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Il Graffio della Taranta: Il morso della Taranta guarisce in fretta / Quando graffia l'anima la ferita è lunga da chiudersi
Il Graffio della Taranta: Il morso della Taranta guarisce in fretta / Quando graffia l'anima la ferita è lunga da chiudersi
Il Graffio della Taranta: Il morso della Taranta guarisce in fretta / Quando graffia l'anima la ferita è lunga da chiudersi
E-book182 pagine2 ore

Il Graffio della Taranta: Il morso della Taranta guarisce in fretta / Quando graffia l'anima la ferita è lunga da chiudersi

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Info su questo ebook

Sul finire del 1800 ad Acaya, piccolo centro pochi chilometri a sud di Lecce, vive la giovanissima Agnese; poca distanza dal capoluogo e dalla sua realtà socio-culturale evoluta ma lontanissimo grazie alla cruda realtà dei centri agricoli dove si fatica a mettere in tavola un pasto decente ogni giorno. Un luogo questo dove religione e magia sono un tutt'uno e il fenomeno del Tarantismo Salentino imperversa. Agnese è una giovinetta alle soglie dei diciotto anni con il peso di appartenere ad una famiglia la cui discendenza femminile è segnata dal marchio indelebile dell'incontro con il Ragno. Gli effetti nefasti si manifestano anche a distanza di anni nelle femmine della stessa famiglia e sono proprio questi insieme alle restanti difficoltà della dura vita rurale a scatenare una serie di tragici eventi che sconvolgeranno la giovane vita di Agnese in un penoso peregrinare tra i manicomi più efficienti del Sud. La vicenda della giovane si incrocerà inaspettatamente con un'altra iniziata nel 1934 nella città del Barocco alla vigilia della storica visita del Duce; l'evento rischia di essere annullato per l'improvviso materializzarsi di un serio pericolo per l'incolumità del Capo del Fascismo.
LinguaItaliano
Data di uscita18 apr 2023
ISBN9791221471717
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    Anteprima del libro

    Il Graffio della Taranta - Ferruccio Agrimi

    Si scrive la storia

    I prossimi giorni saranno memorabili per Lecce, siamo nel pieno di un’estate calda e umida come mai e già dai primi di luglio sono nevrotici i preparativi per rendere la capitale del Barocco Salentino ancora più bella e accogliente del solito; deve essere tutto pronto per vedere attraversare l’Arco di Trionfo di Porta Napoli sua Eccellenza il Presidente del Consiglio Onorevole Benito Mussolini.

    Il giorno che passerà alla storia per aver accolto il Capo del Fascismo con tutti gli onori sarà il prossimo 7 settembre 1934. La tappa in terra Salentina è in un itinerario che toccherà tutte le altre province pugliesi e via via il resto d’Italia, si ha l’impressione che l’obbiettivo non dichiarato sia quello di aumentare il consenso in vista di prossime imminenti e storiche avventure coloniali.

    In effetti manca poco, appena altri due anni, perché l’Italia possa fregiarsi del titolo di potenza Imperiale, ciò dopo la conquista dell’Impero etiope aggiungendosi a quelle già consolidate della Somalia, dell’Eritrea e di parte del mar Egeo con le Isole del Dodecaneso oltre naturalmente a un’ampia fascia del territorio libico strappato ormai dal 1911 all’influenza turca. Insomma, con delle prospettive del genere non sorprende che la città sia già invasa da una moltitudine di cartelli inneggianti il Duce e quelli sulla gratitudine dell’intero popolo leccese per l’onore ricevuto dalla illustre visita. Le vibranti accoglienze di Lecce , sono queste le parole con le quali si tappezzano i muri di tutta la zona del centro compresa buona parte di via Taranto ovvero la strada che il Duce percorrerà prima di entrare nella zona centrale della città.

    D’altronde è scontata questa accurata preparazione visto che il suo regista è l’attuale Segretario del Partito Nazionale Fascista Sua Eccellenza Achille Starace. Si dà il caso che l’importante gerarca sia originario di un paesino nelle vicinanze di Gallipoli pertanto, svolgendosi lo storico evento nelle sue terre, l’organizzazione non avrebbe dovuto lasciare niente al caso per rendere la città accogliente, ordinata e in modo particolare sicura.

    Oltre al Duce ovvio che anche una moltitudine di personalità avrebbe fatto parte della spedizione nel Salento; quindi per il Segretario Starace è imperativo che l’accoglienza sia senza alcuna sbavatura organizzativa e di ordine pubblico, al contrario ne avrebbe nuociuto la sua reputazione, lui salentino doc, tra i più considerati da Mussolini.

    Proprio per questo già da alcuni mesi prima dell’imminente e illustre visita ha condotto più riunioni con il Prefetto e con vari comitati per l’ordine pubblico; ogni particolare deve essere curato e sotto controllo, i primi che dovranno essere costantemente monitorati sono i pochi personaggi dalle idee non proprio allineate agli ideali fascisti. Non si potrà mai dire che proprio a casa del Segretario del Partito ci sia qualcuno che disturbi il manovratore, il dissenso non è contemplato nell’Italia degli anni Trenta.

    L’immagine che Lecce deve trasmettere in queste settimane è quella di un’importante e colta città del Sud compatta ed entusiasta nel seguire la via fascista per far rivivere i fasti e la gloria dell’antica Roma Imperiale. L’istituzione alla quale è affidato l’importante compito che tutto proceda senza alcun intoppo ovviamente è la Questura, con l’Ufficio Politico in primo piano, ad avere il compito più delicato per prevenire una sia pur minima contestazione oltre naturalmente ai sempre possibili attentati alla persona del Duce considerato che negli anni precedenti se ne sono verificati già un discreto numero.

    Indispensabile è poi il servizio di presidio del territorio urbano; si è stabilito venga effettuato ruotando il personale durante tutto l’arco delle ventiquattro ore con particolare cura durante le ore notturne e verificando le generalità di chiunque si trovi per le strade oltre le ventidue. Lo scopo è quello di creare un ambiente poco idoneo a delinquere con il favore delle tenebre se non a rischio di essere facilmente individuati.

    Nel 1934 a Lecce si può affermare che non vi sia un movimento di opposizione al regime fascista, la città è prettamente borghese e nella maggioranza vede di buon occhio gli effetti della propaganda fascista un po' in ogni fascia sociale. Ci sono è vero alcuni intellettuali con una posizione critica verso la politica del regime ma sono marginali ed elitari e non riescono a far breccia nella coscienza delle masse.

    Diversa è invece la realtà nella provincia, dove la mancanza di una classe operaria consente a non pochi elementi del mondo rurale di sventolare il vessillo dell’opposizione ad un regime che non fa molto per riparare all’ingiustizia delle disuguaglianze; nel 1934 tutti questi soggetti sono però conosciuti e controllati dall’OVRA della Questura.

    Alla luce di ciò si può confidare che la discesa del Duce nel Salento, insieme al seguito di personalità, sarà un successo dal punto di vista della preparazione e mediatico consegnando negli annali l’immagine di una città evoluta, ordinata e allineata al Suo Condottiero; tutti stravedono per colui che sta contribuendo, come mai prima, ad avviare l’Italia sulla strada del progresso e senza niente da invidiare, almeno questo si fa credere, alle altre potenze mondiali.

    È proprio questa la specialità del Segretario Starace che qui gioca in casa, la propaganda e quindi la narrazione di un qualcosa che è veramente lontano dalla realtà.

    A Lecce nel luglio del 1934 la vita scorre sempre sui soliti binari ovvero quelli dell’operosità e della cultura; le attività principali sono quelle del piccolo e medio artigianato molto fiorenti in città e anche il ceto impiegatizio è diffuso vista la presenza di importanti uffici pubblici in tutti i comparti della pubblica Amministrazione; tra questi sono le scuole a far la parte del leone diffuse in ogni grado d’istruzione essendo di riferimento anche per buona parte della provincia, che dire poi dei collegi privati che hanno in mano la responsabilità della formazione dei rampolli dell’alta borghesia salentina.

    Un ruolo fondamentale infine è rivestito dal mondo delle professioni, le giuridiche in testa, giudici e avvocati, per la presenza di un Palazzo di Giustizia tra i più importanti di tutto il sud Italia; seguono quindi quelle sanitarie ben rappresentate da medici e altri operatori all’interno di strutture che sono un punto di riferimento in tutta la regione, la cura di malattie come la tubercolosi e di importanti malattie mentali sono il fiore all’occhiello della sanità salentina.

    In una città come Lecce è comunque sempre la Chiesa ad essere diffusa in modo capillare con le sue innumerevoli strutture; quella religiosa è un’istituzione che in modo trasversale si relaziona dal signore dai nobili natali, sino ad arrivare giù negli ultimi gradini della scala sociale.

    Naturalmente non tutti tra quelli che amministrano la fede cattolica sono trasversali nelle loro attività di culto, ovviamente è più remunerativo e gratificante relazionarsi con i signori e i potenti; in ogni caso ci sono spesso dei giovani parroci che non discriminano tra i fedeli, trovando per ognuno di loro il linguaggio giusto per arrivare a far breccia anche nel più sclerotico dei cuori.

    Nel luglio del 1934 succede anche che l’operosità e la cultura debbano fare i conti con uno scirocco infuocato e appiccicaticcio, sembra proprio non consenta di respirare facendo sudare copiosamente anche in assenza di alcuna attività. Quasi come conseguenza naturale la città intorno alle due del pomeriggio si ferma completamente svuotandosi; è strano pensare che all’improvviso come per un segnale convenuto tutti abbiano deciso di dileguarsi per ricomparire non prima almeno di due o tre ore.

    Così come sono state serrate improvvisamente, non prima delle cinque del pomeriggio le botteghe e tutte le altre attività riaprono dando nuova vita a quella che poteva sembrare una città fantasma; è veramente strano, è un po' come se tutti si mettessero d’accordo nello scattare fuori dall’uscio di casa ad uno stesso segnale convenuto.

    Insomma è un rifiorire di varia umanità, i barbieri riprendono ad accogliere i loro clienti, i sarti ritornano a segnare col gesso i pezzi di stoffa per poi tagliarli sui manichini in attesa delle prove serali sui clienti, i calzolai si industriano su calzature mal messe e si compiacciono su quanto siano bravi a dare un’altra vita ad una scarpa che altrimenti sarebbe stata destinata alla discarica; inoltre cogliendo l’occasione della bella stagione e del gran caldo il popolo leccese che ora affolla sempre più le vie del centro finisce per rinfrescarsi, o seduto di fronte ad una sontuosa granita al caffè in uno dei tanti bar del centro o in piedi dai venditori ambulanti di acqua e limone, freschissima e dissetante, per i meno abbienti.

    Nello stesso tempo riaprono anche le innumerevoli chiese, sparse in tutta la città, accogliendo stuoli di donnine tutte vestite di nero e sempre in gruppo per il Rosario serale; è così che le giornate si ripetono oziosamente sempre uguali sino a quando come per un altro segnale convenuto, intorno alle nove e trenta della sera, ovviamente in piena estate, tutto si ferma nuovamente lasciando per le strade del centro solo qualche avventore d’osteria un po’ alticcio e naturalmente la ronda notturna che vigila sul sonno dei leccesi.

    Una macabra sorpresa

    Le pattuglie della Guardia Regia sono sempre composte da un graduato e due guardie molto giovani; le consegne sono semplici e chiare, fare e rifare sempre lo stesso percorso, per tre ore con due di riposo, e quindi essere rilevati da una pattuglia montante; il turno notturno inizia alle dieci della sera e termina alle otto del mattino quando nella mensa della questura davanti a un caffè d’orzo e a una zuppa di latte particolarmente gradita ci si ritrova dopo una notte insonne; naturalmente è senza sonno perché anche nelle due ore di riposo ci sono sempre una serie di impegni che vanno dal redigere il rapporto di ronda al controllo delle armi e munizioni e non c’è quindi mai il tempo per rilassarsi.

    La notte dell’otto luglio 1934 l’intera città è stata affidata alla sorveglianza di dodici pattuglie che alternandosi con i colleghi si sono divisi Lecce in quadranti ben delineati e con il compito di controllare il territorio sotto ogni punto di vista; una delle attività più importanti è quella di verificare la presenza, nella propria abitazione, di quei cittadini che per svariati motivi sono obbligati nel proprio domicilio durante le ore notturne.

    Uno di questi nuclei di ronda è costituito dall’appuntato Esposito e dalle guardie semplici Maran e Scanu; Esposito è una guardia regia di grande affidabilità oltre i trent’anni e originario di un paesino vicino Leuca, Maran e Scanu sono due ventenni al loro primo incarico e vengono da piccolissimi paesi del Veneto e della Sardegna.

    La zona da controllare quella sera è particolarmente tranquilla essendo compresa tra Porta Rudiae, Porta Napoli e Piazza Sant’Oronzo ovvero il cuore della città; è quella più curata anche per via di un’ottima illuminazione pubblica almeno nelle strade più trafficate e con un selciato stradale agevole da affrontare, insomma per i tre ragazzi quasi una passeggiata in una nottata mite e al chiarore di una splendida luna piena.

    Il loro primo servizio termina all’una del mattino senza niente di particolare da segnalare e in attesa di compiere quello successivo ritornano in Questura per un breve riposo e per un altrettanto rapido rapporto di servizio. Puntuali alle tre del mattino si ritrovano in Piazza S. Oronzo per rilevare la pattuglia smontante e riprendere a ritroso il percorso.

    Il graduato Esposito è in testa alla pattuglia con le due giovani guardie che subito dietro procedono in parallelo formando una specie di cuneo per meglio controllare anche i bordi delle vie; imboccano corso Vittorio Emanuele e arrivati di fronte alla chiesa di S. Irene deviano verso destra in via Regina Isabella costeggiando una parte del convento dei Teatini; dopo poche decine di metri i militi girano a destra in Vico degli Alami piccola stradina che li conduce in piazzetta Innocenzo Dodicesimo ed è qui che devono controllare la presenza, nel proprio domicilio, di un noto malfattore ormai libero per aver scontato il suo debito con la giustizia ma obbligato al proprio domicilio nelle ore notturne. Tutto regolare, lo chiamano e lui risponde cortese e insonnolito affacciandosi da una finestra.

    Le tre guardie procedono quindi per raggiungere l’importante via Palmieri attraverso viuzze strette e poco illuminate. La città è vuota e silenziosa e si sente solo il rumore dei loro passi sul selciato, la penombra delle stradine è a stento mitigata dal chiarore della luna e le giovani guardie Maran e Scanu sentono di certo un fremito lungo la schiena per quell’itinerario dall’atmosfera spettrale come fosse carico di cattivi presagi.

    In ogni caso sono sensazioni che riguardano solo i più giovani della squadra, Esposito ne ha viste di ogni tipo in oltre dieci anni di servizio e non è certo una ronda nel centro di Lecce che può metterlo a disagio; infatti arrivato all’inizio del lungo vico Conservatorio S. Leonardo lo imbocca quasi al buio intravedendo in fondo a una cinquantina di metri l’importante via Palmieri con le sue luci perfettamente visibili anche a quell’ora; è un po' come se i tre dovessero fare l’ultimo tratto di una lunga e nera galleria e intravedessero in fondo ad essa la salvezza della luce.

    Proseguono cercando di non pensare al disagio che quel vico stretto e buio gli ha messo dentro e arrivati quasi ad una ventina di metri dalla tanto attesa e illuminata via Palmieri proprio nel punto dove si interseca con il vico Spedale Fate Bene Fratelli notano all’improvviso proprio al centro del vicolo un assembramento di cinque o sei gatti indaffarati a contendersi ciò che sembra un topolino alla loro mercé.

    Quasi divertiti si avvicinano per far scappare i felini affamati e lo fanno con aria scanzonata forse anche per mitigare gli effetti del buio, a quell’ora certamente non danno fastidio a nessuno ma è intenzione dei militi offrire un’ultima possibilità di salvezza al topo circondato, i gatti infatti alla loro vista si allontanano rapidamente lasciando il topolino e quel che ne rimane sul manto stradale.

    Il vicolo è piuttosto buio e un po' di luce arriva da via Palmieri che è lì a pochi metri per cui non si notano i dettagli del piccolo roditore o meglio solo a distanza di poche decine di centimetri i tre si rendono conto che non vi è alcun piccolo ratto sulla stradina.

    I loro occhi increduli si riempiono di orrore nel mettere a fuoco quanto gli sembra di vedere, con le pupille dilatate al massimo focalizzano non senza difficoltà quello che rimane di un pollice con una parte del monte di venere ancora attaccato alla falange. Non possono credere a quanto si è materializzato davanti a loro e per meglio dettagliare l’orrendo feticcio

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