggio rimane misterioso. Gli amici sono informati della inesorabile malattia del Maestro, e la loro preoccupazione si è aggravata, perché sanno che, una volta a destinazione, dovranno lasciarlo lì solo, quale che sia il suo stato di salute del momento, e tornarsene a Borgo senza di lui.
Sarà un lungo viaggio, con qualche sorpresa lungo il cammino e con dubbi irrisolti, forieri di molte discussioni accalorate. La combattività, la determinazione di Teof si renderanno sempre più evidenti, così come il suo imbarazzo per dover nascondere ad ogni costo il vero motivo di quel viaggio.
Sarà proprio la sua determinazione a condurlo alla scoperta del segreto più enigmatico che abbia mai tormentato l’umanità; ma quella sarà una nuova avventura, e l'oggetto dei prossimi volumi.
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Recensioni su Tramonto Verde - #3
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Anteprima del libro
Tramonto Verde - #3 - Adriana Pertile
Ringraziamenti
Dedica
Alla memoria dei miei bimbi Riccardo e Riccardo, mai dimenticati.
Alla memoria di mio padre, Umberto Pertile.
Presentazione
Questo romanzo è già stato pubblicato nel 2015, soltanto come eBook, per intero e in lingua italiana. L'abbiamo ora suddiviso in più libri, ognuno dei quali sarà disponibile anche in versione cartacea e offrirà un tempo di lettura più che accettabile. È una storia post-catastrofica, su un mondo che è uguale alla Terra ad eccezione di una notevole area della sua geografia. Esiste, infatti, una penisola (Cordigliera) tra l'Italia e i Balcani, dove sul nostro vero pianeta si estende solo il mare Adriatico. Una buona parte della storia si svolge lì.
Paxma continua il suo racconto. Abbiamo lasciato i nostri amici scienziati al termine di una discussione parzialmente chiarificatrice. Teof ha avuto la meglio: partiranno tutti assieme per un viaggio con la stessa destinazione dei suoi precedenti compiuti in solitaria.
Viaggeranno verso nord, sino alla Fattoria, alla casa natale di Teof. La meta è stata chiarita; lo scopo del viaggio rimane misterioso. Gli amici sono informati della inesorabile malattia del Maestro, e la loro preoccupazione si è aggravata, perché sanno che, una volta a destinazione, dovranno lasciarlo lì solo, quale che sia il suo stato di salute del momento, e tornarsene a Borgo senza di lui.
Sarà un lungo viaggio, con qualche sorpresa lungo il cammino e con dubbi irrisolti, forieri di molte discussioni accalorate. La combattività, la determinazione di Teof si renderanno sempre più evidenti, così come il suo imbarazzo per dover nascondere ad ogni costo il vero motivo di quel viaggio.
Sarà proprio la sua determinazione a condurlo alla scoperta del segreto più enigmatico che abbia mai tormentato l’umanità; ma quella sarà una nuova avventura, e l'oggetto dei prossimi volumi.
Addio al Castello
Avevano fatto tardi al biliardo, poi non era riuscito a prender sonno. Stanco di guardare il buio, allo scorcio delle ore piccole era sceso nelle scuderie, aveva controllato di nuovo i bagagli e allineato i pezzi dell’arma su un panno steso sul davanzale.
Gli altri cominciarono ad entrare dalla porta dei sotterranei quando da pulire gli era rimasto soltanto il cannocchiale. Lo provò sulle lampade dei cornicioni, cercandole attraverso le finestre con brevi rotazioni del capo. Una lustrata, e lo posò nella sua nicchia di velluto rosso. Ci spianò sopra la pezza, fece scattare il coperchio e appese l’astuccio alla sella.
Bert aveva così terminato e sedette sulla greppia, scansandosi quando la giumenta allungava il collo a spintonarlo con le froge. Teneva la mente sul percorso della giornata, l’orecchio al parlottio dei compagni, al tramestio di cinghie, scrocchi e cerniere. Vennero alla spicciolata, i cavalli alla cavezza, e fecero crocchio davanti a lui. Aprì il portone e levò il capo a strologare il cielo, annusare l’atmosfera.
S'erano mossi alla smunta luce del circuito notturno: fuori faceva l’ora buia prima d’un’alba di fine maggio.
Uscirono sulla terrazza bassa del giardino e sfilarono sotto le magnolie sino alla balaustra sul lago, che da un lato accompagnava la scalinata sino alla darsena e dall’altro veniva a terminare contro la casa dei Custodi.
Alla posterla, un battente di lamiera incassato nello spessore della muraglia, Matbè aprì, facendo cigolare i catenacci. Mentre richiudevano, il sommesso zufolio d’un merlo si levò dalla verzura; gli risposero le turbine della centrale, salendo di tono, accendendo nel borgo un’effimera trama di portici e di vetrate.
Passarono zoccolando tra le case, poi sulla strada alta della costa, che seguirono sino alla foce dell’Elet. Al bivio presero per Borgo Nord, lungo interminabili rettilinei deserti, uscendo su viottoli interpoderali o tagliando per i coltivi al lontano apparire di ogni raro viandante di quel giorno qualsiasi.
Due giorni dopo superarono Borgo non visti e si fermarono all’imbrunire sul bordo della selva. Da lì la foresta si estendeva inabitata per centinaia di chilometri a ovest e a nord; a oriente si stagliava la Cordigliera. Oltre quella c'era la vuota vastità della steppa e delle paludi.
Avevano liberato le cavalcature, rizzato le tende attorno a un fuoco di ramaglia. I giovani scaldavano razioni militari vecchie di trentacinque anni, che i controllori del Castello continuavano a trovare commestibili.
Teof era seduto su un vecchio tronco al bordo del cerchio di luce, immobile e come disinteressato a ogni cosa, la minuta figura composta sotto la canizie, i limpidi occhi color ferro perduti nel gioco delle fiamme.
Curvo e allampanato, la sua pelle sottile e intessuta di venuzze emanava decrepitezza. Come sempre e come tutti, indossava la sua tuta grigio piombo e logori stivaletti militari di colore indefinito
Dai, un piccolo sforzo, Maestro: butta giù qualcosa
, disse Dukia.
E faglielo ‘sto favore, Maestro, altrimenti non la pianta più. Non capisce, lui, che si può anche non aver fame
, disse Matbè.
Teof allungò una mano, ma Dukia lo prevenne:
Quale?
Una rossa. Appena tiepida, per favore.
Dukia mise una lattina piatta sulla graticola. Riscaldandosi, il coperchio crocchiò, si arricciò da un lato, e cadde tra le braci. Intanto Matbè aveva tirato fuori altre cose.
Un sorso?
disse, rigirando due lattine.
Sì, birra, grazie
, disse Teof.
Mangiarono in silenzio, poi Bert fece il punto:
Domattina siamo alla Pedemontana: percorso buono sino al Valico Alto. C’è qualche smottamento ma lo si può scavalcare. Più avanti, non so: dovremo improvvisare.
Triboleremo con le bestie
, mormorò Pion.
I cavalli, non le bestie
, disse Bert. Forse dovremo condurli a mano su qualche tratto. Ma nessuna tribolazione, sono tutti abituati. Jasmin poi non se ne accorgerà neppure. E il Maestro non dovrà smontare.
Non vorrei che …
cominciò Pion.
Teof lo interruppe: Tu non preoccuparti. Con la sella che mi avete rifilato mi reggerei anche se mi capovolgessero. Non è che l’avete progettata per un rientro trionfale a cadavere inalberato?
Meglio inalberato che impalato
, disse Pion.
Ecco, questa ci mancava
, fece Matbè.
"Lasciamo perdere. Dai allora, penso che saremo al Valico entro una settimana. Quaranta,